RIVISTA POPOLARE 581 tiri a quattro che esperti od inabili guidatori diploma tic i van piegando per conto loro nella pista angusta del circolo politico .... ». Questo sentimento indefinib;le di rispetto mi ricordo di averlo provato nell'atrio del Reichskan 1ler Palais di Berlino un giorno appunto che Alessandro Hohenlohe mi disse: << Ecco mio padre », e comparve un vecchio modesto ; e a Londra quest' estate I' ho provato di nuovo alla presenza di Re Edoardo, il principale fattore, forse , della grande politica mondiale odierna. Anzi, pochi giorni dopo, ad Oxford in un crocchio di professori molto moderni e molto eruditi destai una immensa sorpresa narrando quest'incontro. E ci fu una tremenda disputa, poichè essi negavano che gl'individui-siano essi sovrani, cancellieri, genii o eroi-potessero nulla nell'andazzo politico internazionale, che oggi vien determinato unicamente dalle moltitudini, dai commerci e da altre forti cor - renti collettive; quindi i professor] non davano impC'rtanza di sorta alle informazioni esatte assunte da uno statista insigne. Su per giù gli « intellettuali puri », cioè coloro che vivono di preferenza in mezzo ai libri e fuori della vita , sopratutto se si piccano d' essere moderni e democratici, ragionan così, sempre e dappertutto, anche in Italia. In verità l'importanza capitale della diplomazia non è affatto scemata colla caduta del vecchio regime. Se nelle questioni di politica interna il parlamento, il suffragio universale, l'opinione pubblica, ossia i coristi e i corifei co1~tano immensamente più di un tempo, nelle faccende estere la politiea rimane necessariamente ristretta, chiusa, tale e quale come nell'epoca di Richelieu. In questo campo almeno i solisti conservano il loro prestigio: le masse corali non c'entrano ... E così sarà sempre e dovunque, sotto qualsiasi forma di governo, persino se, in una lontana trasformazione politica italiana, un Turati dovesse essere presidente del Consiglio e un Bissolati ministro degli Esteri ! Ed è proprio questo mistero, che circonda la politica estera, che ispira cotesto senso strano di deferenza rispettosa descritto poc'anzi. Per finire ecco una controprova di fatto. Una settimana fa, a Firenze, eravamo in una ventina a desinare. Un dilettante di politica esclamò nel corso della conversazione: « Oh! potessi essere ministro degli esteri per ventiquattro ore! >> Una enorme risata scoppiò. Voleva instaurare un nuovo indirizzo politico? No, voleva conoscere i segreti di Stato! E ci sono segreti, oggi ?~La politica tutta non si fa ai raggi del sole? Ma un commensale, che era stato davvero ministro alla Consulta, affermò che i segreti ci sono. In un dato ordine di affari, il Re, il Presiden_te del Consiglio e il Ministro degli Esteri, loro tre soli, sanno quel che gli stessi altri ministri ignorano. Un silenzio ossequioso accolse la dichiarazione, mentre io, moltiplicando per tre le potenze che hanno dal peso nel globo civile, mi sono reso conto, una volta di più che, a dir molto, non arrivano a venticinque i personaggi che contribuiscono a regolare le vicende dell'universo mondo. Siamo, dunque, lontani dalle lunghe cifre di zeri delle statistiche demofile, che i materialisti storici amano citare come k uniche forze che determinano alla fin fine le simpatie o le antipatie tra popoli! La pubblicazione delle Memorie_ del Principe di Hohenlohe sarà stata disastrosa dal punto di vista tedesco e crea certo un precedente di indiscrezioni molto pericoloso per la diplomazia; ma avrà>vuto il vantaggio di aprire gli occhi a tutti coloro che non vogliono persuadersi che la direzione degli affari internazionali sia concentrata in pochissime mani. ( Il Marr_occo, 21 ottobre). + R. de Marmande: Il nazionalismo antimilitarista al Canadà. - Il Canadà è la terra del paradosso. Vi si vede una