Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 21 - 15 novembre 1906

566 RIVISTA POPOLARE miei, per gli Italiani come per i Tedeschi, e prendere le misure necessarie per difendere i loro diritti, contro gli eventuali attacchi da qual,rnque parte essi vengano. « Nelio stesso tempo inviano una deputazione dal ministro dell' istruzione, per richiedere un' ultima risposta». Naturalmente il governo, più che paterno, dell' imperatore F. Giuseppe era preoccupato della mala piega che andavano prendendo le cose. Il governo però non vuole l'università Italiana a Trieste; sennonchè, ed è qui dove scappa fuori il vizio della volpe dal nuovo pelo, sennonchè concede che e saranno riconosciuti e ritenuti validi gli studi e gli esami fatti· nelle università Italiane », da Italiani politicamente soggetti all'Austria. La trovata è degna d'un genio: peccato sia sol tanto nna scappatoia trovata da quel ministro Marchet, cbe a confessione dei suoi stessi amici e dei giornali llfficiosi non è nn aquila. Nondimeno la trovata ba avuto, per ora, un buon successo; sarà momentaneo in I 11 hbiamente, ma intanto le agitazioni degli studenti Italiani si sono calmate. Giustizia vnole che sia detto che erano gli studenti Italiani stesBi i quali a vevano chiesto come temporaneo e transitorio questo prnvvedimento che il Marchet ha stentato tanto a concedere. E come concesso poi! Non già con un i. r. decreto; non già sotto forma di legge, ma bensì come ,ina dichiarazione scritta dal ministro e consegneta ai deiJutati Conci e Pitacco con l' assicurazione che qnella dichiarazione aveva valore di dichiarazione ufficiale dèl governo. Naturalmente gli stu -ìenti Triestini ci guadagnano; ma il prvvedimento lia questo di dannoso per Trieste e di ottimo per il governo Austriaco, che non' fa sentire pi~ tanta urgente c )me prima la necessità di risolvere la questione del la Università Italiana a Trieste; che diminuisce le ragioui d' essere della agitazione a quello scopo, e che mette gli studenti Italiani dalla parte del torto , se essi reclamassero ancora per la Università. Questo è, senza dubbi0 , molto comodo per il governo Austriaco, ma è certamente anche il rinvio alle calende greulie del rico11oscimento di un sacro diritto degli Italiani i:wg-getti all' Austria; e questo dal punto di vista nazionale, non è certamente un bene. Se poi questa concessione fosse un primo atto della nuova politica del snccessore di Goluchowsky , come si assicura, b;sognerà accettarla di buon grado in attesa del resto. ♦ Nei Balcani. La lotta tra Greci ed Albanesi. -<Jredian:o utile, anzi-doveroso, richiamare l' attenzione dei nostri lettori sopra una lettera inviata da Mo11astir ad un nostro amico, che ce la comuuica. La p11bblicbiarno senza modificarne o attenuarne la for111a. e Onorato e amato patriotta, e Chiedo v.enia se ho tardato molte a risponderti; è più di un mese da che mi trovo ammalato con febbri, ora pare cbe mi sia rimesso e le febbri si siano allontanate. I 11 Albania si_è iniziato un movimento febbrile nel senso dei di ri tt.i nazionali da salvaguardare; nell' Albania di mezzo-Vilajèt di Monastir - hanno incominciato a la varare molto bene; il despota, Mi tropoli to di Korcia, Fotos venne ucciso; questo maledetto avea sollevato il capo. Lo uccisero i nostri ... ............. io conosco bene i fatti. Ricevo lettere e noti~ie da tutta l' Albania ma non le pubblico perchè ne verrebbe certamente a conoscenza il governo Turco, ed allora poveri patriotti! Il Sig. S..... trovasi a P ...... i t;gli viene mantenuto dal comitato con molta utilità per Ja causa nazionale. Che possiamo fare? Abbiamo ostacoli e nemici moltissimi. Se avessimo denaro e aiuti così come li hanno, i Bulgari , i Greci, e Valacchi, ben