RIVISTA POPOLARE. 591 benissimo gareggiare m serietà con quello della Santissima 'rrinità ... Una ipote8i si potrebbe adottare per dare aspetto meno umoristico a tali strafalcioni ; ed è questa : che l'Ungheria voglia acquistare l'autonomia dogana.le per adottare un feroce protezionismo contro l' Austria e per adottare il liberismo verso gli altri Stati; ed è il solo modo di potere spìegare i propositi che l'Avanti! attribuisce a Kossut, ci::ièdi promuovere la produzione ungherese senza ricorrere al protezionismo. Ma in questo caso si riuscirebbe a questo asirnrdo politico: 11na delle due parti che compongono la monarchia austroungarica non accorderebbe alY altra la clausola della nazione più favorita ... 'l'anto varrebbe che il mezzogiorno d' Italia e la Sicilia, se lo potessero, inna.lzas · sero barriere doganali insormontabili al Tronto contro i manufatti dell'Alta Italia e spalancassero le porte ai rrodotti similari della Francia, dell'Inghilterra, della Germauia ecr. In ogni modo in attesa delle novità veramente straordinarie cui ci dovrebbe fare assistere l'Ungheria colla sua politica economica quando avrà acquistata la propria autonomia doganale , contro le grottesche affermazioni che l'Avanti I mette in bocca a Kossut sta il fatto che, ora come ora, l'Ungheria è rigidamente, ferocemente proteziouista. Possono ignorarlo i socialisti del giornale di Roma ; ma non lo ignorano gl'ltaliani; ì quali sanno che sui propr; vini furono proprio gli ungheresi che insL,tettero sino alla frenesia a:ffinchè venisse imposto un dazio di circa il 200 o/o sul valore del prodotto. E con questo pò pò di liberismo alla Kossut, pel . quale. l'Avanti! va in sollucchero, si è riusciti a questo risultato: l' f'Sportazione di vino italiano nell' Austria Ungheria da un milione e mezzo di ettolitri è stata ridotta a mf'no di cinque mila ettolitri ..... Il mercato ungherese è stato assicurato con esclusività assoluta ai vini ungheresi in grazia del liberismo stranissimo che suscita gli entusiasmi del giornale socialista italiano. Se Cobden tornasse in vita, di fronte ad un siffatto liberismo certamente sentirebbe il bisogno di proclamarsi protezionista. + . Cattolici e clericali. - Si è dibattuta una singolare. pol~mica tra Paul Sabatier e il gesuita Padre Brandi, direttore della Civiltà Cattolica, cioè dell' organo più autorevole del Vaticano. Sabatier distinse i cattolici dai clericali francesi ed ebbe parole rispettose pei pr:mi, d~ biasimo e di disprezzo pei secondi. Padre Brandi ba risposto che la differenza non esiste e ch1:i clericalismo e cattolicismo sono tutte una cosa ; chi offende i clericali offende i cattolici e viceversa. Padre Brandi certamente è più autorevole del protestante Sabatier nel conoscere le varietà del gregge di cui egli è guida. Forse ha ragione affermando che le pecore nere sono tante pecore quanto quelle bianche. E' nel suo interesse di reazionario assoluto di stabilire una stretta solidarietà tra clericali e cattolici perchè ai reazionari, naturalmente giova e piace combatter~ con esercito compatto e numeroso anzicchè vedersi abbandonato per istrada da una buona metà dei combattenti. Aggiungiamo per parte nostra che agli amici veri del progresso fa comodo e piacere com· ?a~tere a viso scoperto contro clericali e cattolici uniti rnsieme. Essendo il Papa nn ciericale e dovendo i cattolici cieca obbedienza a lui, come potTebbero restare cattolici dis·1bbidendo al Capo della loro Chiesa? E' q~ello che andiamo dicendo da un pezzo ai migliori e più sinceri democratici-cristiani. La distinzione si dovrebbe porre tra cristiani e cle1 icali , perchè i cristiani sono una cosa di versa dai cattolici. In ogni modo è sicuro che nella vita a.ttuale e nelle presenti condizioni degli spiriti la differenza. ammessa