512 RIVISTA POPOLARE L' individualismo poi venne esaltato anche nella sua manifestazione morbosa da Orano, che per meritare meglio il titolo di filosofo fece l'apologia di Max Stirner e del suo egotismo. Tutto questo unito alle dichiarazioni di Labriola, di Orano e dei minori anti-militaristi all' Hervé e all' antistatismo prova colla massima evidenza che i sindacalisti italiani non sono dei semplici anarcoidi, come li chiamò Turati, ma dei veri anarchici, che sono - per noi - al di fuori del socialismo. ♦ Le questioni speciali. Si è rimproverato al Congresso chiaritosi riformista di non avere esposto quali sono le riforme immediate che propugna; che esso abbia trascurato la trattazione di alcune questioni di attualità per lasciarsi assorbire dalla discussione sulle tendenze, ch'è sopratutto politica e che involge anche gl' interessi elettorali e personali. D'onde la sua vivacità ed anche l'attenzione del pubbiico. Il rimprovero soltanto in parte è meritato; lo è sp_ecialmente per n~n av~re d~ciso su alcuni problemi, ~he fu~ono posti e discussi; ad esempio; quello dell Herveismo. Altri furono davvero messi da parte e dovevano essere discussi seriamente; tra questi 9uello sulla propaganda nel mezzogiorno, la cui importanza venne riconosciuta coll'ordine del giorno Pignatari, che avrebbe potuto ·contarne delle belle e delle brutte sul conto dei socialisti meridionali. Nello insieme, però, si deve riconoscere, che molte quistioni furono ampiamente discusse nel vivace, ampio e spesso geniale dibattito sulle tendenze. Fermiamoci su di alcune di esse. A) Il metodo. Si trovavano di fronte riformisti e rivoluzionari e non potevasi evitare che si accennasse al metodo, che se non è la dottrina, sulla dottrina getta tan~a luce, da darle quasi una forma ed un contenuto dive_rso da quello apparente o ufficiale. Così è, ad esemp10, che per lo evoluzionismo noi della Rivista spesso ci sentiamo più vicini ad alcuni socialisti, che ai pochissimi repubblicani che si dicono rivolu~i?nari per elezione - noi lo saremmo per necessita.- Dove sono gli evoluzionisti e i rivoluzionari nel socialismo ? Che siano evoluzionisti quelli delle riforme si sapeva: ma in fondo si affermarono anche tali i partigiani dell' integralismo. Al rivoluzionismo di Ferri non credemmo mai; di frequenti versammo su di esso il ridicolo, senza intendere con ciò di offendere la persona. Ma ogni dubbio ed ogni equivoco ora è cessato. L' affermazione che corrisponde ad un prediletto concetto di Morgari, che : « il partito sociatista si serve dei mezzi legali, ma si risen;a l'uso della viotenza quando le classi dominanti gl'impedissero l'uso degli stessi mezzi legali >> non è propria degl' integralisti; non è suggerita da opportunismo - per attrarre i riformisti colla prima parte e i rivoluzionari colla seconda - come vorrebbe l'acuto resocontista del Giornale d' Italia; ma costituisce l' assenza stessa del metodo evolutivo. Non è respinta da noi; non la è da Turati e da Bissolati; non sarebbe respinta dallo stesso Spencer. Talora, non si può fare dell'evoluzione che per mezzo delle violenze. Fu il caso di Mazzini; è oggi il caso della Russia. L' equivoco, però, venne fugato più completamente dalle ·dichiarazioni di Ferri al çorrispondente del Corrieri! della Sera sulla funzione del partito socialista nella società attuale e sull' Herveismo, che respinse. Ecco le parole notevoli di Ferri: « Ho già detto nell' Avanti ! che il trionfo dell' integralismo al Congresso deve togliere aUa borghesia italiana ogni timore e anche ogni speranza e che, se la borghesi~ non ha da temere nè da sperare, ha però molto da imparare dai· risultati del Congresso. La borghesia non ha da temere perchè gli integralisti respingono i metodi violenti e insurrezionali e sostengono invece la gradualità della trasformazione sociale; gradualità ed evoluzione, non rivoluzione più o meno artificiale. « La borghesia non ha però da sperar tregua da noi, che se non vogliamo violenze e insurrezioni, non possiamo neppure volere che essa si fermi nella via del suo sviluppo economico e del continuo progresso sociale. Una borghesia inerte, fiacca, corrotta, ci avrà nemici senza tregua. Noi vogliamo tenerla in perfetta attività, vogliamo stimolarla, spingerla nel suo sviluppo ascensivo; voglìamo che si liberi da tutti quei resti feudali che impediscono lo svolgimento di un più largo aumento di ricchezza e di civiltà. Una borghesia ché continuamente si migliora e progredisce non può essere avversata da noi, anzi a noi conviene stimolarla e spingerla per questa via. Poichè il trionfo del socialismo non può essere l'effetto di un salto, ma deve essere il risultato di un processo, di una successione di stadi economici e sociali >>. Prendiamo atto con piacere delle dichiaraziòni del Ferri di oggi senza chiedergli no7izie di quel passaggio improvviso dalla lucerna ad olio alla lampada elettrica del Ferri di ieri. E per carità non predichi più la rivoluzione .... Rivoluzionari per metodo e per elezione non restano che i sindacalisti. Se tali non si vantassero esplicitamente, tali risulterebbero dalla loro predilezione sistematica per lo sciopero generale e della accettazione incondizionata dell' Herveismo. In quanto a Leone che è rivoluzionario ma rifugge dalle rivolte fa pena il vedere che una mente così acuta non si accorga che sinora tutti i tentativi di sciopero generale non sono riusciti che rivolte più o meno sanguinosamente represse tanto in Italia, quanto altrove. b) Lo sciopero generale. Per un momento Enrico Ferri, interrompendo Turati che rimproverava ai sindacalisti la loro indecisione e indeterminatezza sullo sciopero generale parve volere rientrare nella famiglia rivoluzionaria, ricordando il voto del congresso internazionale di Amsterdam. Ma noi abbiamo dimostrato altra volta che Ferri quel voto lo aveva cucinato in tutte le salse e specialmente in quella dolce e in. quella amara. Turati giustamente gli rispose: <e Amsterdam fu corretto da Colonia e da .Tena, che poi furono completate da Mannheim. ln Germania lo sciopero generale è messo nel solaio insieme con le antichità >>. Il carattere e ìl significato eminentemente rivoluzionario dello sciopero generale venne messo in evidenza da Labriola con queste dichiarazioni : cc Lo sciopero generale, per noi sindacalisti, come simbolo della catastrofe del capitalismo e della guerra sociale, è un buon mezzo per far crescere la temperatura rivoluzionaria del proletariato ed educarne il sentimento eroico del sacrificio. Inoltre questa idea permette di vedere immediatamente che il socialismo deve essere opera delle classi lavoratrici, svolgersi come un processo economico e risultare un atto rivoluzionario. cc Lo sciopero infatti non può essere praticato che dagli operai secondo le norme ordinarie delle competizioni economiche e concentrarsi in una rottura violenta dello stato ordinario delle relazioni sociali. Il sindacalismo sostituisce questa nozione a quella tradizionale della conquista del potere, la
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