I RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce _in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I t..-1.lia : anno li re 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno Iire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·so Vitto,·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI Anno Xll-N1un. 20 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 ·Ottobre 1906 AVVISO IMPORTANTE. - Tutti i nuovi abbonati, che pagheranno anticipatamente l'anno 1907 riceveranno gratis i numeri della Rivista, che si pubblicheranno dal giorno in cui avranno mandato l'abbonamento sino a tutto Dicembre 1906. Coloro che procureranno QUATTRO abbonati, che pagano anticipatamente riceveranno GRATIS per tutto il prossimo anno la Rivista. SOMMARIO: GII avvPnlmentl e glf uomini: Noi: (Avvisaglie parlamt::ntari - Il nuovo Ministero francese - Picqu~n ministro - La caduta di Golouckowski - La politica vaticana fallisce in Spagna - Il Pa pa non cospira contro la repubblica in Francia ..... - Le l< trade's unions » e la politica inglese - li Congresso repubblicano regionale romagnolo - ~Ridicole reviviscenze medioevali in Francia - Minac.;ia di un ... terribile sc10pero generale -11 voto alle donne . e la « North American Review - Il pauperismo inglese dal 189r al 1906) - La Rtvistft: Ancora dell' Herveismo - Paul Louis: Il proletariato francese e la legislazione operaia -Dr. Napoleone Colajann i : La delinquenza e la razza in Italia (Curiose spigolature statisticht::) - Gino Prosperi: La libertà m:11' educazione - Prof. Angelo Celli: Antagonismi igienico economici - Mario PIio: Pittura e Scultura ali' Esposizione di Milano-. lti vista delle ltlvtste: Il Papa Pio X e la sua crociata contro l'intelletto e la civiltà (National Review) - Pro Sardinia (Nuova A1itolo1;ia) - Il Diritto Elet~orale Femminik - Il ·congrt::sso di Mannheim (Die Nation) - Mannheim e i torcaiuoli (Die Nation)-Il Cor,grt::sso Socialista di Mannheim (Nord und Sud) - La discussione sui sindacati (Socialistische 1\funatshefte) - Gli Italiani in America (The Munsey) - Sindacalismo e parlamentarismo (Temps Nouveaux) - Receusiont. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI A vvlsaglle parlamentari. - Prima della riapertura del Parlamento quest'anno c' è stato un lodevole ritorno alle buone consuetudini : parecchi deputati hanno parlato ai loro elettori.• Cominciò Galimberti, seguirono Luzzatti, Marazzi, Talamo, Calissano. Sono stati quasi tutti di opposizione al ministero: aspro, quasi violento il primo, più misurati gli altri; e misurato anche nella difesa del ministero l'ultimo. Ma non solo c'è stata la critica al governo del tempo, ma vi si è sentita una nota più elevata sulla decadenza parlamentare, che rispecchia, se mai-ed in una misura minore-quella politica che c' è nel paese, che manca di energia e di sincerità e che troppo subordina gl' interessi collettivi a miserabili quisquilie, che possono servire soltanto a generare e .ad accelerare la decadenza. Nella parte più elevata di queste critiche, eh~ hanno parvenza di obbiettività e d' interessamento alla cosa pubblica, insistettero gli on. Galimberti e Talamo ; la cui parola sarebbe riuscita più efficace e più salutare per gl'Italiani se essi non facessero parte di quel gruppo , - ahimè! troppo numeroso ed in continua formazione, decomposizione e ricomposizione, - che a Montecitorio si chiama il g1·uppo dei disoccupati. Ai loro moniti severi ed ai loro consigli savi toglie credito e fattività il sospetto che gli uni e gli altri sgorgano generosamente dal loro cnore per la circostanza che essi non fanno parte del Ministero. Dicono i maldicenti che il loro pessimismo si sarebbe trasformato in ottimismo se per loro si fosse trovato un decoroso posticino nel ministero Giolitti. Non giuriamo che sia proprio cosi; ma così sembra. Il Ca.lissano si assunse il compito più ingrato: giustificare l' on. Giolitti della opposizione fatta al passaggio deila scuola popolare allo Stato. Alle critiche !:li annunzia che risponderanno altri deputati ministeriali e con maggiore solennità l' on. Majorana in Catania. Se e quanto il suo discorso sarà un 1:mccessonon possiamo preannunziare; politicamente nel mondo parlamentare gli nuocerà con certezza la grande rèclame alla Barnum che su di esso si è organizzata e lcr studio amorevole, addirittura commovente, r.he 11 on. Giolitti pose e pone nel designarlo come proprio successore nella Presidenza del Consiglio. Il caso noi crediamo che sia non raro, ma unico. ♦ Il nuovo Mini■tero francese. - Apertasi rapidameute, subitaneamente quasi, con poche antecedenti notizie su i giornali per la malattia ,ed il bisogno di riposo del ministro Sarrien , la crisi è stata facilmente e rapidamente composta. Chiamato dal presidente Fallieres , Giorgio Clemenceau ha composto il proprio gabinetto in tre giorni , e lo ha composto in modo che al Vaticano deve avere spiaciuto assai. Poichè, ancora per un po' di tempo, il perno della politica interna francese rimane la questione ecclesiastica, la separazione dello Stato dalla Chiesa, alla quale i Francesi sono venuti con tanta determinazione, tirativi - ci si passi la frase - per i capelli. E' certo che, tosto o tardi, la Francia sarebbe venuta alla separazione; è certo che il concordato Napoleonico non poteva più rispondere al nuovo assetto politico della nazione francese , alle nuove idee che oggi vi prevalgono, ai sentimenti - marcatamente e profondamente anticlericali - della maggioranza del popolo francese ; ma è probabile che alla denunzia del concordato ed alla separazione la Francia sarebbe venuta passo a passo, con mòlta moderazione, con studiata lentezza , e forse anche dopo aver presi col Vaticano, accordi che gli avrebbero giovato se dietro tutti i movimenti antirepubblicani - il Boulangismo, il Plebiscitarismo, l'affare Dreyfus e l'antisemitismo - non si fosse veduta agire nell'ombra la politica clericale tendente a rovesciare la repubblica per sostituirvi un regime più ligio agli interessi temporali della chiesa., e valentesi di ogni dissenso politico fra cittadini e gruppi di cittadini francesi per acuirlo, inasprirlo e farne suo pro ! E naturalmente anche per il ritiro di Sarrien gli
