,... RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Uirettorn: Prof. N.APOJ,IJONECOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e .il 30 d'ogni mese I t,a.lia ; ;tr1110 lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·so Vittorio Em<tnuele, n.0 115 ·_ NAPOLI f\11110 Xl[ - Num. 23 j ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Dicembre 1906 Agli amici e abbonati, .J Col 1907 la Rivista Popolare entra nel suo tredic~imo anno di vita. La nostra Rivista, oggi come in Dicembre 1905 ripete: non fa promesse e non fa proiramma perchè nulla ha da mutare, anche di fronte a certi problemi, che di·vwgono sempre più acutie minacciosi. Essa senza dimenticare mai l' ideale suo, la repubblicafederale, seiuiterà a raccomandareed a seguireil metodoevolutivo, che si può riassumerenel testamentopolitico-moraledi GiuseppeMazzini: EDUCAZIONE. Essa continueràa tenersi indipendente dagli uomini e dai partiti ufficiali - specialmentequando assumonoparvenze e metodisettari - senza preoccuparsidelle accuse che possono venirle e d_,ci ui il tempofa sempregiustizia; essagiudicherà uomini e avvenimenti come pel passato, seguendola sola direttiva della verità, per la quale ha un culto. .Abhiamo detto che terrcnw fede al nostro vecchio ideale; ma per noi la repubblica federale non è che un mezzo per raggiungere il benessereeconomico,intellettuale e morale del nostro paese; ci coopereremop, erciò,ad assicurarne quel tanto che po~sonodarci altre istituzioni, senza respingerlose ci viene da avversari, profondamente convinti come siarno che ogni passo che si fa sulla via del miglioramentofa sentirepiù acutoil bisogno di ulteriori progressi e sospinge l'umanità sempre più in a-Zto.Sono gli analfabeti e i disgraziati, che marciscono nella miseria, che si adattano completamentealle loro condizioni animalesche;sonoinvecegli uomini colti e che godono di un certo benesseremateriale che sentono la dignità di cittadini e l'importanza della libertà. Gli uni possonoagitarsi e tumultuare con le convulsionimorbose della fame; gli altri, se offesinei lorodiritti e nei loro interessi, concepisconoe compionole rivoluzioni. La distribuzione geografica dei partiti politici in Italia costituiscela migliore prova del fallimento della teoria catastrofica rhe si riassume nel : tanto peggio , tanto meglio ! C' è vita politica vera e lotta feconda per ulteriori miglioramenti nel settentrioneagiato; la vita politica è assente dal mezzogiornopovero. Questa nostra Rivist:1 è stata qualche volta rude ed anche brutale nella forma; ma tutti riconosconoche la sua ruvidezza e la sua brutalità sono il prodotto dell'odio profondo per la ipacriçia e per la menzogna. E la gente onesta, anche quando ha dissentito da noi, ha continuato a stimarci e ci ha rispettato di più. Convinti che agl' italiani difetta sopra o6ni cosa il carattere noi continueremoa mostrarcidispregiatoriinesorabili del convenzionalismo_e della rettorica, che ne sono i peggiorinemici; convinti che gl'italiani manchino di coltura veramente rhositiva,saremo sempre ricercatori ed espositori,anche crudeli di fatti, seguendo un realismo inesorabile, che se può essere contestabilenell'arte, non può esserlonella politica. Coi·fatti e col realismo si f armano uomini e si eliminano dalla vita pubblica i servi ed i fantocci sempre deleteri. Un ultima parola agli amici abbonati. La Rivista popolare non ha mezzi pecuniari che le consentano l'utile réclame moderna; non ha dietro di sè un partito che possiede denaro e in manca11az di essoun ardente proselitismo;.essa offende spessor;l' interessi e le convinzioni di uoniini energici, che si studianodi farle attorno il -vuoto; essa, quindi, per la diffusione non conta che sugli onesti e sugli intellettuali , che ne apprezzano l' opera altamente educativa. Chi procura un abbonato alla RIVISTAPOPOLARE ricevé in prem-lo del tutto gratuito vari opuscol'I:, il cui elenco si troverà altrove,· chi procura dne abbonati riceve a scetta uno dei seguenti libri: CoLAJANNI: Il Socialismo (2.a edzz.),- CoLAJANNr: Per la economia nazionale e pel dazio sul grano; CoLAJANNr: La politica coloniale (2." ediz.); C1ccoT11: AtLravcrso la Svizzera; RENSI: Gli "anciens regimes,, e la democrazia. Per coloro cke conoscono la linguf'l spagnuola possiamo dare 1:ncamb,,;o di una dette opere sopra enunziate la traduzione spagnuola dett' opera di N. Colajanni: Razze inferiori e razze superiod o Latini e anKlo-sasson1 in tre piccoli volum-,:. Tutti gli abbonati" nuov,.· e vecckt' che aggiungeranno r..,. 3 per l'Italia e L. 4 per l'estero riceveranno sotto /ascia raccomandato il libro delt'on. Cola/anni: I-tazze 1nfertorl e razze ~npedort o Latini ·ed Anglo-sassoni (i? Edizione) un elegante volume in ottavo di 436 oa.çine , che da solo costa L. 6 e del cui valore si può giudicare dal /atto che appena pubblic,tta la 1.a Edizione se ne /ece la traduzi'one spagnuola nella Biblioteca Sociologica di· Barcetlona e quetla francese netta Blblioteque Scientiphique international delt' Atcan (Parigi'). Se ne prepara la traduzione in Inglese. Chi desidera l'edizione spagnuoladeve mandare L. 1,50;-L. 6 per la traduzionefranceseelegantementelegata.
