Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 21 - 15 novembre 1906

RIVISTA POPOLARE 563 insensata; che nel bilancio dello Stato una certa somma per l'esercito e per la marina militare sia inevitabile per ora e per degli anni ancora; cbe l'esercito, infine, rappresenta in un certo senso un premio di assic11razione sociale ... Tutto sta nel proporzionare le spese di mantenimento di questo esercito alla potenzialità economica della società assicurata e in gnisa che i benefici dell'assicurazione non vengano superati dai danni. Di accordo; di pienissimo accordo. MR se Ferri è p:enamente convinto di tutto ciò come egli può consentire che nel]' Avanti si possa incoraggiare l' antimilitarisnio scioccamente sedizioso delle reclute, che annienta la disciplina e riduce a zero il valore del]' assicurazione sociale? Perchè egli, perchè il suo giornale non si levano contro la propaganda he1·veista cbe fa dei rrwrtiri inutili ... ed incoscienti, come egli li chiama ed anche pe1·icolosi, noi aggiungiamo? Ecco la contraddizione di cui non si libera il Ferri con la sua lunga dimostrazione ; ed è la con traddizione cosciente perchè noi glie!' abbiamo messa sotto gli occhi e non ha saputo o potuto o voluto rilevarla per negarla 9 spiegarla. ♦ Picquart all'opera: la riforma della giu-· stizia militare. - Il generale Picquart, cbe nel Ministero Clernenceau ha portato la nota più alta e più caratteristicamente, bella e morale, non perde il suo tempo· Egli, che col processo Dreyfus, conobbe che cosa sono i rrrib11nali militari, insieme al Sottosegretario di Stato Cheron ha preparato la riforma della giustizia militare; come annunzia La Petite 1·epublique (3 novembre). La riforma è pog-giata sn due principii: la soppressione dei consigli di guerra e una organizzazione nuova del\' azione disciplinare nell' armata. I consigli di guerra , giuri:-idizione di eccezione, spariranno. D' altra parte la disciplina, essendo la condizione stessa dell' esistenza dello esercito, sono prese misnre necessarie per non indebolirla. Il diritto di punire non potrà essere più eserc:tato che dal comandante di compagnia o dagli ufficiali di 11ngrado superior~. Potrà esgere interposto appello davanti un consiglio di reggimento, oppure , se la punizione è stata data da un capo di corpo, davanti un consiglio composto di autorità immediatamente superiori. Saranno istituiti consigli di disciplina pet· le mancanze disciplinari più gravi. L' istruzione preliminare sarà fatta da un giudice istruttore civile; q uiudi l' i:;trnzione sarà fatta in contraddittorio. Il Consiglio di disciplina sarà composto di cinq 11e membri, di cui quattro militari ed un consigliere della Curte di 9.ppello, ehe funzionerà da presidente. La decisione del Consiglio sarà motivata e resterà sempre aperta una via al condann~to per ricorrere in Cassazione. Secondo il progetto tutti i delitti commessi da militari in tempo di pace, saranno di giurisdizione del Diritto comune. Ai consigli di disciplina saranno sottoposti le infrazioni cbe compromettono il principio stesso della disciplina; abbandono di posto, insuburdinazione, ribellione, rivolta, ecc. Se la ribellione avviene contro 11n atto dell'autorità militare, sarà giudicata dal tribunale ordinario. Ogni altra infrazione preveduta dal codice militare, sarà devoluta alla giuòsdizione comune. Dal lato della penalità il progetto sopprime la pena di morte in tempo di pace, riduce da 10 a 5 anni il massimo dei lavori forzati, attenua il limite di tutte le pene unite e l' applicazione delle circostanze attenuanti, introduce nella legislazione militare la liberazione condizionale e la riabilitazione di diritto. Migliora infine, il regime penitenziario. Il progetto organizza su basi più grave l' azione disciplinare in tempo di g1terra. ♦ Per la Sardegna. - Nel n. scorso della Rivista abbiamo dato un largo sunto dello articolo del Commendatore Solinas-Cossu, un sardo che ama e conosce l'_i!:tola natia ; ora vogliamo far menzione di una luc~d8: e serena relazione di Filipp:> Garavetti al Cons1gho provinciale di Sassari, n~lla quale 110n si nega la bontà delle leggi del 1897 e del 1902 e si dànno alcune spiegazioni sulla lentezza della evoluzione della Sardegna. Vogliamo fermarci su due cause poco apprezzate, riproducendo le sue parole dalla Nuova Sardegna, l'ottimo giornale repubblicano di Sassari. Le condizioni attuali della nostra isola , disse il Garavetti, sono una risultante di queste componenti : i difetti della geologia e della geografia; gli orrori di una storia più cha millenaria di ingiurie; gli errori molteplici della politica contemporanea. I difettidellageologia. La Sardegna non ha alte montagne; non ha quindi nè potrà mai avere, per la mancanza di grandi ghiacciai perenni , notevoli corsi di acqua ~a destinarsi a una larga irrigazione. Vi fu un bello spirito che, parodiando Archimede, invocò un punto d'appoggio per tirar StJ la catena del Gennargentu di altri 3000 metri, ed avrebbe subito gridato il suo E1 .1,reka sulla questione sarda. Ma a parte i paradossi certo è che qnesta non faV?revole condizione orografica della Sardegna fu pegg10rata dalla legislazione e da.Ila pratica forestale finora seguita; e credo di non dire un altro paradosso affermando che se nessuna legge forestale avesse mai imperato nell'isola e se nessun ufficio forestale vi avesse mai avuto sede la distruzione delle nostre secolari foreste sarebbe stata forse meno rapida e meno mecamente vandalica. I difetti della geografia. La Sardegna è posta nel centro del Mediterraneo a quasi eguale distanza dall'Italia, dalla Francia, dalla Spagna e daH' Africa. Ma disgraziatamente da tutte troppo lontana. _Quest~ è certamente la ragione precipua che spiega gli orrori della sua storia; poichè io penso, che sovratatto la posizione geografica della nostra i~ola ha fatto si che la sua. popolazione non abbia mai potuto allacciare e incrociare la sua vita alla vita e alla evoluzione delle popolazioni continentali, che di essa per molti fecero ora il teatro delle loro guerre devastatrici, ora il campo di esauriente sfruttamento. E la conseguenza fu questa; che l'alba del secolo XIX, se trovò la Sardegna ancora con un sentimento di italianità, che è davvere un miracolo abbia sopravvissuto a tanti secoli di oppressione e di abbandono, e ricca di monumenti, di una civiltà preistorica, la trovò però spoglia di qualunque vestigio di un' azione di Stato diretta a dare impulso al suo progresso economico e sociale. Ciò spiega perchè essa anche oggi sia dolorante nel suo triste primato dello spopolamento , della malaria, della povertà, dell'analfabetismo, della delinquenza. Per il nuovo Stato italiano .la riparazione a queste condizioni della Sardegna - che Eliseo Reclus avea stigmatizzato come un fenomeno storico ve1·amente strao1'- dinario e davvero fatto pe1· umilia're l'Europa civile - era suo debito d'onore - ma ci volle l'azione costante delle rappresentanze locali e politiche dell'isola a partire dal memoriale dei deputati sardi daì 1888 - ci volle la civile campagna che Felice Cavallotti a nome della democrazia nazionale lanciò al governo italiano per indurlo a includere nei bilanci dello Stato almeno il titolo di questo debito.

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