Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 21 - 15 novembre 1906

RIVISTA POPOLARE 569 << La vita spirituale di ietzsche, dil'e una donna << che lo conobbe da vie ino - la signora Lou An- <c dreas Salome - dipendeva esclusivamente dalla << sua vita affettiva. Dove lo spingeva il suo istinto « jl suo spirito si spandeva a profusione >). << On tende, ag-giunge l'Albert, à faire croire que <e l'interèt essentiel du phi]osophe rèside dans sa « polemique contre la morale altruiste. Comme « psychologue et comme moraliste, immoraliste di- <c sait-il, sa valeur est incomparable. Mai que l'on <e jette un coup d'oeil sur sa vie et l'on verra que « elle est dominee toute entiere par un idée unique, ~< l'idée du sacrifice, la Joie du sacrifice, vertu essen- <c tiellement chretienne i). cc Non è compito gradevole quello di dovere gi_u: di care severament{ un uomo; ma quando a1111c1 imprudenti hanno v-oluto scagionarlo dalla taccia d'immoralità, rimettendo,;ene a Nietzsche pel contenuto politico sociale dell'opera d'arte del D' Annunzio, è ur. dovere continuare il confronto e dopo avere mostrato che tra i due scrittori corre la differenza che c' è tra l'originale grandioso .ed una miserabile contraffazione, giustizia vuole si aggiunga che, come uomo, Gabriele D'Annunzio è precisamente il contrario di Nietzsche>). <e Chi egli sia si riescirà a comprenderb quando si saprà che egli si vanta - così mi si afferma e l'affermazione dev'essere corrisponden1·e al vero se Vittorio Pica, che lo conosce da vicino e gli si professa amico, implicitamento lo confama - di avere nei suoi vari romanzi ·esposti i suoi diversi lati autobiografici. E se i suoi romanzi sono veramente autobiografici bisogna Jire che egli è di una depravazione e di una disonestà del tutto rare J) •• <e Egli avido di celebrità tra i l'ontemporane1 - non plebei s'intende --· manca sopratutto di sincerità. E infatti non può possederne chi è stato attore primario in quella vita di Hon1a, che egli ha flagellato e di cui si è dichiarato nauseato >). <e Questa triste dissonanza tra l'uomo e lo scrittore è tanto nota nei suoi de.ttagli ignominiosi che il Thovez lo mette in contrasto col Peladan; invischiato nelle stravaganze della magia <e ma uomo e< altamente rispettabile, scrittore di una rara ret- « titudine d'ingegno e di carattere, di una profonda <e bontà di cuore ... ;._'è, il santo sdegno per la volga- « rità democratica, il giusto senso dell'aristocrazia << morale, l'inno continuo alla superiorità intelletcc tualc, la tendenza alla realizzazi(>IH~ della indi- « vidualità, che emanano da ogni pagina del Pe- << ladan, si corrompono nelle mani di D'Annunz·o, « che le riviste di una perfidia brigantc-;ca J). « Ogni paragone tra D'Annunzio e Nietzsche manca alla sua base; D'Annunzio non può confrontarsi che con Oscar Wilde. << Le Vergini delle Rocce - che il De Vognè giustamente non sa recisamente catalogare tra i romanzi - libro splendidamente intessuto sul falso ha un solo scatto in cui la verità istintivamente vien fuori; lo scrittore ignorando che ie aristocrazie tiniscono colla degenerazione, senza voleri.o, mandando a cercare al suo protagonista la donna per eccellenza da cui dovrà uscire l'iibermensch, il superuomo, tra una aristocratica famiglia di pazzi, lascia presentire che il futuro Re di Roma sara un pazzo - delinquente. La pazzia gli verrà dalle madre, la delinquenza dal padre. Alienisti e magistrati se lo disputeranno >). ♦ Il Re di Roma, o meglio l' eroe latino per eccellenza è venuto: si chiama Corrado Brando e si e presentato al pubblico in Più che {amore. Chi sia Corrado Brando ormai tutti sanno e non è d'uopo che io ne esponga le gesta criminose. Non