618 RIVISTA POPOLARE SOMMARIO: Gli a.vveulmeul,I e ~li nomini: Noi: (In difesa dei _doganieri - Chiesa e Stato in Francia - Civiltà coloniale bianca - Le grosse corbellerie di un dotto liberista - Roosevelt e la questione Californiana - Risve glio repubblicano nella penisola iberica - Il convegno repubblicano di Bologna 8 9 Dicembre - La crisi spagnuola). - La l{tvista: La discussione ferroviaria - Luigi Miranda: t< Il subbiettivismo morale e ·a norma coattiva giuridica 11 - N. Colajanni: Pro Ferrer e contro il pericolo Cattolico - Mario Pilo: Stelloncini ìetterari - Dal <t l3ollettino dell'Ufficio del Lavoro (No1,embre) - I-ti vista delle ltlvist,e: Corruzione politica [nglese - (North American Review) - La scuola e il proletariato (Mouvement Socialiste) - Il matrimonio civile e i vescovi spagnuoli (Revue Bleue)-La limitazione del monopolio inglese dei cavi - Il lavoro delle donne e dei fanciulli nelle miniere tedesche (So 1ìalistische Monatshejte) - li futuro smembramento della Russia (Fortnightly Review) - L'età dell'oro e la crisi (Giornale dei lavori pnbbl ici). 6LI fl:VVENIMENTI e 6LI UOMINI -------- - - In difesa del doganieri. - L' amico nostro ~ugenio ChieHa ha pnbblicato nel Secolo di Milano un buon articolo in difesa dei doganieri mostrando: 1. che il lavoro è molto aumentato ; 2. che gli s_tipendi sono meschini; 3. che gli a11menti di spesa pel personale di rnolo derivano sopratutto dall' aumento nel numero dei funzionari, mentre qnello degli aumenti si riduce in media a 70 lire ali' anno; 4. che il corpo è bt>nemerito per i servizi che rende alla finanza e soprat,utto per la rettitudine proverbiale con cni li rende. Noi non sentiamo il bisogno di confutare qneste osservazioni ; rileviamo soltanto che il costatato aumento nel personale elimina in parte l' argomento tratto in favore dei doganieri dal maggior la~oro cui vanno incontro. 01 associamo poi pienamente al Chiesa m,lla lode ai doganieri per la loro onestà e nella proposta di ridurre alouni posti di dogana. In quanto al livello degli stipendi lo scrittore milanese ci chiama in causa con queste parole: e Ma l' on. Colajanni potrebbe osservare qui, che nella normale dei salarii e degli stipendi in Italia questi di più cne duecento franchi al mese, non sono poi disprezzabili. Ora non sarà inutile di ricordare come ris11lti, avendo sott' occhio le tabelle di nomina del personale di dogaua, trattarsi, per più della metà, di laureati in legge, di licenziati da istituti tecnici 8Uperiori, ingegneri, dottori in chimica, ecc.: sono funzionari per la cui nomina si richiedono sempre maggiori cognizioni di merceologia, di meccanica, di scienze, indubbiamente necessarie al difficili~simo lavoro diconoscere le più svariate qual i tà di merci ; chi nou e' è vissuto. almeno 11n pò, in dogana, non conosce poi che lavoro febbrile, quanta destrezza, quale intuito, occorre per dishrigare prontamente e con giustE1zza le molteplici operazioni ». e E quando si pensi ai capitali di fatiche, di sacrifici, di spese, che le famiglie hanno dovuto accumulare sulla testa di questi giovani, per rendere loro possibile l' arces:;;o alla carriera, via, non di.ciamo che sono troppe d 11ecento lire al mese, tanto più sapendo che si cominC'ia e si deve stare fra i volontarii, magari 11n paio di anni, a 73 lire mensili e che occorrono poi dieci anni per pas~are da 1500 a 2000, - colla personale responsabilità di pagare fin all'ultimo centesimo per ogni errore e per ogni svista: - non per nnlla emigrano preziosi collaboratori, alle maggiori ditte spedizioniere, che sanno più decentemente rimunerarli. La Svizzera d' altroude insegna; il primo stipendio ai suoi agenti doganali è subito di 1800 franchi: gli auinenti fissi e periodici » . Noi non sappiamo se e quanti siano i laureati in legge, i licenziati da istituti ec. che vanno a cercare i mezzi di sussistenza nel corpo dei doganieri. Consentiamo, però, nella constatazione perchè conosciamo molti sotto ufficiali ed anche semplici guardie che hanno cultura superiore di molto a quella che occorrerebbe nel loro ufficio. Ma come non si accorge il Chiesa che questa constatazione dà piena conferma a quel!' osservazione che voleva oppugnar~? Nel fatto che laureati, licenziati ecc. vanno a cernare pane e lavoro nel corpo dei doganieri - e cosi negli altri corpi alla dipendenza dello Stato - non trova la prova provata che nel mercato libero mancano le occupazioui che assicurino, comunque, la su;;sistenza ? Andrebbero essi ad assoggettersi ad una vita dura, alla disc;p\ina militare ed ai pericoli non pochi entrando nel corpo dei doganieri se nel mercato libero potessero trovare di meglio '2 Repons s' il vous plait on. Chiesa! Su questo proposito dobbiamo aggiungere che la caccia ali' impiego è molto meno arrabbiata nel settentrione d'Italia e specialmente nel triangolo Genova Milano Torino, che nella media Italia e nel mezzogiorno. E cosi dev' essere : in quel triangolo fortunato salari e stipendi sono forse snperiori al livello di quelli b11rocratici e perciò si domanda al mercato libero una occupazione che per dnra necessit,à di cose altrove si cerca negli impie.g-hi governativi di ogni sorta. Con ciò non intendiamo menomamente assolvere il governo della responsabilità grave di arrivare sempre in ritardo e sotto la minaccia degli scì.operi, e dell'ostruzionismo ec. a prendere quei provvedimenti che presi in tempo avrebbero evitato le manifestazioni del malcontento e dell' anarchia morale 1 da cui oon può venire alcun bene alla colletti v~ta nè sotto la monarchia, nè sotto la, repubblica. ♦ Chiesa e Stato in Francia. - Dunque il primo atto di questa che è veramente lotta religiosa s' è chiuso. Il periodo dell'attesa è finito e s' è aperto il pEiriodo de Ile ostilità. Il Va ticano si ribella alla Legge, lo Stato e:::1igedella legge stessa l'osservanza. Il Vaticano ha bisogno d' un pò di persecuzione ; lo Stato fa di tutto per non essere persecutore. Chi ha ragione dei due? Chi ha torto? Forse entrambi e nessuno dei due al tempo stesso. Il Vaticano sente che la violenza contro i cattolici rafforzerebbe le fila di quei credenti ormai molto diradate dall' aumento iucessaute dello scetticismo,' ed ha colta l'occasione sperando che la persecuzione depuri la massa cattolica delle pecorelle non immacolate, e lasci agli ordini del Vaticano una cattolicità, esigua di numero, forse , in Francia; ma forte di convincimenti e di fede che varrebbe certo molto più di parecchie maggioranze attuali poco solide e meno omogenee. Senonchè nella sua rivolta il Vaticano non ha pensato quali saranno veramente le vittime della lotta. I vescovi gli arcivescovi, i parroci delle chiese delle grandi città, non soffriranno; M.gr Richard uscito da nn palazzo è entrato in un altro: il governo ha sospeso gli emolumenti e le frondeuses dell' aristocrazia si sono q ·10tizzate per porgere ai sacerdoti ribelli i mezzi di vita; nel Morbih::tn, nella Vandea, nella Bretagna , i rudi eredi degli Cho-uans fedeli tutt' ora al loro Dio,
