DI Politica, Lettere e Scienze Sociali IH rettorti: Prof. NAPOLl~ONfiJ COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lf alìa; ;11111,> lire H; sc:n1esLre lire 3,50 - ~stiero; anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un mrn1ero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittol'io Emmmele, n. 0 115 - NAPOLI f\11110 Xl l - N11111. 18 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 30 Settembre U)06 Questo numero è stato pubblicato con qualche ritardo a causa dell' assenza del Direttore ; un pie• colo ritardo necessariamente dovrà subire il numero venturo per dare conto del Congresso Socialista. SOMMARIO: G I i :I\ Vf-"11 I rncn(,I e g-li uom lui: Noi: (Le amarezze dei sindacalisti italiani - [I Congresso per la pace e le violenz<! dei Croati contro gli Italiani -- Il Congresso dei democratici cristiani - La civiltà delle razze superiori - Cuba e la sua indipendenza - L'oppio, la Cina e l'Inghilterra - L'Home-Rule in Irlanda - L'ultimo libro di C. Sorel). - Dr. Napoleone Colajanni: Come si fa l'educazione politica del Mezzogiorno (A proposito dello sciotlimento del Consiglio Comu11ale di Napoli). - Roberto Lazzaro Foà: Materialismo e Idealismo - Prof. Armando Tartarini: Contro la Scuola unica - Vittorio Lombardlni: Il divorzio in Italia - Mario Pilo: Pittura e Scultura ali' Esposizione di Milano - Hivista <lelle Blvtst,e: li fenomeno della disoccupazione e la Società Umanitaria (Nuova Antolof!ia) - Tipi lettcréiri dell:i crisi russa (La Re,me) - L'impero Britanmco nell'India (North Americ:an Review) - Abdul Hamid ed il Pa• nislamismo (Blackwood's Magcir_ine) - Cìò che Hampton intende per educazion~ (American Review uf Reviews) - La Cina trasformata (Tlle "\.:Vo,./d'sWork and Play) Romanzi sulle guerre future (Das Literarische Eclt o) - Le condizioni degli impiegati superiori in Prussia (Preussische lah,•biicher). - Rec~n~loul. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Le amarezze dei sindacaUstl italiani. - I rivoluzionari i tali ani cbe hanno inalberato la band i era del sinda.cali-nno, clopo avere fatto la voce grossa per molto tempo, assnnQero un contegno più dimesso dopo la batusta elettorale di Milano; più modesto ancora quando all'avvicinarsi del Congresso Socialista si !-lentirono minacciati di espulsione dal partito dai riformisti e dagli integralisti. I sindacalisti rivoluzionari per disting11ersi dai 1rnde unionisti inglesi e dagli economisti individnalisti presMo come loro carattere differenz:ale lo sciopero .generale ed ebbero il coraggio e la lealtà di attribuir ..i. tutto ed esclusivamente il merito del fiasco disastroso dello sciopero generale del 1904. Intanto a loro nulla aVf'Va insegnato il fallimento co-lossale del loro metodo in casa propria; molto me.no valeva In stesso risultato ottenuto precedPntemente nel Bel•gin e in Olanda; meno ancora qnello pi11 recente òP.lla Rnssia , splicitamente roni'!tatato dal Ko valew:-ìky ( La crise 1·usse. Giard et Briere. Paria 1906 pag-. 9 e 10). Ma se i sindacalisti italiani nulla hanno appreso dalle lezioni dell' espnienza, non sono cosi mule'ichi i socialisti tedeschi. Essi infatti riuniti a congresso a Mannheim sentirono da Bebel condannare in Germania qualunque tentativo di sciopero g~nerale; e lo condannò perchè in Germania mancano le condizioni opportune per farlo riuscire. Egli concluse coll' osser- . vare: « Un generale che yada a combattere quantunque preveda con certezza che sarà sconfitto, è un pazzo, e lo si dovrebbe tradurre dinanzi ad nn Consiglio di g?erra, che lo dovrebbe condannare e fucilare. Si può dire altrettanto di un Comitato di partito. » fn Germania, ad1inque, dove ci sono oltre tre milioni di elettori socia.listi; dove ci sono circa un milio11e e 300 mila operai organizzati ; dove mancano gli analfabeti ; dove e' è educazione e disciplina, lo sciopero generale venne ritenuto, non ostante le proteste di una esaltata qual' è Rosa Luxembo11rg e di pochi altri, una cosa da pazzi. Il giudizio tutto informato al criterio della realtà e della sana opportunità è tanto più notevole in q11anto che il Bebel non è soltanto il socialista più ill11stre e più autorevole , ma si era dichiarato in massima favorevole allo sciopero generale nel precedente Congresso di J erra, Da notare ancora che in Italia. l' autorit.à di Bébel non è riconosciuta soltanto dai socialisti comuni ; ma che i più avanzati, che oggi si denominano sindacalisti ri \·oluzionari alla vigilia del Congresso di Bologna le loro decisi0ni del Congressino di Brescia accreditarono col parere favorevole del soc;alista Tedesco. A loro, perciò, dovrà riuscire molt.o amara la lezione venuta da Mannheim; ma si pnò vivere sicuri che alla prima occasione consi~lieranno e provocheranno quRlche sciopero generale. Tanto saranno i lavorntori che ne faranno le spe::ie lasciandovi la vita e la liberta; gl'intelletfoali penseranno a conservare la pancia pei fichi. ♦ Il Congresso per la pace e le violenze del Croati contro gli Italiani. - Tra. gl iunumere• voli Congressi che si sono teuuti nel mese di settembre in Milano occupa un posto speciale quello per la Pace: il XV del genere. Riuscì importante per la qualità e il numero degli intervenuti ; tra i quali degni di speciale ricordo : la Baronessa Suttner , la signorina Lund, figlia dell'ex ministro di Svezia. e Norvegia e eh' è tra i più liberali uomini della Norvep;ia, Federico Passy, G. Novicow, il Generale Turr, il Prof. Ril'het, il prof. deputato Buisson, il prof. Quidde di Monaco, uno dei rivelatori delle vergogne del militarismo te• desco, ecc. ecc. Questo Congresso va. notato sopratutto pel suo ca• rattere di sincerità; ciò che lo differenzia dai Congressi interparlamentari, ai quali prendono parte tanti depu• tati, specialmente italiani, i quali fanno uua politica bellicosa e votano a getto continuo spese militari nei rispettivi Parlamenti e poscia come sport e come mezzo per ottenere viaggi gratuiti ed 8tltri festeggiamenti ufficiali all' Estero vanno a far voti perla Pace, per il disarmo e per l'arbitrato nei Congressi, che in Italia hanno un rappresentante semiumoristico in nn ex deputato che fu tra i più fedeli servitori di Depretis e di Crispi
