600 RIVISTA. POPOLARE - Chi ve lo ha detto? chiese Maso del Porta. - Egli stesso, s' è. introdotto in Firenze venendo come carrettiere di Lorenzo. - Bravo! - mormorarono alcuni. La piazza s' andava ormai affollando. Gruppi di popolani s' addensavano intorno al trofeo, altri si formavano sotto la Loggia, o intorno al Marzocco. I più noti, e più ricercati fra i foorusciti, eh' erano furtivamente rientrati in Firenze per dar mano alla congiura , s' allontanarono verso via de' Condotti , e gli altri si sparpagliarono fra la folla per prepararla allo scoppio della rivolta ed ecci tarla. Intanto già l' allegria incominciava. Passavano comitive di artigiani preceduti da bandiere e portavano fiori e rami d' albero, passavano gr11ppi di ragazze vestite di bianco per la processione, e le voci gaie, e le canzoni giulive echeggiavano nell' aria calda d'una serena mattinata dei primi di giugno Un cantastorie, accompagnato da alcuni suonatori s'era fermato su l'angolo di Por' Santa Maria e cantava una canzone a ballo scritta da Lorenzo: Usa Madonna tua bella età verde chi ha tempo e tempo aspetta, tempo perde. E la folla ripeteva in coro questi due versi e plaudiva alla gaia facondia del Magnifico Lorenzo. Alcuni dei congiurati s' avvicinarono •·al cantastorie e si confusero fra la folla. A gruppi i cittadini passeggiavano parlando fra loro, aspettando che Lorenzo, di ritorno dal Carmine, passasse per la µiazza del Palagio andando verso San Giovanni. Doveva fermarsi al trofeo per ascoltare un complimento, e ricevere un dono che gli avevano preparato gli orafi della città. Il notaio dell'arte, i. bandierai e alcuni dei più influenti membri della corporazione s' erano già racco! ti in torno allo zoccolo che forma va la base dell'alto pennone, e aspettavano. I ragionamenti sulla piazza erano diversi, e di varie intenzioni secondo la coodizio.ne e la qualità di coloro che, passeggiando, ragionavano. Nuto dei Gianfigliazzi stava appoggiato alla ringhiera accanto al Marzocco ed ascoltava. - Io vi dico - era un vecchio che parlava ad alcnni giovani - io vi dico che tutte queste feste corrompono il buon costume. Vi fanno troppo de~iosi del lusso. Quand' io maritai la mia Diomilla mi bastò darle in dote venti fiorini larghi, un filare di perle, e una veste di panno fino adorna di pizzi di Fiandra; oggi essa per maritare Maria ha già speso settanta fiorini larghi per il solo corredo , senza le gonne e 11011 le bastano. Così andiamo male -·- sospirò il vecchio. - Ma ci di vertiamo però -- risposero in coro i . . g10vam. - E mandate in malora la repubblica - disse forte Nuto. I giovani si volsero, lanciarono una occhiata al1' interruttore e s' allontanarono prestamente. Quelle parole erano sembrate audaci. - Una spia di Lorenzo, o un rompicoIlo - mormorò il vecchio seguendo i giovani. Alcune giovinette passarono vicino a Nuto e gli sorrisero. A una di esse egli domandò : Mi conoscete? - No; ma non importa; forse avete dimestichezza col Magnifico. E passarono ridendo e motteggiando. - Sgualdrine - mormorò N n to. Alcuni popolani s' accalora vano in una discnssione. Nuto s' avvicinò per udire. - Io vi dico, gridava uno di essi, che mai Fiorenza è stata altrettanto ricca e rispettata. Altro che i tempi di Messer Cosimo ! Io il ricordo bene. Ero bardotto allora e stavo in bott~ga. di Drea. degli impiccati, quel di Berto del Castagno. Si lavorava molto allora, anche per Messer Cosimo, ma i guadagni erano piccoliJe rade le feste. Invece ora e tutt'altro. Il mese scorso ci fu una festà, ora e' è questa, fra poco arriva San Giovanni, la più bella festa. della città. E si guadagnano i fiorini larghi, a iosa. - Peccato riprese un altro , che non tutte le arti sieno come la tua. Orafi e pittori guadagnate bene, noi della lana ..... - Voi della lana, interruppe un magrolino dalla faccia maligna, voi della lana state anche troppo bene. Del resto non è per le paghe che vi lamentate. Vi ricordate Michel di Lando e vorreste tornar lassù ; a far la legge - ed accennò il Palazzo della Signoria. - E perchè no? Il popolo di Fiorenza non ha altro Signore che Oristo. Non lo vedi scolpito là - ed accennò alla ·porta maggiore del Palagio : Rex Regum. Quello vuol dire ..... Una risata stridula interruppe, e Nuto prendendogli il braccio. - Quello vuol dire, disse, Cristoforo Spinelli Gonfaloniere, creatura de' Medici, eletto co' voti dei cittadini dell' arte della lana. - Ben detto, Messere, ben detto. - Non basta approvar con le parole. Bisogna farle seguire, da gli atti, replicò Nuto. Fiorenza ha da essere libera .. - E libera è, Messere Gianfigliazzi - affermò uno della brigata. - Libero di battere il didietro su la pietra de' falliti in Mercato Nuovo - interruppe un altro che s'era avvicinato. Parve che un senso di alto stupore colpisse gli inter]ocutori. Francesco di Nerone de' Nigi, 'il bandito da Firenze, era dinanzi a loro - Dio mi danni, disse ridendo d' un amaro suo riso , voi potete darmi nelle mani del Medici, ma non potete negare che quello che io dico non sia vero. - Cecco siete imprudente, mormorò Nuto che non era rimasto men degli altri sorpreso dall'intervento del Nigi. - E che m' importa, se costoro mi vendono ? - A Dio non piaccia Messere, replicò il primo che aveva parlato, il mestier del Bargello non lo facciamo già noi. Ma però è giustizia dirvi che le vostre parole non son verità. - Ah! no fratelmo? E allora perchè dunque il Comune di Fiorenza ha pagato i,iù di centomila fiorini per salva.re il Medici dal fallimento? Meglio sarebbe lasciar che Messere Lorenzo gustasse della pietra novella sotto le Logge. - Questo lo dite voi Messere. - E tu pure lo dirai, ma sarà tardi allora. Oggi il i
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