RIVISTA POPOLARE 619 se non più al Re, manterranno essi i loro parroci, loro preti ; ma che Harà dei parroci dei dipartimenti ove il cattolici8mo esiste ormai più di nome che di fatto? Nella Provenza, per esempio, nel Bearnese, in molte parti della Guascogna, nell'Oise, nella Normaudia? Poco a µoco le chiese si chiuderanno: e il Vaticano potrà vantarsi di aver cooperato attivamente a spengere il cattolicesimo in una larga parte della Francia. Pio X usa dire: meglio 1111 credente solo ma saldo, che mille mal fidi. E, forse non ha torto, anzi, dal suo punto di vista, questo suo atteggiamento è molto commendevole. Tutto però starebbe nel vedere 80 i veri cristiani stanno dal lato di quei cittadini Francesi che si ribellano alla legge del loro paese. Il governo Francese - e questo è stato, torse, il torto - si moRtrò conciliante. Qnesto atteggiamento del governo repubblil.:ano incoraggiò il Vaticano nella resistenza, gli diede a supporre che la Repubblica non osava accettare la lotta aperta; di qui, da questo convincimento, la dichiarazione netta del Vaticano che ·respinge ogni possibilità di accordo - accordo che pure era i;tata accettato da un grande n:1mero di vescovi Francesi - l.:Olgoverno, e colla legge del 1905, la qua le, checchè ne dicono i preti, è legge di separazione, ma non di oppressione e di persecuzione. Ora il governo non si dipartirà certameote da quella condotta ferma insieme e prudente che può solo dimostrare al popolo francese che cbi è dalla parte del torto è il Vaticano, che eccita alla ribellione, che immemore delle parole di Cristo vuol regnare in questa terra, non vuole che sia dato a Cesare quello che è di Cesa.re. Il c11rioso si è che è il Papa .che gricla alla oppressione; in verità il governo Francese non attenta, con la legge del 1905, a nes::iuno dei diritti della Chiesa. Ha stabilito certe norme perchè uel passare dal re gime concordatario, al regime libero, siano assicurati in Francia il libero esercizio del culto e la vita dei parroci. ll Papa - o pe_r dir meg \io. i gesuiti-hanno veduto che con questa legge gli affari Boulanger, Nazioualismo, Dreyfus contro la repubblica non si solleverebbero più, e Bi ribellano alla legge. Se il governo è stato forzato ad agire con violenza, con quella energia che gli piaceva far sentire di possedere, ma non adoperare, il Papa ed i suoi vescovi ed i suoi preti non hanno da dolersene che con sè stessi. Essi lo hanno voi uto. Le conseguenze? Facilmente prevedibili. In poche provincie della Francia qualche tumulto in sul principio; nella generalità dei dipartimenti l'indifferenza somma dinanzi alle proteste del clero, ed agli atti del governo; poi - dopo breve tempo - il Papa che cercherà ,di rannodere buone relazioni col governo Francese, il quale non respingerà. probabilmente le offerte del Vaticano : soltanto sarà il popolo che continuerà a fare a meno dei purroci e dei preti. E questo perchè il popolo di Francia ha saputo liberarsi della superstizione. Quanto alla repubblica, malgrado il pio desiderio dei cattolici monarchici, non corre alcun pericolo. E questa è la morale della faccenda, poichè i cattolic-i attivi, in Francia, sono anche i nemici della repubblica. Ed oggi sono ridotti al silenzio. ♦ Civiltà oolonlale bianca. - A conti fatti Denburg - il nuovo direttore dell'ufficio coloniale tedeseoha constatato che ogni chilometro quadrato di territorio celoniale costa alla nazione tedesca, governo e privati, 111 marchi. Le Colonie sono costate fin'ora; 40 tuilioni di ferrovie - i soli bene spesi di tutto il bilancio; - 21 milioni di spese di occupazione militare ; poi 8 milioni alle Corporazioni , 143 milioni ai capitalisti , 65 milioni alle Compagnie di navigazione, 66 1/2 milioni ag_li Apecnlatori e 10 milioni a diversi industriali; un totale di 353 milioni, i quali secondo il Denburg dovranno salire alla bagattella di un miliardo. Naturalmente pf'r fare ingoiare la pillola amara delle spese fatte e di quelle da fare il Denburg l'ha dorata con una tabella dell'aumento del reddito di queste colonie; tabella che dovrebbe avere la funzione di mettere il polveri no su tutti i difetti del passato, di essere come disse Bulow , la pietra dell' oblio su gli errori che furono e la pietra miliare donde s' inizia il cammino verso l' avvenire. La tabella in questione dimostra che dal 1896 al 1904 il reddito delle colonie è venuto sempre aumentando in queste proporzioni: Colonia del Togo dell' 89 °/ 0 » di Kamerun e Somea del 74 °/ 0 » dell' Affrica Occidentale > 72 °/ 0 ~ della. Nuova Guinea l) 29 °/ o > dell' Aflrica Sud-Est > 24 °/ 0 » delle Caroline » 17 °/ 0 Quello però che il Denburg non ha potuto fare, è fltato di cancellare la terribile impres-1ione suscitata dalle rivelazioni di Bebel a proposito dei metodi impiegati dai colonizzatori e dai funzionari tedeschi per civilizzare i negri. E questi metodi di ..... civilizzazione spiccia sono sta.ti riconosciuti tanto utili dal governo tedesco, e tanto bene approvati che quando, per caso, si è trovato un funzionario che li ha denunciati volendo evitare al proprio governo di scendere all'imo della vergogna, quel funzionario è stato punito, come· accadde a Poeplau, a Wistula, a Hollwig che tutti e tre dovettero subire punizioni disciplinari e lasciare che il governo sruentis:3e le loro dichiarazioni. Ma poichè tutti i nodi vengono al pettine , il governo si è trovato finalmente faccia a faccia con Bebel e non ha potuto smentire. Non ha potuto smentire nè trovare la via all'accomodameuto come l'aveva trovata dopo le accuse dello Erzbergel', e del Roeen, i due deputati del centro , che ebbero l'aria di scatenarsi contro il governo solo q nel tanto che era utile perchè il governo scendesse a patti politici col loro partito. Infatti lo Erzberger tacque . e il Roeen dichiarò che aveva parlato per conto suo. Con Bebel la faccenda è Rtata diversa. Egli ha parlato a nome dei socialisti, e dei fatti infami accaduti alle Colonie non ha taciuto niente annullando cosi l'effetto prodotto dalle liete previsioni e dalle constatazioni rosee del Denbt1rg. E la civiltà bianca; la civiltà feroce dei colonizzaté>ri •i' è rivelata ancora una volta in tutta_ la sua laida apparenza. Bebel non ha fatto della retorica, non ha perduto il suo tempo in belle frasi destinate a fare effetto; gli è bastato raccontare i fatti vergognos;, i fatti turpi, i fatti infami commessi dai funzionari tclde~chì al le Colonie per obbligare tutto il Reichstag - anche i più devoti all' impero - a gridare contro il governo che si è redo complice dei malfattori. Gli è ba8ta.to raccontare nudi e -iemplici i fatti in tutta. la loro orribile realtà. I negri evirati perchè ebbero rapporti con donne oegre conctt bine di funzionari te,-Je::ichi, le ra~azze vergini rapite alle tribù e frustrte per costringerle a far le voglie degli Enropei; gli uomini legati alla bocca del cannone e messi in brandelli dallo t:iparo, le donne impic~ate perchè tra.- dirono, sessnalmente, i loro padnni Europei (sempre tedeschi); i cinquantadue bambini legati dentro ca.nestri eppoi buttati al fiume, le ragazze caricate di e atene eppoi frui;tat,e a morte col cm·basc, una spe:ùe Ji nerbo che termina con delle cordicelle nodose, i giov inoHi e le ragazze negri legati a pali. in pieno ;::1ole lasciati rnorirn di sete e di fame, e come ultima bella prova della. intellig,mza dei ci vili europei: l' ordine dato die np0rta.re ai ftrn7.ionar; te ie:-!chi prima le orecchie de negri uJci~i ir1 battt~lia, tni i ganitd.li per la certezzm che ~li u) ni11i en,1) 10 nini. 'rutto questo in