da Sabatier esidte e viene ammessa da spiriti religiosi ed areligiosi o au ti religiosi. E' di questo avviso anche Don Romulo M11rri , che ne ha trattato in un buon articolo del Oor-rie1·edella Sera. E noi, data l' attualità dolla discussione lo riproduciamo nella rubrica della Rivista delle 1·iviste q uan tun que nella medesima di ordinari o non trovino posto i riassunti degli articoli pubblicati nei giornali quotidiani. + Il fallimento delle quotizzazioni. A pro posito del bosco Montello. - Nel 1892 ìl go• verno italiano e il Parlamento votarono una legge che aveva tutte le apparenze della saggezza e ch'era. certamente il prodotto delle migliori intenzioni dell'uno e dell'altro verso le miserissime popolazioni che vivono attorno al bosco Montello io provincia di Treviso e la cni miseria era tale che gli abitanti di quei Comuni erano chiamati bis-nenti, due volte niente. L' ex bosco Mo11tello della estensione di ettari 5912 fo diviso in due parti: una metà fu assegnata a. quote di ettari 1 e mezzo circa a 2015 famiglie povere; l'altra metà fu venduta per L. 1,333,000. La quale somma fu destinata a costituire una Cassa che doveva soccorrere i contadini poveri, che avevano avuto le quote e procurare loro animali, sementi e tutto ciò che occorreva per la colt11ra. Le qnote non divenivano proprietà libera e definitiva se non quando i possessori doro un Resseonio avevano rimborsato la Cassa delle anticipazioni ricevute. Ebbone: questo provvedimento che sembrò saggio e filantropico è fallito completamente. Il fallimento è stato constatato dal Dott. Ilario Zannoni, che ha fatto una diligente inchiesta per conto della Società umanitaria Loria di Milano, e lo desume da questi dati : dalla vendita delle quote ricevute dalle famiglie povere e dalla miseria pert'i~teutc che costrinise i bisnenti ad flmigrare. Noi avremmo delle riserve a fare sulla emigrazione presa come indice di miseria specialmente in questo momento; ma è certo che la vendita delle quote ha un grave significato, che trova riscontro altrove. Infatti nel Mezzogiorno e in Sicilia gran parte dei contadini che avevano preso a censo un lotto di terre delle corporazioni religiose o del demanio o che avevano ricevuto una quota dei demani comunali i cui avanzi sfuggiti alle usurµaziooi dei signori con leggerezza imperdonabile credendo di fare della buona democrazia e magari del socialismo spicciolo, furono divisi tra le famiglie povere, finirono per cederli ad altri limitrofi proprietari arrotondandone i poderi , se non creando gli odiosi latifondi che si vogliono distrutti. Le quotizazioni dei demani sollevarono poche famiglie povere e privarono di un reddito sicuro i dissestati Comuni. Ciò che si ertt constatato in Sicilia e nel Mezzogiorno si è verificato nel Veneto: i possessori delle qude non trovarono nelle medesima i mezzi per la sussistenza e se ne sbarazzarono. Cosi una persona competente del 1 uogo confessa va al Zannoni che nel Comune di Nervesa le quote alienate rappresentano dopo pochi anni il 40 °/0 e che fra non molto, quando i quotisti avranno la libera proprietà del lotto, si arriverà al 70 °fo. Da un articolo della Revue politique et pai·lamentafre , che i lettori troveranno nella Rivista deUe 1·iviste, si apprende che lo stesso fenomeno si è presentato in Ispagna. La evidenza di questo fatto è tale che il Zannoni si associa ad un conservatore come il Salandra in quasto giudizio : « Le leggi eversive della feudalità mossero da questo concetto : che bastasse offrire al proletariato agricolo un pezzo di terreno per mutarlo stabilmente in proprietario. L'esperienza ha dimostrato vana la generosa asserzione. Per evitare che peggiorassero le condizioni della produzione e dell' accumu-
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