RIVISTA POPOLARE 495 Avanti, avanti l ella sala prima, ad un nudo tronco s'appoggiano verdi, vivi, freschi i bei tralci di Giorgio Lucchesi, da cui pendono i grappoli dell' UvA ambrata e purpurea, d' una evidenza straordinaria; altri due quadri, assai ben dipinti ma poco sentiti, mi sembra, sono IL CARDINALR1CHELIEU, di T. Chatran, accigliato e nervoso, e la MADDALENAdi A. Barzaghi, che dà l'estremo suo bacio al cadavere livido di Gesù; ma su tutto trionfa e s'impone LA FUGGITIVAdi Roberto Fontana: in fondo all'ampio paese nevato, sotto il cielo coperto, nell'ultima sera, l'incendio di Mosca avventa le tragiche spire di fumo e di ·fiamma; nell'ombra, il candore del suolo s'arrossa di strage, si sporca di fango, si copre di oscuri viluppi di morti e d' agonizzanti, di carriaggi e di bestie, d' affusti e di rottami; in primo piano, due cavalieri uccisi, giovani e belli, in ardito e felice scorcio, e inginocchiata, carponi su uno di essi, lei, la Fuggitiva, che ha finalmente scoperto e riconosciuto l'amato ..... e che (ahimè!) è proprio la meno riuscita, sentita, commovente tigura di questa, che sarebbe senza di lei, e con altro titolo, per esempio semplicemente « 1812 », una magnifica e impressionantissima composizione. Con altro titolo, dico, perchè, a ragione od a torto, il poemetto del Grossi al quale essa s'inspira, è quasi completamente dimenticato, anche dai letterati. X Nella seconda sala, Toscana, vivono e ridono e scherzano e danzano FAUNTe l3ACCANTeTvocati in piccoli e lieti bronzi da Augusto Rivalta, e si ammirano alcuni vasi decorativi di gusto orientale, bellissimi , della manifattura Cantagalli ; e nella terza, del Circolo Artistico Partenopeo, trovo pareechie delle più felici pitture dell' Esposizione: tutta una parete di piccoli e geniali STuDì ni PAESE di Giuseppe Casciaro, due pure piccole ma fortissime tele di Nicola De Corsi, LA VELA e NEL PORTO nr NAPOLl, degne d'un olandese per la franca disinvoltura della pennellata e per la sicura penetraz~one nell' anim~ delle cose, ed una superba manna, IN CACCIAd,1 Stefano Farneti: sotto la volta immensa del cielo serale verdognolo, ardente ancora qua e là di piccole nuvole rosse, le acque, ben liquide, ben trasparenti, ben mobili, si corrugano e si trasportano in onde così evidenti e così vere, che se ne sentono, come per suggestione irresist~b~le, gli al_iti pr?~umati di sali e di alghe, gli um1d1 ed ampi sospiri, le lunghe voci lontane, tra cui le due navi da guerra che all'orizzonte s'inseguono avviluppate di fumo e lampeggianti d' artiglierie, metton la nota drammatica umana pie11a di mestizia e di orrore. ' X Nella sala quarta, del Lazio, decorata da Aristide Sartorio d' un alto fregio allegorico, imi tante il bassorilievo classico, due quadri enormi del Sartorio stesso conquistano subito e sequestrano, quasi, per sè, tutta l'attenzione del pubblico: uno, che con soverchia violenza di colore e durezza di composizione rappresenta una sanguinosa MATTANZA 01 TONNI, a me riesce invincibilmente antipatico; ma l'altro, in cui MONTECrncEo si profìla azzurro di là dal mare tranquillo, e di qua, sull'arena bagnata, cavalcano i fieri butteri mare·mmani e passano, tratti a fatica dai candidi bovi i carri massicci ed alti come torri, l'altro, dico, è magnifìco; cd eccellenti, poi, come sempre, i sei paesaggetti minori, sui quali l'occhio più volentieri si raccoglie e si riposa dopo queste impressioni così forti e solenni. Romana è anche ::: sesta sala; e vi troneggia, invadendola mezza, il grande