620 R I V I S T A P O P O L AR E della ci viltà, con l' approvazione del governo, e le-promozioni firmate dal Kaiser, poichè i masnadieri che hanno commesso tali delitti, come Peters, Kamtz, Dominik e tanti altri banno ricevuto onori , pensioni, prern1 e promoz10m. Noi non ci scaldiamo a freddo. Sappiamo che è fatale che accadano q nesti fatti ed è perciò che siamo energicamente opposti ai cosiddetti tentativi di civilizzazione, alle occnpazioni armate, alla espansione Europea nelle terre dei uegri. Il bianco messo a contatto con razze meno elevate di lui non le innalza a se, ma si degrada e scende al loro livello. La. discussione della politica coloniale tedesca è stata una riprova di quanto affermiamo; e non è stata la prima, e non è stata l' ultima. Chi ignora che Stt1nley comprò una baml:>ina negra e la diede poi a divorare ai cannibali dell' Africa centrale? Chi ignora per quali mezzi infami gli Europei dello Stato del Congo si assicurano i mezzi per la raccolta del cautchouc? Oh! noi sappiamo bene che vi sono in Italia degli imbecilli i quali vau predicando su per i giornali che l' umanità verso i negri nou ba ragione d'essere, che I' Europeo, perchè è un essere superiore ha diritto di fare tutto quello che vuole contro e su gli inferiori; ebbene noi dichiariamo francamente che la superiorità uon sta mai , nè giustifica mai la delinquenza , e che l' uomo che a contatto con i selvaggi da libero corso alle sue efferate passioni non è un essere superiore, non è un più forte, ma è un selvaggio che ha soltantosopra gli avversari - la snperiorità delle armi. Moralmente è allo stesso livello dt loro, e la superiorità sta nella condotta morale , non già nel la capacità a delinquere con maggiore o minore raffinatezza (1). Ben a ragì0ne Bebel ha dichiarato che per la politica coloniale - che non altro da che frutti d'infamia e di delitto - non si deve dare neppure un soldo. Poichè l' Europeo diventando colonizzatore perde le sue più nobili qualità sociali, bisogna che egli n~m abbia popoli da ..... civilizzare, nè terre da colonizzare: egli non è ancora abbastanza uomo per averne il diritto. Le denunzie di Bebel e di Erzberger colle relative discussioni ebuero un risultato insperato : fecero respingere con una maggioranza di 10 voti la domanda di nuovi crediti militari. Il Kaiser se n'è vendicato con una brutalità inaudita sciogliendo immediatamente il Reichstag I ♦ Le grosse corbellerie di un dotto liberista. - Yves Guyot in Francia col corredo di una grande dottrina d1iende la causa del liberismo con uu fanatismo degno di un mattoide. Per lui se viove il colpevole è il p1·otezionismo; se fa bel tempo il merito è del liberismo .... Che egli talvolta le dicesse grosse cel sapevamo; ma che arrivasse all'assurdo sino a far dubitare della sua buona fede o della sua cultura elementare, q nesto poi non lo avremmo sospettato mai. Ecco l'ultima sua che ci ha fatto ridere di tutto cnore. Yves Guyot nel suo Rapp01·to sugli ostacoli economici allo sviluppo della popolazione fatto alla Commissione dello spopolamento istituita al ministero del1' interno si sforza di dimostrare come rileviamo dal Oourrie1· Europèen del 23 novembre, che il « protezio- « nismo ostacolando l'approvigionamento della Francia e viola la libertà del lavoro e toglie a ciascuno una « parte delle sue rii:;orse per assicurare dei benefizi e « dei soprareddi ti ad una piccola minoranza di pro- « prietari ed industriali; che tali difficoltà economiche « mettono la maggioranza dei Francesi, nell'alternati va « o di re1:1tringere la loro famiglia o di correre il ri- (1) Chi vuole conoscere maggiori dettagli sulla civiltà dei supe1·io1·i legga: Politica coloniale di N. Colajanni ( L. 1,50 per gli ahbonati della Rivista). « schio di non p0tere allevare i loro figli in buone « condizioni e con dignità >. D' onde la sbalorditiva conclusione: il protezionismo cagiona la diminuzione della natalità in Francia .... In questo rapporto di causa ed effetto tra protezionismo e diminuita natalità gli spropositi sono tanti quante le parole; Yves Guyot, stabilend,110 dà mostra o di una ignoranza piramidale del più importante problema della demografia o di una malafede insuperata o di un accecamento che suscita la compassione. Ecco la documentazione rigorosa del nostro severo giudizio. 1.0 La diminuzione della natalità in Francia è cominciata in modo deciso sin dal 1820 ed è continuata quasi senza interruzione sotto tutti i regimi : sotto la monarchia legittima, sotto gli Orleans, sot~o i Bona· parte, sotto la repubblica - col liberismo, e col protezionismo. La natalità era di 31,7 per 1000 abitanti col primo Impero (1801 - 1805); di 30,5 colle Restaurazione (1826-36) ; di 28,1 colla monarchia degli Orleans (1841 45) ; di 26,6 sotto l'Impero p1·otezionista di Napo leone 3.0 (1856 - 60); di 25,9 sotto l' Impero liberista di 25,5 sotto la repubblica prima del Melinismo; ed è ridotta a 21 circa io questi ultimi anni. 2.0 La diminuzione della natalità in questi ultimi tempi è stata più rapida che in Francia .... in I nghilterra.. La natalità era di 35,5 nel 1871 ed è discesa a poco più di 27 nel 1905 su.scitando un v1v1ssimo allarme nei demografi e nei politici inglesi. Il 'limes quasi in ogni numero ha articoli in proposito. ~ la diminuzione si avvera sotto l'impero del più illimitato libe1·ismoI La natalità dell' Irlanda - e Yves Guyot non dovrebbe ignorare che nell' Isola verJe vige il liberismo quanto al di là del canale di S. Giorgio - è discesa già a livello di quel la della Francia .... 3.0 La diminuzione della natalità è un fenomeno generale presso i popoli a civiltà occidentale dal 1876 in poi. Si mantiene relativamente alta, ancora a 35 per 1000 tib. solo in Germania; arriva a 38 in Ungheria e si eleva a 48 iu Russia.. Ma questi sono stati a protezionismo più o meno forte. Questi impertinenti Tedeschi , Ungheresi e Russi procreano figli allegramente a marci9 dispetto d' Yves Guyot ... 4.0 Non è la ricchezza, ma la miseria e l'ignoranza che favoriscono la natalità. La più alta natalità in Europa è quella della Russia; ma soltanto un liberista può ignorare che la Russia è in pari tempo il paese più povero di E·1ropa .... La natalità della R:1s::1ianon è superata che da qnelll\. animalesca dell' India dove supera i 51 ; ma la miseria della penisola del Gange supera quella dell'Impero degli Ozars ... In Italia sotto il protezionismo e sotto il liberismo le regioni più ricche (Liguria e Piemonte) hanno la più bassa natalità: attorno a 29; le più povere (Calabria, Basil icata, Puglie) hanno la più alta: attorno a 37. 5.0 Infine bisogna essere un liberista da manicomio per potere ignorare che proprio in Francia vive quelJ' Adolfo Bertillon che ha fatto gli studii comparativi più esatti sulla natalità dei quartieri poveri e dei quartieri ricchi; dai quali risulta che a Parigi, a Londra, a Berlino, a Vienna nei qnartieri ricchi la natalità è minima ed è massima in quelli poveri. Lo studio più dettagliato per distretto in Londra fatto da Charles Booth conferma pienamente i risultati di quelli dell' illustre demografo francese: la natalità è discesa a 13,5 °/oo nel ricchissimo distretto di Brompton; si eleva a 43,3 ·nel poverissimo distretto di Whitechapel ! ! Questi studi sono decisi vi perchè mostrano come io una stessa città, sotto lo ste8so clima, colle stesse istituzioni politico-amministrative eco. e collo stesso regime doganale la ricchezza e la ~oltura deprimono la natalità ; I' ignoranza e la miseria la elevano. Dopo di che noi ci meravigliamo che il signor Pa~1l