534 RIVISTA POPOLARE ultimi difensori del Clericalismo avevano sentito aprirsi il cuore a1la speranza. Una crisi lunga avrebbe favorito i loro interessi, e, forse, presentata la possibilità d' un ministero , o della scelta a ministri di alcuni uomini non dichiaratamente avversi ai clericali ed alla politica vaticana. Invece Clemenceau ricompone rapidamente il gabinetto conservando alcuni elementi ant:chi, mantenendone tutti i sottosegretari, e sostituendo i partenti con uomini le cui dichiarazioni, pubbliche e recenti, non lasciano dubbio alcuno su i loro sentimenti. E si capisce che il Vaticano ed i suoi organi affilino contro il nuovo ministero le loro armi. Senonchè il nuovo ministero si presenta come un organismo compatto, omogeneo, concorde, e sembra che gli uomini che lo compongono possono tutti ripetere le parole che Clemenceau pronunziò ai suoi elettori il 17 p. p. a Saint Maximin: parlando della legg_e di separazione egli ne disse chiaramente le ragioni , ed accennò anche che su questa questione il governo non recederà d'un passo da ciò che la legge ha stabilito. Egli disse: i L'3. disgrazia è che il vescovo di Roma non si è contentato di reggere le coscienze, ma si è accordato col potere monarchico. Quando ci è rivolta l'accusa d: avversare il potere puramente religioso ci si calunnia. Contro chi lottiamo noi? Contro l' organizzazione politica del Governo papale. Noi rifiutiamo alla Chiesa il denaro di quelli che non credono : è giu11to il momento di impedire che la Chiesa oltrepassi la soglia del potere civile: ma noi non vogliamo penetrare nel dominio della coscienza ; e perciò noi non abbiamo voluto chiudere le Chiese. Ma allora il clero si è messo i:p..:rivolta e ciò non pertanto noi siamo stat,i indulgenti. Non bisogna credere nondimeno che questo stato di cose abbia a continuare per un tempo indefinito. E' prossima l'ora della risòluzione definitiva. L1 11 di dicembre voi passerete la vostra ultima notte sotto il regime del Concordato : il 12 dicembre vi sveglierete al sole della libertà. La legge sarà à tutti applicata: vi saranno delle noie e queste noie ricadranno sulle spalle del ministro dell' interno che le aveva prevedute dal suo seggio di senatore .• Inutile parlare del Briand, cui parte della legge è dovuta; ma non è fuori di luogo accennare il pensiero di P1chon che in un banchetto alla e Lega Repubblicana .. dichiarò che : e La repubblica dopo essersi liberata degli ufficia.li che la tradivano, deve ora ridurre all'impotenza e liberarsi di quelli che furono gli ispiratori ed i maestri di codesti ufficiali. ,. E' possibile essere più chiari? E Pichon è, ora, ministro degli esteri. . Non è probabile che il nuovo ministero vedrà accompiersi l'esecuzione della legge senza qualche difficoltà; i preti son maestri in crearne, ma il ministero sa di avere con se la Francia, e i nemici della Repubblica dovranno persuadersi una volta per tutte che il regime del governo dei preti è, in Francia, finito per sempre. Ma questo ministero nella sua composizione dice anche di più. I nomi che lo compongono non sono nuovi; eccoli : « P1·esidenzadel Consiglio e Interno, ClemenceauGiustizia, Guyot Dessa.igne -- Affari esteri, Pichonlstruzione pubblica , Briand - Finanze, Cailloux - Guerra, Picq uart - Marina, Thomson - Lavori pubblici , Barthou - Commercio , Doumergue - Agricoltura, Ruau - Lavoro e Igiene, Viviani. ~ Essi tutti sono noti per l'opera loro in precedenti ministeri , per le loro opere e le loro parole. Ma c'è un fatto nuovo: la creazione del ministero del lavoro, e la nomina a Ministro, di q 11esto dicastero appunto del Viviani, un uomo che dalle questioni operaie ha fatto la sua specialità. Bisogna ricordare che quando fu costituito il primo ministero Combes fu detto: Noi defin_iremo le questioni ora pendenti, condurremo· in porto la legge di separazione, eppoi quelli che ci succederanno dovranno metter mano alle leggi di carattere sociale. Alla vigilia di chiudere definitivamente la risoluzione della separazione fra Stato e Chiesa sorge il Ministero del Lavoro. E' come l'affermazione pratica della continuità logica della repubblica nella sua opera progressiva e liberatrice. E questo ministero, costituito com'.è, si presenta organismo di battaglia e di riforma al tempo stesso. E: destinato quindi a godere il favore del popolo , e ad afforzare ancor meglio , se ne avesse bisogno, la Repn bblica nello spirito e nella evo)uzione della Nazione Francese. Questo tanto bene sentono i più illuminati dei clericali che malgrado H divieto del Papa le associazioni cultuali si formano e si comincia già a parla.re di possibilità di accordi fra i Vescovi Francesi e il Governo; accordi che significano la sottoscrizione dei vescovi e dei clericali alla legge, visto che il governo non intende deviare dalla legge quale fu approvata dal parlamento. Ed è bene che i clericali si sottomettano. In fondo non gioverebbe loro una larvata guerra civile, ed il popolo sa, ormai, che le leggi sociali sono subordinate alla pacificazione in seguito alla separazione. Ora se i clericali resistono, il governo non potrà espletare la seconda parte del suo programma, malgrado la creazione del nuovo ministero; ed il popolo saprà che, ancora una volta, la Chiesa; fra gli interessi di chi sfrutta, contro gli interessi di quelli che hworano sta per gli sfruttatori e, dato il momento che attraversiamo, non è certa.mente favorevole agli interessi clericali che il popolo possa fare un paragone tanto disastro8o per la Chiesa. ♦ Plcquart ministro. -Non abbiamo commenti da fare al nuovo ministero Clemenceau. E' omogeueo, ne fanno parte uomini di grande valore, ri<.;onoscni to anche dagli avversari. Per l'Italia ha particolare importanza il ministro degli Esteri Pichon. Egli era precedentemente ministro residente a Tunisi ; ed ivi mostrò molto tatto e se non largo di fatti lo fu di buone .parole. Chi da l'intonazione al nuovo gabinetto è Picquart, il nuovo ministro della guerra. Certamente tra i militari che fignrarono nell' affaire è il più coraggios0 1 il più leale; anche assai più simpatico del protago• nista Dreyfus. La sua nomina è una sfida al nazionalismo e al clericalismo; ed è un atto veramente ma gnifico, anche dal lato estetico, che dà la misura della fibra, della intelligrnza , della energìa degli uomini politici della Repubblica Francese e che fanno apparire tanto miseri, tanto piccini, quelli italiani. Quando si pensa alla indignazione a freddo - e perchè a freddo e in contraddizione manifesta coi precedenti, più disgustosa - di certi monarchici per la nomina di Pantano, e guardiamo a ciò che avviene in Francia ci sentiamo umiliati. In Italia per la formazione di un ministero non entrano in competizione che laide lotte di interessi ed ambizioni personali ; in Francia vi presiedono principi e idee e sono la risultante di una grande situazione politica. Nu1la diciamo di Clemenceau. E' troppo noto. ♦ La caduta di Golouckowskl. -· Finalmente dopo aver cercato di mettere il piede in tutte le staffe che gli erano volta a volta presentate, Golouckowski ha fatto il capitombolo. D:t un po' di tempo la cosa, malgrado le smentite ufficiali e ufficiose, era preveduta, e non ha meravigliato nessuno. Ora sarà cosa interessante a vedere se il suo successore riuscirà a fare miglior figura di lui. Bisogna convenire
