506 RIVISTA POPOLARE La signora Lombroso giustamente ha rilevato che gl' Italiani in Dalmazia e nel!' Istria hanno la su periorità intellettnale e morale, meutre i Croati e i vari altri rami degli Slavi banno la superierità numerica: 180 mila Croati ed altri Slavi in Istria contro 150 mila Italiani ; 6.40 mila Croati e Slavi in Dalmazia contro 16 mila It.aliani, raccolti quasi tutti a Zara. Questi rapporti materiali e morali sembrano fatti apposta per mantenere l'ostilità. Gl'ltaliani superiori intellettualmente trattano con alterigia i Croati e questi, che sanno di possedere la superiorità materiale a la cui coscienza nazionale e la cni mentalità si sono già svegliate non intendono sopportarla e si vendicano rispondendo con manifestazioni di forza brutale. Intanto la visione della comunanza degli interessi dei Croati e degli Itali_ani è cominciata da un pezzo tra i primi, che pel passato sembrarono inaccessibili ad ogni sentimento di amicizia e di fratellanza coi secondi. In quest'opera santa di pace e di civiltà si è distinto con un apostolato decennale Francesco Supilo, che dirige lo slavo Novi List di Fiume. L'opera sembrava bene avviata; e noi, incoraggiandola, l'abbiamo segnalata negli anni scorsi. La recente recrudescenza di odi e di violenze tra Croati e Italiani prende le mosse da.Ila assegnazione dei collegi alle due nazionalità in vista della futura legge elettorale; secondo la quale 8petterà un deputato ad ogni 55 mila abitauti. Perciò gli Italiani della Dalmazia. che non arrivano a 16 mila dovrebbero rimanere senza rappresentante. . Pare che i Croati avrebbero concesso un collegio agli Italiani di Dalmazia purchè gli Italiani ne avessero concesso uno agli Slavi nell'Istria. Data la superiorità numerica degli Slavi anche nell'Istria la rappresentanza a loro concessa non sarebbe stata un favore; ma gli Italiani, che hanno la superiorità economica e intellettuale e dominano in tutti i Comuni, ne avrebbero abusato, negando loro un collegio. I Croati risposero negandolo agli Italiani in Dalmazia. Se le cose stessero così il torto evidentemente starebbe dalla parte degli Italiani; e noi ci sentiamo nel dovere di constatarlo, senza potere menomarnente approvare, anzi deplorando vivamente le violenze ultime dei Croati. Comunque da alcuni sintomi si sarebbe autorizzati a sperare che la buona inte:3a tra Italiani e Croati possa tra breve ristabilirsi. In questo senso scrive il Supilo nel Novi List di Fiume e il dott. Smodlacea nella Sloboda di Spalato. Con enfasi giovanile in nome depa studentesca croata i signori Bego, Uras e Lyubic hanno telflgrafato a Ricciotti Garibaldi dichiarandosi: oppressi e non oppressori, amici e non nemici dell' Italia loro maestra e madre in civiltà e premett.endo che gl'ltaliani oggi imprecando contro i Croati 'rendono al tedesco rapace un servizio quale i C1·oati non gli 1·ese1·0mai nel Lombardo Veneto. I giovani studenti di Croazia µare che non siano molto forti nella storia del secolo XIX sino al 1866; nè noi in questa occasione vogliamo rievocarla. In vece prendiamo atto ben volentieri dei sentimenti generosi di pace e di fratellanza che essi manife8tano ed auguriamo tote co1·de, che essi si diffondano tra i Cr0ati e li inducano a tener testa contro il comune nemico tedesco ed a far sì che l'Adriatico serva ad unire e non a dividere in un'opera di civiltà i popoli che abi• tano le opposte !:!ponde. Nota --:-Nell'ultimo numero dell'ottima Vita Interna:rionale troviamo un lungo articolo del prof. Luigi Pavia ( Un po di luce sui recenti fatti italo-croati), nel quale si sostiene che le provocazioni partirono dagli Italiani di Fiume e che i Croati si limitarono a reagire. Noi ci sentiamo nel dovere di segnalare questo articolo di persona , cht:: in Italia, si è fatta apostolo di pace tra italiani e Croati e desideriamo ..:he i nostri arni..:i dcll' Istria e della