Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 20 - 30 ottobre 1906

558 RIVISTA POPOLARE nheim. Malgrado ciò la democrazia borghese deve separarsi dai forcaiuoli e dichiarare che Mannheim costituisce un passo innanzi nell'evoluzione del socialismo , e di tal natura quale deve desiderarsi nell' interesse di una sana politica nazionale tedesca (Dìe Nation, 6 Ottobre). * -X· ·» Il Congresso SoclaUsta di Manuhelm. li congresso socialista di Mannheim aveva per compito di risolvere le questioni dello sciopero generale e delle relaz:oni tra partito e sindacati. Esso si è appigliato all'opportunismo più che ogni partito borghese e ha cercato di nascondere -il contrasto tra le decisioni e la pratica. Questa tattica però non può servire per sempre e perciò si vuole ora da una parte dd socialisti immaginare una posizione teorica da darsi ai sindacati, che non incontri opposizione , e che o li renda indipendenti interamente dal partito e dalla romantica dello sciopero gene - raie oppure li costringa a sottomettersi senza restrizioni al partito e ali' idea-~ del,!D sciopero. [n questo modo si arriverà o a salvare il partito ann:chilendo i sindacati o a separare sindacati e partito. li congresso dt Mannheim non cede dunque in nulla per importanza a quello di Dresda o di Jena ( Nord und Sud). * * * A. von Elm: La dtscuss1one sui stndacat1. - li congresso di Mannheim fu una pietra miliare nella storia del movimento proletario. L'ordine del giorno di Bebel e di Legien, che fu approvato, significa che, ad eccezione di piccole differenze di opinione sullo sciopero pplitico , non esiste chè una sola idea in tutto il partito e nei sindacati che lo sciopero generale non deve essere usato incautamente, ma che se si viene alla decisione di usare questa ultima ratio , si deve andare fino alla fine : quando la si dovrà adoperare non decidono persone ma avvenimenti politici ed economici. li congresso è finito; l'importanza delle decisioni apparirà più tardi. E' sperabile che esse basteranno a far sì che al prossimo congresso dei sindacati non si parli più di conAitti col partito. Mannheim comincia un'epoca nuova: d'ora innanzi partito e sindacati debbono procedere d' accordo contro il nemico comune (Socialistische Monatshefte). ♦ Herbert N. Casson : GH Italiani in Ame1·ica. - Più di un milione d'Italiani si apparecchiano a celebrare il giorno sacro a Colombo ( r 2 ottobre) in quest'anno. Essi devono inorgoglirsi dei progressi dd Nuovo Mondo perchè un ltaliano lo _scoprì ed un altro gli dette il nome. Da Colombo a Marconi per quattrocento anni gli Italiani non hanno rappresentato una parte cospiscua nel Nuovo Mondo. Ma da dieci a quindici anni in qua è ~vvenuto un grande cambiamento: gli Italini hanno cominciato a viaggiare, ad inventare, a produrre (to manufacture). Lo slancio industriale ha rivoluzionato il Nord d' Italia ; la corrente migratoria verso l'America ha mutato la situazione nel mezzogiorno ed in Sicilia. Gl' Italiani si mostrano adesso conquistati alla scienza e al commercio. La recente esposizione di Milano ne ha dato la prova ; specialmente nell' uso delle forze elt:ttriche, nella fabbrica di automobili l'Italia tiene il ~;rimato. I rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti del pari hanno preso un grande sviluppo. Centinaia di migliaia di robusti lavoratori, il fiore dei con - tadini italiani sono domiciliati adesso in America. Attualmente essi non sono ben visti tra le razze che li avevano preceduti. (( Essi sanno guadagnare il danaro, si dice, ma non spenderlo. Mostrano scarso desiderio per la educazione e pel· miglioramento. Essi non sono buoni incrociatoì i (good mixers). Essi rimangono estranei ad una civiltà , che non contribuiscono a creare». Tutto ciò che oggi si dice degli [taliani prima si disse dei Te deschi e degli