RIVISTA POPOLARE 571 la enormità della delinquenza di Corrado Brando è irreale e non è neccessaria. Giuliano Bonacci ch'è stato nella Colonia Eritrea è sorto a difesa di D'Annunzio spiegandone la sua tragedia come l'applicazione dell'etica coloniale; e adduce lunga seria di eroi di quell'etica, che in Francia chiamano già colonialismo e che io chiamai aUa Camera e dimostrai in un libro non essere altro, che brigantaggio collettivo. E' realissima l'etica coloniale invocata da Bonacci ; perciò detesto come il maggiore delitto la politica coloniale a base di violenta. Ma la realtà dei Fernando Cortcs, dei Pelissier, dei tanti ch'egli cita e ai quali avrebbe potuto aggiungere i n0mi di lord Clive, di vVarren Hastings, di Livraghi, di Stanley, del re del Belgio, ec. non dimostra la realtà di Corrado Brando. Quei grandi briganti, ammirati più o meno come eroi, la loro crudeltà e la sfrenata cupidigia di oro esercitarono in guerra; l'esercitarono sopra stranieri, contro nemici e sopratutto contro razze che giudicarono inferiori e delle quali antropo-sociologi eminenti, per quanto inumanamente ed erroneamente, giudicano necessaria la scomparsa per la selezione progressiva dell'umanità; ma nessuno di quei grandi briganti iniziò la serie delle proprie prodene col furto ecoll'omicidio a danno di un concittadino dellastessa razza, della stessa religione, della stessa ci viltà. Per questo, oltre che per le ragioni artistiche e teatrali esposte con grande serenità e con grande competenza da Domenico Oliva nel Giornale d'Italia, all'indomani della prima rappresentazione di Più che l'amore ed in risposta allo stesso Bonacci, si deve convenire che Corrado Brando drammaticamente è mor~o e sepolto, nè mai ebbe alito di vita. Nè vale di più la difesa immediata 1 che ne tèntò un altro autorevole critico cd ammiratore di D' Annuzio, che giustificò la messa in iscena del delì tto. Rastignac scrisse: « In tutti i tempi la materia della tragedia è il cieli tto, degli· uomini o degli Dei. « Devo dunque uccidere mia madre? » - domanda trepidante Orèste a Pilade, nelle Coefore. • Dimenticheresti forse l' oracolo di Apollo? - risponde Pilade - Sono gli Dei che ti guidano; ed è meglio aver nemici tutti gli uomini che trasgredire al comando degli Dei ». - <e Tu uccidi tua n11dre? » dice, a sua volta, Clitemnestra a Oreste, quando questi la trascina nella casa di Agamennone per sacrificarla, in ossequio al comando degli Dei, che vogliono che il figlio vendichi la morte del padre. - « Tu uccidi t..1a madre, e non temi le Erinni che si scaglieranno contro te ? >> - Il delitto; la responsabilità nel delitto; la pena : ecco gli immutabili elementi, che costituiscono la trama della tragedia, in tutti i tempi, e che del vero fondatore di questa forma d'arte sono determinati e definiti attraverso i due dialoghi cheho sopra riportato: gli elementi, cioè, di fatto, (il delitto) morali (la responsabilità), sociali (la pena); che servono a rappresentare e rappresentano, essi soli, il nostro stato di cultura e il nostro stato di civiltà, e a rivelare il concetto che noi abbiamo di noi stessi, e dei nostri diritti e doveri, delle nostre relazioni con la Natura. Chi è colui che commette un delitto? Che cosa è un delitto, di fronte alla Natura, e di fronte alla società? Quale è il giudizio che, anche al disopra delle leggi , la società fa di certi delitti e di certi delinquenti, che oltrepassano nei motivi, il limite volgare dell';interesse immed!c:tto? E non vi sono delitti, dinnanzi ai quali il grndizio rimane perplesso? L' eroe della novella tragedia di Gabriele d'Annunzio pone a noi questi problemi - eh' egli ha già risoluto, per suo conto, con