sarà male fovece notare come gli eroi di d'Annunzio percorrono la gamma deÌl' immonil ità e della delinquenza con una spaventevole rapidità e con una costanza, che _non può spiegarsi se non ammettendo che l'immoralità e la delinquenza costituiscano tutto·il temperamento e tutta la mentalità dello scrittore che non sa ricorrere abbastanza alla menzogna tanto comune nei poeti per mostrarsi diverso. Egli ci tiene a mostrarsi qual' è, come sente. Guardate un poco ai suoi tipi. I lussuriosi come Andrea Sperelli del Piacere, come TL1llio Hermil dell'Innocente, come Giorgio Aurispa del Trionfo della morte sono fior di galantuomini rispetto agli altri. Nelle Vergini delle Rocce c'è già un episodio di magnifica fattura in cui un delinquente per non cadere nell'incesto affoga nella fonte la sorella rea di bellezza e di avergli· suscitato la concupiscenza; ripiglia l'episodio e lo eleva ad argomento principale nella Città morta: l'archeologo non si salva dall' incesto che uccidendo la sorella; e nella Figlia di Jorio non può concepire la tragedia che facendo ardere di amore Lazzaro per la donna amata dal figlio, perciò trascinato al parricidio. . Ma._la fantasia del poeta non trova più limiti nella creazione di tipi scellei:ati una volta che ha sentito parlare - in quanto ::i.Haconoscenza di retta non è a parlare - del supe,·uomo di Nietzsche, le cui teorie egli interpetra nel senso che dev'essere lecito qualunque delitto pur di soddisfare non ~n~ grande passione, ma un desiderio di un qualsiasi volgare brigante o di un disgraziato mentecatto. Così ci passano innanzi agli occhi il degenerato Claudio Cantelmo delle Vergini delle Rocce; Malatestino nella Francesca da Rimini; tutto un grappolo di· malfattori discendenti daila nobile famiglia De Sangro nella Fiaccola sotto il moggio; Lucio Settala che crede lecito sacrificare un essere umano per il trionfo di una sua idea artistica e che mentisce una passione artistica per soddisfare la sua passione erotica nella Gioconda; Ruggero Fiamma, il dominatore di popoli , che tutto vuole abbattuto -per soddisfare la propria ambizione, nella Gloria; e finalmente Corrado Brando in Più che l'amore. Dieci anni or sono scriveva che il Re di Roma dovendo nascere da una famiglia aristocratica degenerata doveva essere un pazzo-delinquent_e, _eh~ doveva essere disputato da magistrati e da a1Iems~1. Ma l'eroe latino, che è venuto, ha superato le mie previsioni pessimiste; poichè la pazzia è sempre un' attenuante e desta pietà e in Corrado Brando non e' è; in Corrado Brando soltanto il delitto troneggia; perciò è riuscito più ributtante. Esagero? calunnio, forse? Nemmeno per sogn?· Chi sia Corrado Brando lo lascerò di re a Rastignac, al solo critico, che ha osato assumere la difesa completa dell'ultima tragedia d'annunziana e che in atteggiamento da Capaneo, al pubblico che aveva condannato inesorabilmente, lancia eranement la sfìda: Io difendo Corrado Brando. Si dia adunque la parola al difensore. « Ma chi è questo eroe ? domanda Rastignac. <e Mano mano che Corrado Brando parlava, e si muoveva, e narrava i suoi sogni e descriveva le sue passioni e scuoteva i muscoli delle sue spalle e del suo torace, io vedevo sulla scena, attorno alla sua figura, ripopolarsi e rinverdire la selva primitiva e l'essere di preda e di conquista ripigliare a un tratto le antiche sue armi oscillanti sui rami nodosi, e aprirsi uu varco fra le bestie domate e piantare col ferro e col fuoco i segni del suo dominio. Quale lo ha concepito e animato il d'Annunzio col soffio possente della sua fantasia, questo tipo è il tipo antisociale per eccellenza, incapace, per i suoi

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==