Irlandesi. A questo criticismo per ora non si può rispondere; ma un intelligente lavoratore italiano può ossc:rvarc.: : (e Lasciateci del tempo e delle occasioni. Aspettati! altri (( venti anni e vedrete quale specie di americani noi diverre- (c mo. Attualmente siamo ignoranti , poveri , poco sviluppati. « Ma voi sareste anche tali se cominciaste a vivere da poveri (( contadini in un paese arretrato. Dateci le condizioni di ere- (< scere come le ebbero i vostri padri e noi vi mostraemo che << abbiamo forte la ment<! come i muscoli. Siate pazienti con (( noi , perchè è troppo dura cosa l'oppressione secolare che <( !lbbiamo subìta. Tutto ciò che ci darete nei giorni della de- « bolezza, noi-ve lo restituiremo cogl'interessi quando saremo <( di venuti forti >l. Nessuno può negare che gl'ltaliani possiedano la virtù ba silare degli americani - l'energia. Essi lavorano; e lavorano Juramehte. In molte città d'Italia vi sono migliaia di men dicanti ; ma nei quartieri italiani di una città americana non ve ne sono. Tutti sono occupati. Spesso noi siamo sorpesi nel vederli contenti nei più duri lavori; ma essi hanno ragione di essere lieti. Non lavorano essi dieci ore invece di sedici? Non guadagnano nove dollar: la settimana invece di due'? Nella loro propria opinione, essi fanno mostra del vero spi - riro intraprendente americano lasciando la terra dei loro padri. Si narra che in un paese d1 Sicilia un giorno si posero in isciopero i contadini di un latifondo e scrissero sulla casa del latifondista: Signore, voi potete colti11are la terra da voi stesso: noi partiamo per l'Amedea. Questa fu la dichiarazione della loro indipendenza. Molti intraprendi tori americani trovano che essi sono pronti a risentirsi contro tutto ciò che a loro sembra una ingiustizia. A Boston parecchi anni or sono un intraprenditore limitò il salario dei lavoratori italiani del dieci per cento. Essi nulla dissero ; ma durante la notte ci fu granJe rumore ed una grande attività nel loro campo. All'indomani essi comparvero colle pale accorciate di un pollice. (( Meno salario , meno fango: » questa fu la loco idc:a di ugu<1glianza di trattamento. Si deplora che essi dopo due anni di soggiorno in America ritornino in patria. Ma in realtà essi non restano in Italia ; non si possono adattare ,ill'antica vita. lncosciamente essi sono stati troppo americanizzati per poter restare negli antichi antri. GI' immigranti italiani si risentono della loro primitiva civiltà e della debolezza del sentimento nazionale. Domandate ad un lavoratore italiano se egli è Italiano ed egli vi risponderà: (< No, io sono napoletano » ; No, io sono Siciliano n. Uno di Palermo non vuole lavorare con un siciliano di Mes - sina. Gl'immigranti di ciascuna provincia ed anche di ciascun villaggio, si mantengono insieme uniti nelle loro peregrinazioni ed ostili a tutti gli altri gruppi. Il padrone o il banchiere è il capo di ogni gruppo. Egli ha interesse a mantenerli separati e non americanizzati per averli più faci Imente ligi. Ogni gruppo ha i 1 proprio avvocato, il proprio prete , il proprio banchiere. Ali' occasione un intero villaggio si trapianta in alcune abitazioni d' una città americaaa. Gl'[taliani si americanizzano poco perchè essi vedono i lati brutti della nostra civiltà. [ soli americani coi quali essi vengono a contatto sono i peggiori loro sfruttatori in ogni ramo dall'attività. Noi sembriamo a loro incivili, come essi lo sembrano a noi. Si è esagerata molto la loro criminalità violenta. Generalmente parlando essi sono lavoratori mansueti, onesti, fedeli e inoffensivi. el 1904 solamente uno su 28,000 Italiani in New Yorl\ fu mandato all'isola di Black.well. Contro i prigionieri italiani si osserva che essi hanno una cattiva coridotta,, la quale spessQ

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