Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 21 - 15 novembre 1906

RIVISTA POPOLARE 567 dine del Patriarca Greco venne assassinato da una banda Greca il prete ortodo:;so albanese di Negovan Patlatl Kristo Harolambi, sol per Jhè qnesti stampava libri in lingua albanese e amava la propria nazione. Grandi e vari sono i mezzi che il Patriarcato greco adopera contro t11tto ciò che sa di albanese, come scuole Greche, anatemi in chiesa contro coloro che mandano i figli in qualche rara ::;cuc>laalbane~e, o lavorano per la patria, assassini per mezzo di bande Greche, corruzioni e tutto il hen di Dio che i preti hanno sotto mano. Finora gli Albanesi, innanzi alla propaganda Slava e Greca ed agli as:;ass: ni e saccheggi perpetrati da questi rimasero indifferenti, ma ora che vedono in pe · ricolo la loro nazione, che nessun diritto viene a loro concesso o riconosciuto ; neppurn q nello di insegnare a proprie spese e ai propri figli la lingua nazionale, nel mentre formano la maggioranza as:3oluta fra tutte le popolazioni Bal~aniche' e vedendo che Greci e Bulgari coi saccheg~i e gli a8sassini si fanno credere i soli padroni della cosi detta Macedonia, banno anche essi iniziata a somiglianza di quella u1:1atadai loro nemici, opera di distruzione contro tutto ciò che sa di straniero in casa propria. Perciò se finora erano Greci e Bulgari che si contendevano il campo in Macedonia, da oggi innanzi bisogna considerare che in mezzo a qnolla lotta di sangue vi entrerà certamente l' elemento albanese, che è il più numeroso nei Balcani, ed ha i maggiori diritti da salvaguardare in Macedonia, ad onta che l' Europa finga di non avvedersi e fac(iia la sorda verso quel popolo generoso ed infelice nello stesso tempo. Con stima la riverisco. NOI Per le solite ragioni di spazio siamo costretti a rimandare l'ultima puntata dello interessante studio del Celli: Antagonismi igienico-economici al prossimo numero. Per una apologiadel delitto Le tristi condizioni in cui passai 1 primi anni della mia vita, col padre in esilio e colla mancanza di scuole nella mia città natia, fecero di me un autodidatta nel senso più rigoroso della parola e non mi consentirono nemmeno la più rudimentale cullura letteraria. Di ciò si saranno sempre accorti i lettori dei miei scritti. Tutte le circostanze della mia vita fecero sì, in appresso, che io abbia sempre guardato con ripugnanza alla formula dell'arte per l'arte e considerata come moralmente perniciosa una certa arte che educa al male; e che inocula 1~ella _coscienza_ i germi del male e, li sviluppa e li coltiva dove c1sono. Confesso, percio, che mi sento sempre a disagio quando mi trovo tra amici che mi deridono per le mie fisime morali e le cui derisioni subisco con rassegnazione se mi vengono da persone, che pur avendo dei criteri diversi dai miei, in fatto di arte, sono pure fior di galantuomini. Aggiungo che l'attitudine di costoro mi è parsa sempre l'elemento di prova più plausibile in favore della dissociabilità dell'arte dalla morale. .La dissociabilità del resto viene anche meglio dunostrata dal fatto, che spesso non c'è armonia alcuna tra l'opera d'arte eccelsa, e la vita del1' a:t~st~ : gl' in~re~u ~i plas~a1~0 fìgu~e e~ episodi rehg10s1 merav1ghos1 , e 1 d1ssolut1 c1 hanno dato immagini di Vergini purissime. Se questo è vero quando è spiccato il contrasto tra la vita dell'artista e la sua opera, lo è ancora di prn quando l'opera d'arte non ha relazione diretta coi sentimenti dell'artista. Raffaello, Cellini o Michelangelo stanno a dimostrare queste varie forme e gradazioni di dissociazioni o di contrasti , che sono ancora più frequenti nella schiera dei poeti. Tra i tanti costituisce un clamoroso esempio Oscar Wilde, quello di Sodoma e Gomorra. Chi non si commuove alla lettura di quella bellissima Ballata della prigione di Reading, che ricorda cioè, la prigione dove fu rinchiuso pei suoi depravati costumi ? D' altra parte quanto poco la bellezza di una poesia rispecchi i senti men ti e le convinzioni di un poe~a ce lo mostra, per non cercare esempi remoti, Giosuè Carducci : egli ci ha daro l'Inno a Satana in cui si canta la forza vindice della ragione-e la Chiesa di Polenta, in cui dall'intercalare dell'Ave Maria! spira tanta vaga religiosità. Gli apologisti dell'arte per l'arte spero, però, che non vorranno negare che l'ammirazione e il godimento siano più schietti e più intensi quando la creazione estetica ha un contenuto ~orale; quando c' è armonia tra l'artista e la sua opera. Si ha allora la complessa sensazione, che si proverebbe se alla bellezza dei petali vellutati della camelia si accoppiasse il profumo della rosa. L'armonia tra la vit.::t dell'artista e la sua opera ci esalta; ci fa trovare ancora più belle delle creazioni, che in sè har,no scarso valore estetico. Perciò rimangono e commovono sempre i canti di Koerner, di Mameli, di Pètofi,. l?erchè si sa che furono santificati dagli atti ero1c1. Chi potrebbe dirci quale impressione estetica ci produrrebbero certe poesie di Carducci se si sapesse che egli nella vita reale ha vissuto in armonia coi sentimenti, che spirano dal Ca ira? E Gorki era noto ed ammirato; ma r ammirazione è cresciuta da che egli si è slanciato nella lotta contro lo _czarismo per la redenzione di quei vagabondi e di quei miserabili, di cui ci ha narrato con meravigliosa efficacia la vita di stenti e di sofferenze; crescerebbe ancora se egli le idealità politiche armonizzasse colla vita privata e non avesse dato fondata occasione alle escandescenze della ipocrisia protestante dei nord-americani. Viceversa attualmente è generale l'affievolimento dell'ammirazione verso Tolstoi perchè si è visto che la sua meravigliosa arte non può compensare il danno enorme che ba fatto alla Russia la predicazione ultra evangelica della non resistenza, della rassegnazione. Quale che possa essere l' infatuazione per la formula: l'arte per l'arte, i suoi apostoli poi non potranno negare che i grandi, i colossi - Omero, Eschilo, Sofocle, Virgilio, Lucrezio, Dante, Shakspeare, Ariosto, Cervantes, Goethe-senza voler fare della morale per mezzo dell'arte non si sognarono mai di fare l'apologia sfacciata della immoralità o del delitto. E indubitabile pure che l'esteta giudica l'opera dal suo solo pu-nto di vista; ma non può negare al sociologo il di ritto di andare più in là. Può il primo senza preoccuparsi del contenuto rimanere estatico innanzi alla bellezza della forma; ma compie il proprio dovere il sociologo avvertendo che il grato sapore può nascondere il veleno mortale. A quest'ultimo una sola cosa non s1 puo concedere: che egli voglia fare ammira re come bella un'opera brutta, quantunque morale. Che l'arte e la letteratura immorale, poi, esercitino azione deleteria sulle anime medie, che sono quelle della grande maggioranza degli uomini, nessun potrà mai negarlo, perchè in questo caso gli studi psicologici e pedagogici sono troppo concordi, tra gli scrittori delle più opposte scuole, nel-

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