626 RIVISTA POPOLARE pronunziato molti giorni dopo che il pericolo della serrata era scomparso. Hanno protestato il Lavoro coi relativi socialisti contro il deputato per Milano, come protestarono contro il nosr.ro direttore ? Non lo crediamo, perchè non siamo avvezzi da parte della stampa socialista italiana a questi tratti d'imparzi,dità. E venghiamo a quelli della serrata: ai grandi industriali, ai grandi commercianti, ai capitalisti. Quelli di Genova con l' on. Colajanni non hanno buon sangue. · Come oggi incaricarono l'on. Guastavi110 di leggere alla Camera un articolo del Lavoro, nel 1894 incaricarono l'on. Bettolo di chiedergli spiegazioni nella stessa Camera per avere chiamato , per un lapsus linguae, borsaiuoii i borsisti. E le spiegazioni gliele dette salate e pepate ... Costoro hanno ragione di dolersi del suo recente giudizio e noi 11è ce ne sorprendiamo , ne c' indegniamo della loro protesta. Ma qualche giornale, Il Corriere di Genova nella protesta e and~~to oltre e stupidamente nel biasimo contro una persona ha voluto coinvolgere la sua isola nafr1 osservando, con un tratto di spirito di pessima lega, che nel giudicare dei caniorristi se ne deve intendere chi appartiene alla terra della mafia.... Si, bravi difensori dei camorristi della serrata: se s'intende di mafia; se ne intende tanto che la combatte aspramente da trent'anni nei- libri, nei giornali, alla Camera e nei comizi. Se sapete leggere vi pregiamo di dare un occhiatina sopratutto alla Delinquenza della Sicilia che rimonta al 1885 e al Regno della :ACafia, che vide la luce nel 1900: vi apprenderete molte cose che ignorate e che v'indurranno a maggiore prudenza se non a maggiore onestà quando vi occuperete di Colajanni e della mafia. Intanto saremmo curiosi di sapere se questi bravi giornalisti di Genova verso i ternaiuoli e verso i camorristi della serrata hanno mai tenuta l'attitudine da lui assunta da anni ed anni contro i mafiosi .... Ci6 domandiamo senza alcuna speranza di ottenere soddisfacente risposta. Non basta. Agli imprudenti che hanno voluto ricordare una macchia della Sicilia per colpire un suo figlio si devono ricordare le differenze che esistono tra macchie .... e macchie. Cosa triste e lo spirito della mafia che spinge ad ammazzare per vendetta o per compiere brutal• mente un atto di pretesa giustizia, che non si spera più dagli organi specifici dello Stato, che dovrebbero amministrarla. ìvfo le conseguenze sinistre di questo spirito criminoso non esorbitano dati' ambiente in cui alita e il male pesa soltanto sugli uomini, che in esso vivono e agiscono. Si potrebbe anche dire _di loro, come egoisticamente e volgarmente rispose un ministro: contenti loro, contenti tutti. Lo spirito criminoso che alita in quel ristrett_issimo ambiente di Genova, che più volte abbiamo biasimato, ma sempre con parole assai più miti di quelle adoperate dai socialisti, fa risentire le sue sinistre conseguenze-non è vero, amici del Lavoro?- a tutti gl' Italiani da Udine a Trapani e di tutre le classi. Sarebbe superfluo ricordare le manovre Ternaiuole che costano milioni ai contribuenri di Italia; ma i giornalisti della banda, nera o bianca, dovrebbero avere la pazienza di leggere la Relazione _di quella Commissione d'inchiesta che era composta del fior fiore dei politici di quarant'anni fa e che porta la firma del Seisrnit-Doda come estensore e vi apprenderebbero che i camorristi di Genov,1 nel 1866 riuscirono a far proclamare il corso forzoso, che costo alla nazione non centinaia di milioni, ma miliardi a tutta la nazione ! Un altra piccola differenza. Un mafioso ·chè in Sicilia ammazza per vendetta oppure che ruba 100 lire spesso finisce in galera; un camorrista di Genova , che ingrassa a spese dei contribuenti o che ruba milioni finisce più spesso deputato o senatore e viene talora gratificato dal Re col titolo di marchese o di barone. Non è cosi, o amici del Lavoro? La Rivista " Il subbiettivismo morale elanormcoaattgiviuaridica ,, Enrico Pessina , il forte e glorio::io vegliardo, nella sua prelezione al cor~o di Diritto P~nale dell'anno che volge alla fine, neila lncidezza della Sila mente robusta, invocò Kant contro il disaolvimento della coscienza morale, caratterist.ica dell' epoca moderna. Infatti l'imperativo categorico morale, appreso con l' at1silio della sola ragione, e attuato per solo comando di essa, è l' espressione più perfetta della norma morale intesa secondo la terminologia tradizionale, come qnella che presenta in grado alt;ssimo i due caratteri dell'oggettività e dell'universalità. L' individÙo scompare dinanzi a questo imperativo categorico che è percepito come estraneo all' io, e, dominandolo completamente , gli toglie e nega ogni autonomia. Gli utilitaristi inglesi, introducendo nell'attuazione e nella determinazione della norma etica l'elemento sentimentale, eminentemente subbiettivo, attenuarono di molto il carattere di universalità e di oggettività della norma ste8sa. Però anche nel sistema utilitario la determinazione della norma etica conserva un carattere di universalità, in quanto è precisata a priori dal sistema a cui dà il nome. In altri termini anche esso afferma l' esistenza di una norma comune di condotta., la norma utilitaria., sebbene, per la natura stessa di tale norma , sia costretto di lasciare all'arbitrio individuale la valntazioo~e di questo elemento utilitario , nelle singole azioni sue. E specialmente nello Spencer, in cui l' utilitarismo del Mili prende una for13:1apiù complessa e perfetta, è visibile questa generaHzzazione della norma di condotta utilitaria. Infatti nell'ego altruismo spenceriano la coincidenza, per quanto oggetti va, del bene individuale col collettivo , significa un ideale morale che delinea non più utile singolo, ma sociale. Pur dunque riconoscendo e affermando che l' utilil I
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