Dalma;:ia ci facciano conoscere se la vt::rità è quella esposta dal Pavia, quantunque dalla cortese risposta che i nostri amici del!' Emancipa{ione di Trieste ( 1 3 ottobre) alla signora Lombroso apparisca chiaro che il Pavia è corso troppo nel difendere i Croati. ♦ Scioperi e interessi di lavoratori. - Da un capo ali' altro d'Italia -- ed anche in Francia, ma il fenomeno francese interessa meno - è una recl'tldescenza di scioperi che , sovente , finiscono male per i lavoratori. Vale la pena osservare nelle sue più appariscenti manifestazioni il fenomeno. Lo sciopero dei contadini ortaioli di Roma è forse il più significativo di tutti, e quello che più di tutti ha me~so in lut.:e le deficenze di alcuni fra i condottieri delle masse operaie. Intendiamoci bene: noi non siamo avversari siste• matici dello sciopero, Nella lotta fra capitale e lavoro il fattore giustizia non comincia a penetrare se non quando l' operaio è abbastanza forte per difendere il proprio diritto ed imporne il riconoscimento. Lo sciopero è dunque una necessità , un fenomeno normale della attuale evoluzione economica, e gridaro contro gli scioperi e gli scioperanti è vana ed assurda cosa. Tuttavia e nell' interesse stedso della clas:3e ope raia , lo sciopero non dovrebbe essere proclamato che dopo una buona e seria preparazione, quando gli operai sapessero di avere dalla loro settanta probabilità di vittoria su cento, sia per il momento scelto , dannoso molto agli interessi dei padroni, sia per i mezzi e la solidarietà assicurata di altre classi di lavoratori sia ' per le simpatie acquistate dalla cittadinanza , e sia per Ia cognizione della situazione e dei fatti, e delle cause inerenti allo sciopero. da parte dei conduttori degli scioperanti, o dei dirigenti le Camere del Lavoro. Il sapere soltanto dà mezzi di vittoria, e questa è legge per tutti gli uomini, i lavoratori compresi. E' innegabile che gli operai si mettono in sciopero sempre costrett,ivi da dure necessità, ed è soltanto quando sono potentemente organizzati e consci della loro forza che - come i tramvieri ultimamente a Mi. lano e poco prima a. Roma - scioperano o minacciano di scioperare per 1rna pura questione di diritto. Gene ralmente è per migliorare le proprie condizioni che l'operaio sciopera, e sono anche gli operai meno evoluti che hanno più bisogno di miglioramenti e sono più facilmente vinti perchè-quasi sempre--male guidati. Non_ p~r mala fede, ben inteso, ma semplicemente per bestialità , senza escludere che qualche voi ta l' aw bizione o l'infatuamento di qualche capo o di alcuni, provocano delle sconfitte che avrebbero potuto essere facilmente evitate. Lo sciopero degli ortaioli di Roma, e quello dei vignaioli a Lec0e, ultimamente, ne sono esempi luminosi. I proprietari si sono trovati a discutere con della gente che ignorava completamente le condizioni dei contadini, e quelle della industria degli orti e della vigna nei due paesi; ed i proprietarii hanno avuto buon gioco; ed è stato loro facile rifiutare ciò che avrebbero pur dovuto concedere-le domande dei con• tadini erano giuste ed oneste-se i contadini nel loro sciopero fossero stati meglio diretti e speeialmente da uomini bené al corrente delle condizioni della industria. Questo fenomeno degli scioperi tende ad intensificarsi, le migliorate condizioni, ed il progresso continuo delle nostre industrie offrono agli operai la opportunità di migliorare il loro tenore di vita; ma non bisogna che le Camere del Lavoro si la·scino prendere la mano da inconsulte impazienze - e fin' ora pur troppo è stato così, onde si hanno a registrare parecchie sconfitte che avrebbero potuto essere evitate- nè bisogna che gli operai sieno spinti allo sciopero - anche •se hanno, come generalmente hanno, cento volte ragione- ' senza la dovuta preliminare preparazione. Bisogna
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