Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 20 - 30 ottobre 1906

RIVISTA POPOLAR E 537 il gabinetto liberale sarà certo della vittoria su i conservatori a proposito della marina e nel suo conflitto contro la Camera dei Pari; se al c:mtrario il governo ciurlerà nel manico, allora la rivolta degli 86 membri del gruppo del lavoro è certa, e il governo dovra con le proprie forze soltanto sostenere l'urto degli a vversari, poichè le Trade's Union hanno dichiarato francamente di volere la politica dei loro interessi, degli interessi dei lav01·atori e non degli altri. Date qnesti dichiarazioni il gabinetto liberale sa a che cosa atte nersi. Naturalmente la pillola è un pò amara per il partito liberale, ed alcuni giornali liberali rimproverano le unioni di fare una politica esclusiva e per conseguenza dannosa alla politica generale dell'Inghilterra: ma le Unioni hanno francamente risposto che memori del caso del Taff-Vale non intendono affatto, per fare il comodo dei liberali o di altri, abbandonare la difesa dei loro diritti. Souo una forza e si fanno valern; e questa è, ci sembra, una ottima regola, anzi una legge di vita, nelle lotte politiche. I liberali intanto dichiarano di volersi liberare dalla cosidetta tutela dei deputati del lavoro e pare che abbiauo accettato la sfida secessionista, lanciata dai medesimi. ♦ Il Congresso repubblicano regionale romagnolo. -- Ha avuto luogo domenica. 14 a Ravenna nel Teatro M:rriani ed è riuscito imponentissimo. Erano presenti 225 rappre::ientanti di 10,683 iscritti regolarmente 'al Partito Repubblicano Italiano. Per un partito che tende a minare le istituzioni e per una sola regione, è un vero esercito. Umberto Serpieri, a nome df31Comitato Centrale del quale fa parte, dichiarò aperta la seduta, e dette subito la parola al Sindaco di Ravenna Ferdinando Gallina di cui riproduciamo senz' altro il coraggioso e robustissimo discorso. ~ A nome della Giunta e della Cittadinanza che mi onoro di rappresentare porgo a voi, egregi compagni di fede, il cordiale saluto dell'ospitalità. e Ravenna, sa.era alla memoria del Ghibellia fuggiasco come a quella dell'Eroe e di Anita, Ravenna che non ha mai deviato nella sua storia dalle supreme aspirazioni di giustizia e di libertà che formano l' anim~ del nostro partito, è lieta e orgogliosa di veder o~g1 convocati fra le sue mura i figli della forte e ribelle Romagna che nel pensiero, nella titoria e nel1' azione vengono maturando i destini della nuova Italia. « E la Romagna può esser bene specchio oggi di quello che sarà la società repubblicana di un prossimo dimani, perocchè essa, nel movimento economico, nel1' educazione politica, nell' azione amministrati va che svolge nei ::;uoi Comuni in mezzo ai mille inceppamenti della burocrazia, nell'elevazione morale del suo popolo sottratto ad ogni forma di pregiudizio, può certo van tarsi d'essere all'avanguardia della democrazia ì taliana. . « Voi ora, colle vostre discus8ioni serene e pratiche riconfermerete, ne son certo, questa nobile tradizione e dimostrerete agl' incerti, ai fiacchi, agli avversari, come l' idea repubblicana, che da Mazzini e da Snffi trae gloriosa ispirazione, resti sola salvezza pel popolo italiano, finchè la vergogna duri di questa Italia ufficiale, prostituita ormai ai piedi del Vaticano >. ( Applausi vivissimi e prolungati). Eletto Presidente insieme al contadino Stanghellini di Forli, il nostro carissimo amico Roberto Mirabelli, deputato di Ravenna , pronunciò un discorso veramente magistrale che i nostri lettori troveranno nel suo testo nella valorosa Luce di Roma. L' on. Giuseppe Gaudenzi fece la relazione morale e finanziaria dalla quale risulta •un vero progresso nel partito repubblicano rn Romagna che da 7107 iscritti è salito a 10633. Nella seduta pomeridiana, con poche chiacchere, ma con densi e meditati ordini del giorno, e con discussione calma e serena, il Congresso esaurì completamente _i suoi lavori nei quali trattò: 1.0 dell'azione del partito di fronte al I' invadenza clericale ; 2. 0 dei rapporti fra il partito e i suoi rappresentanti nei pubblici uffizi; 3.0 dell'oporn dei coloni e dei braccianti sui fondi tenuti a mezzadria; 4.0 dell'autonomia politica delle organizzazioni economiche; 5.0 della condizione delle terre dei Comuni e del le Opere Pie. Doro che l' on. Mirabelli ebbe dette caldissime parole sulla necessità del giornale quotidiano per cui sono state già raccolte circa 115,000 lire - raccomandazione alla quale con tutto l' entusiasmo si a:;socia chi dirige questa nostra Rivista Popola1'e - il Con- ~resso si chiuse con ordine perfettissimo al grido di Viva la Repubblica I ♦ :Ridicole reviviscenze medioevali in Francia. -- In ::;eguito al discorso pronuuziato da Ciemenceau nella Vandea, di cui riportammo alcuni brani nel numero precedente , Xavier Cathelineau, discendente dal celebre capo vandeano omonimo, indirizzò al ministro dell' interno la lettera ::;eguente, pubblicata dal reazionario Soleil: « Al signor Olemenceau, « Voi siete un miserabile. Siete andato in Vande~ ad insultare la memoria dei nostri padri, morti sul campo d' onore , martiri della loro devozione a Dio e al re •. e Guardatevi della giustizia di Dio •. « Ma poichè pretendete che in Vandea non ci sono più Chouans, io vi sfido a venire in un piccolo angolo della Vandea mili tare, al Pin-en-Manges ». « Prendete cinquecento· uomini del vostro partito, degli apaches (camorristi. mafiosi, delinquenti, insomma) se volete, e venite a tentare di chiudere la Chiesa >. -«Io vi attenderò con cinquecento vandeani. Vedremo allora se vi sono tuttavi~, degli Chouans in Vandea e se essi sanno ancora difendere la loro fede ». Conte Xavie1' de Cathelineau A questa buffonata cavalleresca non c' era che una sola risposta da dare : lasciarla cadere nel ridicolo. Invoce si sono trovati tre paladini repubblicani - Vautier, segretario di Gerault - Richara., Surier redattore della Petite Répnbblique ed un Ing. Mallonè - che non erano menoma.mente in discussione , i quali hanno raccolto la sfida e si sono messi a disposizione del signor Cathelineau. Questi deve grntitudine a quei tre signori, che hanno voluto attenuar ne il ridicolo, dividendolo con lui. Ma se l' abbiamo sempre dotto che la coscienza non si rinnova nè in dieci, nè in trent'anni! ♦ Minaccia di un .... terribile sciopero ge - nerale. - I segni di un pervertimento che diventa sempre più diffuso, di una vera degenerazione politica e morale, che finirà col di venire pericolosa, in casa nostra non sono pochi; non ultimo quello della facilità colle quale al minimo pretesto si minaccia: lo sciopero generale e si pretende che tutti gl' Italiani si_dichiarino solidali col primo malcontento o colla prima vittima di una ingiustizia che lo propone. L' ultima minaccia di sciope1·0generale ci viene da nn giornalucolo di Palermo: La Riscossa dei demaniali. Organo del personale sussidiario degli uffici esecutivi Demaniali . ... diretto da un Professore Ammannato.

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