478 RIVISTA POPOLARE Del Congresso di Milano preparato con diligenza, con affetto, con entusiasmo da Ernesto Teodoro Moneta non occorre fare la cronaca, eh' è stata data. dai giornali quot;diani. Qui ci basti rilevare il discorso programma elevatissimo di Federico Passy ed una breve e vibrata dichiarazione di N. Colajanni. Il venerando economista francese, che non ostante i suoi ottantaquattro anni sta snlla breccia con fede ed ardore giovanili fece delle distinzioni opportune e necessario tra l'antimilitarismo all' Hérvé, che consiglia ai soldati di tirare sugli ufficiali del proprio esercito anzichè sui nemici e quello dei Congressisti - tra l'antipatriottismo degli anarchici e la pace tra le nazioni libere ed autonome propugnata dagli uomini che prendevano parte a quest'ultimo Congresso. Egli, naturalmente, stava coi secondi. Il discorso del Passy, ripetiamo, brillò per la forma e per la sostanza. Il Presidente effettivo, Moneta, aveva dichiarato che un solo avrebbe parlato, il Passy, per dare l'intonazione a questo XV Congresso, ma vi fu una eccezione pel nostro Direttore. Diamo un breve sunto delle dichiarazioni del Colajanni, perchè se tutta la stampa accennò _alla sua protesta contro le violenze dei Croati ; ben pochi ne rilevarono il carattere e il significato preciso. Egli premise che si ascocia va di gran cuore alle distinzioni e alle dichiarazioni di Federico Passy; ma soggiunse che pace vera, duratura, benefica non potrà. esservi sino a quando i rapporti tra le singole nazionalità non saranno poggiati sulla uguaglianza, sulla giustizia, sulla libertà. dei diversi popoli; ora le violenze ultime dei Croati contro gli Ita1iani a Fiume, a Zara, in Dalmazia sono la negazione dei grandi ideali dei Congressisti, e che a quegli ideali non potremo avvicinarci sino a quando ci sono dei violenti che vorrebbero trasformare l'Adriatico da veicolo di fratellanza e d, civiltà in un lago di sangue. Ali' uopo, togliendo occasione della presenza del Generale Turr , che ha tanto seguito in Ungheria, lo invitò ad adoperarsi affi.nchè trionfi il principio federale nell'Impero AustroUngarico e siano trattati gl' Italiani alla pari di tutti gli altri popoli, che ne fanno parte· e In un Congresso per la pace, soggiunse il Colajanni, 11orto questa protesta che a qualcuno potrà sembrare una stonatura, per non discreditare la causa che ci sta a cuore in Italia; poichè gli Italiani non potrebbero nutrire simpatia pér una riunione che ]asciasse passare senza protesta l'oppressione dei propri fratelli irredenti >. « La protesta la presento io , perchè nessuno oserà. dubitare delle mie intenzioni per questi precisi motivi: 1 ° credo di essere il più antico rappresentante in Italia dell'idea della Pace, avendo aderito al Congresso per la Pace e per la Libertà di Ginevra promosso da Garibaldi e da Vi ttor Hugo in Ginevra nel 1867 ed essendo stato il corrispondente italiano del giornale Les Etats d' JJJwrope che ne fu l'organo per parecchi anni; 2° non ho votato mai un centesimo di spese militari; 3° per il primo, nel campo democratico, affrontando l' impopolariti\ e gli amari rimproveri di Matteo Imhriani sin dal 1894, ho eondannato l' ù-redentismo violento ed ho ritenuto necessaria per l'equilibrio europeo e per lo interesse italiano, l'esistenza del!' Impero Austro-Bngarico, che rappresenta una diga contro l'invadenza del Pangermanismo > • Gl' Italiani e i Francesi accolsero con vivi segni di compiacimento· qneste oneste dichiarazioni ; qualcuno le trovò inopportune e aggi unse che qualche congressista ne rimase f1·oissè. Forse se ne addolorò l'austriaca baronessa Suttner. Diciamo f01·se, perché stentiamo a credere che ci possa essere una donna elevata qual'essa è, che ritenga possibile la pace tra i popoli , quando la violenza di un popolo contro un altro viene sistematicamente adoperata. L'importanza e la impressione delle dichiarazioni di Colajanni le rileveremo riproducendo questi brevi comunicati di giornali e riviste di opposto colore. Il corrispondente della Tribuna riprodusae abbastanza esattamente le sne parole ed aggiun::;e : e L'impressione del discorso di .Colajanni, detto con grande voce e con larghi gesti, sarebbe .stato assai più grave, se il deputato siciliano avesse parlato in francese. Nemmeno t11tti i delegati italiani ebbero il coraggio di applaudire. E Charles Richet chiede di tradurre, invece dell'interprete, e tradnce attenuando, riducendo la questione a termini vaghi , senza far cenno di croati o d'italiani. E il volgarizzatore tedesco segui l'esempio. » (N. del 20 Settembre). Il redattore del Corriere della Se1·a, Renato Simoni, in un articolo sintetico sul Congresso rilevò che e Colajanni ruppe il mediocre tono generale delle voci con dei belli impeti d'italianità. » Lo Spettat01·e (radicale) infine dopo averne riassunto il di:;corso notò : e A queste parole si è mosso appunto di inopportunità nel momento e nell'ambiente uel quale esHe furono pronunziate ; comunque , non si può dire che esse non rispondano, nei rapporti della cansa della Pace a una innegabik ve1·ità. > ' ♦ Il Congresso dei dem.ocratici cristiani. - Fra i tanti Congressi di Milano, c'è stato quello della Lega democratica nazionala ispirato da Don Romolo Murri. Questi, ubbidiente al volere del Sommo Pon tefi0e, apparve per un momento al Congresso per dichiarare i motivi che lo inducevano ad allo11 t anarsene lasciandone la Presidenza al Conte Tommaso Galla~ rati-Scotti. Questi fece un lungo discorso in cui dichiarò che i democratici cristiani si rendevano indipendenti dalla direzione ufficiale del partito cattolico e che i democratici cristiani non erano nè clericali, nè socialisti: del socialismo italiano, anzi fece la critica. · Sta bene: i democratici cristiani non s,mo nè clericali, nè socialisti. Ma sono o non sono cattolici ? Ubbidiscono o non al Papa P Ritengono oppur no infallibile il Capo della Chiesa? Ecco tante domande alle quali i democratici cristiani non potranno rispondere. Essi vogliono restare cattolici: ecco l'essenziale. Restando cattolici devono ubbidienza al Pastore e devono stare nell'ovile agli ordini di Merry Del Val e di Tuto y Vivo, i due reazionari , che attualmente fanno da Spirito Santo presso il buon Papa Sarto. Essi si confortano sperando in un 1uutamento d'indirizzo. E sia. Ma in questa guisa che razza di Spirito Santo è questo che muta d'indirizzo come 11n qualsiasi ministero responsabile di fronte al Parlamento? E che cosa umoristica. è questa infallibilità mutevole come il tempo? Ciò che dicif>lmodei democratici cristiani italiani va pure all'indirizzo dei cattolici francesi, che seguono il noto giornalista Des Houx , che vorrebbe disn bbidire al Papa nella questione della separazione del la Chiesa dallo Stato. E' inutile: chi si dice cattolico deve ubbidienza cieca al Papa, i cattolici a scartamento ridotto non sono cattolici. ♦ La civiltà delle razze superiori. - Ad A talanta a Menfi e in altre città degli Stati del Sud del1' Unione americana sono rincominciati giganteschi e più sei vaggi che mai i linciaggi dei negri. Questi fanno il pendant dei pogromi russi. Nel Nord-America si organizza il linciaggio per assassinaré i Negri ; in Russia si organizza il pog1·om per assassinare gli Ebrei. In Russia come nel Nord-America è l'odio di razza che suscita questi grandi delitti colletti vi.
