568 RIVISTA POPOLARE l' ammettere l'azione dell' imitazione, della sug- disgusto specialmente tra militanti dei partiti più gestione, della educazione nel senso più largo della avanzati. ( r) parola; di questa azione ciascuno di noi nella vita La mia ripulsione verso l' uomo e verso la sua quotidiana ha avuto agio di convincersi alla scuola arte, però, non mi trascinarono ad impedire che dei fatti , e colla personale esperienza. Ond' è che altri rendesse omaggio a D'Annunzio poeta; e Pilo lessi da recente con vivo compiacimento il libro di ed altri nella Rivista ne esaltarono le qualità arScipio Sighele: Letteratura tragica, in cui, senza tistiche specialmente in occasione della Figlia di che vi sia esplicitamente combattuta la formula Iorio e delle Laudi. dell'arte per l'arte, l'influenza sinistra della immo- Io rnstai saldo nelle mie convinzioni che avevo ralità e della delinquenza letteraria per mezzo del avuto occasione di manifestare dieci anni or sono. romanzo e del teatro viene sostenuta vigorosamente. Nel 1896 in occasione delle vive polemiche solleSuperfluo aggiungere che l'opera d'arte quanto più vate dal romanzo Le Vergine delle Rocce nel primo è viva, eccellente, se immorale o criminosa, tanto anno di vita di questa Rivista (15 e 31 Marzo) pubpiù riesce efficace nell'impressionare e nel perver- blicai due articoli, non per impancarmi a critico tire. Massima la sua azione pervertitrice col teatro. artistico, ma per esaminare alcune difese strane So bene ciò che rispondono molti difensori del- che di D'Annunzio si erano fatte sul terreno scienl'arte pervertitrice: essa rispecchia le condizioni im- tifico e morale, P.erchè allora il pubblico letterario morali e criminose della società, non le crea. Ciò ci teneva ancora alle fisime morali, come le chiama che in parte risponde a verità e serve a fare ac- adesso, del contenuto dell'opera d'arte. Il Visconte cordare le circostanze attenuanti. Costoro, però, nun de Voguè, per non citare i minori, che aveva ledovrebbero dimenticare il canone inconcusso della vato un inno a D'Annunzio scrittore, proclamansociologia, cioè la reciproca azione e reazione tra le dolo, campione della latinità, - quasichè la esalcause e gli effetti: un fenomeno deriva da una tazione della galera e del bordello potessero codata causa, ma alla sua volta la riproduce e la rin- stituire un merito per una civiltà sana e robusta I - vigorisce. Un'arte corrotta e criminosa può essere lo difese dall'accusa d'immoralità e di stravaganza il prodotto delle condizioni dello ambiente; ma di scientifica campeggianti nelle Vergini affermando quelle condizioni serve a consolidarne e ad intensi- che la forma era tutta di D'Annunzio, ma ciò che ficarne l'azione. Ond' è che bisogna nello interesse c'era di biasimevole nello spirito del romanzo era sociale combattere certe cause e certi effetti ad un imputabile a Nietzsche, alla sua teoria del supertempo 1 lasciando alle circostanze del momento e uomo, dell'ilbermensch. al temperamento dei combattenti la scelta dell'ob- E, allora pur confessando la mia ammii::azione per biettivo della lotta. ,. lo splendore della forma dimostrai al De Voguè ♦ che tra le teorie del Nietzsche e le incarnazioni La coscienza della deficientissima mia coltura let- di D'Annunzio non c'era niente di comune; D'Anteraria e i sentimenti profondi e immodificabili che nunzio, concludevo nel primo articolo, ha laidanutro sulla funzione dell'arte hanno influito nel- mente adulterato le teorie di Nietzsche in guisa che l'accordare o nel negare la mia simpatia a questo tra le idee dello scrittore tedesco e quelle dell'itao a quell'altro scrittore ed artista; ma