altorilievo di Ettore Ferrari pel MONUMENTOAL MAZZINI: il quale pare che voglia raffigurare , con le sue molte e agita te Ggure allegoriche , magistralmente plasmate ma non abbastanza chiare di significato, l'agonia del1' idra reazionaria, l' idea nazionale che strappa la maschera al clericalismo, la rivoluzione che irrompe a galoppo, sotto le classiche insegne latine, armata di tutte le rudi e nude forze del popolo , bella di -.tutto il pensiero antico, torva di tutti i rancori recenti, e travolge sotto le zampe del suo selvaggio cavallo tutti i fantasmi ed i simboli del passato ..... Davanti, in vetta al minuscolo zoccolo, quasi scompare il bronzetto geniale di C. Fontana, L'i-:- TERNOSOGNATOREf,orse l'artista, il poeta, l'uomo nel più alto senso della parola, che seduto, curvo, con un albo chiuso nella mano pendente, fantastica con lo sguardo smarrito nel vuoto; e più in là biancheggia invece vivo, parlante , irrequieto, il suo marmoreo busto di ENR1co FERRI. E nell_a pittura, poi, trovo interessante un PoEMA SERALEd' Enrico Nardi, vasto paesaggio romano, oscuro sotto ·una pallida luna velata, cinto coi vaghi profili dei colli albani, segnato qua e là, nelle lontananze, da qualche rudere d'acquedotto, popolato da un grande armento di pecore grigie nell'ombra; e una LOTTAm CENTAURIlu, ngo un bel rio specchiante i topaz'ì del crepuscolo, di José Echena. Torniamo un passo indietro, alla sala quinta, e siamo tra i veneziani , con S. D. Paoletti, che in mezzo a una vasta campagna cinerea, sparsa di teschi e d'ossami, e sur un cielo tra rosa e violetto, fa balzar nuda e fresca una giovinetta dalle chiome fluenti e dalle braccia spalancate ad accogliere e a benedire, e a promettere, col suo sereno sorriso, di ripopolare perennemente la terra: Piè FORTE CHE LA ~[ORTE ! Lascio i due quadri del Miti-Zanetti, già esposti a Venezia e dei quali scrissi già l'anno scorso; e noto ancora, nella sala, la figura intera della CoNTESSAARRJVABENE-PAPADOPOLdI'E, ugenio de Blaas, in abito refonn paglierino velato e pagliettato d'argento, snella e gentile, espressi vissi ma pur nella posa così tranquilla e comune: gli è , che questo « calligrafo >> del disegno, questo « ceramista » del colore, come lo chiamano certi altezzosi profeti dello scarabocchio trascendentale, sa << dire », semplice e chiaro, ciò che essi pretendono invece che lo spettatore indovini, o meglio immagini, nel loro balbettìo confuso, nel loro pettegolo tartagliamento. Chi di loro, per esempio, come pittore, saprebbe far neppur' una delle cento figurine meravigliose di verità, di vita, di personalità, di carattere, di cui nella settima sala Tito Lessi popola gli otto suoi piccoli quadri di storia? Un pò secchina, un pò duretta, forse, quella pittura: non dico di no: ma che sapienza cli composizione, che austero. equilibrio di colorito, che sicurezza prodigiosa di disegno, che tesoro d' osservazione, che possesso di tutti i segreti della tecnica, di tutte le finezze della forma, di tutti g.1'incanti della luce , del rilievo, della penombra, del semitono l Passate pure incuranti e disdegnose, o sublimi « barbettine »: ma nessuno di voi saprà mai nemmeno abbozzarlo, un quadro come questo della V1sTTADEL M1LTON AL GALTLEI, o come questa LEcTURECHEZPmoN , o come questo GEOMETRA,o come questo SAVONAROLA davanti ai delegati di Lorenzo De' Medici l Mica facile, dipingere come questi maledetti accademici ! X Sala ottava, un centinajo almeno di stud'ì, ap-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==