RIVISTA POPOLARE 621 Armand Hirsch abbia potuto discutere seriamente in una rivista rispettabile i madornali spropositi del signor Guyot. A questo articolo dell'Hirsch, del resto, nello stesso Coiwrier Ewropéen e' è una risposta, iadirett~ n~l nu: mero successivo con un articolo del Davray, m cui s'illustra l'allarmante diminuizione della natalità in Inghilterra, sotto il regime del liberismo. ♦ Roosevelt e la questione Californiana.- Ancora una volta il Presidente degli StH-ti Uniti ha avuto occasione di ip.ostrare eh' egli è veramente uno spirito superiore. Tutti sanno quali fatti hanno provocato, recentemente, un aspro attrito fra Stati Uniti e Giappo1:1e~ Non tutti però sanno le vere cause per le quali 1 bambini Giapponesi sono stati cacciati dalle scuole Californiane, e gli operai Giappouesi ad Alder nell~ Stato di Washington sono stati assaliti e malmenati dalla folla bianca. Ora ci sembra opportuno dirle. La professione del poli t.icante, in America , non è come in Europa la occupazione di un uomo che ha certe idee da far trionfare, o certi principi i da mettere in pratica. Non è neppure esercitata, come generalmente lo è in E11ropa, da persone rispettabili e, salvo le eccezioni inevitabili, anche oneste. In America, agli Stati Uniti , il politicante è il loafer·s l' uomo che non ha voglia di lavorare, passa le sue giornate alla birraria, e si mette a servizio di chinnque lo µaghi per pressare le elezioni. In questo momento i loafe1·s delle associazioni operaie , hanno preso il sòpravvento su i loafe1·s repubblicani in California, e fanno di tutto per vellicare e solleciticare gli iuteressi e gli istinti delle masse lavoratrici. Di qui la persecuzione contro i lavoratori di razza gialla che in California sono numerodissimi. E' una questione di concorrenza ed i bambini non souo che il pretesto per l' azione più energica , e codesti politicanti sperano definitiva, contro la mano d' opera Giapponese. C' è poi un' altra ragione, egualmente economica, cioè il boicottaggio in Cina delle merci americane in seguito alla espulsione dei Cinesi dalla California, ed alla proibizione di accettazione in paese degli emigranti Cinesi. Questo boicottaggio è stato, ed è tutt' ora. favoreggiato dai Giapponesi i quali, a scapito degli americani, conquistano poco a poco i mercati Cinesi. Sennonchè il pretesto scelto è non solo odioso , ma anche ingiusto; e quel che è peggio sembrn che i Californiani non si siano accorti della enormità della loro condotta. Roosevelt si; e, con quella franchezza che lo distingue, ha parlato anche della questione californiana nel Messaggio al Congresso. Il suo è stato il discorso di un uomo non solo di un profondo buon senso , ma anche di un' alta moralità. « E' un errore, ha detto Roosvelt a questo proposito, ed è dare prova cii un pazzo cinismo l'affermare che ogni atto internazionale di governo è, e deve essere basato soltanto sull' egoismo e che I' indurre ragioni morali per tali atti è sempre segno di ipocrisia. Ciò non é oggi più vero nelle azioni dei go· verni, che nelle azioni degli individui. E' sempre sicuro segno di bassa natura ammettere bassi motivi alle azioni degli altri. Indubbiamente nessnna nazione può permettersi di trascurare i propri interessi come non se lo può permettere un individuo privato. Una nazione realmente grande deve agire in modo di non trascurare i propri interessi , ma sempre avendo di mira le ragioni etiche, essa deve agire con giustizia, con fermezza e con vigore. « Ciò dico a proposito della attitudine di ostilità assunta verso i giapponesi qua e là nel nostro paese; tale ostilità è sporadica e limitata a pochi luoghi; tuttavia essa getta un grave discredito sul nostro popolo e può avere le più gravi consegnenze per la nazione. Da circa un secolo I' amicizia fra gli Stati Uniti ed il Giappone è continua! In ci~quant' anni il Giappone ha progredito in un modo meraviglioso. E' stata mirabile l'organizzazione della sua Croce. Rossa esso ha inviato oltre 100 mila dollari ai danneggiati del terromoto di San Francisco, dono che fu accettato con gratitudine dal nostro popolo.> « La cortesia dei giapponesi, come nazione e come individ11i è divenuta proverbiale. Da parte dei giapponesi gli americirni sono ben trattati e da parte_ degli americani in patria il commettere la mancanza d1 trattare i giapponesi con poca cortesia sarebbe . proprio una confessione della inferiorità del nostro incivilimento. La nostra nazione guarda il Pacifico nello stes:;o modo che guarda l' Atlantico. Noi speriamo di poter aumentare costantemente la nostra azione nel g,~ande Oceano orientale. > e Io chiedo un equo trattamento per i giapponesi così come chiederei un equo trattamento per i tede:;cbi~ per gli inglesi , per i francesi, per i rus8i e per gh italiani. Non è ammissibile che noi continuiamo una politica per la quale in una data località possa essere commesso un delitto contro una nazione amica, e che il Governo degli Stati Uniti debba limitarsi non a prevenire il reato, ma da ultimo a difendere il popolo che lo ha commesso contro le conseguenze del suo misfatto. » Queste sono veramente nobili ed al te pa~·ole. Sono degne di chi ha saputo sfidare l'impopolarità s?stenendo la causa dei Negri ed affidando loro le canche, di cui si sono mostrati degni. Roosevelt sembra .P?S·_ sedere il segreto di tradurre in parole creatr1c1 1 sentimenti più forti del popolo Nord Ame~ican?. Certamente questa questione della Cahforn_1a c~e sembra noll voler tenere conto del trattato d1 reciprocità fra Stati Uniti e Giappone firma~o nel_ 188~ '. potrebbe diventare molto seria e per gh Stati Un1t1 imbarazzantisssima, perchè se i- trattati firm3:ti concordemente con l' autorità federale possono poi essere misr.onosciuti dai singoli stati, chi si fiderà più a trattare con gli Stati Uniti? . . Ma non è soltanto in questa che Roosvelt s1 è dimostrato uomo superiore. E' in tutto il suo . dis~o~·so al Congresso. Egli ha fatto sentire che non 1 soli rnteressi devono guidare 1' uomo di stato; non la 8ola politica utilitaria deve essere la politica di_ ~n p~e:;e_, ma bensì e princi palrnen te la politica degh ideali, . d1 giustizia, di libertà, di diritto. Egli. h3: tatto capire chiaramente che un popolo, come un rnd1v1duo, è tanto più forte quanto più agisce avendo a guida la g_iustiz_ia! il diritto, la verità. Idealità che oltrepassano 1 confini della patria e attraverso le quali si arriva al concetto vasto e nobile di umanità affratellata; sogno e speranza di tutte le più al te menti dei nostri t~mpi._ Ed in questo concetto Roosevelt ha fatto sentire d1 essere verame~te uomo di vasti pensieri , e poichè come francamente pensa, francamente parla così la sua azione imprime una forte orma. di s~ , ne~ popoi~ americano; e gli è grandemente u_t1le; ~1ù u_t1l~assai rì.elle provocazioni dei demagoghi Cahformam che avrebbero trascinato gli Stati Uniti alla guerra; se le parole nobili e giuste di Roosevel_t non ave~s~ro consigliato i Giapponesi a lasciare a lui ste~so definire secondo diritto e giustizia la spinosa q uest10ne. ♦ Risveglio repubblicano nella penisola iberica. -L' jntransigenza clericale in fapagna come ha finito per indurre anche uu miuist~o della ~onarchia il Romanones a presentare un disegno d1 legge cont~o le corporaz'ioni religiose, ha eccitato pure il popolo. 11 qnale nel Re vede nn sostegno dei vescovi reazionari e lo ha fischiato sonoramente , mentre ha.
