Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 18 - 30 settembre 1906

RIVISTA POPOLARE 479 Ciò ch'è più deplorevole in tutto questo è la impotenza o la complicità del governo. Nei linciaggi spesso lo zampino delle autorità è tanto evidente quanto nei pogromi. I motivi che si adducono per giustificare o almeno spiegare queste esplosioni indegne di qualunque popolo appena civilizzato sono bugiardi. Non c' è che una ragione sola : visto che la sifilide, l'alcoolismo, la miseria, non distruggono i negri, che invece crescono sempre più di numero; visto che i negri progrediscono rapidamente e continuamente nella coltura, nella tecnica, nella economia, nella moralitài bianchi che si credono i predestinati da Dio a comandare sui negri ed a trattarli come bestie, pensano di distrurli colla violenza, coll' assassinio. Bisogna leggere il capitolo che in Latini e Anglo-sassoni di Colajanni è consacrato ai rapporti tra bianchi e negri negli Stati Uniti per potere comprendere tutta la indegnità dei pretesti accampati dai primi per ricorrere al linciaggio dei secondi ; ed al linciaggio vanno anche sottoposti gli italiani ..... che non sono negri. E in quel capitolo è riportato il giudizio di Johnston e di Roosewel t che dichiarano il linciaggio una macchia incancellabile per gli Stati Uniti, una vergogna per qualunque popolo civile. Del resto affinchè non si sospetti che in questi linciaggi ci siano nuovi ele nenti, che diminuiscano la responsabiliià e il disonore dei nord americani, dalla T1·ibuna riportiamo i giudizi che le trasmettono da Londra e che vengono dati da due dei principali giornali di oltre Atlantico. < Il New York Times dice che 'questi odi di razza sono assolutamente senza scusa. E' provato infatti che in parecchi casi certi brutali attacchi dei negri contro le donne bianche non sono esistiti, mentre si trattava invece d1 semplici s9iocchezze. Un caso era stato di un ragazzo che aveva minacciato di gettare qualche cosa contro la moglie del suo padrone. < L' Evenig Post di Washington acri ve : Questi fatti sono una vergogna per la città di Atlanta e per lo Stato di Georgia, e sono dovuti all' azione degli apostoli del linciaggio che da sei mesi facevano nna campagna violenta. e Con questa vergod;na sopra la nostra coscienza come possiamo noi parlare di pacificare Cuba? A Cuba non è successo nulla che si avvicini nemmeno lontanamente agli orrori di Atlanta ». E noi aggiungiamo: un popolo che ha sulla coscienza queste infamie ha diritto di scandalizzarsi per quelle commesse dalla mafia ? ♦ Cuba e la sua indipendenza. - Quando, dopo la guerra con la Spaglia e la conseguente liberazione di Cuba dalla dominazione degli spagnoli, gli americani dichiararono che essi lascerebbero a Cuba la sua indipendenza, e si vide che mantenevano la loro parola, grande fu la sorpresa iJ?. Europa , dove la diplomazia ha per legge di essere bugiarda, e dove, ad ogni altro interesse si antepone quello della conquista. Tuttavia se consideriamo quello che attualmente ac cade a Cuba, un pensiero maligno nasce nella mente cioè che gli americani facevano un bel gesto con la certezza assoluta di non essere obbligati a pagare lo scotto. E' vero che da che godono la indipendenza i cubani non posson0 vantarsi di godere egualmente la pace, e se prima avevano ragione di ribellarsi alla oppressione spagnuola, ora - non si sa se a torto .od a ragione - si ribellano periodicamente alla amministrazione e al governo che essi stessi si sono dati. Naturalmente a detta dei ribelli è il Presidente Palma che è colpevole della situazione attuale perchè egli ha fatto di tutto, per essere eletto e rieletto presidente; secondo lui però il Guerra e gli altri suoi compagni son dei pescatori nel torbido; della gente che per ambizione e per amore del disordine mette a soqquadro il paese. Chiamati come pacieri