Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 19 - 15 ottobre 1906

KlVlSTA POPOLARE 517 molti di noi siamo vennti a dimostrare da moltis- . . . s1m1 mesi. ♦ Ed ora quali le previsioni? Mi pare che il Congresso, con i suoi 27 rnila voti che hanno schiacciati i 5 mila sindacalisti rivoluziari, abbia ricondotto il Partito all'unità sostanziale del metodo. Ora gli sta davanti un grande lavoro pratico, nel quale sarà utile che le tendenze che porta dentro di sè discutino e si cimentino alla prova dei fatti. Tolto di mezzo il dissidio puramente formale, fra integralismo e riformismo, ridotto in proporzioni minuscole il sindacalismo rivoluzionario e ridottalo in condizioni di non poter nuocere, il Partito socialistà dovrà da una parte difendersi . contro la rinnovata vigoria clerico-conservatrice, dall'altra tradurre in atto un vasto piano di lavoro per accrescere le proprie file, per disciplinarle, e per condurle alla vittoria. La nuova Confederazione generale del lavoro , testè fondatasi a Milano, avendo alla testa uomini, che come il Quaglino, il Cabrini, il Verzi, il Rigola, il Vergnanini ecc. ecc. appartegono alla maggioranza integralista-riformista aiuterà potentemente l'opera del Partito e la ravviverà di nuove forze operaie. Insomma io credo che - uscito dalla crisi acuta della paralisi interna - il socialismo italiano si prepara a fare nuovi passi in avanti. Iv ANOE Bo~o:.u Schermaglia Socialista attornoalla p11egiudiziale repubblicana Nel .0 della Rivista del 31 agosto occupandomi della preparazione'alla battaglia socialista chiusi il mio articolo augurandomi nello interesse del partito socialista e della vita politica italiana che nel Congresso di Roma non trionfasse, come in quello di Bologna, l'equivoco e che se Turati e i suoi amici si sentivano le attitudini, il desi~ìerio e la coscienza di poter giovare al paese ed alla causa della evoluzione democratica, imitando Millerand e Briand sotto la monarchia si affrettassero a passare il ponte. L'amico Turati, interpretando alla lettera qualche mia frase fece cortese e affettuosa protesta; altri, però, videro nel mio augurio una insinuazione, quasi una calunnia contro il gruppo riformista ; ciò che no11 era affatto nelle mie intenzioni sia per l'affetto che nutro verso il direttore della Critica sociale e verso altri del suo gruppo , sia per la simpatia grande che non ho mai nascosto pel metodo dei riformisti. Poco dopo, quasi come indiretta risposta al mio invito, i gruppi socialistimilanesi, cioè i partigiani del riformismo turatiano votarono un ordine del giorno, in cui si affermava una antitesi fra le istituzioni monarchiche e le aspirazioni proletarie e si dichiarava che le istituzioni monarchiche anche se costituzionali comprimono l' ascensione del proletariato e che l~ dottrina socialista comprende le istituzioni repubblicane. Io non ho potuto leggere il testo preciso di quest'ordine del giorno e mi sono sorpreso che delle idee nel medesimo manifestata non ci fosse traccia nel documento ufficiale dei gruppi socialisti milanesi , cioè nella dichiarazione e relazione che i medesimi hanno rivolto al Congresso socialista in difesa propria e come accusa contro 1 sindacalisti rivo! uziona ri. Che io non mi fossi menomamente sbagliato '-- attribuendo a molti o a pochi riformisti· l'aspirazione vaga , la tendenza , se non la decis~ intenzione di una decisa partecipazione di essi al governo e che ìe mie parole non fossero quindi nè una insinuazione nè una insidia, ma rispondessero pienamente alla realtà , ne ho avuta una prova la cui evidenza, confesso che supera ogni mia aspettativa. L' ha somministrata chi tra i socialisd, anche non ri~ormisti , gode di grandissima autorità e che da tutti viene considerato come la mente più lucida e il temperamento più politico del partito: Leonida Bissolati. Leonida Bissolati con coraggio raro e mettendo da parte ogni ipocrisia, ogni infingimento deplorevole appena seppe dell'ordine del giorno repubblicano dei riformisti milanesi scrisse nel Tempo - da notare la circostanza - che ne è l'organo ufficiale : se la parte riformista lancia la sfida ali' istituto monarchico, si deve ritenere che essa ritenga necessario dedicarsi a sbarazzare il campo politico dell' istituto monarchico; e di tale atteggiamento il partito dovrebbe affrontare tutte le conseguenze che vanno dal rifiuto di appoggio a qualsiasi indirizzo di governo finchè il governo è monarchico, alla preparazione psicologica e materiale della insurrezione ». « Per la coerenza della tattica socialista, ove si voglia subordinare questa alla pregiudiziale repubblicana, si dovrebbe prima dimostrare che oggi le con.dizioni fatte dall'istituto monarchico alla lotta proletaria sono tali da indurre i rifor • misti a mettere in atto - finchè duri la monarchia - quei principii di intransigenza assoluta e costante che formano la caratteristica dei compagni rivoluzionari ». ella maggiore rivista italiana, nella Nuova Antologia, in un artieolo che gli amici lettori troveranno riassunto largamente nell'apposita rubrica, il Bissolati con maggiore solennità e con non minore franchezza soggiunge : Nè forse si crederà opportuno - per non allarmare i sospetti che covano tuttavia negli angoli oscuri della psiche di quella massa che pure è disposta a pro• nun.::iarsi contro I' anarchismo sindacalista - non si crederà opportuno ricavare apertamente e integralmente le deduzioni implicite nel principio della libera tattica che ammette e legittima così la intransigenza come la transigenza, così la op p<.sizione più violenta ai Governi come eventualmente anche l'appoggio a indirizzi di governo. La più ovvia di tali dedu1ioni - che io non tacqui, come relatore al Congresso di Bologna del 1904, pure osservando che le condizioni arretrate dello sviluppo democratico nel nostro paese non consentiranno per lungo tempo di dare a questa deduzione un qualsiasi valore pratico - è che , dichiarato non disforme dai principii del Partito l'appoggio transitorio a indirini di governo, cade ogni pregiudi 1 iale contro la partecipa 1 ione dei socialisti al goi·erno. E' questo un anello della catena logica che si svolge del principio della partecipazjone del Partito socialista alla lotta e al lavoro parlamentare, quando, bene inteso. codesta partecipazione non sia interpretata come semplice espediente di propaganda e di protesta, ma sia indirizzata agli effetti di una positiva e concreta opera politica. Non è d'altronde lealtà riconoscere che quei partiti che appoggiano , sia pure transitoriamente, un indirizzo di governo, partecipano già, per questo stesso fatto, al governo? E che cosa è governare se non imprimere questo o quel moto ai congegni esecutivi? Nella specificazione ognor crescente delle forze e dei gruppi sociali, i Governi sono destinati a perdere ognora più di omogeneità, e a essere il prodotto di transitorie combinazioni fra elementi anche eterogenei in vista di qualche immediato e passeggero bisogno comune. Per quale ragione, adunque il Partito socialista - dico il Partito e non gli uomini socialisti - mentre concede a sè stesso di partecipare indirettamente a codeste combinazione, si interdirebbe il vantaggio eventuale di parteciparvi direttamente? » Si può essere più chiari di così ? In una forma meno recisa, più indiretta, più involuta, Filippo Turati riesce alle stesse conclusioni

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