Monarchia protestante favorire la teocrazia catto1ica ; il clero romano imporre la sua tirannia sotto il regime della .separazione della Chiesa dello Stato; i deputati cattolici unirsi ai socialisti per attaccare una legge del riposo settimanale, non domenicale; vi si assiste al sorgere del nazionalismo pacifista e antimilitarista. Quest'ultimo fenomeno va spiegato colla mentalità. dei Canadiani, tanti francesi quanto inglesi, tutti refrattari alla coscrizione. L' esercito del Dominion è composto di volontari e nel 1904 con una popolazione di 5,371,315 ab. non era composto che di 1336 uomini sudi ·un territorio di 3,745,574 miglia quadrate. Le spese militari sul bilancio 1902-903 ammontano in tutto a L. 12,518,195. Tre sentimenti hanno ispirato l' antico pacifismo dei canadiani: l'avversione del servizio obbligatorio, lo spavento delle spese militari, l'odio per la guerra. Il primo ministro della Confederazione, Wilfrid Laurier testè ad una festa disse che preferiva erigere monumenti al genio della pace piuttosto che agli dei della guerra >>. Un altro antico ministro, William Mullock nel 1904 affermò che « aveva più fede nel carro fecondo che nella spada omicida ii; più da recente ali' inaugurazione ùell' Esposizione di Toronto fece dichiarazioni antimilitariste e glorificò il Canadà come il solo paese del mondo in cui si viva senza gemere sotto Ì1 peso dei debiti fatti per conto del militarismo. Arturo Buies, eh' era stato garibaldino quando i suoi connazionali militavano tra gli zuavi del papa si era proclamato antimilitarista nel 1868; così più tardì la scrittrice Francesca· Barry, cattolica. Il Globe di Toronto scagliandosi contro l'omicidio all' ingrande - la guerra - stigmatizzava i sistemi militari della vecchia Roma e dell'Europa moderna. Un altro giornale, Le Canadà, sotto il titolo sciopero militare ha dato questa informazione : « Il battaglione dei vo- « lontari guardie a piedi del governo generale, a Ottava, .si è (< messo in isciopero. Questa notizia si leggerà con orrore (( nella vecchia Europa, dovo regna il militarismo. Da noi se , ne ride .•. Il diritto allo sciopero vige per tutti ». Un passo ancora e si direbbe arrivare alI' antipatriottismo, all' antimilitarismo operaio. Ma questo passo il Canadà non lo darà perchè i suoi intellettuali sono patrioti, chauvins, co-- cardiers fanatici. Essi considerano il Canadà come il primo paese del mondo; lo straniero che vi si stabilisce è l'intruso; lo straniero che passa ~- critica è un nemico. L'antimilitarismo stesso è filiato dal patriottismo. I Canadiani sono antimilitaristi perchè l'Impero Britannico domanda contributo a spes.e militari. Un Canadiano francese, Oliviero Assolin, ha esposto ironi camente le ragioni delle attitudine del suo giornale Le nationaliste colla protezione dell'lnghilterra. Infatti nulla c'è di più vantaggioso della situazione del Canadà, che ha una posizione privilegiata. Protetto dall' Inghilterra contro l'America; contro l'Europa dalla dottrina di Monroe, il Canadà può darsi il lusso di un patriottismo gratuito , cnn tutti i suoi pregiudizi egoistici e vanitosi. Intanto i Canadiani vogliono conservare i benefici interni di un esercito _che serve agli interessi di classe. Essi conservano tanti soldati quanti attualmente bastano al;a difesa del capi talismo. Alcuni anni fa ci furono degli scioperanti massacrati a Valleyfield; recentem~nte gli operai hanno provato le minacce delle baionette a Winmpeg. Infine pochi giorni fa quando lo sciopero di Buckingham prese proporzioni inquietanti, la polizia tirò sugli scioperanti ne ferì undici e ne uccise tre. La milizia di Ottava è partita per Buckingham con le mitraglia trici ! (Coun-ier Européen, 12 ottobre). + Ka1v akami K. K. - Il risveglio della Ulna. - La
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