RIVISTA POPOLARE 479 Ciò ch'è più deplorevole in tutto questo è la impotenza o la complicità del governo. Nei linciaggi spesso lo zampino delle autorità è tanto evidente quanto nei pogromi. I motivi che si adducono per giustificare o almeno spiegare queste esplosioni indegne di qualunque popolo appena civilizzato sono bugiardi. Non c' è che una ragione sola : visto che la sifilide, l'alcoolismo, la miseria, non distruggono i negri, che invece crescono sempre più di numero; visto che i negri progrediscono rapidamente e continuamente nella coltura, nella tecnica, nella economia, nella moralitài bianchi che si credono i predestinati da Dio a comandare sui negri ed a trattarli come bestie, pensano di distrurli colla violenza, coll' assassinio. Bisogna leggere il capitolo che in Latini e Anglo-sassoni di Colajanni è consacrato ai rapporti tra bianchi e negri negli Stati Uniti per potere comprendere tutta la indegnità dei pretesti accampati dai primi per ricorrere al linciaggio dei secondi ; ed al linciaggio vanno anche sottoposti gli italiani ..... che non sono negri. E in quel capitolo è riportato il giudizio di Johnston e di Roosewel t che dichiarano il linciaggio una macchia incancellabile per gli Stati Uniti, una vergogna per qualunque popolo civile. Del resto affinchè non si sospetti che in questi linciaggi ci siano nuovi ele nenti, che diminuiscano la responsabiliià e il disonore dei nord americani, dalla T1·ibuna riportiamo i giudizi che le trasmettono da Londra e che vengono dati da due dei principali giornali di oltre Atlantico. < Il New York Times dice che 'questi odi di razza sono assolutamente senza scusa. E' provato infatti che in parecchi casi certi brutali attacchi dei negri contro le donne bianche non sono esistiti, mentre si trattava invece d1 semplici s9iocchezze. Un caso era stato di un ragazzo che aveva minacciato di gettare qualche cosa contro la moglie del suo padrone. < L' Evenig Post di Washington acri ve : Questi fatti sono una vergogna per la città di Atlanta e per lo Stato di Georgia, e sono dovuti all' azione degli apostoli del linciaggio che da sei mesi facevano nna campagna violenta. e Con questa vergod;na sopra la nostra coscienza come possiamo noi parlare di pacificare Cuba? A Cuba non è successo nulla che si avvicini nemmeno lontanamente agli orrori di Atlanta ». E noi aggiungiamo: un popolo che ha sulla coscienza queste infamie ha diritto di scandalizzarsi per quelle commesse dalla mafia ? ♦ Cuba e la sua indipendenza. - Quando, dopo la guerra con la Spaglia e la conseguente liberazione di Cuba dalla dominazione degli spagnoli, gli americani dichiararono che essi lascerebbero a Cuba la sua indipendenza, e si vide che mantenevano la loro parola, grande fu la sorpresa iJ?. Europa , dove la diplomazia ha per legge di essere bugiarda, e dove, ad ogni altro interesse si antepone quello della conquista. Tuttavia se consideriamo quello che attualmente ac cade a Cuba, un pensiero maligno nasce nella mente cioè che gli americani facevano un bel gesto con la certezza assoluta di non essere obbligati a pagare lo scotto. E' vero che da che godono la indipendenza i cubani non posson0 vantarsi di godere egualmente la pace, e se prima avevano ragione di ribellarsi alla oppressione spagnuola, ora - non si sa se a torto .od a ragione - si ribellano periodicamente alla amministrazione e al governo che essi stessi si sono dati. Naturalmente a detta dei ribelli è il Presidente Palma che è colpevole della situazione attuale perchè egli ha fatto di tutto, per essere eletto e rieletto presidente; secondo lui però il Guerra e gli altri suoi compagni son dei pescatori nel torbido; della gente che per ambizione e per amore del disordine mette a soqquadro il paese. Chiamati come pacieri ed arbitri i Nord-Americani neppur essi capiscono molto della questione , o riescono a dipanare la matassa, e quindi preparano un'annessione in tutta regola. Gli americani però hanno la velleità di apparire sotto la luce di uomini giusti agli occhi del mondo. Essi non dichiarano netto e crudo, come sarebbe onesto e leale, che poichè Cuba fa gola alla loro ambizione essi se la pigliano: no; dichiarano che anche se Taft e Bakon riuscissero nel loro intento pacificatore gli effetti di questa pace non. durerebbero che pochissimo : la pa.ce sarebbe, di nuovo, rotta dalla discordia che regna nei due grandi partiti cubani: i li ber ali - pe' quali battaglia Gino Guerra; e i conservatori, che fanno capo al presidente Palma. Questi chiese già al governo americano aiuti contro gl' insorti e ne ebbe - 150 marinai sbarcarono dal Denver a Cienfuegos e misero in fuga i ribelli -; ha dichiarato anche di essere pronto ad abbandonare il potere se la pacificazione dell' isola lo richiede; ma gli insorti vogliono di p.._iùU. no dei capi liberali Alfredo Twas parlando in loro nome ha dichiarato essere necessario l'annullamento delle ultime elezioni, e che nuove· elezioni sieno fatte, dalle quali - si suppone - Palma uscirebbe battuto insieme al suo partito. Questa è una condizione che Palma non può accettare. Egli può, per suo conto abbandonare la politica , sacrificarsi all' interesse del Paese; ma non può sacrificare il proprio partito e tradirlo. La condizione è, quindi, irrimediabile. Cioè l' unico rimedio che vi sappiano portare i Nord-Americani , è l' occupazione ora, e, a breve scadenza , l' annessione. Per questo ai dipartimenti della guerra e della marina fervono i preparativi. Il presidente Roosewelt, fra mezzo a tutti i suoi notevoli discorsi a proposito di pace, di giustizia, di diritto, di arbitrato, non perde mai di vista· il suo ultimo scopo imperialista, che è la conquista. Da che egli è salito alla pre:-,idenza le idee di espansione armata hanno fatto parecchia strada agli Stati Uniti. L' occupazione, ben riuscita, delle Filipp·ne ha, si direbbe, solleticato l'appetito degli imperialisti americani i quali ora credono arrivato il momento opportuno per annettersi Cuba. Il momento sembrerebbe propizio per gli Stati Uniti, e lo sarebbe se i cubani, e la grànde maggioranza di essi non fossero fieramente avversi ad ogni intervento straniero. Essi sono disposti ad accettare i buoni uffici degli