RIVISTA POPOLARE 535 che il compito non è facile: c'è un po' della quadratura del circolo nella politica austriaca. Quella che gli Ungheresi vogliono è , su molti punti , precisamen te il rovescio di q ·1el che vogliono gli Austriaci; i Dalmati non vogliono quel che vogliono gli Czechi; i Croati esigono il contrario delle esigenze italiane; e ci sono poi i socialisti e gli antisemiti che vogliono sempre il contrario di quel che vogliono tutti gli ~Itri, compresi i Pangei·manici i quali vorrebbero chè tn Austria non ci fossero uè Ungheresi, nè Croati, nè Austriaci nè Italiani; ma Tedeschi soltanto. Desiderio, dal loro punto di vista, lodevolissimo, ma di piuttosto difficile attuazione. Bisogna riconoscore che se GolouckowRki è caduto, è in fondo molta sua colpa. Partigi11no, anzi fautore della Triplice egli ha lasciato, in quest'ultimo tempo, che si producessero seris'::iirne discrepanze fra Italia ed Austria. Non ha saputo freuare , nè reprimere le i II temperanze croate, ha dato ragione all' Italia dì so• spettare cbe egli ne volesse sacrificare gli interessi e la influenza nei Balcani alla Russia. E questa è stata una delle accuse principali che la Delegazione Unghe• rese µ;li ba mosso e per le quali gli ba fatto ca pire che gli avrebbe negato il voto se egli alle Dalegazioni lo avesse dimandato. Non è ora il caso di discutere se la Triplice sia, u nieno, ancora utile ali' Italia; il fatto è che la Triplice ancora sussiste e l' aver dimenticato che finchè un' alleanza è in vigore gli alleati sono sempre strettamente legati dai patti reciproci è stato uno dei gravi torti di Golouckowski. I giornali che ne difendono la poli tiea affermano che il vecchio ministro degli e8teri austro ungarico non aveva nessuna intenzione contraria ali' Italia. , e che soltanto egli cercava di striugere con la Russia relazioni di amicizia che certameu te non potevano adombrare nessuno dei componenti la Triplice. Dimenticano rhe la Russia nei Balcani è la spina nell' oechio dell'Austria e dell'Italia : e allora? U u' altra delle cause della caduta di Golonckowski è stata l' essere egli troppo seryile, troppo cortigiano verso la Corona , e, speeialmente , di front~ a certi consiglieri dèlla Corona. Egli' faceva di tutto ormai per aggrapparsi al potere; e naturalmente ricorreva anche ai mezzucci ; e i mezzucci l· hanno perduto. Ora il suo successore ha dinanzi a se un compito non facile da risolvere. Non diremo mettere d'accordo le varie nazionalità, tendenze e pretensioni: voler l' accordo dell' acqua col fuoco è da pazzi; ma almeno, se desidera restare un po' di tempo al cancellierato, dovrà sforzarsi a dissipare le nubi che sul cielo politico il Golouckowski aveva lasciato addensare; dovrà. tentare di determinare certi limiti entro i quali possono agire senza urtarsi le varie nazionalità. cbe compongono l' Imi:,ero Austro-Ungarico; dovrà far di tutto specialmente per mettersi d' accordo con la Delegazione ungherese la quale , come è stata capace di mandare a spasso Golouckowski potrebbe mandare il suo successore a m.iglior aria a sua volta. E in Nerità, data la tarda età dell'Imperatore , i ?;ravi problemi che si agitano ora nell'Impero Austro-Ungarico, e gli ancor più gravi che susciterebbe una catastrofe di Francesco Giuseppe, non è conveniente ci sia un frequente mutamento di uomini a11a Ballplatz. ♦ La politica vaticana fallisce in Spagna. - N,oi non sappiamo iu qual conto i:iia tenuto dalla Chiesa il Vecchio Testamento; certo è che Pio X potrebbe trovare in un versetto del 1 ° Libro dei Re, il 14° , alcune parole adattabilissime al suo caso ; e mettere il suo Dio al posto di Roboamo. Prima dell'avvento di Pio X al trono pontificale la politica della Chiesa non andava di certo a gonfie vele; ma in fin dei conti Leone XIII era riuscito a nentralizare in Germania gli effetti del l(ultu1·kampf, era riuscito ad estendere la influenza della Chiesa in America e in Ingl.iil terra; e gli era stato possibile mantenersi in rapporti se non tenerissimi, almeno tollerabili con la. Francia. Certo la politica della Chiesa era combattuta fieramente, e i prodromi d' uno sfacelo completo si facevano, quà e là, evidentissimi, ma in ogni modo non e~a la rovina dichiarata; il Papato sembrava godere d1 uno splendore da 1 ungo tempo insolito; anzi dopo Pio IX di scarsa levatura, Leone XIII intelligentissimo, senza esagerazione uomo di genio, aveva conferito al Papato una certa autorità. morale che poteva servire di compenso alla autorità politica per semµre ~vanita. Erano, si potrebbe dire riferendosi al VecchioTestamento, le verghe di Salomone. Ma ora? ora Pio X a furia d'intransigenza è riuscito a fare applicare alla Chiesa gli sC01'J)ÌOni di Roboamo. E da parte di chi poi? da parte delle due figlie predilette : Francia - e della Francia abbiamo debto assai- e Spagna. Sarebbe assurdo pensare o supporre che le cose possano andare in Spagna con la medesima rapidità, e fortuna per il governo laico , con la quale hanno proceduto in Francia; ma in tali faccende tutto sta incominciare ed il governo spagnuolo ha incominciato rispettosamente mandando al Papa l' ambasciatore Ojeda che gli ha fatto molti complimenti ..... e gli ha portato a rivedere e rimodernare il Concordato del 1831 che per il Vaticano va certamente molto bene, ma che per la Spagna non va più, assolutamente. Sembra che il signor Romanones intenda l'arte di dorare le pillole. Intanto però i vescovi i quali, in rispetto probabilmente alla paciosità predicata da Gesù , sanno essere dei magnifici sollevatori di rihellioni, mettono a soq uadro la Spagna. Su la questione dei matrimon'i dichiarano francamente che quelli sol tanto ci vili, non sono matrimoni, e che le persone che si sono unite civilmente, vivouo in ijtato di concubinaggio. E pubblicano veementi e violenti articoli, nei diarii delle loro diocesi, contro il governo, e contro le nuove leggi , scrivono lettere insultanti ai ministri; dichiarano francamente che quelle leggi non avendo la loro approvazione, essi sono determinati a uon obbedirle. Si potrebbe osservare ai signori vescovi Spagnoli, che, ip_ fondo, anche i ladri ragiona.no alla medesima maniera; le leggi su la proprietà individuale non godono della loro approvazione e quindi non le rispettano. Senonchè il governo che mette i ladri in prigione, non osa, ancora, procedere contro i vescovi. Ma a questo ci verrà, perchè, ormai anche iu Spa· gna, l' opinione pubblica è su qnesta faccenda col governo contro la politica dei preti. Un'altra questione grave è quella dei cimiteri. I vescovi vogliono che coloro che muoiono senza i cosiddetti c0nforti della chiesa siano sepolti fuori dei cimiteri. E' io. fondo il mantenimento dei sistemi medioevali che fino ad ieri predominarono in Spagna e che i vescovi, incoraggiati nella loro azione dal Vaticano, vogliono perpetuati. Ed anche a questo proposito i vescovi sono francamente ribelli. Ed anche in questo caso la nazione è col governo contro di loro. La Spagna ha dolorosamente sofferto del secolare dominio dei preti. Essi ne hanno fatta la nazione più povera , più ignorante , più superstiziosa , più sconsiderata di tutte le nazioni. Ora che la Nazione comincia a rialzare la testa, i preti vorrebbero rical caria sotto il loro dominio, quasi tutt'ora inquisitoriale. Il curioso si è che il Vaticano che ha veduto andargli a rovescio la sua politica in Francia persegue in Spagna la stessa politica. Inntrasigenza, violenza , ribellione. Si direbbe che Pio X non ha