un'azione decisiva, irrevocabile ». Non ci può essere un cane che rimanga perplesso innanzi al delitto di Corrado Brando; e non ci può essere sopratutto per la enorme sproporzione tra il delitto e il suo movente. Che il Fato, che la volontà degli Dei - badiamo: volontà degli Dei, come nel caso di Oreste che ammazza la madre - si esplichi col grottesco responso della moneta che Rudu, il sardo fedele votato a Bra ndo? getta in aria e cade;:do nella pelle del leone, prop1~10nella sua _bocca, gl_1mp)nga la partenza per l'Africa, non puo cadere 111 mente che a D'Annunzio che crede di potersi permettere il lusso di divertirsi a fare inghiottire al pubblico non solo la immoralità, ma anche la più risibile puerilità. Ma se il responso della moneta gl'imponeva come un imperativo categorico la partenza per l'Africa n?n ~orge la necessità dell'assassinio del compagno d1 bisca per procurarsi i mezzi per la spedizione. Molti che valgono meno di Brando, di gL1esto eroe da galera, che pazzamente D'Annunzio vuole presentare come l'eroe latino 1 insozzando turpemente Ll propria stirpe; molti, ripeto, che valgono meno di lui con soverchia, con dolorosa facilità, trovano i mezzi di soddisfare la propria criminosa passione decorata col nome di missione. Non è questo il pensiero di chi cerca recare offesa al D'Annunzio e alla sua opera. Ecco ciò che scrivesi in una Rivista d'annunziana per eccellenza il Marzocco (4 Novembre): <e Corrado Brando è mezzo eroe e mezzo delinquente: parla sern pre da ero~, opera talvolta da delinquente ... <e Se fosse 1111 eroe non correrebbe per le bische della terza Roma alla conquista delle migliaia di lire che gli occorrono per gli allestimenti; e tanto meno aspetterebbe al varco il biscazziere usuraio e baro per soffocarlo e depredarlo dopo la facile strage. Delinquente, ma delinquente, come direbbero occasionale. L'unità del tipo è spezzata e nulla può rin_saldarla. M~ l' occ~s~one è poi proporzionata al deiztt~ ?_In altri t~rm1n~ questo delitto ripugnante, e cosi rndegno d1 colui che seppe ridere e cantare nella tortur ..t, ha almeno i caretteri della necessità, che non conosce legge? E' lecito dubitarne. <e Gaetano Casati andò a raggiungere Romolo Gessi coi soli mezzi necessari per arrivare a Ka rtum >>. E come e perchè Corrado Brando non ne segue il magnanimo esempio? Perchè - e il delitto 'e ancora lontano - si arrovella alle untuose ra vole da giuoco invece di correre i mari? Un uomo della sua tempra d~sposto ad atfrontare ogni disagio, a superare ogm ostacolo, a vincere ogni impossi bilità deve proprio esser vinto dal bisogno di qualche migliaio di lire ? >> Che più? Il compagno e l'amico dei primi anni di D'Annuuzio, che la sua coscienza formò in quella Terza Roma descritta nelle Vergini delle Rocce, un uomo che ha l' anima veramente coloniale e che il Nietzschiano al di là del bene e del male intende per lo appunto d'annunzianamente, Edoardo Scarfoglio, si sentì scombussolato dal delitto di Corrado Brando e in un periodo di meravigliosa cffìcacia per la sua semplicità e naturalezza osserva: « Facile sarebbe stato dare all'idea centrale ut1 diverso svolgimento, poichè non è detto cbe un eroe in lotta con l'angustia della vita presente debba necessariamente infrangersi contro le leggi (' perire miserabilmente. Bastava a Corrado di sbarcare presso Obbia, di offrire al Mad-Mulah il concorso del suo braccio e della sua mente per mescolare la sua anima tempestosa ad un' avventura meravigliosa che avrebbe potuto trascinarlo dalla foce del Giuba alle sorgenti del Sepal, dai pascoli salini del Mogal alle rive dense di popoli e di bestiame dell'alto
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