Stati Uniti, se questi riusciranno a far concludere una pace onorevole per tutti; ma se intendessero volersi installare a Cnba da padroni, ~i può star certi che i cubani si ricorderebbero d' essere. i più intrepidi guerrilleros del lllondo, e gli Stati Uniti avrebbero molto, rua molto filo da torcere per riuscire nel loro intento di annettersi l' isola. E' probabile che gli Stati Uniti vogliano tentare il colpo, anzi tutto acceuna che lo tenteranno veramente ma è poco probabile che riescono a menare l'impresa, a buon fine, poichè tutto fa supporre, tanto nel passato che nel presente che i cubani amino assai la indipendenza del loro paese; la amino più delle loro bizze intestine, ed intendono conser.varsi quella libertà della quale, disgraziatamente, essi non sanno servirsi. Certo che non appena la intenzione degli Stati Uniti è cominciata ed· apparire chiara, ed i preparativi evidenti hanno fatto supporre ai cubani la sorte che gli attendeva essi hanno trovato subito mezzo d'intendersi, le condizioni irriducibili sono state ri1uandate a·d una altra volta, ed il telegrafo ci ha portato ora, la notizia cha l'armistizio è concluso, e le trattative di pace bene avviate. Tanto ,,·-:.ò l' uore della indipendenza. E' peccato però ,.:he 1 cu , r non sappiano libe.rarsi di quei loro istinti faziosi ,~ battaglieri, che tendono a mantenere
480 K l V I S ·r A P O PO L A R E il loro paese nello stato di confusione più completa, e del più dannoso malgoverno ; mentre e per le risorse e per la situazione geografica , e per la natura ed il clima Cuba potrebbe essere una delle più felici terre del mondo. Nota. - Questo stelloncino nell'assenza del Direttore della Rivista era stato mandato da A. A. Lo lasciamo non oatante che gli eventi siano precipitati e che già sia stata proclamata la dittatura di Taft e gli Stati Uniti accennino a mandare altri 6000 soldati a Cuba , certo non per assicurarne la indip~nden1a..... • ♦ L' oppio, la Cina e l' Inghilterra. - Dopo un interessantissimo editto, del quale riproduciamo qui la parte più notevole, e col quale la imperatrice vedova-che, in realtà, è la sola che regna in Cinapromette la Costituzione ; si è arrivati ora , come prima riforma, alla abolizione dell'uso dell'oppio. Nel proclama promettente e preparante le riforme costituzionali Tsou-Ksi dichiara : . « Ciò che costituisce la forza degli altri paesi dal punto di vista politico ed economico è l' applicazione effettiva del regime costituzionale e l' abitudine di prendere tutte le decisioni in conformità all' opinione pubblica. Colà Governi e popoli sono parti di un solo e medesimo corpo e un legame intimo li unisce fra loro. Per la scelta degli uomini politici essi si concertano in modo da prendere i più capaci e delimitano in modo preciso la sfera delle loro attribuzioni rispettive. ,. Evidentemente J uan-Shi-Kai, Tsai-'rche ed i loro compagni nel viaggio d' informazioni e di studio in Europa non perdettero il loro tempo, e seppero vedere, attraverso le lotte e disserzioni politiche dei popoli Europei qual'è il segreto della loro forza. E l'Imperatrice continua : « Per sopprimere gli abusi accumulati e determinare le responsabilità è più che mai necessario che ci preoccupiamo anzitutto dell'amministrazione. Noi dobbiamo immediatamente riorganizzare e stabilire i poteri amministrativi e promulgare le varie leggi che vi si riferiscono , svilupperemo pure nel modo più ampio l' istruzione pubblica , miglioreretno il sistema finanziario, riorganizzeremo l'esercito, stabiliremo dappertutto una polizia regolare. « Arriveremo in tal modo ad otten~re che i notabili e il popolo comprendano bene le nostre riforme poli tiche, per preparare cosi una base sulla quale si possa fondare un governo costituzionale. > E naturalmente come primo corollario di queste promesse è venuto ora l'Editto che proibisce l' introduzione dell'oppio forestiero in Cina e ne proibisce la coltivazione e la vendita in paese. Proibisce anche la coltivazione e la vendita del papavero che è una delle piante le più usate nella estrazione dell' oppio. L'uso dell'oppio dovrà essere intieramente scomparso m un periodo massimo di dieci anni. La Cina s'avvia alla sua redenzione. Questa questione dell'oppio ha, per noi Europei, una storia molto vergognosa ; e tale, certamente, da accreditare e confermare l'opinione che i Cinesi hanno di noi come di popoli barbari dati a tutti i vizi e macchiati di tutti i mali più schifosi meno che la lebbra. In Cina l'uso dell'oppio, fino al 1760 era ignorato. Nel 1760 alcuni mercanti inglesi dell'India lo introdussero a Shanghai e a Hong Hong e l'uso ne diventò ben presto comunissimo. L'oppio è, forse anche più della morfina, una droga il cui effetto è di stupefare prima, poi con l'uso costante di abrutire. Il vii:io dell'oppio è di quelli che una volta contratti non si abbandonano più, ma crescono invece, s'impadroniscono dell'individuo che perde prima l'energia, poi la volontà, µoi uua dopo l' a.Hra le facoltà umane mentali e fisiche ; e non è più che una luri'da bestia che vive fumando oppio e vive soltanto pe1· ciò. Nel 1800 - l'uso della maledetta droga era divenuto tanto comune e dannoso - che il governo imperiale ne proibi il commercio , che era fatto da Inglesi , e dal quale l'Inghilterra - poichè lo si coltiva e si estrae nell' India·- traeva lauti guadagni. Questo commercio è tanto cresciuto ora che l' Inghilterra ricava 20 milioni di sterline dalla esportazione dell'oppio. Malgrado il di vieto imperiale la introd_uzione dell'oppio continuava e continuò fino al 1835 nel quale anno il governo chiuse recisamoute al commercio dell'oppio i porti di Shanghai e di Honkong. L'Inghilterra dichiarò la guerra. alla Cina, e nel 1838 impose alla rnna, vinta, l'introduziune dell'oppio per il porto di Hong-Kong che la Cina dovette cederle. Nel 1856 il governo .,inese emanò un editto col quale la vendita dell'oppio era proibita, ed erano sottoposti alla pena del gang i tenitori delle CRSe OV6 l'oppio si fumava. Il supplizio del gang è assai dolo roso e l'Inghilterra-in nome della umanità-dichiarò guerra alla Cina. Il su pplìzio del gang per i tenitori delle case d'oppio fu abolito. Nel 1860 nuovo f'ditto