Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 22 - 30 novembre 1906

596 RIVISTA POPOLARE L'anarchiaitaliana Alcuni anni or sono - non ricordo bene se nel Dicembre 1903 o 1904 - pubblicai nella Nuova Antologia un articolo sulle condizioni politiche e morali dell'Italia, che a qualcuno parve impreonato di soverchio pessimismo, ma che i più trov:rono moderato e al disotto del vero Gli avvenimenti che si sono svolti posteriormente dimostrano che c'è un notevole peggioramento. Si direbbe che il progresso economico colossale del paese stia in antitesi perfetta col regresso morale. Lasciamo da parte la delinquenza ordinaria ed enumeriamo alcuni fenomeni individuali o collettivi senza ordine logico e senza rispetto della cronologia_, così alla rinfusa, come mi si presentano alla memona. Si deplorò che il cattivo uso della libertù di sciopero e di manifestazioni di ogni genere avesse provocato e spesso reso inevitabile 1'interven to della forza pubblica con relative stragi in gran parte derivanti dalla impulsività degli stessi uomini di cui sono fabbricati le folle e i soldati e per impedirne la ripetizione si ricorse ai pazzeschi tentativi di sciopero generale, che non potevano servire se non a moltiplicare quegli urti e quelle occasioni che si volevano evitare; abbiamo assistito inorriditi alla uccisione di un professore per parte tli un preteso anarchico sol perché il primo voleva usare, a fin di bene, di un diritto suo e sono frequenti gli attentati degli studenti analfabeti contro i maestri rei di non voler loro accordare delle patenti e degli attestati di cultura; i ferrovieri ci fecero assistere all'ostruzionismo disastroso per la economia nazionale e poscia al tentativo di sciopero che fu una sconfitta morale per loro, ma che assicurò ai medesimi gran parte di quei miglioramend che insistentemente pretendevano e che violentemente imposero; gli studenti delle scuule seconda rie e delle Università sotto l'influenza del contagio psichico proclamano periodicamente uno sciopero per protestare contro la tassa o contro il regolamento, che considerano vessatori, perchè li vorrebbero costrin• gere a studiare e ia loro ira allegra sfogano contro le panche, contro le porte, contro i vetri, distruggendo tutto ciò che si deve rifare coi quattrini .... dei loro genitori; gl'industriali non contenti della protezione doganale, per ottenere alleviamenti nell'imposta di ricchezza mobile, hanno chiuso gli opifici spingendo gli operai al tumulto per fame, onde intimidire gli agenti, educandoli allo sciopero che poscia volgono contro loro stessi; minacciano uno sciopero gl' impiegari demaniali; ricorrono ad ammutinamenti a scartamento ridotto i macchinisti navali; i tramvieri di Roma si mettono in isciopero perchè uno dei loro sogna non si sa bene quale bricconata della Società; i magistrati stessi, che dovrebbero dare l'esempio solenne del rispetto alle leggi ed all' ordine costituito , hanno minacciato, ed organizzano un Congresso , da cui potrà sortire la ribellione; i carabinieri, i membri <lell' arma benemerita, brontolano maledettamente e i pizzardoni di Roma si ammutinano addirittura; i sottoufficiali dell' esercito pubblicano una lettera che prelude ad un pronunciammto alla spagnola ; i doganieri umiliati dal fatto che l'Italia incassa troppo per loro mezzo si danno all'ostruzionismo onde allontanare gl'importatori ; e industriali e commercianti giustamente malcontenti della insufficienza e del servizio ferroviario minacciano b serrata per complicare l'una e l'altro. Potrei continuare nella enumerazione dei fenomeni morbosi, che intristiscono 1a vita pubblica italiana. Ma credo che bastino quelli esposti per farci .:omprendere che attraversiamo una fase della vita assai dolorosa e pericolosa, nella quale ci sono tutti i danni di un periodo rivoluzionario senza che ci sia la prospettiva degli sperati benefizi. La fase che attraversiamo d'altra parte prova che in Italia non c'è un partito, un nucleo che creda nella rivoluzione nazionale e voglia tentarla; se ci fosse la tenterebbe e sarebbe~suo dovere tentarla. Quale momento più opportuno, infatti, per fare appello alla violenza onde mutare un insieme di condizioni che esprimono profondo e generale malessere, di quello in cui tutte le forze governative e sociali sembrano · colpite da paralisi, quando l'organizzazione del.la resistenza sembra in piena dissoluzione ? I dinastici miopi confondono quest' assenza di spirito rivoluzionario come una prova delle salde radici che le istituzioni presenti hanno nel paese, dimenticando che quando in uno St:1to le basi <lel1' ordine sono negative nessuno può farsene bello e che non ci può essere ordine nel senso elevato della parola là <love dai più miseri contadini, che protestano in modo formidabile emigrando , alle classi dirigenti, tra i soldati, tra i carabinieri , tra gli operai, tra i ferrovieri, tra gli studenti, tra i professori, tra i magistrati, tra i funzionari di tutte le categorie il disgusto, il malcontento, lo scetticismo sono a-rrivati gradatamente - il fenomeno non è cominciato oggi : Bonghi, Villari e tanti altri eminenti lo avvertirono più di dieci anni or sonosono arrivati, ripeto, ad un punto che non sembra superabile. In questi casi manca lo spirito rivoluzionario, pur non essendovi una classe, un partito, delle forze conservative, perchè mancano le energie vitali, perchè mancano quelle idealità collettive che generano e fanno riuscire i grandi movimenti rinnovatori e sono sostituite dai sentimenti piu gretti, degli interessi meschini individuali, da una espansione di egoismo, che non consente la preoccupazione per tutto ciò che non ci riguarda direttamente e immediatamenre. Tutte le nazioni hanno avuto questi periodi morbosi; più di tutte l'Italia per ragione della sua storia. A me pare che moralmente e idealmente siamo in un momento rassomigliante a quello in cui trionfò l' uomo <li Guicciardini. · Questa esplosione di egoismo non viene contraddetta dalle manifestnioni di solidarietà che si hanno in uno sciopero, o nel praticare l' ostruzionismo. In questo caso la speranza o la certezza di conseguire i propri fini individuali attraverso allo sforzo collettivo· è ciò che impone la solidarietà. Parimenti non si può dire che prevalga tra gli Italiani la disciplina , come forza interiore e non come ubbidienza al rispetto di certe forme e al compimento di certi atti per paura di punizione. Riassumendo e tenendo conto della enormi dif. ferenza nel grado di ci·.riltà, nelle condizioni demografiche, nelle tradizioni ecc. l'Italia si rassomiglia I l I

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