634 RIVISTA POPOLARE ~TBèéON<:INI éBTTBR~RI xxx. La lavagna del critico - L'ode del bosco- Antifonario - Vecchi versi-A guerra aperta-Una donna-Gente nuova - Nuova coscienza- Lo Zar casfigato- Un testamento - A piè del Carmine- Coscienzaelastica- Illusione- Le origini della tragedia - Kokoro- Gregorovius- Lombroso - Cantoni - Letteratura e filosofia. Quanto tempo , senza stelloncini ! E quanti libri arrivati, intanto ! Ne ho letti in ferrovia , ne ho letti ali' esposizione, quando non ne potevo più di camminare per le gallerie e pei viali, ne ho letti in casa, ne ho letti in letto, ne ho letti qua e là in tram , in giardino , in ferrovia ancora , tornando, e negli alberghi delle fermate, e qui daccapo, .... e ce n'è ancora d' intonsi , e dei quali mi riservo di parlare quest'altra volta: se tutto ciò che leggo fosse roba buona , e se tutto mi restasse in testa, che grand'uomo, che pozzo di dottrina, che repertorio di cogn;zioni, che colossale antologia ed enciclopedia di versi e di pr(lse sarei già diventato e diventerei ancora! Un mostro, un vero mostro letterario ! Per fortuna , ,do?o qualche mese non ricordo più niente : il mio cervello ridiventa una tabula rasa, come una lavagna su cui si sia passata la spugna , e appunto per questo di nuovo pronta a ricevere, imparzialissima,. altre e anche tutte di verse scritture: unico mezzo, del resto, per non polarizzarsi, per non cristallizzarsi , per non irrigidirsi , per serbarsi asso lutamente sereni, uguali per tutti, oggettivL Oggettivi relativamente, s'intende: nel senso, cioè, di capire qualunque tendenza , qualunque indirizzo ,· qualunque· gusto; ma rimanendo però soggettivi , soggetti vissimi, nel senso che i cento gessetti, le mille mani , le centomila parol~, passano e passano sulla lavagna , tutte ugualmente accolte e ospitate per un momento ; ma la lavagna , ampia, dura , massiccia, immutabile, inattaccabile, rimane là, sempre quella, sempre lei , ed è sempre sul suo medesimo fondo costante , che spiccano e s'avvicendano le più svariate formule altrui. Solo, che il fondo, qui, invece che nero, ... è rosso. Vogliamo dunque cominciare Jalla poesia? Ma sì ! D' altronde , è l' ordine naturale : e si 11nisce poi sempre con la prosa : e che prosa ! 1 • Prima, mi giunse L' ODF. DEL Bosco di Manfredi ( Palermo, SanJron): Manfredi ( uno pseudonimo , sembra) è un poeta giovanissimo, e, se anche non apparisse dal ritratto premesso al volume, si capirebbe subito dall'arte sua esuberante, quasi prolissu, come suol esser nei giovani, densa d'immagini, irre quieta, impetuosa, disuguale, squilibrata. insofferente di freni, scarsa di critica; ma, diciamolo subito, rivelatrice, attraverso · molti di fotti inerenti alla felice inesperienza dell' età , d' un I temperamento artistico affatto superiore ali' ordinario, d' una fibra poetica assolutamente fuor del comune. E basti riportare, a titolo di saggio, questo che dei quarantatrè sonetti di cui l' t< ode n si compone è senza dubbio uno dei migliori, ma a cui parecchi altri equivalgono: << Pure, mentr' io m' indugio a faticare qui, nel silenzio, con sottil lavoro sopra le strofe , pere hè brilli in loro la trasparenza delle pietre rare, un dubbio che mi viene a tormentare arresta a un tratto l' impeto sonoro, e disperde i pensieri e i sogni d' oro di cui gioiva il mio fantasticare: io vorrei la potenza dell'oceano, la sua voce invincibile , e la forza che sostiene i titani quando creano, nel traboccar d' una fecondità simile al sole che mai non si ·smorza, l'opera fatta per l'eternità n. * ~ ANTffONAR_10 è un volumetto di Romualdo Pàntini, nome :1oto e caro agli amatori d' arte , illustrato da piccole e pre - zic,se incisioncine ia legno d' Edoardo Gioja , e stampato con eleganza antica dall' « Arte del Libro >> in Vasto. Sono sonetti anche questi , tranne -poche eccezioni: sonetti talvolta un po' oscuri, tal' altra un po' artificiosi, tal' altra ancora un po' freddi, rnluti, direi più tecnici che non lirici; ma più sovente ddla forza di questo, inspirato al capolavoro del Gallori , al << Garibaldi n del Gian:colo: t< E' giunto, è giunto, il Pellegrino, il Duce , dal viaggio di sua vita ; e riguarda: sotto, Roma gli posa, e d'aurea luce col travertino e 'l fiume par che arda. Solo l'eccelsa cupola è più truce, e 'l mistero a scrutarne e gli si attarda; o sdegno gli occhi d' aquila conduce oltre, a cercar la breve isola sarda'? Ma le guerci che l' impeto e l'affanno dei secoli sfidc1rono , ristanno; ma tutto il colle un vèrde sogno serra. Non giunse , il Pellegrino, alla sua terra : i succhi delle querce , l' han_ rifatto: Ei dalla terra al sol balzò d'un tratto! >> ~ Che poeta fosse anche in prosa Giuseppe Cesare Abba, tutti sapevano da quelle << Noterelle di uno dei Mille » che sono uno dei più forti e fortificanti volumi della nostra letteratura contemporanea; ma pochi conoscevano i suoi VECCHIVERSI, dei quali oggi la Casa Roux e Viarengo dà fuori una nuova e completa edizione: l'antico garibaldino vi canta esclusiva· mente la Patria : la patria alla quale diede , quasi fanciullo ancora , fl suo braccio 1 e cui diede poi sempre tutto il suo cuore, tutta la mente, tutta l'an:ma nobile e pura; la patria minore , la Romagna, col suo mare , con le sue pinete • col suo fiero popolo, con gli amici d'un tempo, soldati ed artisti, cospiratori e studiosi; e la patria maggiore, l'Italia, nella sua storia recente, da Montè Sue ilo e Bezzecca ...... a Coatit e a Dogali. Ed è pieno, il volume ( e si capisce!) di rimpi;rnti e di rampogne. Eccone un saggio: <l ••• Ond' io se guardo i colli di Solferino, un mesto pensier m'assale, e chieggo s' altri sa dirmi, questo mio suol chi liberò: ed ognun che a rispondere sorga, mi par men vero. Oh s' io potessi dire: quei tempi ancor non ero· i1, la storia non so! Io nulla so: nè vidi dopo ' il Volturno, in sella, Sire Vittorio arriso dalla sua vecchia stella • quando , plebeo guerrier, il Dittator gridollo re dell' ftalia, muto starsi quasi, e rispondere all'eroico saluto carezzando il destrier ! Forse al pensier dì Roma, da quel gran petto uscito in quel grido immortale , del prence sbigottito s'accapricciava il cuor; solenne l'ora, classico il loco era, ma Teano e i gran monti del Sannio non vedean di romano, forse, che il Dittator ». Ditelo dunque anche voi, o pedanti: non è magnifico? * Annunzio infine: CANTOUMANOd,i Pasquale Leonetti (Ro · ma, Casa Editrice Nazionale); RITMI Dr VAL DI MA'3RAdi Paride Chistoni (Parma, Battèi); e LE ASCENSIONSIPIRITUALI DELL'Enos, rime di Luisa Alberti (Torino, Stre_glio). Poi , ecco un battaglione di volumi di prosa narrativa : il primo , di Edoardo Calandra (editori R.oux e Viarengo), sotto il titolo A GUERRAAPERTA, contiene due romanzi storici, (< La signora di Riondino il e (( La marchesa Falconis n; l' epoca in cui si svolgono entrambi è quella, fortunosa per il Piemonte, che si comprende fra l'ultimo decennio del secolo decimosettimo, e il primo del decimottavo: la solita gazzarra di Francia, Austria, Spagna, attorno e insieme al Petit Pays gisant au pied des A lpes, con le solite conseguenze di assedì, battaglie, incendì, stragi, carestie, pianti, rancori; e i due ro - manzi sono infatti tutta una collana di descrizioni , anzi Ji evoca1.ioni, di fatti di guerra, ed i veri loro protagonisti sono gli eserciti che vi si distruggono a vicenda , anzichè i perso-· naggi ai quali l'autore assegna pro forma quella parte; malgrado questo, e forse anzi prnprio per questo, il libro è ori-
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