imperiale co11tro l' opp;o .. perchè rovina fisicamente e mentalmente la popolazione, e ben presto il popolo Cinese sarà ridotto inferiore agli animali. ,. Nuove pene contro i <!Otnra vventori, nuova proibizione, e naturalmente - questa volta in nome dei sacrosanti diritti del commercio libero e dei liberi scambi - nuova guerra dichiarata dall' Inghilterra alla Cina. E l'oppio - questa volta senza ipocriti veli di frasi - fu imposto alla Cina, che vinta ebbe così la prova provata che la civiltà europea è fatta soltanto di violenza e di vizio. Oggi però, e grazie alla diffusione della stampa, al senso morale europeo che si è un po' migliorato, e specialmente alle corazzate di Togo ed ali' artiglieria del Kouroki la Cina può prendere una decisione definitiva, proibire introduzione, coltivazione, vendita ed uso dell'oppio senza temere i pericoli d'una guerra John Marley - ministro per l'India - grande 1:1torico e sincero liberale, ha dichiarato di essere lieto di poter contribuire a che dell' orribile vizio la Cina si possa liberare; ed è bene ; meglio sarebbe stato però se l' Inghilterra non avesse da rimproverars~ l' odiosità delle tre guerre. E' vero che del senno d 1 poi son piene le fosse : tuttavia bisognerebbe che al meno qualche cosa insegnasse il passato. Per esempio: nello Stato del Congo, si civilizzano i negri (e' è la gomma in quel paese); nel centro dell' Africa si civilizzano gli Herrems (c'è l'ebano nel loro paese); nelle colonie inglesi del Sud-Africa si civilizzano i Basutos e i Mashona (c'è l'oro e ci sono i diamanti nelle loro terre) ; e si civilizzano con la Bibbia, il wishy e il fucile; specialmente col fucile. Non c'è il caso che ci si abbia a vergognare poi di queste civilizzazioni, come si vergogna oggi l' Inghilterra della introduzione dei suoi civili commerci nella Cina? A noi pare di sì, ed è una constatazione assai dolorosa a farsi. ♦ L' Home-Rule in Irlanda. -Finalmente l'Irlanda sta per raccogliere il premio dei suoi lunghi disperati sforzi. La lottli. secolare, cominciata subito dopo Carlo I , con la terribile e brutale conquista e repressione compiuta da Cromwell, sta per essere coronata dalla vittoria. L' isola dei bardi e delle leggende, la verde Erinni ; la terra dei cento re e delle fontane e delle praterie abitate dalle elfi sta per ottenere la sua libertà. John Redmond ministro d'Inghilterra per l'Irlanda, ha considerato essere finalmente giunto il momento
RIVISTA POPOLARE 481 opportuno per dare all' Irlanda l' Home Rule, la su~ autonomia. Naturalmente l'Irlanda continuerà· a far parte del grande corpo Inglese, anzi per tutti i sud· diti dell'Impero, per gli abitanti delle Colonie , per tutti essà sarà ancora una parte dell'Inghilterra; nè o-li Irlandesi desiderano separnrsene. Forse lo avrebbero desiderato quando l'oppressione Inglese era bru• tale; quando il dominio dell'Inghilterra significava ed era persecuzione religiosa oppressione politica ed esosa e bestiale sfruttamento economico. Non oggi però; oggi che i culti- il cattolico specialmente perchè la o-rande massa della popolazione Irlandese è fanatica ~ente cattolica - oggi che i r.nlti sono liberi , oggi che l'Irlanda ha una sua stampa, oggi che il governo Inglese cerca di mettere i contadini Irlande~i in condizione di riprendersi le loro terre, oggi che le parole e -le manifestazioni della deputazione irlandese, non sono più - come un tempo - accolti a fischi e a risate nella Camera dei Comuni. Il sogno del vecchio Gladstone sta per realizarsi, e se vivesse ancora-la, vecchia quercia di Hawm·dencertamente si rallegrerebbe d' aver dovuto un giorno scendere dal potere, per avere , vanamente, proposto I' Home-Rule per l'Irlanda. E politicamente l'Inghilterra fa nn passo avanti. L'atto di git1stizia le frutterà largamente. Avversi ali' Inghilterra, sfrnttati come un popolo conquistato gli Irlandesi hanno emigrat-o in matisa ed emigrano lasciando incolte le terre: il paese oggi , nulla dice, praticamente, all' Inghilterra. Che 11 Irlanda abbia la sua autonomia e l'Irlanda renderà all' Inghi I terra, in commercio, in attività, in produzione; il cento per cento di ciò che oggi con atti di giustizia l'Inghilterra concede. E gli Inglesi - che Hono gente pratica d'affari, anche politici -- hanno capito questo; ed è specialmente questa la nota che il Redmond toccherà special mente proponendo ai Comuni l' Home-Rule per l'Irlanda: e i Comuni, non e' è dubbio, approveranno. ♦ L'ultimo libro di G. Sorel.-All'ultima ora ci perviene l'opera origiuale di G. Sorel, tradotta da V. Racca : Insegnamenti Sociali della economia contemporanea e che porta µure questo secondo titolo assai significa ti vo : Degenerazione capitalista e degenerazione socialista. Il libro, di cui noi abbiamo pubblicato un brano nel numero i-,recedente vede la prima volta la luce nella elegante edizione italiana di Remo Sandron. Ci manca assolutamente il tempo non solo di studiarlo, ma di leggerlo fugacemente ; perciò in vista dell'imminente Congresso Socialista che in questo anno avrà una singolare importanza noi segnaliamo qui l'interessante libro del Sorel, di cui ci riserbiamo intrattenerci più a lungo altra volta. Rileviamo soltanto questo curiosissimo caso. La Prefazione di Racca , nella quale si rileva I' accordo del sindacalismo coll' individualismo degli economisti ortodossi e si biasima asprameute la mania dei sindacalisti italiani per lo sciopero geuerale , ha suscitato l'ira e l'indignazione di Enrico Leone che ha trattato il Racca da vero traditore e da uomo slealissimo. Noi che conosciamo dai ~moi scritti il Racca ci meravigliamo di questa tardiva scoperta del Leone. NOI Ai nostri abbonati che non fanno la collezione della Rivista e che vogliono mandarci il N. 0 7 dell'anno IX il N° 15 dell'anno X ed i N. 2 e3 dell'anno corrente daremo in cambio un lib1°0 del valore di cent. 50 da scegliersi nell' elenco dei libri che diamo in premio a chi procura abbonati. Comsiefa l' educazpioonlietica del Mezzogiorno (A propositodello scioglimentodel ConsigiioComunale di Napoli). Con recente decreto reale è stato sciolto per la quattordicesima voìta dopo il 1860-61 !l Consigl~o Comunale di Napoli ed è stato nominato Re~10 