Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 23 - 15 dicembre 1906

RIVISTA POPOLARE 627 tarismo inglese tolse alla norma morale il carattere puramente obbiettivo che essa avea nel kantismo, è innegabile che esso gli conservò un carattere di generalità. Lo Stirner e il Nietsche andarono più in là ; in in essi la norma di condotta è negata e rifiutata solo perchè è una norma , non per l' asprezza maggiore o minore del suo contenuto. L'individuo in cui l'io assurge alla completa equazione con sè stesso, sentendosi ed affermandosi come distinto da tutto ciò che è non io, si accorge che qualunqne norma di condotta, non esclusa la utilitaria, è qualche cosa che è estraneo a lui, che non viene dal1' io, e perciò deve essere dall' autonomia completa e assoluta di esso rifiutata e rigettata. Bene e male non hanno alcun valore oggettivo: e gli uomini, dice il Nietzsche , a.iedero a sè stessi tutto il male e il bene. L' 1tomo assegnò un valore alle cose, il senso umano. Orn egli si chiama uomo, vale a dire colui che misura: Valutare e creare, mercè la valutazione si origina il valore: mutabilità di valori vuol dire mutabilità di chi crea>. È l'io dunque, e l'io solo, che misura e crea i valori etici, è esso che, in tal modo , si crea il suo ideale, nella cui attuazione afferma la sua forza. e la sua potenzialità. L' ideale morale, onde deriva la norma, non è dunque se non il risultato e l'espressione di ciascuna psicogia individuale. Ciò, è evidente, non accade e non ·può accadere se non in quegli uomini superiori in cui l'io ha raggiunta la sua autonomia: nella grande massa, schiava dei rapporti esterni naturali e sociali, l'ideale e la norma morale potranno e dovranno rivestire una forma volgare di generalità. Io accetto senza restrizioni il subbietti vis mo morale dello Stirner e del Nietzsche, perchè mi è parsa ridicola sempre l' afft'rmazione dell' esistenza di una norma morale oggettiva, superiore all' indi vi duo, cui questi sarebbe costretto a prestar, l' ossequio incondizionato che significa negrtzione del proprio io. È un' affermazione troppo teologica, con veniamone pure. Ma a me sembra che lo Stirner e il Nietzsche si siano arrestati troppo presto nel corso delle loro indagini, ed abbiano avuto il torto di considerare l'nomu solo come individuo, e non come associato nella civile convivenza. È possibile nella storia quella libertà piena ed as solu ta che esiste e deve esistere nel pensiero? In altri termini , nel!' attuazione del suo ideale e possibile lasciare alt' io quell' assoluta libertà che esso ha e deve a.vere nella determinazione di esso? L'anarchia del pensiero è concepibile, è possibile come anarchia nella storia della società umàna? Io sono fermamente convinto che no: anarchia e società sono per me due termini non contrarii , non antitetici, ma contradittorii. L'assoluta libertà incontra nella storia lo stesso destino di tutti gli assoluti: tende alla distruzione di sè stessa. Assoluta libertà, nella vita. sociale, v·iol dire arbitrio dell' uomo sul!' uomo, significa il dominio non del!' io cosciente ma della forza bruta. Onde nel la vita sociale è necessario il diritto, inteso come norma coattiva che, limitando la libertà di ognuno, renda possibile la libertà di tutti. Il problema gi11ridico consiste, adunque, nel determinare fino a qual punto è possibile che l' io attui la sua libertà , in modo da ncin ledere la 1 ibertà di un altro io. L' unica giustificazione adunq ue della norma giuridica non è e non può essere che nel criterio puro di proporzionalità delle pretensioni col le obbligazioJJi. Io concepisco in tal modo ~l diritto non più come qualche cosa ch6 sarebbe sorpassato dalla morale, che avrebbe perfino il potere di correggerne le iniquità, cosi come è stato finora inteso dai filosofi del diritto delle più svariate tendenze, da Bovio e Igino Petrone, m~ come 1m correttivo del sn bbietti vismo morale assoluto, un correttivo necessario per l' esistenza stes:-:Ja de!l' organismo sociale, di cui rappresenta la forza di coesione e di conservazione. LUIGI MIRANDA ProFerrercontrilo~~ricalo Cattolico lI processo di Ferrer, in seguito all'attentato di Moral , che voleva uccidere il Re di Spagna , a Roma come a Parigi, a Londra come a Bruxelles, in tutto il mondo civile, è stato interpretato come una vendetta della reazione e del fanatismo cattolico, come un atto odioso che mirava a colpire il libero pensiero ed a mantenere sulla povera Spagna immutato il dominio di quello spirito malefico, che ne cagionò la rovina. Perciò gli studenti dell'Università di Roma ad iniziativa della Federazione repubblicana si fecero promotori di una manifestazione di prote~ta con una conferenza dell' on. Colajanni. La manifestazione ebbe luogo il 2 dicembre nell'Aula Magna cieli' Ateneo Romano, e vi presero parte non solo gli studenti , ma un pubblico numerosissimo, molte distinte signore, parecchi deputati-Costa, Valeri, Ga ttorno, Personè-, professori e giornalisti; assistevano ufficialmente i rappresentanti della direzione del partito repubblicano , del partito socialista e del partito radicale italiano. Mandarono lettere e telegrammi di adesione i deputati Ferri, Battelli, Berenini, Dell'Acqua, Viazzi, Rondani; e poi Ettore Ferrari, gli studenti di molte Ur.iversità d'Italia e quelli di Barcellona, la Federazione nazionale degli insegnanti delle scuo!e medie ecc. Provocarono grandi applausi il telegr~mma di Gorki, le lettere e i versi che pubblichiamo: Torino 14 novembre 1906 Egregio Signore Voglia annoverarmi fra i più caldi aderenti alla bella e degnissima affermazione, cui la parola del-

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