Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 19 - 15 ottobre 1906

514 RIVISTA POPOLARE Turati non solo si manifestò contrario all' herveismo, ma anche dimostrò che su questo punto non c'era dissenso tra rifonnisti e integralisti. L'accordo riesce più esplicito colle dichiarazioni fatte da Enrico Ferri in una intervista con un redattore del Corriere della Sera. Dato l'accordo tra riformisti e integralisti riesce assolutamente inesplicabile la decisione del Congresso di non voler prendere alcuna ..... decisione sulla propaganda antimilitarista con tendenza herveista che si è fatta dall'Avanti e da molti socialisti, specialmente a Torino. A noi sembra che si avrebbe dovuto votare se non rordine del giorno Podrecca in favore della nazione armata - proposta che un congressista sciocco in senso di disprezzo volle fosse lasciata ai repubblicani.- almeno quello del relatore Romualdi, che condannava il militarismo attuale ripudiando le esagerazioni dell' herveismo. L'accettazione della proposta Podrccca nulla aveva di straordinario e molto meno di contradittorio pel socialismo italiano che unanime aveva fatto buon viso al progetto di legge di Ettore Ciccotti che equivaleva alla organizzazione della nazion~ armata. Ma gìi integralisti che non ·volevano far cosa sgradita a Ferri e che erano i dominatori del Congresso contro la logica, contro la sincerità, contro il pubblico interesse commisero la pericolosa viltà di rinviare ad altri tempi ogni decisione in proposito. Ferri che si dichiara antimilitarista nel senso buono , ponendosi in contraddizione patente con sè stesso, non volle arrivare alla coDdanna esplicita dell'herveismo, perchè l'Avanti si era •·troppo compromesso in suo favore e perchè altrimenti non avrebbe potuto giustificare il proposito di costringere L'Avanti della domenica a cambiar titolo da gennaio pros~imo in poi: cambiamento che non può imporsi al Piva e che moralmente ammazzerebbe la simpatica e coraggiosa rivista. Noi deplorando su questo tema la contraddizione e la viltà del Congresso socialista rimaniamo sinceramente antimilitaristi; ma respingendo l' herveisme teniamo fede alla dottrina repubblicana cd alla formula di Carlo Cattaneo: nessuno soldato, tutti militi in difesa della patria. ♦ Giudizio complessivo sul Congresso. Il bene ed il male che pensiamo sul Congresso si può desumere dalle precedenti nostre considerazioni. Completiamole e riassumiamole aggiungendo qualehe timida previsione sul futuro. Ciò che ha voluto significare il voto in favore dell'integralismo lo ha detto Ferri nell'Avanti· « I. Riconfenna, i principii fondamentali del partito socia! ista e cioè: la socializzazione dei mezzi di produzione, la lotta di classe, la gradualità 1~el divenire del socialismo in seno alla società borghese.>> « II. Indicare all'operosità dei compagni l'azione vratica attuale: per la propaganda dei principii socialisti, per lo sviluppo sempre maggiore delle organizzazioni economiche (di resistenza, mutùalità, cooperazione); per le denwcratiche niunicipalizzazioni e nazionalizzazioni; per la conquista delle libertà politiche , la lotta contro le camorre e il fiscalismo , lo sviluppo del!' economia del paese e la elevazione della cultura proletaria; con accentuazione della propaganda anticlericale e quindi antimonarchica e antimilitarista (questo soprattutto per neutralizzare dissenso dai socialisti triestini nel Giornale di Sicilia ( 16 ottobn:) scrivendo contro I' herveismo a titolo <li onore cita va come una eccezjone tra i sindacalisti il Labriola proprio mentre qut!sto rinnegava i propri convincimenti nel Congresso. l'impiego dell'esercito come strumento dì sopraffazione antiprolctaria). E tra le forme di questa azione pratica - seguendo il deliberato del Congresso internazionale di Amsterdam ( 1904) -- non escludere lo sciopero generale, pure escludendo di questo l'uso frequente ed eccessivo, .che i sindacalisti predicano colle parole della relazione Labriola, dianzi ricordata. » « III. Respingere la deviazione rifòrmista e la deviazione sindacalista, confermando che il partito socialista non deve andare nè a destra (verso la democrazia) nè a sinistra (verso l'anarchismo).>> Noi in questi desiderata non scorgiamo tutte le contraddizioni, che ridurrebbero a ben misera cosa i risultati del Crongresso , come vorrebbero molti giornali, tra i quali Il Secolo. Non possiamo però convenire col Ferri sul terzo punto; l' ordine del giorno integralista votato non significa esclusione della deviazione riformista , perchè venne chiaramente dimostrato che tutto il riformismo è nell'integralismo meno il possibilismo monarchico, ch'è ancora una nebulosa e ch'è cosa concreta e limpida solo nel Bissolati, Data questa somiglianza, se non identità assoluta, tra riformismo e integralismo, che noi dal Congresso di Bologna in poi abbiamo ripetutamente affermata, la dichiarazione di Prampolini in favore dell'ordine del giorno integralista non aveva in se alcun che di contraddittorio. Non offendeva le cose; ma offendeva le persone. E Prampolini si preoccupò delle prime e non delle altre. Le persone - cioè Turati e· pochi altri - ne rimasero offesi perchè troppo avevano insistito nel dileggiare l'integralismo ed ~ negarne l'esistenza; perciò con apparenza di rag10ne Ferri potè mettere innanzi la dignità nel consigliare ai riformista di negare il proprio voto all'ordine del giorno del proprio gruppo. Ma d'altra parte come si fa a negarlo quando si è convinti che l'integralismo è carne e sangue del riformismo? Poteva mantenere la distinzione e l'ostilita in nome del ricordo della divisione del Congresso di Bologna, dopo che i fatti, superiori sempre alle chiacchiere ed ai verbalismi, avevano dimostrato che differenza sostanziale non c'era tra le due tendenze? Il voto si comprende che doveva umiliare Turati eh' era stato assai aggressivo contro l' integralismo e il cui amor proprio non poteva rimaner lusingato dal vedersi assorbito in un gruppo, che sinora ha combattuto. Ma riesce inesplicabile ed impolitico il malumore di Ferri. E' derivato da una specie di esagerato altruismo , che si preoccupa dellé1 dignità di quelli che considerò per avversari per una semplice illusione ottica? O rimase indispettito per la motivazione del voto dei riformisti, che riduceva ad una vana parvenza tutto il contenuto del proprio programma? A noi sembra più probabile la seconda ipotesi, quantunque secondo le parole di Ferri si dovrebbe accogliere la prima. In verità per un uomo di scienza non dev'essere cosa gradita la dimostrazione fatta che la dottrina che si credeva propria è poi quella degli altri ... Poichè noi crediamo che abbia ragione Turati nel giudicare che l'integralismo non sia che il riformismo degli stomachi deboli e il riformismo incerto , incoerente, iniziale. Ferri non solo si trova espropriato del proprio programma, ma si trova anche spossessato del rivoluzionalismo verbale, di parata, che gli era d'impaccio , ma che a forza di ripeterlo egli aveva finito col crederlo una realtà! I veri e soli rivoluzionari rimangono i sindacalisti; rivoluzionari e marxisti, anche su quei punti che il loro maestro Sorel ha dimostrato che sono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==