RIVISTA POPOLARE 483 derla molto relativamente: essi spesso. non sono che pretesti decorativi, che nascondono qualche cosa di peggio. I motivi legali esposti dall' on. Giolitti colla. sua abituale abilità nella relazione al Re sono: la inadempienza della legge per Napoli del 1904 la scor.- rettezza dell'amministrazione Gnanziaria, l' impotenza dei parti ti esistenti nel Consigl~o &ià sciolto a costituire una maggioranza. ~n un 1nc1so mod~- sto, quasi vergognoso - tanto e enorr_ne ~o sfreg10 arrecato alla verità - ma pur necessano, s1 accenna a motivi di ordine pubblico. I motivi reali .con~essa_ti daali amici del gove ·no si riducono al des1deno di 0 liberare Napoli dal dominio dei clericali e d~ restituire la prima città del Regno, la metropoli del mezzogiorno, nelle mani del partito democratico e li ber ale. Se i motivi legali avessero il valore che la Relazione ministeriale ha loro assegnato l'on. Giolitti ·non avrebbe mancato di provocare il parere del Consiglio di Stato. La più elemen~are delicate~za glielo imponeva, poichè il progetto d1 legge Sonmno che rende obbligatorio il chiedere tal~ parer~ venn~ approvato dalla Camera dei Deputati e st3: 1nnanz1 al Senato. Riconosciuta la convenienza d1 un tal~ parere preventivo dalla Camer2. dei Deputati l' on. Giolitti ha dovuto prevedere che esso sare~be. st~to contrario se non lo ha richiesto, quando 11 nch1e- -derlo sarebbe stato doveroso in un caso tanto eccezionale ed importante qual'era quello di Napoli. Un breve esame dei motivi accampati per legalizzare il grave provvedimento basta a dimostrare come e quanto essi siano artificiosi. Comincio dalla scorrettezza della gestione finat~- ziaria. Dato e non concesso che la passata amministrazione abbia ricorso ad espedienti artificiosi per compilare un bilancio pur che sia si. d~man~a: quale dei grandi municipi, ed anche dei p1~coh e medi, del Regno d' Italia non ricorre a tah espediente per presentare un bilancio? . E lo St-ato italiano non dette esso stesso per tanti anni l'esempio dei bilanci assai più intrinsecamente falsi di quello di NapolI? E allora perchè ?On sciogliere tutti i Consigli Comnnali che s1 _trovano nelle identiche condizioni? E date le grand1 e croniche strettezze, in cui versa il Comune di Napoli nutre la speranza l' on. Giolitti che il Regio Commissario e l'amministrazione che gli succederà, possano ridare la sincerità e la correttezza al bilancio locale? Al bilancio del Comune di Napoli si move un grande rimprovero: ha ecceduto i limiti L.ei centesimi addi~ionali sull'imposta fondiaria portandoli da L. 2,919,602 a L. 4,165,250 senza ricorrere alla imposta di esercizio e rivendita ed alla tassa sui domestici, le sole non applicate. Ma dimenticano i governanti democratici, che in tutte le discussioni sul mezzogiorno - da quella dei Fasci nel 1893 all'ultima del 1906 - si rimproverò ai corpi locaJi, come una politica finanziaria di classe, il non aggravai·e la mano sull' imposta fondiaria?. E non si ricorda che nel Settentrione quasi tutti i Comuni eccedono nei centesimi addizionali sino al 500 per 100? La necessità di nuove imposte, che creerebbero davvero i pericoli per l'ordine pubblico, non può giustificarsi colla esistenza di un deficit, perchè l'amministrazione passata è stata forse la sola, che abbia lasciato degli avanzi reali. La verità è questa: i disordini finanziari e amministrativi in maggiore o minore misura esistono in tutti i comuni del Regno ; essi possono essere e sono tolti a pretesto per procedere allo scioglimento dei Consigli Comunali con una scandalosa partigianeria. Se gli amici hanno in mano le redini del comune si chiudono quattro occhi invece di due; se invece stanno al Municipio gli avversari del momento, che possono essere stati gli amici di ieri , si diventa scrupolosi custodi della legge e si procede allo sciogli mento. Questa elasticità di criteri, che non è propria del solo Giolitti, e che costituisce uno scandalo continuo resP. necessario il progetto Sonnino, cui si può e si deve solo rimproverare soltanto la timidezza dei rimedi proposti. La stessa elasticità si applica al motivo della impotenza dei parti ti a costituire una maggioranza. Essa servì per giustificare molti scioglimenti del Consiglio di Napoli; serve quotidianamente a scioglierne cento altri. La impazienza faziosa delle minoranze che non si fidano di fare soltanto opera di sorveglianza spesso utilissima sulla maggioranza e che vogliono il potere ad ogni costo rende morbosamente frequente la invocazione di tale motivo: esse invece di combattere e discut~re si dimettono e mutilano la rappresentanza in guisa da rendere plausibile lo scioglimento. Ma con questo criterio reso di facile applicazione dal sistema della rinnovazione parziale dei Consigli comunali, fra qualche tempo il popolo di Italia sarà in perpetua lotta elettorale amministrativa. Con ciò si avrà il maggiore pervertimento del regime rappresentativo; che se dovesse avere l'analoga applicazione nel Par- , lamento condurrebbe allo scioglimentodella Ca0,1era dei Deputati almeno una volta all'anno! Il legislatore ha visto i gravi inconvenienti di un siffatto metodo adulteratore del regime rappresentativo ed ha disposto che si possa completare un Consiglio dimezzato per dimissioni, morte ec. colle elezioni suppletive. Ma ha lasciato al criterio elestico del ministro dell'Interno il ricorrere alla rinnovazione totale o parziale del Consiglio ; e quindi il provvedimento lo ha subordinato al suo tornaconto politico. Nel caso attuale di Napoli s'imponeva tanto più la rinnovazione parziale in quanto che una maggioranza c' era e colle elezioni suppletive - dato il regime della rappresentanza della minoranza - essa sarebbe stata necessariamente rinforzata. Con questa osservazione non intendo - i.l va sans dire - approvare e giustiGcare le meschu:~c. gare personali tra i membri della passata amm1111strazione che somministrarono ai loro avversari l'arma più f~rmidabile per abbatterli. Ma, indubbiamente la punizione ch'essi hanno subito è del tu.tto sproporzionata all'errore commesso; la sproporzione appare maggiore e diventa partigianeria disonesta perchè la pena sopraggiunge quando il colpevole aveva dato segni di ravvedimento. Rimane la inadempienza della legge del I9?4· Se questa si potesse rimproverare alla maggioranza consiliare certamente nessuno avrebbe avuto più dell'on. Giolitti il diritto di preoccupa:sene e di provvedere, perchè dalla provv1da legge 1n gran parte il merito fu suo. E' doveroso rammentar!~. Ma la inadempiennza, se re_ale - e. pare fhe s~a insussistente - sarebbe stata 1mputab1le all amministrazione Del Carretto, che non fu molestata e non alla maggioranza uscita dalle elezioni ultime. Pretendere che questa in un mese avesse potL1to mettere in esec·uzione una legge tanto complessa e tanto importante è semplicemente assurdo. L'a~- surdo prende anzi le proporzioni non solo del ndicolo, ma anche del grottesco. Come coronamento della mia critica al decreto di scioglimento, infine, rri piace dare gran parte del manifesto forse fiacco e dimesso nella forma, ma calmo e documentato, che i membri del disciolto
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