536 RIVISTA POPOLARE avuto l'intelligenza d' accorge1·si che oggi le scomuniche non fanno più smagrire nessuno, e che scomunicati, più o meno bene, siamo un po' t11tti. Anche quelli che vanno alla messa. Si direbbe che la politica del Vaticano tende ad uno scopo solo, esaurire la pazienza dei governi laici, per ottenere da loro .... quello che in Francia il governo laico ha dato. I giornali clericali battono forte sul chiodo che in Spa· gna il governo non è forte come in Francia, e che alle Cortes e al Senato il signor Romanoues non tro• verà la concordia contro il Vaticano che Combes, trovò a Palazzo Borbone e al Lussemburgo: e che perciò? Potrebbe anche darsi che Roma.nones cadesse e che le leggi attuali dovessero essere ritirate; che i vescoyi e il Vaticano, in nna parola, trionfassero. Eppoi? Questo non sarehbe che un piccolo incidente della lotta, la quale è più nei popoli che nei governi. La questione sarebbe messa a tacere per un po' dì t~mpo epp_oi t?rnerebbe sul tappeto più urgente e più v10lenta d1 prnna. Perchè la politica di Pio X è caratterizata dal fatto che non risolve, ritarda; e ritarda. s?ltanto ciò che non può impedire; come tutte le politiche intransigenti, del resto. Crea sul momento u~ po' di disordine , eppoi è definitivamente vinta. Pio X, donato a Dio ne liquida la Chiesa. In fondo, per un papa, noi non possiamo troppo dolercene. ♦ Il Papa non cospira contro la repubblica In Francia ... - Questa notizia ha annunziato al mondo con ostentata solennità l' Osse1·vatoreRomano in un articolo pubblicato il 17 ottobre 'e che insolita- ~ente tu comunicato in anticipazione agli scomunicati g10rnah della capitale del Regno d'Italia. . La impressione che se ne riceve da chiunque ha un pò. ~1sale nella zucca è questa: l'infallibile Pio X sente che m. Francia la sua politica contro la separazione è destrnata ad un fiasco piramidale - quale la storia del papato non ne registra dopo la breccia di Porta Pia che lo privò del potere temporale. ' Dopo questa prima impressione si corre alla domanda : Forgano ufficioso della Santa Sede afferma il vero: giurando su tutti gli Dei passati e presenti, che 11 sommo Pontefice non ha cospirato contro la Francia e non ha insidiate le istituzioni repubblicane? Solo gl'imbecilli potranno credere nelle parole dell' Osse1·v_atore_Rom,ano. Gli uomini, che couoscono .gli avvemmenti contemporanei giudicheranno che il comunicato_ del giornale ufficioso del Vaticano rappresenta la qumtessenza del più sfacciato gesuitismo. Se dell'azione di un Istituto come il Papato si do• v_esse giudicare dalle parole e dai documenti pubblici s1. dovrebbe dargli ragione e concludere che la Corte d1 Roma non ha pronunziato sillaba contro la Repubblica. I fatti, però, dicono diversamente. I fatti dicono che. della caduta di Thiers, dal 16 maggio 1876, dall~ Pr~s1denza Mac Mabon, dal boulangismo, dal nazionalismo antisemita, 1sino all'ultimo momento i clericali francesi, cioè i cattolici che si occupano atti vamente di politica, non hanno cessato un solo istante di cospirare e di agire contro la repubblica per la restaurazione delle istituzioni monarchiche. . L'azione perseverante, aperta, intensa, del clericalismo francese contro la repubblica venne illustrata in modo inconfutabile dall'opuscolo di Paul Sabatier, di cui più volte ci siamo occupati e di cui non si è nemmeno tentata la confo tazione. Che cosa ha fatto il Vaticano per arrestare la scellerata campagna clericale e nazionalista contro Dreyfus? Che cosa ha tentato per impedire gli u1uoristici saggi d'insurrezione organizzati contro le sue Chiese in occasione dei famosi inventari? Nulla, nulla, nulla! Ha taciuto rigorosamente sino all' ultimo momento, quando il silenzio veniva denunziato dal mondo civile come un calcolo abbietto e come una viltà; quando il silenzio dai clericali francesi veniva interpretato come approvazione completa della loro azione. Ma siamo generoRi: concediamo che il Papa segretamente ed anche calorosamente ai cattolici più fa• natici di Francia abbia data i consigli più conformi alla dottrina cristiana - i consigli di rassegnazione e di rispetto alle leggi dello Stato, che pur erano nel l'animo o sulla bocca di alcuni vescovi fracesi. Se tali consigli di pace, di amore, di rispetto alle istituzioni fossero partiti dal Vaticano - e negli ultimi tempi consta che furono consigli di lotta e di ribellione-quale la conseguenza che se ne dovrebbero tirare? Questa sola: i cattolici francesi s' en fichént - come sconveniente1uente si dice nella lingua di Voltaire--delle parole del loro sommo Gerarca. E in ciò starebbe la prova provata dalla impotenza del Pontefice, che non sa farsi ubbidire nemmeno dai più devoti credenti nella sua infallibilità. ·Dunque i fatti chiariscono il Papato: o nemico o impotente. QuH.leserietà e quale convenienza troverebbe perciò la repubblica francese nel circondare di cure e di garanzie e nel profondere milioni per una istituzione che o non sa, o non vuole, o non può impedire il male; e la cui efficienza si spiegherebbe soltanto nel dare forza e credito ai propri nemici? L'impotenza della Chiesa· nel ricondurre i cattolici all'osservanza delle leggi della repubblica costituirebbe la giustificazione della separazione. ♦ Le (< trade·s unions » e la politica inglese. Il Parlamento Inglese si è riaperto e vi spira fortissimo il vento di fronda. I conservatori che le ultime elezioni avevano abbattuti e come sbalorditi, ritornano baldanzosi ai Comuni, e il Balfonr - l'uomo che meno di tutti avrebbe diritto di parlare-già accenna, e lo annunziò agli elettori, ad una vigorosa ripresa della sua atti vi tà. Bisogna dire, bensì, cne i con serva tori, oggi, liberati dall' incubo Chamberlain hanno abbandonate, e messo in tacere molte delle belle idee che contribuirono alla loro sconfitta; così per esempio non parlano più del protezionismo, si sono rintascati tranquillamente il bel programmone imperialista che sciorinavano al mondo e si contentano di far la critica spicciola alle proposte ed alla azione del governo liberale, al tempo stesso che pigliano modeste arie di paladini della Camera dei Pari. Questa della Camera dei Pari non è una questione nata oggi ; è un antico nodo che viene al pettine, e ci viene portato anche dalla impazienza che hanno le T'rade' s unions di liberarsi dal potere che oggi pare non abbia altra funzione che quella di essere reazionario. E le 'l't·ade'sunions si sono invece avviate arditamente verso il progresso. Il governo di H. Campbell-Bannermann ha parecchie gravi questioni della politica interna da risolvere e prima di tutto gli si presentano quelle di carattere sociale ; cioè la « Legge per il co·mpeoso ai lavoratori su gli inf9rtuni » la legge per la « abolizione del voto plurimo > quella sul « riordinamento della marina mercantile ~ la « Legge sull'Irlanda,, e finalmente il famoso « Bill of _education > sul quale i conservatori aspettano anche il gabinetto Campbell-Bannermann al bivio terribile della riduzione delle spese per la marina. In tutto questo svolgimento di programma le 1rade's Unions hanno la loro politica alla quale il G'ruppo del Lav01·0 ai Comuni si attiene fedelmente. Gli eletti dell' Jndipendent Labour Pa,rty, eletti di socialisti, ed eletti di unioni indipendenti, voteranno come un sol uomo per il Governo, se il Governo manterrà loro le promesse fatte, a tempo delle elezioni, a proposito delle leggi sociali e della educazione: in questo caso