622 RIVISTA POPOLARE più volte accolto con entusiastiche dimostrazioni i dep11tati repubblicani : a M\\drid, a Barcellona, in varie città dell' Audal11sia. In Portogallo del pari nella Camera dei Deputati prendendo occasione dalle irregolarità e dagli sµeq.,eri della lista civile hanno fatto dei disc·orsi e delle propos_te corag~iose iì deputato Costa e il deputato Alme1da, che m uome dei rep11bblicani hanno domandato che_ il _Re venga _sottoposto a proce::iso. Per colpe minori d1 quelle d1 Don Carlos , osservò Costa il Re Luigi XV I perdette la testa. Costa venne ~spulso d_alla Camera manu milita1·i. L' interpellanza venne ripresa colla stessa vivacità da Braga, che subì la ste~sa_ s?rte. Il popolo li ha accolti con applausi caloros1ss1 m1 tanto a Lisbona quanto ad Oporto. Ma_ un passo falso dei de}Jutati repubblicani spa p.;nl_1olhia ]JOtuto nuocerf' alla propaganda repubblicana 1~ Portogallo. Il Leroax. spagnuolo. infatti ha creduto d1 potere ?olpire la dinastia dei Braganza proponendo un voto d1 plauso ai repubblicani portoghesi affermando che il giorno in e11i tutti gli ostacoli dinastici fossero scomparsi l'unil,ne iberica si ricostituirebbe. . Ora il Portogallo in ruassa ci tiene ·alla propria indipendenza ; perciò il deputato Moreira leader dei repubbli~ani. portoghesi, sentì il bisogno di presentare una moz10ne nella quale in8ieme ai saluti alla nazione spagnuola si conteneva la protesta contro la pretesa dell' elemento straniero d' ingerirsi nella politica porto~hese; e 1' Almeida aggiunse che il partito repubblicano non permetterebbe mai che l' estero offendesse il Portogallo. •· Q_uesta dei repubblicani portoghesi è stata una buona tattica e potrà loro giovare nell' avvenire. ♦ Il c?nvegno repubblicano di Bologna 8-9 D1cembre.-Ci arriva all' ulti.lllo momento il r~soconto del Convegno repubbli0ano e perciò non possiamo occu1Jarcene come vorremmo. Si riuni senza rull?-ore e se~iza l'apparato seenico di un Congresso ; ma · ciò che gh mancò nelle apparenze crediamo che lo abbia guadagnato nelli:i sostanza. Per la pubblicazione del giornale quot.idi.ano si votò un ordine del giorno Ghisleri ~mcondo il quale dovrà 1n1z1arsi q11ando vi saranno L. 150,000 sotto:scritte e L. 100,000 versate. Tutto induce a pensare che pel 10 marzo, data :solenne , polrà vedere la luee in Roma l' organo del partito repubblicano. senza del quale qualunque nobile e numero5a accolta di tiomini no~ .merit~ di essere considerata come un partito politico, ne come tale può <>sercitare la sua azione. La !?,~vista_pop?la're riunova la calorosa preghi.era a tutti 1 suoi amici di volere favorire la sottoscrizione delle azio~i <1 dà i~ buon esempio, essa che non ha avuto mai alcun arnto morale o materiale dal partito ufficiale, 8ottoscri vendo per L. 200. Fu molto interessante la discussione sulla adesione alla Confede; azione generale del lav01·0 che ha stde in T?rino. Conti. e Mirabelli sul proposito osservarono che 1 repubblicani italiani sul terreno econo111ico in q nanto. al_rneto~o ~ono di accordo colla parte riformista del sociah~mo 1tah~no, mentre, giustamente soggiunse De Andrei,, ne dissentono sul terreno politico. E' quant? sost~niamo da anni, anche contro qualche repubbh?an? rnca?to, che faceva l' occhio di triglia ai Lazzan, a1 Labnola, sedotto dal rivoluzionarismo verbale dei sindacalisti. Il Convegno votò ad unanimità ordilli del giorno per la propaganda pro scola e pel suffragio uuiversale ed un voto per Ferrer e Nakens. T':lt~~ le regioni d' Italia - meno il mezzogiorno, la S1c1ha e la Sardegna: i grandi i perpetui assenti d~lla ~ita italiana !-erano rappres~ntate al Convegno; più d1 tutte la forte e generosa Romagna. ♦ La crisi spagnuola. -. Si sapeva il Parlamentarismo spagnuolo scadente; che i, pronunciamenti militari si sostituissero spesso ai discorsi convincenti· che gl' intrighi delle alcove reali e delle loro succur-' sali, le sacristie, facessero le veci. dei voti. nel deter. minare le crisi ministeriali. Ma ma.i si era arri vati a gene.rare una crisi con una lettera al Re di un capo partito che dicesse: la maggioranza è con me e non col ministero attunle. Questo è avvenuto ultimamente. Il Ministero del Generale L~p~z_-Dominguez in no111edel partito li berale aveva m1z1ato la lotta contro i I clericalisruo col progetto di Romanones ; ma Moret che osa ancora d_irs_iliberale, scrisse al Re che il p;·esidente del Consigli~ non go_de_della fiducia del partito .... Loµez J?om1nguez s1 dimette e il Re, un rachitico ragazzo cbe pr_esenta tu_tte le tracce della generazione, col segr~to mtento d1 tornare nelle buone grazie dei clericali, accetta le sue dimissioni e lo sostituisce coli' in• degno liberale, che risponde al nome di Moret. Ma ques~i ebbe qnello che si meritava. Appena presentatmn al Parlarneuto quando si seppe come era pervenuto al governo ebbe tali accoo·lienze che fu co- • M stretto immediatamente a dimettersi. [l suo Ministero visse un giorno ! ( 1) Nor (1) Sulle cause de! movimento anticlericale di Romanonea i nostri lettori nella Uivista delle riviste tl·overanno un interessante articolo tolto dalla Revue politique et lituait'e. La discussioneferro viaria La Camera consacrò parecchie sedute alla discussione di q uelto che si è chiamato il disastro, più che il disservizio ferroviario. Il tono ne fu abbastanza elevato in certi momenti ed il paese l' ha seguita con vivo interesse. I mali deplorati erano e sono reali e gravissimi. C' erano degli accusati : l' ex ministro Tedesco , il ministro Gianturco, il personale ferroviario, il Direttore generale delle Ferrovie. E gli accùsa ti si difesero personalmente o trovarono disinteressati difensori. Contro gli accusatori cominciò dal sollevare una pregiudiziale il Guerci: « Perchè, egli chiese, essi si svegliano ora ? Non si direbbe che essi siano i mandatari degli antichi sostenitori dell' esercizio privato, ai quali non parrebbe vero d' imputare al1' esercizio di Stato le colpe, gli errori, le negligenze del regime ventennale che lo ha preceduto ? » Nessuno, naturalmente rispose su questo terreno al Deputato per Langhirano ; il quale, del resto, da impenitente liberista scagliò pure qualche freccia contro coloro che s' illudevano sui miracoli , che avrebbe fatto l'Esercizio di Stato. Chi si difese col sistema della ritorsione fu Tedesco. « Mi rimproverate la inerzia , la impreveggenza, egli disse. Ma perchè non chiamate sul banco degli accusati tutti i ministri dei lavori pubblici e del tesoro che mi hanno preceduto e che hanno chiuso gli occhi sul disastro ferroviario che si preparava? E del senno di poi non sono piene le fosse? » Non si poteva dargli torto su questo punto ; e benchè a lui specialmente si potesse rimproverare la promessa da vero guascone colla quale annunziav,i di potere organizzare l' eserciziodi Stato con un telegramma in ventiquattro ore-promessa che