presto i nostri diritti nazion~li sarebbero rispettati, ma non abbiamo nè aiuti, nè luogo libero ove poter lavorare. Oltre al despota Greco, ferirono con arma da fuoco anche il Sindaco di Korcia io casa propria, ma non è morto il maledetto procuratore della T11rchia ; dicono che vorrà guarire. Colui che ferì il procuratore dell' Impero Turco è un albanese maomettano del Kazà di Kosturi, chiamato Dilke, però l'infelice venne arrestato. perchè il ferimento avenne dentro la città, e non potè fuggire in mezzo ai soldati Turchi. - Dopo due giorni di questo ferimento, uccisero con sei colpi il Mi tropolita Fotos, ma gli uccisori anche dei nostri, fuggirono e non vennero arrestati. Fuori l'Albania vi sono molti albanesi che possono e vogliono. aiutare la cau$a nazionale con aiuti in denaro, ma non sanno ove spedire tali aiuti, perchè quei patriotti, che lavorano dentro l'Albania non possono mostrarsi, perchè il governo Turco li uccide e sotterra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . _ . . • . Io combatto pei nostri diritti; i nostri albanesi sono uomini forti, ma sono immersi nell'ignoranza a causa della schiavitù; scuole non ne hanno, libri neppnre, e tutto c-iò per ordine del governo Turco; e poi anche i preti delle diverse religioni lavorano per dividere gli Albanesi di diverso rito religioso. Con tutto ciò a poco a poco le nostre sante aspirazioni si attueranno, ed io ho grande speranza che la nazione albanese vorrà risplendre anche essa di luce propria. Nè i desiderii perfidi degli Slavi e dei Greci per distruggerci vorranne realizzarsi ; di tutto ciò io sono sicurissimo. Qui giorni fa venne, il Principe Aladro insieme ad un tal Babatasi, il quale ultimo è un briccone ; io però non mi faccio ingannare perchè abbiamo cono sciuti quali fiori di vagabondi sono essi ; io cono bb prima di altri Aladro a Parigi, è un vecchio che soffre di e ambizione senile > ; non sa quello che faccia, tutti lo ingannano, e non ha vergogna , vien strappazzato di q uà e di là, e le sue opere lo rendono abbastanza ridicolo. Di me Alandro ha paura, perchè sa che io sono a conoscenza di tutte le sue stupidaggini. Saluti e onori molti, e che il Signore ci faccia incontrare al più presto. Molti saluti anche da G... E. F. >. ♦ L'amico che ci ha favorito la lettera aggiunge questo commento. A chi~.rimento maggiore della lettera aggiungiamo che il Metropolita di Korcia, Fotos, era un Turco di , religione ortodossa, e qni.ndi al servizio del Patriarca e àella Grecia; questi cristiani di razza Turca son chiamati e Karamanli ». Costui uno o due mesi fa si era negato di celebrare le nozze di un figlio di J ovan Kosturi, ricco albanese di Xorcia , sol perchè il Kosturi era albanest:i, e naturalmente ama la patria e la propria Jingua. Anzi il Metropolita invitò in propria casa il Kosturi ed ardi innanzi a molti preti di fargli una paternale, invitandolo infine a Eiottoscrivere una dichiarazione colla q11ale egli doveva rinunziare alla nazionalità albanese, per considerarsi Greco e come tale Javorare per la « Grande Idea ,, . A simili proposte il Kosturi rispose con tale vee~nza , che i preti tutti fuggirono, ed il Metropolita tremava come verga ; indi il fiero albanese fece partire per Bukarest il figlio col proprio fratello e la fidanzata e pareo ti di questo, ove col concorso di tutta la fiorente colonia albanese di Bukarest, col prefetto della città, Principe D. Moruzi, coll'ambasciatore 'rurco Chiazim Bey e molti R11meni si celebrarono le nozze, e quindi ritornarono a Korcia in mezzo alla e vala» o canto nuziale albanese. I preti Greci in Albania sono degli intrusi e tutti lavorono per il Panellenismo ; l' anno scorso per or-

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