Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 22 - 30 novembre 1906

RIVISTA POPOLARE 601 Comune paga per l'azienda di Tornaso Porti nari a Bruggia; domani pagherà tutti i debiti del Medici e sarà fallita. - Messer Lorenzo fa molto bene in Firenze. A lui si deve la ricchezza della nostra città , ed è lui che bandisce le feste ..... - E che le paga - interruppe uno del gruppo. - E con le feste egli compra la Repubblica e bi fa signore di Firenze - replicò il Nigi. - Si direbbe che abbiate dimestichezza con casa Pazzi - disse uno che soffermatosi poco discosto aveva inteso le parole del Nigi. - Non l'ebbi mai - disse questi guardando torvo l'intervenuto, e s'allontanò lentamente. Ormai la piazza era piena di gente e i gruppi si componevano e si scomponevano coi:iì come volevano il caso e la necessità. Il solo brilla va alto, sul purissimo cielo e la snella torre del Palagio spiccava bruna, come nn grande atto di forza, come una violenta aspirazione umana fatta pietra. Un filo sottile di vento che spirava di là dal1' Arno e scendeva, profumato di giaggiolo e di mammole, da San Gaggio e da Santa .Margherita a Montici temperava il calore di quella mattina di giugno. Sotto l'ondata delJa luce scintillante gli arazzi esposti alle finestre, i tappeti serici, le bandiere variopinte sembravano acquistare una maggiore vivezza di colori ed una maggiore vaghezza di disegni e di penombre. Le vesti dei cittadini parevano più ricche, più adorne più belle. Le donne passavano ingemmate ed ingioiellate; portando su la testa , al collo , alla cintola, i fermagli, le spille, i pendagli, le cinture cesellate dai migliori artefici della città. Quà e là su la piazza si forma vano circoli in mezzo ai quali garzoni e donzelle ballavano; altrove la folla s'addensava intorno ai can tastorie e ripeteva, in coro con loro, le canzoni a ballo e i canti carnascialeschi che avevano in quegli anni grande voga. Improvvisamente la folla ondeggiò come respinta da una massa più pesante che la urtasse compatta. Da Via dei Calzaioli sboccò prima una grande folla di popolo festante, poi si videro apparire una, due, dieci bandiere, poi finalmente arrivò su la piazza una lunga fila di carri decorati da festoni e ghirlande, coperti da grandi tele di velluto a vari colori, e tutt' intorno parati di tele dipinte. Gli montavano alcuni giovani vestiti di corte zimarrette bianche, con calzari rossi e azzurri, i colori dei Medici, e con in capo il tocco bianco col giglio Fiorentino. Mentre i carri passavano essi gettavano alla folla che si accalcava intorno, frutta, dolciumi e monete. Nella folla era una lotta rabbiosa per riuscire ad impossessarsi di ciò che i giovani lanciavano dall' alto dei ca.rri. Sovente qualcuno dei più sfortunati rotolava per terra ed allora, era un'aggrovigliarsi, un pestare, un premere di quegli che gli erano prossimi per portargli via quello che il malcapitato era riuscito ad afferrare. E su tutte le grida una frase dominava, ripetuta cordialmente dalla folla. - Vivano i Medici! Quando i carri furono tutti schierati dinnanzi alle Logge de' Lanzi apparì sulla piazza l' ultima parte del corteo. Erano i cavalieri che dovevano prender parte alla giostra in Piazza S. Giovanni ed i fantini che dovevano correre il palio. Ultimi di tutti guidati da Agnolo Poliziano, che insieme ad Arrigo 'redesco faceva loro da interprete. circondati dai più fedeli e consueti amici di casa Medici, venivano gli inviati di Mattia Corvino, gravi nelle loro pesanti vesti di velluto e pelliccie ricamate d' oro. Il Magnifico Messer Lorenzo de' Medici mancava. Mentre al canto delle canzoni, al suono delle nacchere, si mescolava insistente il grido della folla che acclamava ai Medici, una voce incominciò a serpeg, giare fra la folla, vaga prima, poi di più in più in~ sistente e precisa. « Messer Lorenzo non era venuto al corteggio, non era andato al Carmine perchè aveva saputo che lo volevano assassinare•. E talun1 dei colpevoli erano già nelle mani del Bargello. Tuttavia la folla non faceva grande attenzione ai propalatori della notizia, anzi li avrebbe male accolti se Messer Lorenzo non fosse mancato al corteggio, e se alcuni dei suoi più intimi non vi fossero comparsi armati di tutto punto, pronti a battaglia, più che a giostra o a corteo. Improvvisamente un suono lungo e cupo mise un brivido di terrore nella folla; la campana del Bargello lanciava nell'aria il suo lento rintocco, che-annunziavano l' arresto e fors' anche l' esecuzione , dei nemici dello Stato. La campana tacque; le trombette dai carri sqnittirono una allegra fanfara e nella folla le grida, i canti, i suoni, l'allegria ripresero il loro corso. E parve che i tocchi lenti, gravi, funebri della campana del Bargello fossero stati un errore o un brutto sogno, quando dalla ringhiera accanto al Morzocco una voce che dominò il tumulto echeggiò nella piazza. - Ohè, Fiorentini dell' anima codarda, non sentite voi che in Bargello si ammazzano gli ultimi difensori dellaRepn bblica !!E voi ballate e cantate e giostrate?- Colui che parlava era un carr~ttiere , aitante della persona, dalla faccia maschia e forte , e stringeva in pugno una corta e forte mise'ricordia. La folla gli fece largo intorno, e una parola volò rapida su le labbra di tutti. - È un pazzo! È pazzo! - No perdio .eh' io non sono pazzo. Non mi ricono· scete Fiorentini ? lo son Bista Frescobaldi , e vi dico che se non vi liberate dei Medici, voi potete dire addio alla repubblica e alla liberta. Orsù dunque, Fiorentini, per la repubblica e per la libertà. addosso ..... Una pietra lanciatagli in faccia da una mano sconosciuta gli troncò in bocca la parola, al tempo stesso un sergent~ del Bargello seguito da alcuni famigli gli si avvicinò. I soldati abbassarono le lancia, lo misero in mezzo e prima eh' egli avesse il tempo di servirsi della s11adaga egli si trovò con le braccia legate dietro la schiena. All' avvicinarsi degli uomini del Bargello la folla s' era disper~a d' intorno al Frescobaldi. Quand' egli con la faccia sangL1inante, passò attraverso i festeggianti, circondato dagli scherani, le interrogazioni s'in-

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