RIVISTA POPOLARE 623 riassumeva, iutensificandole, la irupreveggeuza, la incoscienza auche di tutti i predecessori - si deve riconoscere lealmente che ht responsabilità <lello ini:òo caotico dello Esercizio di Stato non ricadeva su di lui, ma su Carlo Ferraris, che nessuno accus,1, che tutti lasciano tranquillo negli studi amministrativi e statistici, da cui avrebbe fatto meglio a non distaccarsi. On altro cx ministro , il Lacava, ricordò che stando ai lavori pubblici si era preoccupato delle deficienze del materiale mobile e degli impianti fissi, a cui, in una certa misura, aveva provveduto colla legge. del febbraio 1900 e che uo11 fu interamente esegmta. Tra gli accusati era anche Emmanuele Giantnrco. Come e perchè in verità si potesse accusarlo non si sa vedere. Egli sta a Palazzo S. Silvestro da pochi mesi; il disastro ferroviario è avvenuto prima che lui vi ponesse piede; ed egli può vantarsi di avere proposto una spesa di ei(entodieci milioni, oltre i 300 milioni precedenteme1Jte assegnati, per provvedere a tutte le deficienze, quant~ altri per lo passato, ad eccezione di Carmine, no1J aveva pensato di ,tssegnarne all'azienda ferroviaria. Al ministro dei lavori pubblici riusci facile e trionfale la difesa propria , più che per l' arte oratoria , nella quale eccelle e che s'invocò per diminuirne il successo incontestato, per i fatti che stavano a sua disposizione ed in suo favore. Ma Gian turco non difese soltanto sè stesso; difese pure tutta l' azienda ferroviar1a, il personale e il Direttore Comm. Bianchi. Quale la difesa e quanto giusta si vedrà dalla discussione delle accuse e delle cause dello incredibile disservizio ±erro,,iario. ♦ Le Cé:lusedel disservizio, che quasi tutte si tramutano in accuse contro gli uomini e contro le cose, sono diverse e vennero esposte sopratutto da Crespi, da Cavagnari, da parecchi altri. Eccole riassunte in breve. 1.0 Mancano i vagoni, mancano le macchine, mancano gl' impianti fissi ; d' onde il disservizio ferroviario quale 11011 si è mai visto , che minaccia la produzione e la vita economica del paese. Fu facile la risposta. La mancanza del materiale ferroviario e degli impiegati - che il Morbelli, almeno per quanto si riferisce al passato , sostenne qui non essere quale i afterma-non dat:i. da oggi. Di più : non si può riparare a queste detìcienze istantaneamente; si ebbero alcune migliaia di vagoni nuovi e qualche centinaio di macchine. Ma non nella misura delle commissioni date alle fabbrii.::he d'Italia, di Europa, degli Stati Uniti. Consegnarono tutto con ritardo colla riduzione del 50 ed anche del 75 °/0 • Volendo spendere i milioni a centinaia immediatamente non si saprebbe come spenderli utilmente. Il tempo dei miracoli è passato e Benedetti, un coJTipetentissimo, io due articoli pubblicati nell' Economista d'Italia, afferma che per una completa sistemazione ferroviaria occorrono un miliareo e seicentoottanta milioni da spendersi. . . in sedici anni ! L'impreveggenza .del governo italiano per lunga serie di anni certamente fo enorme, incredibile; ma Oianturco trovò anche un attenuante: il movimento ferroviario nell'anno che sta per finire presentò un incremento imprevisto ed imprevedibile : era stato del 2 °/0 annuo per lo passato; con u11 ~alto col.ossale, e di cui per altro verso c'è da rallegrarsi, a rrivò al 18 °/0 i11 quest'ultimo periodo. Ma l'incremento straordinario non si avverò soltanto in Italia; fu comune nei principali Stati di Europa; in Francia come in Austria e in Ungheria , in Prussia come in Isvizzera ed anche 11egli Stati Uniti. D' onde altrove le conseguenze che si sono avvertite in Italia: lamenti indiavolati del pubblico, e degli industriali e dei commercianti per la manca;,za di vagoni; lamenti non solo nei giornali, ma che sono stati portati alla tribuua del Senato francese colla stessa vivacità colla quale furono denunziati a Montecitorio. La deficienza dei vagoni naturalmente ebbe la sua pernidosa ripercussione in Italia : le fabbriche all'estero ebbero ordinazioni in grande quantità dalle aziende ferroviarie locali e perciò non poterono eseguire quelle nostre ; e noi non trovammo quella disponibilità di roubili da prendere in affitto immediatamente e temporaneamente che ci aveva aiutato altre volte. Si disse che l' on. Gianturco insistendo molto, forse più del necessario, negli inconvenienti gravi, analoghi a quelli italici, che si deplorano altrove abbia voluto dare il conforto magro che viene dal proverbio: mal comune mezzo gaudio. Mél la sua enumerazione precisa aveva un valore più sostanziale: mostrava che il disservizio ferroviario per deficienza <li vagoni se deplora vasi all'estero come in casa nostra era segno che non era imputabile ad errori o colpe speciali degli uomini e del le istituzioni in Italia. Ed e vero. Gianturco dimostrò che si esagerava nel lamentare la deficienza dei v:i.goni tanto a Genova quanto altrove. Dove possa arrivare questo malvezzo della esagerazione può rilevarsi da questo episodio caratteristico che togliamo dal Giornale dei Lavori Pubblici (12 Dicembre). Nel N. 341 della Stampa di Torino si aflermava che una Commissione di lavoratori del porto di Savona si lamentava che di fronte ad un fabbisogno di almeno 180 vagoni al giorno a quel porto nei primi di Dicembre non se n'erano dati che 8 o 12... Ebbene risulta dai registri dei la stazione dal giorno 3 al 10 Dicembre che la media di carico giornaliero era stata in quel periodo di dueceuto trentadue carri al giorno l!... 2.0 L'incremento straordinario del movimento ferroviario, in Italia ebbe una causa eccezionale: l'Esposizione di Milano. I treni in arrivo e in partenza nella grande metropoli lombarda furono innumerevoli - a migliai;1 al giorno - e furono parecchi milioni i viaggiatori che da ogni parte d' Italia vi accorsero. Io questa difesa si trovò, però, un motivo di accusa, che colpiva proprio Gianturco; ed era la sola, di cui egli poteva essere chiamato responsabile. Data la constatata deficienza di macchine, vagoni e impianti fissi, si obbiettò, non fu grave errore aggravarne le conseguenze accordando eccezionali riduzioni di tariffe che centuplicarono il movimento per e da Milano ? » 111 verità non dovrebbe essere possibile formulare q uest' accusa , che circolava sommessamente durante la discussione. Se fosse mancata quella riduzione di tarifle e il successo della Grande Mostra ne fosse stato com-
