Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 19 - 15 ottobre 1906

RIVISTA POPOLARE 513 quale si presta ad interpretazioni equivoche e far apparire il socialismo come portato dell'attività dei legislatori) nozione manifestamente sbagliata e inconcludente ». Come Labriola concilia queste rolttwe violente, che devono essere frequenti se vogliono riuscire alla mirabolante educazione del sentimento eroico del sacriiì,z.io col desiderio di vedere crescere ed ingrassare il capitalismo non sappiamo; nè ci preme sapere. e) La pregiudiziale repubblicana. Evidentemente la grande massa dei socialisti convenuti al Coi1gresso era repubblicana; meglio si sarebbe dichiarata e con maggiore sinceritù se qualcuno dei capi ne avesse trattato esplicitamente; ciò che non fece nemmeno Labriola che è il più reciso repubblicano tra i socialisti. A conferma di ciò che qui stesso venne detto sull'attitudine di Turati e di parecchi riformisti è venuto il Congresso. Modicrliani ci mise tutta la sua buona volontà nella difesa di Murialdi che fece atto di ossequio al Re. Ma è bene ricordare che pc.trecchi altri riformisti in circostanze simili avevano fatto altrettanto e peggio. In proposito noi riconosciamo che queste manifestazioni assumono il loro vero cara~- tere dalle circostanze che le accompagnano. Imiteremmo Murialdi se l'atto fosse assolutamente necessario connesso fatalmente alla carica, vantaggioso ad una buona causa. In caso diverso l'o1:1aggio al Re, il partecipare direttame1:!e ai _su01 festeggiamenti, diventa una vera marnfcstazione politica. Le dichiarazioni di Vergnanin i cost~tui~ono .u1: altro indice dello stato di animo dei riformisti. Egli pur ammettendo che il socialismo non può essere che antimonarchico soggiunse eh~ non bisogna esagerare la pregiudiziale repubbllcana e che in Isvizz.era gli scioperi sono stati sciolti con maggiore brutalità che in Italia. Ciò che è una ~en- . zogna bella e buona, come semplice con~tataz10ne di fatto; menzogna che ha fatto andare rn sollucchero i giornali monarchici. . , Le riserve e le obbiezioni di Turati furono plll significative e giustificano pienamente ciò _che _in questo stesso numero viene sostenuto in apposito articolo. Egli disse: « Se domani la monarchia divenisse un ostacolo ;Ile rivendicazioni proletarie, come in ten:ip_i re_ centi allora diventeremmo repubblicani att1v1, ma per 1~ rivoluzione, per la insurrezione. Oggi :1011 siamo in queste condizioni: non credo al clencalizzarsi della Monarchia , ma forse a quello della borghesia >>. « Vogliamo noi fare la repubblica in Italia? Non è mica una cosa da poco. Nè è cosa da poco, da farsi a mezzo a mezzo, o da trattarsi come il raggiungimento di _una rifor_ma qualsiasi, ad esempio quella del nposo festivo >>. · « Fare della repubblica a base di grida di abbasso e di evviva è inutile. Se noi siano repubblicani e non vogliamo farla , siamo dei butfoni, salvo il rispetto delle persone. E poi se avessimo una repubblica clericale in Italia? O noi immaginiamo una repubblica sociale, e allora va bene, ~a se venisse una repubblica borghese, una repubblica sud-americana, non sapremmo che farcene>>. « Ma quando si faceva una politica anti-conservatrice in Italia, gli ultraèonservatori sono diventati repubblicani >>. « lo ho qui affrontata la questione·della pregiudiriale monarchica con la solita franchezza. Ma se domani viene il Re, il Papa, -lo Scià, il Gran Can dei Tartari, il presidente della Repubblica Argentina, io non per questo transigo, ma resto quel che sono con le mie idee ». « E quando il Re è andato a Genova per le calate del porto, molti monarchici, molti banchieri erano diventati repubblicani .... ». « Certo è che la visita del Re agli operai del porto di Genova arrecò non lievi vantaggi alla loro causa >>. << E se domani il Re andasse a Heggio a visitare quelle cooperative, sarebbe un tale trionfo contro quella grande armata reazionaria moderoclericale (che si scandalizzerebbe) che dovremmo esserne lieti >>. Raccogliendo le v~rie interruzioni incalzanti Tu- · rati ebbe modo di chiarire meglio il proprio pensiero; e spesso le sue risposte erano improntate a retto senso di opportunità. Più spesso ancora furono infiorate da sofìsmi e da affermazioni contrarie al vero. Ma g!i uomini della grande massa dei Congressisti, si chiarirono decisamente ostili alla monarchia colle ironiche acclamazioni al Re, alla Regina madre, cogli urli violenti ed anche coi tumulti che accolsero le dichiarazioni interpretate come adesioni al regime attuale. Sulla pregiudiziale repubblicana, adunque, noi crediam·o che la massa socialista sia più vicino a noi, che ai suoi condottieri più o meno eminenti; i quali sono stati molto prudenti e moltq riservati, come pel passato. d) Antimilitarismo ed Herveismo. Le vivaci polemiche susciiate dal referendum di Vittorio Piva, i processi contro i giovani antimilitaristi che l'hanno preceduto, gli atti d'indisciplina nell' esercito ec. non potevano non appassionare il Congresso sulla quistione dell'antimilitarismo e dell' Herveismo. La distinzione tra le due concezioni è semplice e facile. L'antimilitarismo consiste nell'odio per la vita delle caserme e per gli esercì ti stanziali, che provocano a lungo andare le guerre, depauperano le nazioni, e costituiscono un pericolo per le pubbliche libertà e possono essere strumento di oppressione di una classe su di un altra. L' Herveismo vuole la dissoluzione degli eserciti per conseguire le idealità anarchiche, per distruggere la patria e arriva a predicare il dovere nei soldati in guerra di far fuoco contro i propri ufficiali risparmiando i nemici .... Noi combattiamo il militarismo - anzi chi scrive qneste note crede di essere ormai il pi Ll vecchio antimilitarista d'Italia - ; ma detestiamo come cosa scellerata e disastrosa anche per la causa del proletariato l' Herveismo, che non ha trovato alcuna buona acccoglienza nè tra i socialisti tedeschi, nè tra quelli francesi. L' Herveismo non trova difensori calorosi in Italia che tra i sindacalisti; ma si credeva da tutti cbe il più in vista tra loro, Arturo Labriola, fosse avverso all' 1-IenJeismo. Al Congresso, in vece, si affermò decisamente herveista. Ciò indusse Giuseppe RomLrnldi - relatore sulle quistìone antimilitarista - che noi sino a ieri credemmo un sindacalista a manifestare la propria meraviglia nell'udire da Labriola una dichiarazione di herveismo, mentre i suoi articoli di politica estera, apparsi sull'Avanti lo facevano piuttosto ritenere un ... militarista. Romualdi poteva aggiungere che più che questi articoli serviva ad ingannare sul suo conto il dissenso coi socialisti di Trieste, veri herveisti nemici della patria, in difesa del sentimento nazionale italiano (r). (r) N. Colajanni conoscendo questi articoli di Labriola ed altri pubblicati senza firma o con un pseudonimo e il suo

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