Commissario straordinario il comm. Adriano Tnnchieri, prefetto a disposizione ieri, prefetto à poigne contro la democrazia di Catania ed alleato del Cardinale Francica Nava ieri l'altro. Il lettore non scorga nell 'avvenime?t? un trascurabile elemento della cronaca quotidiana: esso è l'indice più evidente dei criteri adope_r~ti dal governo italiano per fare l'educazione poht_1ca del me~zogiorno ... cioè per mantenere sempre m soggez10ne. Dal numero degli scioglimenti si argomenta subito che a Napoli i Regi Commissari hanno retto il Municipio quanto i sindaci. Il potere dei primi, negli ultimi tempi, una -yolta durò per poco più di un anno: Regio C?mm1ssariato Guala dal1'11 Novembre 1900 al 1° Gmgno 901 e Regio Commissariato Chiaro dal 1° Giugno al 30 novembre 1901. Sicchè non si può decidere se a Napoli lo stato normale venga rapprese.ntato dal Sindaco o dal Regio Commissario. Nemico dichiarato come sono divenuto delle disquisizioni teoriche, nello esame ~i _questo quattordicesimo scioglimento del Consiglio _Comu~1ale di Napoli metterò da parte · ogni co1;1s1der:iz10ne sulla autonomia dei Corpi locali, dimenticando volontariamente quanto ho scritto 25 a~ni. or son~ nelle btituzioni municipali, n~lle qu,ah ~1 Napo~1 per lo appunto anche con part1colanta m1_occupai; ma seguendo il metolo sanamente spenmental~, prima di gettare lo sguardo sul~e cose_ pi~esent1~ rapidamente voglio esporre quali s?no 1 nsult~t1 di fatto dal punto di vista economico-finanziano, morale e poli tic o. . . . . . a) Risultati economico-J!,nan_zian!· Nor:i 1mput~ro al reo-ime normale-straordinario dei Regi Comm1ssarii (pensi il lettore che non è ~ia 1~ colpa se devo qualificare con due parole ant1non~1che _11reo-ime in discorso) la decadenza economica d1 Napoli, illustrata con intelletto di amore da Francesco Nitti e che provocò l'ultima legge del 1904: essa si connette a cause più profonde. _Ma è ~oyeroso 1 invece, chiedere conto al detto regime dei risultati strettamente finanziari. E questi non potrebbero essere più dolorosi. Da un lato il popolo di Napoli è stato oppresso dal fiscalismo più esoso; dall'altro_ tutt_i _isuoi servizi pubblici sono in uno stato d1 deficienza vergognosa - da quello dello spazzamento a quello dell'acqua al servizio dei tramwai e sopratutto a quello dell'assistenza e beneficenza pubblica , che consente la esposizione permanente e colossale dell'accattonaggio più lurido, più umiliante, più pericoloso. Se le imposte sono gravose non è stato meno allarmante il crescere del debito comunale; è cresciuto talment~ che spesso si è stato nella necessità di creare nuovi debiti per pagare gl'interessi dei precedenti. Il debito è cresciuto ad oltre duecento milioni; l'ultimo di nove milioni e mezzo fo fatto nel 1904 per saldare i residui passivi lasciati dall'amministrazione Summonte. Questo debito è enorme perchè sproporzionato alla potenzialità economica del paese e al bilancio del Comune-
482 RI V I S T A P O P O L AR E un terzo del quale è destinato a pagare gl'interessi: 7 milioni e 252mila lire nel 1900 sopra un bilancio di 22 milioni. e 600 mila lire I In conseguenza lo Stato parecchie volte ha dovuto intervenire e correre in aiuto della azienda finanziaria del Comune; ect a propria garanzia ha dovuto porlo parzialmente sotto tutela facendosi esso stesso gestore del Dazio di consumo, come si pratica· coi minorenni e cogli interdetti. b) Risultati morali. Accennando· a questa categoria di risultati non mi riferisco a quelli larghi, generali, che comprendono l'istruzione e la educazione pubblica. Dovrei andare troppo per le lunghe, quantunque l'argomento sia meritevole del più vivo interessamento. Basti ricordare che questi risultati morali dal punto di vi,ta largo e generale sono stati pessimi. In questa occasione, invece giova fermarsi sulla moralità in senso stretto, che è stata spiegata dagli amministratori nell'azienda comunale e che ha rasentato o è entrata a gonfie vele nel campo del Codice penale. Le osservazioni relative provano che il regime straordinario-normale dei Regi-Commissari ha dato risultati morali assolutamente disastro~1 con un crescendo spaventevole. Sin dalla seconda amministrazione De Siervo in Consiglio comunale, in occa,ione della concessione all'attuale Societa del gas si levarono voci così gravi, che si giunse persino ad una istruzione giudiziaria; gravi accuse furono volte all'amministrazione Capitelli, ch'era succeduta al Regio Commissario Pironti (Novembre 1867 Aprile 1868). Le cos-e pareva che fossero arriv::tte ad un punto che non sembrava superabile sotto l'amministrazione di Re Pappone, il Duca di San Donato, che seguì al trionfo parlamentare della Sinistra ed al Regio Commissariato Ramagnini (r0 Mag~io II Luglio 1876). Allora le condizioni morali, divennero così tristi, che un celebre scrittore straniero, il De Laveleye vi consacrò alcune note assai caratteristiche nelle sue Lettres d' Jtalie , che in parte riprodussi nel libro sulle Istituzioni municipali. Finalmente , per quel crescendo, cui accennai precedentemente, si arriva alla Inchiesta Saredo, che provocò parecchi processi e condanne ; alcune delle quali , come quelle che colpirono Summonte e Casale - che non era il peggiore della banda - passarono in e.osa giudicata. I risultati morali del regime del Regio Commissario, adunque, furono tristissimi e ,egnarono un continuo peggioramento. c) I risultati politici. Come si possa educare politicamente un popolo mettendolo continuamente sotto tutela non si sa comprendere; in guisa che, a priori, si può ammettere che non poteva darli buoni il regime di cui sinteticamente mi occupo. Quali essi siano stati a posteriori possono dire quanti si sono intrattenuti dei partiti politici e della loro funzione in Napoli. A che ne siamo oggi vedremo quanto prima. La conclusione che si è autorizzati a trarre da quarantacinque anni di regime del Regio Commissariato dal triplice aspetto finanziario, morale e politico è questa: o il popolo di Napoli è incapace a reggersi da sè; o il regime del Regio Commissariato riesce profondamente pervertitore, essenzialmente deleterio. Se si ammette la p ima ipotesi se ne deve inferire legittimamente cbe il regime Jel