mi ha con- liano correva tanta differenza quanta ce n'era tra sigliato rigorosamente a non impancarmi mai tra la vita dei due uomini. i critici artistici e letterari. Di arte o di letteratura, Esaminate rapidamente le teorie di Nìetzsche e conscio della mia grande incompetenza non mi sono l'applicazione che ne avevo fatto D'Annunzio, aggiunoccupato che assai di raro e solo quando il conte- gevo: « Per quanto non siano pochi coloro che voglionuto o politico o morale o scientifico esorbitava su no esaminare l'opera d'arte indipendentemente dal quello estetico. Di più: in questa Rivista mi sono suo autore, come separano l'arte da ogni concetto imposto il massimo rispetto delle opinioni altrui; morale e sociale in omaggio alla formula: l'arte per tanto da affidare a Mario Pilo, che su questo ter- l'arte; pure essi stessi quando possono trovare un reno è un mio avversario, la rubrica ordina- caso in cui il concetto dell'artista venga illustrato ria degli stelloncini letterari e da dare motivo di dalla vita dell' uomo , con armonica unità , se dolersi della mia soverchia tolleranza verso gli apo- ne compiacciono come di una rarità, che aggiunge logisti dell'arte per l'arte al mio amico Lanzalone, pregio singolare e valore morale altissimo all'opera che. la combatte con ardore. d'arte. Per lo meno anche ai loro occhi la vita Le mie convinzioni, i miei sentimenti lasciano dell'uomo rappresenta una cornice magnifica e supporre che io non abbia mai sentito alcuna simpa- adatta al quadro dell'artista ». tia per Gabriele D'Annunzio, quantunque sia ri- « La corrispondenza tra ruomo e l'artista, l'armasto affascinato talvolta dalla bellezza di alcune monia tra la vita delruno e la produzione dell'altro sue pagine. Ho avvertito marcatamente un senti- contribuì non poco a circondare lo sventurato mento di ripulsione, che deriva dalla sua arte quasi Nietzsch~ di _un aureola, che abbagliava anche gli sempre immorale e dalla dolorosa corrispondenza avversan su01 », tra la vita dello scrittore e le sue manifestazioni « Predomina negli scritti di Nietzsche la sinceartistiche. Perciò fui unico e solo - e me ne van- rità, il disprezzo della gloria e della ricerca del to - nella Estrema sinistra a non prestar fede a consenso dei contemporanei; egli ci teneva ad esGabriele D'Annunzio, che aveva magnificato la sere inattuale, cioè a non essere del suo tempo; siepe divisoria tra il mio e il tuo, per far cosa grata visse sconosciuto tra i suoi contemporanei e con ai conservatori, quando poco dopo recitò una grot- l'amarezza profonda di saper~i sconosciuto; ebbe tesca commedia nel dichiarare che veniva verso la fede nel suo ideale e continuò a propugnarlo sino vita, per assidersi sui banchi della Montagna appena a quando non gli si chiusero dietro le porte del eletto deputato; fui unico e solo a non avvici- manicomio. narlo , a non serrargli la mano con entusiasmo --- . . . come fecero tutti i miei colleo-hi che credettero di (1) Verso d'Annunzio ho da rimproverarm! una de~o.lezza. avere fatto un magnifico acquì~to perchè sicuro che Nel 1905_infervorato com'er~ nell'adopera;~' !lffi~che 11Nu- . · . . ' . mero unico consacrato a Grnseppe Mazzm1 rrnsc1sse quanto s! trat.tava d1 una ma111~e~taz10neestetica senza alcun !più si potesse degno del Grande genovese, da un comune ~111ccrocontenuto poht:1co e morale. Ora se la men•) amico mi lasciai trascinare a [richiede~e a~ po~ta ab:uzz~se z 1 ogna puo esser~ _ammirata per la sua for~a ne~-1 qualche suo scritto. Della debolezza egh m1 puni col s1lenz10. 1 arte, nella poh t1ca non dovrebbe che suscitare 11 I E fece bene. ·
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