RIVISTA POPOLARE 599 !I cielo aveva una serena trasparenza nella quale l'avvicendavano sprazzi di luce rosea a fasci di lucid' oro, mentre -lealte torri della città parevano immerse in un vaporoso bagno scintillante di sprazzi opalini e di grevi penombre violacee. Una comitiva di popolani traversò la piazza. Li precedeva una bandiera con lo stemma dei Medici ed erano seguiti da carri colmi di frutta, di fiori e di vino. Veni vano da Careggi e s' avvia vano verso il palazzo dei Medici. Uno dei mercanti si staccò dal gruppo e s'avanzò verso la comitiva, alcuni della quale lo salutarono familiannente. - Addio Messer Bono: - Buon giorno Messere: - Dio v'abbia in guardia padrone. Messer Bono de' Nerli, lasciò che tutti gli passassero innanzi. A quelli che lo salutavano rispondeva con un cenno della mano Mentre passavano i carri egli fece un cenno ad nno dei conduttori, questi con un altro cenno rispose. Bono gli si avvicinò: - Ebbene? - chiese concitato - Ebbene questa mane al C<trmine gli faremo la festa -· rispose il carrettiere. - Voi pensate di esserne? - Chiese Bono al carrettiere. - Si e no. Ho tutto ben disposto per la riuscita della faccenda, ma voi lo sapete Messere : fai da te, farai per tre. Se arrivo a tempo ci sarò certamente anch'io. In ogni caRo, là ci sono già Amoratto di Guido Baldovinetti e Pippo B:'.dducci. Dev'esserci andato anche Agnolo Bi liotti. A veto visto Napo del Pace? - No. È egli della partita? - Dovrebbe. Fu avvertito? - Sì; ma non è certo eh' egli venga. E i forusciti? - Aspettano a Santa Lucia de' M_agnoli._E il segnale dell'entrata sarà il suono della Martinella. - È tanto tempo che tace. - E la faremo suonare a gloria. Appena sarà morto. - Colpite al collo. Messere Lorenzo porta il giaco. Il carrettiere apri un poco il giusta.corpo e mostrò una corta e forle daga che portava alla cintura. - Questa fora gli zecchini , disse ridendo , la comprai da un saracino quando fui con Messer Jacopo Strozzi, ai Turchi. Gli passera il giaco , e la corazza , se l' avesse. - E ridendo scoprì una fila di denti bianchissimi. L'altro ebbe come un sussulto. - E andate armato in Via Larga? Al . carrettiere lampeggiarono gli occhi, raddrizzò superbo la curva persona, e sulla faccia, larga, maschia, forte alle mascelle, dal mento quadrato e le zigome sporgenti passò un lampo di sdegno, mentre le labbra gli si torcevano ad una smorfia di spregio.- Eh! per Iddio, disse quasi ad alta voce, Bista Fresco baldi è ben andato armato altrove! - Ssss, gli susurrò l'uomo che gli si era avvicinato, uon vi rischiate innanzi tempo. Io torno in piazza. - Va bene. E appena morto, fate suonare la Martinella. La squilla della campana repubblicana de:-:;terà il popolo dal suo sonno d'ignominia. - Mandateci subito a far sapere quando l'affare sarà fatto, e la Martinella suonerà a distesa. - E tanto tempo che la vacca. - Noi lo faremo m11gghiare. - E sarà ben tempo. - E i due si separarono. Il mercante svoltò prestamente per via del Purgatorio avviandosi verso via dello studio, e il carrettiere affibbiò un paio di nerbate ai suoi muli per raggiungere ]a comi ti va che era già arrivata quasi all'angolo di via dei Martelli traversando la piazza di S.a Maria del Fiore. Oramai era pieno giorno e le vie si animavano. Un vasto tendone di tela a strisce bianche e rosse era teso dalla porta maggiore del Duomo alla porta di mezzo di San Giovanni e la luce filtrava blanda su la piazza cosparsa già di rose e di foglie d'alloro. Dalla loggetta del Bigallo pendevano le bandiere dei sestieri ; e di lontano si vedevano sventolare infisse nei bracciali torno torno a Orsanmichele, le bandiere delle Arti e pei q 11artieri. Quel giorno il Magnifico Messer Lorenzo dei Medici festeggiava il passaggio degli ambasciatori che Mattia Corvino, Re d'Ungheria, mandava a Papa Sisto IV per stringere con lui, con i Fiorentini, i Genovesi e Re Ferdinando di Napoli la lega contro i Turchi. Gli ambasciatori del Re Ungherese erano ospiti in casa de' Medici, e in onore di loro Lorenzo aveva inaugurato da tre giorni feste e sollazzi in Firenze. Quella mattina vi sarebbe stata solenne processione in Santa Maria del Fiore, eppoi la Giostra s11la Piazza del Palagio, e finalmente i balli in Mercato Nuovo, a San Biagio, e in via Tornabuoni. Tutte le strade erano pavesate e già la folla cominciava ad addensarsi per le vie che Lorenzo avrebbe dovuto percorrere per re• carsi al Carmrne, ad ascoltare la messa di buon mat• tino. Si sapeva che, dopo, egli avrebbe fatto distribuire delle frutta, del vino e delle cibarie ai bardotti, e ai garzoni delle Arti Minori. I mattinieri avevano veduto i carri carichi d' 0gni grazia di Dio, entrare nel cortile della Casa Medici in via Larga. E e' era chi si prometteva di far baldoria. Del resto era una gaia costumanza introdotta da Messer Cosimo e continuata dal figlio suo, il Magnifico Lorenzo , di far doni ai cittadini, di organizzare feste e giostre alle quali il vecchio Cosimo mai assisteva, mentre il giovine Lorenzo vi prendeva sempre un'attivissima parte. E i cittadini ne profitta vano largamente. Quel giorno dopo la messa al Carmine, Lorenzo doveva andare ad incontrare gli ambasciatori di Mattia Corvino in chiesa di 8an Giovanni ove essi avrebbero offerto al patrono dalla città in nome del loro Re, cera; olio e denaro. Poi avrebbero tutti insieme assi• stito alla giostra su 1a. pia.zza del Palagio e , al Palio che doveva esser corso da.Ila Piazza d'Ognissanti alla Porta Croce. I Fiorentini eran dun ue certi che per q 11elgiorno non mancherebbero festti uè allegria. Il gruppo dei ·mercanti Hu la piazza era aumentato di alcuni quando colui che se n' era alJontanato per parlare al carrettiere vi tornò. Lo interrogarono ansiosamente. - Bista Frescobaldi, anderà al Carmine ed è deciso a freddarlo, disse il mercante, e di lui e del1' opera sua possiamo star certi.
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