Regio Commissariato non rappresenta un rimedio radicale, ma un irritante che riacutizza il male che si vorrebbe guarire. Nemmeno un uomo dotato di eccezioualissime qualità può riuscire in sei mesi a trasformare le attitudini di un popolo ed a trasfondere in esso le virtù òccorrenti pel selj government. L'opera di un Regio Commissa1;io Straordinario perciò non serve che a rinfocolare le passioni locali, ad accendere odi, a soddisfare interessi loschi e personali, a servire quelli del governo del tempo a perturbare ed arrestare 1· azione della forza medicatrice della natura. Nella ipotesi della incapacità , per così dire organica del popolo napolitano al selj-government bisogna avere il coraggio di confessarlo apertamente e di proporre con legge speciale la Prefettura del Sebeto come c'è la Prefettura della Senna almeno per dieci anni e trovare l'uomo raro onesto, intelligente ed energico, che sappia, voglia e possa consacrarsi a fare l'educazione politica e amministrativa della collettività che gli viene affidata avviandola gradatamente a reggersi da. sè. Per parte mia, in piccolo, ho avuto a suo tempo il coraggio, quale membro della_Commissione parlamentare che studiò e riferì s,1lla legge del 1904 di combattere e fare respingere la proposta del governo che assegnava la maggioranza all'elemento ctettivo nel corpo, che dovrà amministrare l'azienda del Volturno, onde evitare nella misura del possibile che l' ente servisse non al popolo, ma alle cricche affaristiche ed elettorali. · La seconda ipotesi, però, rimane la più verosimile e la più probabile. Essa ha per sè l'esperienza che si è fatta in tutti i Comuni del Regno d'Italia del re·gime del Regio Commissariato. Io credo che nelle centinaia di casi annui di scioglimenti dei Consigli Comunali difficilmente se ne possa citare uno solo, in cui sia dimostrabile l'azione benefica di Regio Commissario straordinario. Si è proceduto quasi sempre, sotto tutti i Ministeri, allo scioglimento dei Consigli comunali per soddisfare le esigenze di gruppi e di persone influenti , che dispongono di forze elettorali. Donde la diversità dei compiti assegnati allo stesso commissario in un medesimo paese dal governo del tempo: si è visto, in seguito alla caduta di un ministero, un Regio Commissario consacrare tutti i suoi sforzi al trionfo di un partito, mentre sei giorni prima egli stesso li aveva consacrati al successo del partito opposto. Dal caso generale scendendo al caso particolare, quindi, si deve concludere che a Napoli il regime in discorso è riuscito nefasto; e non poteva che riuscir tale. + Le considerazioni suesposte predispongono ad apprezzare al giusto l'ultimo scioglimento del consiglio Comunale di Napoli. Dalla relazione che precede il Decreto di scioglimento si comprende di primo acchito che riesce ben difficile legalizzare il provvedimento, politicamente sempre grave quando si tratta di un piccolo comune; e che è gravissimo quando riguarda il più grande comune del Regno e coi precedenti e nelle condizioni, in cui si trova quello di Napoli. In quanto ai motivi dello scioglimento bisogna distinguère tra quelli strettamente legali e che si possono confessare in un documente ufficiale e quelli reali e che si devono tacere necessariamente, perchè da loro stessi, se dichiarati, renderebbero illegale il provvedimento. Ma questi ultimi in alcune circostanze sono tali che potrebbero dare una vernice di moralità al Decreto di scioglimento ed assicurargli, anche qualche popolarità. In questo caso i motivi reali taciuti nella relazioni si fanno illustrare nella stampa e nei giornali dagli amici del ministero. La realtà di questi motivi, però, bisogna inten-
RIVISTA POPOLARE 483 derla molto relativamente: essi spesso. non sono che pretesti decorativi, che nascondono qualche cosa di peggio. I motivi legali esposti dall' on. Giolitti colla. sua abituale abilità nella relazione al Re sono: la inadempienza della legge per Napoli del 1904 la scor.- rettezza dell'amministrazione Gnanziaria, l' impotenza dei parti ti esistenti nel Consigl~o &ià sciolto a costituire una maggioranza. ~n un 1nc1so mod~- sto, quasi vergognoso - tanto e enorr_ne ~o sfreg10 arrecato alla verità - ma pur necessano, s1 accenna a motivi di ordine pubblico. I motivi reali .con~essa_ti daali amici del gove ·no si riducono al des1deno di 0 liberare Napoli dal dominio dei clericali e d~ restituire la prima città del Regno, la metropoli del mezzogiorno, nelle mani del partito democratico e li ber ale. Se i motivi legali avessero il valore che la Relazione ministeriale ha loro assegnato l'on. Giolitti ·non avrebbe mancato di provocare il parere del Consiglio di Stato. La più elemen~are delicate~za glielo imponeva, poichè il progetto d1 legge Sonmno che rende obbligatorio il chiedere tal~ parer~ venn~ approvato dalla Camera dei Deputati e st3: 1nnanz1 al Senato. Riconosciuta la convenienza d1 un tal~ parere preventivo dalla Camer2. dei Deputati l' on. Giolitti ha dovuto prevedere che esso sare~be. st~to contrario se non lo ha richiesto, quando 11 nch1e- -derlo sarebbe stato doveroso in un caso tanto eccezionale ed importante qual'era quello di Napoli. Un breve esame dei motivi accampati per legalizzare il grave provvedimento basta a dimostrare come e quanto essi siano artificiosi. Comincio dalla scorrettezza della gestione finat~- ziaria. Dato e non concesso che la passata amministrazione abbia ricorso ad espedienti artificiosi per compilare un bilancio pur che sia si. d~man~a: quale dei grandi municipi, ed anche dei p1~coh e medi, del Regno d' Italia non ricorre a tah espediente per presentare un bilancio? . E lo St-ato italiano non dette esso stesso per tanti anni l'esempio dei bilanci assai più intrinsecamente falsi di quello di NapolI? E allora perchè ?On sciogliere tutti i Consigli Comnnali che s1 _trovano nelle identiche condizioni? E date le grand1 e croniche strettezze, in cui versa il Comune di Napoli nutre la speranza l' on. Giolitti che il Regio Commissario e l'amministrazione che gli succederà, possano ridare la sincerità e la correttezza al bilancio locale? Al bilancio del Comune di Napoli si move un grande rimprovero: ha ecceduto i limiti L.ei centesimi