RIVISTA POPOLAR E 537 il gabinetto liberale sarà certo della vittoria su i conservatori a proposito della marina e nel suo conflitto contro la Camera dei Pari; se al c:mtrario il governo ciurlerà nel manico, allora la rivolta degli 86 membri del gruppo del lavoro è certa, e il governo dovra con le proprie forze soltanto sostenere l'urto degli a vversari, poichè le Trade's Union hanno dichiarato francamente di volere la politica dei loro interessi, degli interessi dei lav01·atori e non degli altri. Date qnesti dichiarazioni il gabinetto liberale sa a che cosa atte nersi. Naturalmente la pillola è un pò amara per il partito liberale, ed alcuni giornali liberali rimproverano le unioni di fare una politica esclusiva e per conseguenza dannosa alla politica generale dell'Inghilterra: ma le Unioni hanno francamente risposto che memori del caso del Taff-Vale non intendono affatto, per fare il comodo dei liberali o di altri, abbandonare la difesa dei loro diritti. Souo una forza e si fanno valern; e questa è, ci sembra, una ottima regola, anzi una legge di vita, nelle lotte politiche. I liberali intanto dichiarano di volersi liberare dalla cosidetta tutela dei deputati del lavoro e pare che abbiauo accettato la sfida secessionista, lanciata dai medesimi. ♦ Il Congresso repubblicano regionale romagnolo. -- Ha avuto luogo domenica. 14 a Ravenna nel Teatro M:rriani ed è riuscito imponentissimo. Erano presenti 225 rappre::ientanti di 10,683 iscritti regolarmente 'al Partito Repubblicano Italiano. Per un partito che tende a minare le istituzioni e per una sola regione, è un vero esercito. Umberto Serpieri, a nome df31Comitato Centrale del quale fa parte, dichiarò aperta la seduta, e dette subito la parola al Sindaco di Ravenna Ferdinando Gallina di cui riproduciamo senz' altro il coraggioso e robustissimo discorso. ~ A nome della Giunta e della Cittadinanza che mi onoro di rappresentare porgo a voi, egregi compagni di fede, il cordiale saluto dell'ospitalità. e Ravenna, sa.era alla memoria del Ghibellia fuggiasco come a quella dell'Eroe e di Anita, Ravenna che non ha mai deviato nella sua storia dalle supreme aspirazioni di giustizia e di libertà che formano l' anim~ del nostro partito, è lieta e orgogliosa di veder o~g1 convocati fra le sue mura i figli della forte e ribelle Romagna che nel pensiero, nella titoria e nel1' azione vengono maturando i destini della nuova Italia. « E la Romagna può esser bene specchio oggi di quello che sarà la società repubblicana di un prossimo dimani, perocchè essa, nel movimento economico, nel1' educazione politica, nell' azione amministrati va che svolge nei ::;uoi Comuni in mezzo ai mille inceppamenti della burocrazia, nell'elevazione morale del suo popolo sottratto ad ogni forma di pregiudizio, può certo van tarsi d'essere all'avanguardia della democrazia ì taliana. . « Voi ora, colle vostre discus8ioni serene e pratiche riconfermerete, ne son certo, questa nobile tradizione e dimostrerete agl' incerti, ai fiacchi, agli avversari, come l' idea repubblicana, che da Mazzini e da Snffi trae gloriosa ispirazione, resti sola salvezza pel popolo italiano, finchè la vergogna duri di questa Italia ufficiale, prostituita ormai ai piedi del Vaticano >. ( Applausi vivissimi e prolungati). Eletto Presidente insieme al contadino Stanghellini di Forli, il nostro carissimo amico Roberto Mirabelli, deputato di Ravenna , pronunciò un discorso veramente magistrale che i nostri lettori troveranno nel suo testo nella valorosa Luce di Roma. L' on. Giuseppe Gaudenzi fece la relazione morale e finanziaria dalla quale risulta •un vero progresso nel partito repubblicano rn Romagna che da 7107 iscritti è salito a 10633. Nella seduta pomeridiana, con poche chiacchere, ma con densi e meditati ordini del giorno, e con discussione calma e serena, il Congresso esaurì completamente _i suoi lavori nei quali trattò: 1.0 dell'azione del partito di fronte al I' invadenza clericale ; 2. 0 dei rapporti fra il partito e i suoi rappresentanti nei pubblici uffizi; 3.0 dell'oporn dei coloni e dei braccianti sui fondi tenuti a mezzadria; 4.0 dell'autonomia politica delle organizzazioni economiche; 5.0 della condizione delle terre dei Comuni e del le Opere Pie. Doro che l' on. Mirabelli ebbe dette caldissime parole sulla necessità del giornale quotidiano per cui sono state già raccolte circa 115,000 lire - raccomandazione alla quale con tutto l' entusiasmo si a:;socia chi dirige questa nostra Rivista Popola1'e - il Con- ~resso si chiuse con ordine perfettissimo al grido di Viva la Repubblica I ♦ :Ridicole reviviscenze medioevali in Francia. -- In ::;eguito al discorso pronuuziato da Ciemenceau nella Vandea, di cui riportammo alcuni brani nel numero precedente , Xavier Cathelineau, discendente dal celebre capo vandeano omonimo, indirizzò al ministro dell' interno la lettera ::;eguente, pubblicata dal reazionario Soleil: « Al signor Olemenceau, « Voi siete un miserabile. Siete andato in Vande~ ad insultare la memoria dei nostri padri, morti sul campo d' onore , martiri della loro devozione a Dio e al re •. e Guardatevi della giustizia di Dio •. « Ma poichè pretendete che in Vandea non ci sono più Chouans, io vi sfido a venire in un piccolo angolo della Vandea mili tare, al Pin-en-Manges ». « Prendete cinquecento· uomini del vostro partito, degli apaches (camorristi. mafiosi, delinquenti, insomma) se volete, e venite a tentare di chiudere la Chiesa >. -«Io vi attenderò con cinquecento vandeani. Vedremo allora se vi sono tuttavi~, degli Chouans in Vandea e se essi sanno ancora difendere la loro fede ». Conte Xavie1' de Cathelineau A questa buffonata cavalleresca non c' era che una sola risposta da dare : lasciarla cadere nel ridicolo. Invoce si sono trovati tre paladini repubblicani - Vautier, segretario di Gerault - Richara., Surier redattore della Petite Répnbblique ed un Ing. Mallonè - che non erano menoma.mente in discussione , i quali hanno raccolto la sfida e si sono messi a disposizione del signor Cathelineau. Questi deve grntitudine a quei tre signori, che hanno voluto attenuar ne il ridicolo, dividendolo con lui. Ma se l' abbiamo sempre dotto che la coscienza non si rinnova nè in dieci, nè in trent'anni! ♦ Minaccia di un .... terribile sciopero ge - nerale. - I segni di un pervertimento che diventa sempre più diffuso, di una vera degenerazione politica e morale, che finirà col di venire pericolosa, in casa nostra non sono pochi; non ultimo quello della facilità colle quale al minimo pretesto si minaccia: lo sciopero generale e si pretende che tutti gl' Italiani si_dichiarino solidali col primo malcontento o colla prima vittima di una ingiustizia che lo propone. L' ultima minaccia di sciope1·0generale ci viene da nn giornalucolo di Palermo: La Riscossa dei demaniali. Organo del personale sussidiario degli uffici esecutivi Demaniali . ... diretto da un Professore Ammannato.
