RIVISTA POPOLARE 539 Ancora delr Herveismo Discorriamone ancora, perchè questa propaganda contro ìl militarismo in Italia - , dove è diffuso un incosciente spirito anarchico che potrebbe tra- ~formarla in una Russia dcll' Europa occidentale e meridionale -- più oltre potrebbe avere sinistre conseguenze. Non se ne può discorrere senza rilevare con dolore che la logica e la coerenza assistono i sindacalisti - a parte la personale contraddizione di Labriola nazionalista a Trieste a antinazionalista a Roma. - I quali l)anno il coraggio delle loro convinzioni e difendono energicamente le idee dello Hervé. Si puo dire altrettanto del blocco riformista-integralista, che ha tanta forza numerica, ma che sarà paralizzata se mancherà della forza morale? E può avere forza morale quando c'è la contraddizione quotidiana tra gli atti e le parole, tra ciò che si dice in un discorso e ciò che si scrive in un articolo? Noi non ci troviamo in condizioni di conoscere qual' è il pensiero intimo della massa riformo-integralista; ma se dobbiamo giudicare dalle manifestazioni note-Referendum Piva, discorsi al Congresso socialista, articoli dei giornali-della parte più intellettuale e che dovrebbe essere la dirigente, possiamo ritenere legittimamente che essa è tutta avversa all' Herveismo. Ma... c'è un ma, che vale più di dieci punti interrogativi. C'è in mezzo Enrico Ferri, che a proposito del!' Herveismo temiamo molto che ripeta la fìacca e contraddittoria condotta tenuta verso lo sciopero generale che ,. 101le e disvolle .con sorprendente facilita e con risultati pessimi sulla compagine prolet~ria del partito socialista. Vediamo. In una interessante ·intervista col corrispondente romano del Corriere della Sera, Enrico Ferri così si espresse: « L'antimilitarismo, com'è inteso dai sindacalisti e dagli anarchici, è un'aberrazione dottriuale. Noi integralisti vogliamo che l'esercito non serva come strumento di sopraffazione di classe , ed a questo intento è rivolta la nostra propaganda educativa; <e ma non mettiamo in dubbio che l'esercito debba servire a dffesa della patria >>. <e La teoria degli herveisti è fondata sopra una astrazione sbagliata. Essi non tengono conto delle condizioni reali del mondo sociale e internazionale in cui viviamo , e perciò credono di poter fare a meno del concetto e della realtà di patria. Ma la pa- . tria non è un' ast1·azione, è una realtà jòndata, non pure su sentimenti ideali , ma su interessi materiali. Come si può non tener conto della propria patria quando le altre patrie esistono e si fanno valere r >> « Io ho detto che soltanto i Congressi internazionali potrebbero risolvere la questione antimilitarista; perchè, infatti, essa non può essere risoluta in una sola nazione, ma potrà essere soltanto risoluta in tutte le nazioni simultaneamente. Noi avversiamo le invocazioni al patriottismo quando esse sono fatte per mascherare affari poco patriottici, ma non ammettiamo affatto che la patria non si difenda contro invasioni straniere. Finchè durano le condizioni sociali e internazionali che il socialismo lavora a trasformare la difesa della patria è una necessità indiscutibile >>. Il corsivo è nostro per richiamare l'attenzione del lettore sopra alcuni punti della dichiarazione. Noi ci associamo completamentere al modo di vedere del direttore dell'Avanti! Ma se questo è il suo intimo pensiero come si spiegano e la campagna dell'Avanti! e la difesa ripetuta sulle colonne del suo giornale dell' Herveisme r e la dif~s.a degli herveisti di Torino, di Cuorgnè e d'altri s1t1? e la scomunica lanciata contro Piva in pieno Congresso? e la promessa, che difficilmente potrà mantenere, di costringerlo a Gennaio prossimo a cambiare il titolo della sua rivista - cioè ad ammazzarla? D'altra parte : se quest'organo, l'esercito, é necessario a difesa della patria sino a tanto che non saranno trasformate le condizioni del mondo sociale e internazionale, corri.e potranno servirsene quando saremo costretti ad adoperarlo, se esso sarà già logorato dalla propaganda dell' herveismor un esercito che non conosce la disciplina non è un'arma che si spezza nel momento in cui c' è l' urgente bisogno di usarne? Ecco tante domande che documentano la irrefragabile, la pericolosa contraddizione di E. Ferri. Non solo pericolosa, ma pericolosissima dichiariamo la contraddizione di Ferri per due motivi: 1° Esso dispone dell'Avanti! l'organo .ufficiale del partito, che non esercita la sua azione esclusivamente sul partito socialista, ma: anche su tutti i simpatizzanti-radi- . cali e repubblicani-e su tutta la massa amorfa dei malcontenti, che nel mutamento, neJa novità, scorgono il mezzo per conseguire la sperata soddisfazione. 2° Enrico Ferri per la rettitudine grande della vita privata, per la dottrina, per la eloquenza, per l'attività prodigiosa, per le sue stesse qualità fisiche - statura, timbro della voce, simpatia della fisonomia - esercita un enorme ascendente sulle masse. Ora tutto ciò che viene dal suo giornale, tutto ciò che può sfuggirgli nel calore di una improvvisazione, contraddicendo ciò che dovrebbe formare la propria convinzione pensata e meditata, ha una forza enorme di suggestione, che in Italia attualmente nessun altro uomo possiede. D' onde il pericolo; donde il dovere di denunziarne la contradddizione e di commentarne, per farla meglio conoscere, la convinzione reale. ♦ All' Hervé intanto riescono amare le critiche e le discussioni che si fanno in Italia sulle sue teorie un po' di più dei quattro anni di prigione, cui lo condannarono i giurati parigini, che gli fanno assumere aria eroica, quantunque la pena gli sia stata condonata, mentre coloro che com batterono per la libertà e per la patria, che egli rinnega, lasciarono spe_sso la vita sul patibolo o sulle barricate e vissero i migliori anni della loro vita nell'inferno di Cajenna o di Lambessa. Hervé, perciò, si difende come egli sa e può. Si difese in una intervista col corrispondente parigino dell'Avanti!; si difese in una lettera recente alla Pace di Genova; e si difese con silenzi equivoci e con sofismi volgari. Si difende dall'accusa di viltà, e a lungo; e per difendersi da questa accusa fa una sciocca insinuazione contro gl' Italiani, chiedendo se in Italia la parola viltà ha lo stesso significato che in Francia. Questa difesa è assolutamente inutile e mostra la debolezza della sua posizione, perchè quell'accusa nessuno ha formulato sul serio; non la possono sopratutto formulare tutti gli antimilitaristi del1' antica maniera , che propugnano e auspicano la pace e che nella pace non scorgono nè una viltà, nè una causa d'infiacchimento della fibra nazionale. Hervé dice: « I giornali clericali, nazionalisti, reazionari di Francia, che mi trascinano nel fango da quattro o cinque anni, non avevano fatto la scoperta che io sono il papà della vigliaccheria ». Sé questa scoperta, come egli afferma, l'abbia fatta il Piva, noi non ricordiamo; se vero fosse sarebbe
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