ed arbitri i Nord-Americani neppur essi capiscono molto della questione , o riescono a dipanare la matassa, e quindi preparano un'annessione in tutta regola. Gli americani però hanno la velleità di apparire sotto la luce di uomini giusti agli occhi del mondo. Essi non dichiarano netto e crudo, come sarebbe onesto e leale, che poichè Cuba fa gola alla loro ambizione essi se la pigliano: no; dichiarano che anche se Taft e Bakon riuscissero nel loro intento pacificatore gli effetti di questa pace non. durerebbero che pochissimo : la pa.ce sarebbe, di nuovo, rotta dalla discordia che regna nei due grandi partiti cubani: i li ber ali - pe' quali battaglia Gino Guerra; e i conservatori, che fanno capo al presidente Palma. Questi chiese già al governo americano aiuti contro gl' insorti e ne ebbe - 150 marinai sbarcarono dal Denver a Cienfuegos e misero in fuga i ribelli -; ha dichiarato anche di essere pronto ad abbandonare il potere se la pacificazione dell' isola lo richiede; ma gli insorti vogliono di p.._iùU. no dei capi liberali Alfredo Twas parlando in loro nome ha dichiarato essere necessario l'annullamento delle ultime elezioni, e che nuove· elezioni sieno fatte, dalle quali - si suppone - Palma uscirebbe battuto insieme al suo partito. Questa è una condizione che Palma non può accettare. Egli può, per suo conto abbandonare la politica , sacrificarsi all' interesse del Paese; ma non può sacrificare il proprio partito e tradirlo. La condizione è, quindi, irrimediabile. Cioè l' unico rimedio che vi sappiano portare i Nord-Americani , è l' occupazione ora, e, a breve scadenza , l' annessione. Per questo ai dipartimenti della guerra e della marina fervono i preparativi. Il presidente Roosewelt, fra mezzo a tutti i suoi notevoli discorsi a proposito di pace, di giustizia, di diritto, di arbitrato, non perde mai di vista· il suo ultimo scopo imperialista, che è la conquista. Da che egli è salito alla pre:-,idenza le idee di espansione armata hanno fatto parecchia strada agli Stati Uniti. L' occupazione, ben riuscita, delle Filipp·ne ha, si direbbe, solleticato l'appetito degli imperialisti americani i quali ora credono arrivato il momento opportuno per annettersi Cuba. Il momento sembrerebbe propizio per gli Stati Uniti, e lo sarebbe se i cubani, e la grànde maggioranza di essi non fossero fieramente avversi ad ogni intervento straniero. Essi sono disposti ad accettare i buoni uffici degli Stati Uniti, se questi riusciranno a far concludere una pace onorevole per tutti; ma se intendessero volersi installare a Cnba da padroni, ~i può star certi che i cubani si ricorderebbero d' essere. i più intrepidi guerrilleros del lllondo, e gli Stati Uniti avrebbero molto, rua molto filo da torcere per riuscire nel loro intento di annettersi l' isola. E' probabile che gli Stati Uniti vogliano tentare il colpo, anzi tutto acceuna che lo tenteranno veramente ma è poco probabile che riescono a menare l'impresa, a buon fine, poichè tutto fa supporre, tanto nel passato che nel presente che i cubani amino assai la indipendenza del loro paese; la amino più delle loro bizze intestine, ed intendono conser.varsi quella libertà della quale, disgraziatamente, essi non sanno servirsi. Certo che non appena la intenzione degli Stati Uniti è cominciata ed· apparire chiara, ed i preparativi evidenti hanno fatto supporre ai cubani la sorte che gli attendeva essi hanno trovato subito mezzo d'intendersi, le condizioni irriducibili sono state ri1uandate a·d una altra volta, ed il telegrafo ci ha portato ora, la notizia cha l'armistizio è concluso, e le trattative di pace bene avviate. Tanto ,,·-:.ò l' uore della indipendenza. E' peccato però ,.:he 1 cu , r non sappiano libe.rarsi di quei loro istinti faziosi ,~ battaglieri, che tendono a mantenere

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