538 RIVISTA POPOLARE In nn articolo dal titolo solenne: Attenti e pronti! alla vigilia della costituzione del Segretariato foderale pel XIV Compartimento annunzia ai Compagni di « prepararsi alla grande riscossa compatti ed ordinati « perchè siamo alla vigilia di compiere un atto eroico, « che sal vnà tutta la nostra classe, che assicurerà ad essa l'avvenire: lo sciopern generale .... • Evidentemente siamo in piena pochade. Ma in mezzo al ridicolo, al grottesco di una proposta, di 11n discorso, di un articolo non c' è un anima di verità e di giustizia? Quasi sempre c' è. E c' è in questo te1·- ribile. appello al personale sussidiario degli uffici demaniali. Questi disgraziati infatti spesso hanno sala.rii alla giornata o mensili, che sono più che irrisori, scellerati : dalle dieci alle venticinque lire al mese e per un orario di ufficio che non è mai inferiore alle otto ore al giorno ; e questi veri salari di fame vengono dati dal capo dell' ufficio - dal Ricevitore del Registro o del Demanio, o anche da.Il'Agente delle Im• poste, che si pappa uno stipendio annuo o un aggio che gli assicura parecchie migliaia di lire ali' anno legittiman.ente ... oltre gl' incerti rappresentati dai componimenti criminosi nella determinazione della Ricchezza mobile e più ancora nello accertamento del!' asse ereditario per la relativa tassa di successione. Conoscia1uo q ualcho ricevitore del Registro che prendeva come quota di eredità da un canestro di fichi e da un barilotto di vino dai poveri, alle decine . di migliaia di lire dai ricchi. Clò che chiedono i demaniali e ciò che sarebbe doveroso accordare è questo: 1.0 l'abolizione dell'aggio, che crea tra i superiori delle grandi sperequazioni tra fon zionari della stessa classe per favoritismo o camorra di deputati o di ministri E' notissimo il caso di quel Conservatore delle Ipoteche che liquidava un a~g;io di eirca cinqnantamillt I i t·e all' anno e d1e lo divideva fraterna1.nente ·col deputato che gli aveva ottenuto la carica da Depretis. Si rammenta altresì che varie volte e venuta la proµosta di sosti tu ire all' aggio lo stipendio tisso ed è sempre arenata: scandalosamente quella volta in cui all' improvviso venne ritirata la proposta di_ legge perche il compianto deputato Rinaldi aveva fatto una relazione 1nolto giusta e molto radicale contro il parassitismo della burocrazia fiscale. 2.0 ·Chiedono i demaniali che essi, lavorando per la collettività, divengano come tutti gli altri, impiegati dello Stato e siano sottratti all' arbitrio, alla disoneslà dei Capi di Ufficio, che abusando della, miseria infinita del numeroso proletariato semi intellettuale, di tutti gli spostati cbe escono dalle scuole italiane, li trattano inumanamente, da schiavi. Dunque se e sciocco e ridicolo quell'Ammanuato che minaccia lo sciopero gene1·ale, non meno biasimevole è il governo che tollera una iniqua anomalia tra coloro cha servono la colletti vi tà. Sull' argomento un funzionario onesto ed intelligente che sì gode un buon aggio senza preoccuparsi dello interesse proprio e della classe cui appartiene, il Ricevitore Dott. Belfiore, pubblica delle ottime considerazioni e p1·oposte per l'assestamento del pe1·- sonale esecutivo dell' (tmminisfrazione del Demanio e delle 1asse su,gli affm·i, secondo le quali abolendo il sistema dell'aggio e passando i Ricevitori a stipendio fisso, mercè la perequazione degli stipendi e ripartendo eguamente i cinque milioni di lire che lo Stato attualmente spende e che i contribuenti pagano, mentre i primi avrebbero stipendi che secondo la classe variebbero da L. 3000 a L. 6000, tutto il resto del personale non potrebbe avere uno stipendio inferiore a L. 900 all' anno. Con questa proposta si renderebbe giustizia ad oltre mille e cinquecento disgrazia,ti, che sono i paria dall'amministrazione, gli schiavi dei Capi di ufficio, senza che il bilancio dello Stato dovesse subire alcun aggrav10. ♦ Il voto alle donne e la (< North .A..merican Revlew- ».-L'illlporta.ntis::;iina rivista di New-Yu~·k, eh' è divenuta quindicinale, nella r11 brica: The Editors Diary, eh' esprime il pensier~ della Direzione nel numero del 5 ottobre e colla data del luuedì 24 settembre pubblica nno stelloncino sulla necessitd di accorciare il voto alle donne. Gli editori lasciano da parte tutte le ragiooi teoriche e guardano il problem1:1.dal lato pratico e del momento presente. e Tre pericoli minacciano i I paese, essi dicono : 1. l'avvilimento del li vello morale nella politica e negli affari; 2. J'accaparra1?en to nelle rna_ni di pochi e a danno dei molti della ncchezza ; 3 .. l' irragionevole e violenta espressione di risentimento delle moltitudini. Ora la. donna americana è tanto competente quanto l'uomo nel combattere questi tre pericoli. La donna sarebbe meno tollerante dell'uomo per le deficienze morali di. un randidato ad ~n pub: blico ufficio ; metterebbe più cura ntl restringere. 1 monopoli che arricchi::icono i pochi onde poter meglio educare i propri figlì ; per preservare la casa . e la p1:oprietà. sarebbe più àeligente contro l'onda invadente degli elettori stranieri. . Gli Editori della North Ame1·ican Review hanno un grande concetto, come si vede, del le donne americ~ne . Ma in Europa, invece, si ci ede che esse siano pesf-'1me. Uowunq ue, noi siamo contrari al voto a.~le ~unne precisamente per a vere in esse un serbatoio d1 moralità nel la socie.là umana. ♦ Il pauperismo inglese dal 1891 al 1906.- Jl Locnl Governmente Journal pubblica un i nteressante diagra1u:r.rn dal quale si rileva il movimento del pauperismo dal 1890 in poi per l' Ing_hilterr~ ~ Gal !es, per Londrd. e per Poplar -- uuo dei quartien più poveri della grande Uletropoli. Ecco il numero dei poveri per 1000 ab. Gennaio Settembre 1890 91 92 93 94 95 9li 97 ~8 99 1900 901 902 903 904 905 906 906 Inghilterra e Galles 28 27 26 26,50 27 27 27 26 27 26 25 25 25 26 27 28 Londra 26 24 23 24 26 28 24 28 28 28 28 ~8 29 29 29 30 31 Poplar 24 22 27 28 32 31 29 28 30 3l 3'4 35 41 46 68 70 67 43 Mentre in Inghilterra e Galles sino al 1895 il pauperismo si mantenne "!quanto più elevato di quello di Londra, negli anni successivi la metropoli superò sempre il Regno, benchè le due curve procede~sero con un certo parallelismo. Invece in Poplar il panperismo del 1891 in poi salì rapidamente con piccoli regressi annuali sino al 1896 e con ascen~ione rapidissima e continua dal 1897 al 1905. La diminuz;one è stata altrettanto rapida da gennaio a settembre 1906. Nor