624 RIVISTA POPOLARE promesso ben altri rimproveri sarebbero stati mos~i aJ Ministro ed all'az.ienda Jerroviaria. Negare la nduzione per l'Esposizione di Milano, mentre la s_ier~ sempre concessa non diciamo per al tre mostre minor~ e per altre occasioni patriottiche , ma ':nche. pè~ Conaressi minuscoli e pei pellearinaggi elencali sarebbe stato un vero delitto di l;sa italianità e di lesa vita economica. Non vale la pena nemmeno di fermarvisi. 3.0 Accusa più seria è qudla di aver voluto fondere tre oraanismi ferroviari e di averne· voluto b . . trasformare l'ordinamento improvvisamente e rapidamente. Le tre direzioni generali dell'Adriatica, della Mediterranea e della Siciiia rappresentavano un discreto decentramento ed erano tre organismi che funzionavano da venti anni In questo uso gli anni trascorsi avevano dato a quegli organismi le qualità delle scarpe vecchie, che pur facendo un po di male si erano adattate ai piedi; esistevano con: suetudini cui il pubblico si era adattato e ~apporti collo stesso pubblico , che rendevano quasi a_ut<?- niatico il funzionamento delle aziende ferroviarie. Ora tutto questo si volle mutare come con uu colpo di bacchetta magie,1. Non s~lo si ~olle un maggiore decentramento colla creaz1?ne d~ nu~1e-:- rose direzioni compartimentali, ma 1 funz10nan s1 spostarono: si tolsero dagli uffici_nei quali ~i-eran~ sviluppate le loro attitudini e si allogarono in uffici nei quali non avevano dimestichezza•· alcuna e furono mandati in luoghi, dei quali non a~evan~ conoscenza e tra su peri ori e subalterni , dei q uah non avevano la fiducia e ìa conoscenza personale, toaliendo all'organismo ferroviario quel pregio che vi~ne in guerra dall' ordinamento territoriale , che mette in contatto tra loro uomini che si conoscono e tra i quali c'è stima e<l afletto reciproco. Si aggiunge nella critica che si n:rntò l' o~diname~~o ferroviario mentre questo era 10 funz10ne ; c10 che equivale al danno di mutamento Ji fronte di un esercito investito dal nemico. I critici su questo punto riassunsero il loro pensiero col vecchio motto quieta non movere! Il principio del decentramento era stato s'?st~- nuto dalla parte democratica sin da quando si discussero le convenzioni ferroviarie del 1885. Lo affermò l' on. Colajanni in un grande Comizio a Catania nel 1884· ed il decentramento rnercè Je Direzioni cornparti(nentali è un correttivo della onnipotenza della Direzione generale, che, resa autonoma, potrebbe diveni re uno Stato nello Stato. Ma il momento non fu bene scelto per la trasformazione; le rispettive attribuzioni e responsa:- bilita non furono ben determinate ; non c' era 11 perso1_1ale_adatto, disciplinato , educato alla nuova orgamzzazwne. Il momento non fu bene scelto perchè ad un tempo si dovettero fare diverse innovazioni; delle quali la minore era il passaggio dall'esercizio privato a queìlo di Stato. Era più diffìcife fondere, armonizzare il personale che veniva da diverse amministrazioni, eh' erano state spesso in urto, se non in antagonismo. E senza armonia , senza il sentimento della soEdarietà collèttiva il grande organismo ferroviario non poteva bene funzionare. Lasciando in piedi la vecchia organizzazione e la distribuzione dei servizi all' antico personale c' era modo e tempo in qual.che anno di conoscere 111eglio le attitudini dei principali funzionari e poterli destinare in guisa che davvero di loro si potesse dire : che ciascuno· si trovava al suo posto. Di più perchè le relative autonomie compartimenta li fossero cosa reale ed utile era indispensabile ehe ciascun compartimento avesse la relativa sufficiente dotazi0ne io materiale rotabile. Ora la dotazione opportuna era in se difficile in Italia per l'attivita non ugualmente distribuita in tutti i mesi del· l'anno; era resa impossibile per la deficienza iniziale dei carri e delle macchine. Solo nel caso della sufficiente dotazione di ogni compartimento la Direzione aenerale poteva utilmente intervenire ridistribuendo fn certi momenti il materiale in guisa che i compartimenti che lo avevano in eccedenza lo dassero in prestito agli altri che ne mancavano: Perciò è da condannare la nuova organizzazione data alle ferrovie, non in sè stessa, ma pel momento e per le condizioni nelle quali si attuò. Ciò che disse il Gianturco a difesa; e cioè: che al' inconvenienti lamentati non derivavano dalla ~uova organizzazione , tanto che nel mezzogiorno le ferrovie avevano funzionato discretamente bene ed anche mealio che coll' esercizio privato conterma e non distriage il valore delle critiche esposte perchè dim~sfra pe! lo appun_to che tra le ~in~ole parti non cera fus10ne orgamca e vera sohdanetà funzionale. 4.0 Si disse che mancava la vera entente, l'armonia e la solidarietà nel personale derivante da tre società diverse; si aggiunga che i danni e gli incovenienti della fusione ~tffrettata e dd mutamento delle attribuzioni .l:urono aggravate dallo intervento iniquo di un quarto elemento: quello dello Is_pettorato generale ferroviario - la creazione infelice di Genala. A torto o a ragione - più con ragione che a torto - l'Ispettorato era discreditato tanto di fronte alle Società quanto di fronte al pubblico. Non potevano stimarlo le Società che avevano potuto eludere sempre gli articoli delle Convenzioni del 1885 che non andavano loro a grado senza che l'Ispettorato che ne aveva il dovere le richiamassero alla loro osservanza. L' inchiesta Saracco , le denunzie di Pantano nel 1886, i provvedimenti di Prinetti che fece rigurgitare alle Società qualche milione frodato allo Stato costituiscono tante prove della impotenza, della inutilità dello Ispettorato. Ciò che disse l'on. Tedesco nella discussione ultima serve di controprova; egli aflermò che sotto_ la su~ g_esti~ne. mi_- nisteriale l'Ispettorato dovette fare 1 bilanci d1_ diciotto anni delle Società e che quel lavoro g10vò enormemente per le liquidazioni ferroviarie. Ma perchè l'Ispettorato non aveva provveduto anno per anno a quel lavoro? Certamente fu opera utile ai fini delle liquidazioni quello compiuto sotto il ministro Tedesco. Ma quanti elemeoti non sfugoirono dal calcolo in questi bilanci dirizzati su alla lesta dopo 18 anni ? Il pubblico alla sua volt_a intravvedeva~ ~o:se esa: aerava e giudicando come disonesta comphcna quelli ~he erano soltanto l'efl:etto dell'inerzia e dell'ignoranza ; e teneva in grande discredito _l' ~spettorato coinvolaendo nel biasimo e nella dis1st1ma anche molti f~nzionari eh' erano ottimi sotto tutti gli aspettl. . , .. Ora che cosa avvenne col passagg10 dall eser~1z10
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