RIVISTA POPOLARE 539 Ancora delr Herveismo Discorriamone ancora, perchè questa propaganda contro ìl militarismo in Italia - , dove è diffuso un incosciente spirito anarchico che potrebbe tra- ~formarla in una Russia dcll' Europa occidentale e meridionale -- più oltre potrebbe avere sinistre conseguenze. Non se ne può discorrere senza rilevare con dolore che la logica e la coerenza assistono i sindacalisti - a parte la personale contraddizione di Labriola nazionalista a Trieste a antinazionalista a Roma. - I quali l)anno il coraggio delle loro convinzioni e difendono energicamente le idee dello Hervé. Si puo dire altrettanto del blocco riformista-integralista, che ha tanta forza numerica, ma che sarà paralizzata se mancherà della forza morale? E può avere forza morale quando c'è la contraddizione quotidiana tra gli atti e le parole, tra ciò che si dice in un discorso e ciò che si scrive in un articolo? Noi non ci troviamo in condizioni di conoscere qual' è il pensiero intimo della massa riformo-integralista; ma se dobbiamo giudicare dalle manifestazioni note-Referendum Piva, discorsi al Congresso socialista, articoli dei giornali-della parte più intellettuale e che dovrebbe essere la dirigente, possiamo ritenere legittimamente che essa è tutta avversa all' Herveismo. Ma... c'è un ma, che vale più di dieci punti interrogativi. C'è in mezzo Enrico Ferri, che a proposito del!' Herveismo temiamo molto che ripeta la fìacca e contraddittoria condotta tenuta verso lo sciopero generale che ,. 101le e disvolle .con sorprendente facilita e con risultati pessimi sulla compagine prolet~ria del partito socialista. Vediamo. In una interessante ·intervista col corrispondente romano del Corriere della Sera, Enrico Ferri così si espresse: « L'antimilitarismo, com'è inteso dai sindacalisti e dagli anarchici, è un'aberrazione dottriuale. Noi integralisti vogliamo che l'esercito non serva come strumento di sopraffazione di classe , ed a questo intento è rivolta la nostra propaganda educativa; <e ma non mettiamo in dubbio che l'esercito debba servire a dffesa della patria >>. <e La teoria degli herveisti è fondata sopra una astrazione sbagliata. Essi non tengono conto delle condizioni reali del mondo sociale e internazionale in cui viviamo , e perciò credono di poter fare a meno del concetto e della realtà di patria. Ma la pa- . tria non è un' ast1·azione, è una realtà jòndata, non pure su sentimenti ideali , ma su interessi materiali. Come si può non tener conto della propria patria quando le altre patrie esistono e si fanno valere r >> « Io ho detto che soltanto i Congressi internazionali potrebbero risolvere la questione antimilitarista; perchè, infatti, essa non può essere risoluta in una sola nazione, ma potrà essere soltanto risoluta in tutte le nazioni simultaneamente. Noi avversiamo le invocazioni al patriottismo quando esse sono fatte per mascherare affari poco patriottici, ma non ammettiamo affatto che la patria non si difenda contro invasioni straniere. Finchè durano le condizioni sociali e internazionali che il socialismo lavora a trasformare la difesa della patria è una necessità indiscutibile >>. Il corsivo è nostro per richiamare l'attenzione del lettore sopra alcuni punti della dichiarazione. Noi ci associamo completamentere al modo di vedere del direttore dell'Avanti! Ma se questo è il suo intimo pensiero come si spiegano e la campagna dell'Avanti! e la difesa ripetuta sulle colonne del suo giornale dell' Herveisme r e la dif~s.a degli herveisti di Torino, di Cuorgnè e d'altri s1t1? e la scomunica lanciata contro Piva in pieno Congresso? e la promessa, che difficilmente potrà mantenere, di costringerlo a Gennaio prossimo a cambiare il titolo della sua rivista - cioè ad ammazzarla? D'altra parte : se quest'organo, l'esercito, é necessario a difesa della patria sino a tanto che non saranno trasformate le condizioni del mondo sociale e internazionale, corri.e potranno servirsene quando saremo costretti ad adoperarlo, se esso sarà già logorato dalla propaganda dell' herveismor un esercito che non conosce la disciplina non è un'arma che si spezza nel momento in cui c' è l' urgente bisogno di usarne? Ecco tante domande che documentano la irrefragabile, la pericolosa contraddizione di E. Ferri. Non solo pericolosa, ma pericolosissima dichiariamo la contraddizione di Ferri per due motivi: 1° Esso dispone dell'Avanti! l'organo .ufficiale del partito, che non esercita la sua azione esclusivamente sul partito socialista, ma: anche su tutti i simpatizzanti-radi- . cali e repubblicani-e su tutta la massa amorfa dei malcontenti, che nel mutamento, neJa novità, scorgono il mezzo per conseguire la sperata soddisfazione. 2° Enrico Ferri per la rettitudine grande della vita privata, per la dottrina, per la eloquenza, per l'attività prodigiosa, per le sue stesse qualità fisiche - statura, timbro della voce, simpatia della fisonomia - esercita un enorme ascendente sulle masse. Ora tutto ciò che viene dal suo giornale, tutto ciò che può sfuggirgli nel calore di una improvvisazione, contraddicendo ciò che dovrebbe formare la propria convinzione pensata e meditata, ha una forza enorme di suggestione, che in Italia attualmente nessun altro uomo possiede. D' onde il pericolo; donde il dovere di denunziarne la contradddizione e di commentarne, per farla meglio conoscere, la convinzione reale. ♦ All' Hervé intanto riescono amare le critiche e le discussioni che si fanno in Italia sulle sue teorie un po' di più dei quattro anni di prigione, cui lo condannarono i giurati parigini, che gli fanno assumere aria eroica, quantunque la pena gli sia stata condonata, mentre coloro che com batterono per la libertà e per la patria, che egli rinnega, lasciarono spe_sso la vita sul patibolo o sulle barricate e vissero i migliori anni della loro vita nell'inferno di Cajenna o di Lambessa. Hervé, perciò, si difende come egli sa e può. Si difese in una intervista col corrispondente parigino dell'Avanti!; si difese in una lettera recente alla Pace di Genova; e si difese con silenzi equivoci e con sofismi volgari. Si difende dall'accusa di viltà, e a lungo; e per difendersi da questa accusa fa una sciocca insinuazione contro gl' Italiani, chiedendo se in Italia la parola viltà ha lo stesso significato che in Francia. Questa difesa è assolutamente inutile e mostra la debolezza della sua posizione, perchè quell'accusa nessuno ha formulato sul serio; non la possono sopratutto formulare tutti gli antimilitaristi del1' antica maniera , che propugnano e auspicano la pace e che nella pace non scorgono nè una viltà, nè una causa d'infiacchimento della fibra nazionale. Hervé dice: « I giornali clericali, nazionalisti, reazionari di Francia, che mi trascinano nel fango da quattro o cinque anni, non avevano fatto la scoperta che io sono il papà della vigliaccheria ». Sé questa scoperta, come egli afferma, l'abbia fatta il Piva, noi non ricordiamo; se vero fosse sarebbe
540 RIVISTA POPOLARE stato un errore. Ma la sua difesa è formulata in guisa da far credere che in Francia le sue teorie ve1:1gano combattute soltanto dai reazionari e dai nazionalisti ; e in Italia dove poco si legge di ciò che si scrive in casa propria e molto meno di ciò che si scrive in Francia, la difesa può servire abilmente per ingannare le masse. La verità, che l'Hervé non ha alcuna fretta di far conoscere è ben altra : quasi tutto il partito socialista francese, dagli indipendenti agli unificati, da Millerand a Jaurès, alla · Petite republique, all' Humanité,. alla vecehia Revue socialiste sono contrari esplicitamente al suo antimilitarismo, al suo antipatriottismo. Se alcuni hanno parteggiato con lui, lo hanno fatto in omaggio alla libertà delle opinioni sinceramente professate e per protestare contro il processo e la condanna che tale libertà violarono. Questo crediamo sia stato il caso di Amilcare Cipriani. Nè può essere stato diverso; perchè noi abbiamo conosciuto Cipriani valoroso e disciplinato soldato nel Tirolo nel r866 in difesa della patria italiana, come altri lo hanno conosciuto altrettanto valoroso soldato in difesa della patria francese e nella più tarda età in difesa della patria greca. Il signor Hervé, spiega meglio quali sono i proprii principii in questi termini : « Noi non diciamo ai soldati: << Sparate vigliaccamente e senza ragione, sui vostri ufficiali » ma : « Quando vi si comanda di compiere un delitto, e di fucilare i vostri compagni scioperanti, i vostri fratelli di lavoro e di miseria, ricordate qual' è il vostro dovere >>. •· « Noi non diciamo loro: « Il giorno, in cui scoppierà una guerra, salvatevi sotto terra come dei conigli », ma: « Il giorno in cui i nostri governanti, e quelli dei vostri fratelli lavoratori stranieri, vi ordineranno di sgozzarvi a vicenda per interessi capitalistici che non sono i vostri , il giorno in cui avranno c_osì ipotecato la vostra preziosa esistenza, in quel giorno, se occorrerà rischiare la pelle per qualche cosa, rischiatela per fare la Rivoluzione Sociale, per mettere le mani, al di qua e al di là della frontiera, sugli strumenti di lavoro, violentemente detenuti dai vostri pad,·oni, e per organizzare la società socialista, in cui godrete tanto più benessere, tanta più libertà, in cui le nostre preziose esistenze - preziose per noi, per le nostre spose, per i nostri figlioli, - non saranno più alla mercè d'un ordine di mobilitazione dato dai nostri padroni e dai nostri sfruttatori >>. Il sofisma e l'errore di Hervé sta tutto in questi consigli. Egli non arriva nemmeno a distinguere tra la guerra di offesa, che potrebbe essere veramente ingiusta ed iniqua e quella di difesa, che sarebbe sempre legittima e santa. · Si loderà tale silenzio come una mancanza di ipocrisia? No. Si tratta di una pericolosa sfacciataggine. Lo spirito d'indisciplina come egli lo propaga essendo unilaterale, essendo esclusivamente francese ed in piccole proporzioni anche italiano riesce a questa logica e inesorabile conseguenza: gli assalitori iniqui, agli ordini ed agli stipendi del capitalismo e del dispotismo potranno consumare le maggiori scelleratezze internazionali perchè lo spirito nuovo antimilitarista ha distrutto ogni organizzazione di difesa. Sarebbe concepibile la propaganda dell' Herveismo collo scopo di sostituire la nuova società socialista all'attuale con una semplice sommossa antimilitare qualora essa parallellamente venisse fatta altrove. Ma proprio i socialisti della Germania di tale propaganda non vogliono saperne. N è l'Hervé lo può ignorare, perchè un socialista tedesco dei più rivoluzionari, Roberto Michels, lo ha dmproverato aspramente ai propri compagni nel Movement socialiste, eh' è l' organo ufficiale del sindacalismo rivoluzionario francese. Il risultato dell' Herveismo, se avesse successo, adunque sarebbe questo: lasciare la Francia in preda della Germania. 11 risultato sarebbe tanto chiaro e sicuro che qualcuno susurra che l'Herveismo sia un invenzione del Conte Bolow. Certamente gli fa comodo. ♦ Le conseguenze dell' Herveismo se la sua propaganda attecchisse in alcune regioni d'Italia sarebbero immediate e disastrose come ha dimostrato in un articolo del Giornale di Sicilia il nostro direttore. Si guardi precisamente a ciò che avverrebbe in Sicilia tenendo conto di due circostanze. r. 0 Nelrisola non vi fu sino al 1860 la coscrizione e quando ve la i"ntrodusse il governo italiano vi suscitò una enorme opposizione. I renitenti a migliaia presero la campagna ed occorse la mobilitazione di un corpo di esercito e d'inaudite violenze e illegalità per fare cessare la specie di brigantaggio che neces,ariamente n'era conseguito. Ora chi non sa che le reversioni ataviche sono tanto più facili quanto più da recente è avvenuta la mo4ificazione di certi modi di pensare e di sentire? L' Her))eismo in Sicilia perciò si tradurrebbe immediatamente in renitenza. 2. 0 Questa reversione atavica speciale sarebbe favorita dal particolare stato di animo della massa: della morbosa facilità colla quale si ricorre alla latitan7,a anche in seguito ad un semplice mandato di comparizione. E la latitanza trasforma lentamente ma necessariamente qualunque innocuo contravvent_ore· alle leggi in un pericoloso malfattore. Gli effetti più generali e più remoti dell' Herveismo largamente diffuso non sono semplicemente ipotetici; ma hanno il suffragio dell'esperienza. L'esperienza è compresa nella invocazione lirica di Labriola su Giuliano l' Apostata. Questi proclamò che Cristo aveva vinto, perchè i suoi soldati animati dallo spirito della nuova religione non combatterono .. D' onde la parte notevole di responsabilità assegnata al Cristianesimo nel crollo dell' Impero romano. I più eminenli storici di parte cattolica hanno cercato sempre di scagionare il Cristianesimo dall'accusa. Il Boissier, tra i più celebri nella: Fin du paganisme. Etudes sur les dernièers luttes religieuses en occident au I V siécle non potendo negare intera:- mente tale responsabilità tenrò ridurla ai minimi termini. Ma è stato il padre spirituale dei sindacalisti italiani, G. Sorel, che in un libro piccolo di mole e ricchissimo di buon contenuto: La ruine du monde antique. Conception materialiste de l' histoire (pag. 29 a 39) rispondendo per lo appunto a Boissier ha dimostrato che il Cristianesimo ebbe sull'Impero romano una multiforme azione dissolvitrice e paralizzante. Il Cristianesimo, perciò, favorì la conquista dei Barbari; l' Herveismo favorirebbe la vittoria dei Tedeschi contro la Francia, degli Austro - croati contro l' Itali a. La Rivist.a Dott. N. COLAJANNI: Manuale di Statistica teoretica (pag. 310). L. 3,50 Manuale di Demografia ( pag. 350) ( con tavole di statistica economica e di statistica morale) . >> 4, 50 .Elegantemente legati in tela e oro
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==