addi~ionali sull'imposta fondiaria portandoli da L. 2,919,602 a L. 4,165,250 senza ricorrere alla imposta di esercizio e rivendita ed alla tassa sui domestici, le sole non applicate. Ma dimenticano i governanti democratici, che in tutte le discussioni sul mezzogiorno - da quella dei Fasci nel 1893 all'ultima del 1906 - si rimproverò ai corpi locaJi, come una politica finanziaria di classe, il non aggravai·e la mano sull' imposta fondiaria?. E non si ricorda che nel Settentrione quasi tutti i Comuni eccedono nei centesimi addizionali sino al 500 per 100? La necessità di nuove imposte, che creerebbero davvero i pericoli per l'ordine pubblico, non può giustificarsi colla esistenza di un deficit, perchè l'amministrazione passata è stata forse la sola, che abbia lasciato degli avanzi reali. La verità è questa: i disordini finanziari e amministrativi in maggiore o minore misura esistono in tutti i comuni del Regno ; essi possono essere e sono tolti a pretesto per procedere allo scioglimento dei Consigli Comunali con una scandalosa partigianeria. Se gli amici hanno in mano le redini del comune si chiudono quattro occhi invece di due; se invece stanno al Municipio gli avversari del momento, che possono essere stati gli amici di ieri , si diventa scrupolosi custodi della legge e si procede allo sciogli mento. Questa elasticità di criteri, che non è propria del solo Giolitti, e che costituisce uno scandalo continuo resP. necessario il progetto Sonnino, cui si può e si deve solo rimproverare soltanto la timidezza dei rimedi proposti. La stessa elasticità si applica al motivo della impotenza dei parti ti a costituire una maggioranza. Essa servì per giustificare molti scioglimenti del Consiglio di Napoli; serve quotidianamente a scioglierne cento altri. La impazienza faziosa delle minoranze che non si fidano di fare soltanto opera di sorveglianza spesso utilissima sulla maggioranza e che vogliono il potere ad ogni costo rende morbosamente frequente la invocazione di tale motivo: esse invece di combattere e discut~re si dimettono e mutilano la rappresentanza in guisa da rendere plausibile lo scioglimento. Ma con questo criterio reso di facile applicazione dal sistema della rinnovazione parziale dei Consigli comunali, fra qualche tempo il popolo di Italia sarà in perpetua lotta elettorale amministrativa. Con ciò si avrà il maggiore pervertimento del regime rappresentativo; che se dovesse avere l'analoga applicazione nel Par- , lamento condurrebbe allo scioglimentodella Ca0,1era dei Deputati almeno una volta all'anno! Il legislatore ha visto i gravi inconvenienti di un siffatto metodo adulteratore del regime rappresentativo ed ha disposto che si possa completare un Consiglio dimezzato per dimissioni, morte ec. colle elezioni suppletive. Ma ha lasciato al criterio elestico del ministro dell'Interno il ricorrere alla rinnovazione totale o parziale del Consiglio ; e quindi il provvedimento lo ha subordinato al suo tornaconto politico. Nel caso attuale di Napoli s'imponeva tanto più la rinnovazione parziale in quanto che una maggioranza c' era e colle elezioni suppletive - dato il regime della rappresentanza della minoranza - essa sarebbe stata necessariamente rinforzata. Con questa osservazione non intendo - i.l va sans dire - approvare e giustiGcare le meschu:~c. gare personali tra i membri della passata amm1111strazione che somministrarono ai loro avversari l'arma più f~rmidabile per abbatterli. Ma, indubbiamente la punizione ch'essi hanno subito è del tu.tto sproporzionata all'errore commesso; la sproporzione appare maggiore e diventa partigianeria disonesta perchè la pena sopraggiunge quando il colpevole aveva dato segni di ravvedimento. Rimane la inadempienza della legge del I9?4· Se questa si potesse rimproverare alla maggioranza consiliare certamente nessuno avrebbe avuto più dell'on. Giolitti il diritto di preoccupa:sene e di provvedere, perchè dalla provv1da legge 1n gran parte il merito fu suo. E' doveroso rammentar!~. Ma la inadempiennza, se re_ale - e. pare fhe s~a insussistente - sarebbe stata 1mputab1le all amministrazione Del Carretto, che non fu molestata e non alla maggioranza uscita dalle elezioni ultime. Pretendere che questa in un mese avesse potL1to mettere in esec·uzione una legge tanto complessa e tanto importante è semplicemente assurdo. L'a~- surdo prende anzi le proporzioni non solo del ndicolo, ma anche del grottesco. Come coronamento della mia critica al decreto di scioglimento, infine, rri piace dare gran parte del manifesto forse fiacco e dimesso nella forma, ma calmo e documentato, che i membri del disciolto
484 RIVISTA POPOLARE consiglio hanno rivolto al popolo di Napoli . .:.'~ssi hanno detto: << La sopraffazione che era stata già preannunziata da pochi consiglieri dimissionari è un fatto compiuto. Purtroppo in questa sopraffazione che offende il decoro della prima città d'Italia hanno fortemente concorso alcuni nostri concittadini » << Un'esigua minoranza che invano da diversi anni ha lottato fin oggi per divenire maggioranza, si stringeva in connubio con alcuni che furono insieme con noi da voi eletti, che amministrarono anche con quella maggioranza consigliare dalle vostre plebiscitarie votazioni, formata e furono sempre dalla stessa minoranza com battuti. E mediante tale connubio riuscivasi a ottenere, in disprezzo delle leggi e della volontà già manifestata dal paese nei comizi, lo scioglimento dell'Amministrazione comunale. >> « E questa violenza s'è creduta di giustificare assumendo innanzi tutto che dall'Amministrazione la quale tenne il potere fino al 1 5 luglio r906 non si sarebbe data sollecita esecuzione alla legge per Napoli, mentre per. la completa attuazione di quella legge si aspettano i provvedimenti del Governo, essendosi dal Comune adempiuto tutto ciò che era di sua competenza, e bastano a questo riguardo i seguenti deliberati: 1. 0 Sgravio daziario: deliberazione consigliare del 2+ maggio 1905. 2. 0 Ente Volturno: deliberazioni consigliari 12, 26 gennaio, 9, r 1, 14, 21 febbraio 1905 e 31 marzo 1906. 3.0 Zona aperta: deliberazione cotùigliare 7 aprile 1906. 4-0 Sistemazione dei magazzini g, nerali: deliberazioni consigliari 9, 19 agosto 1906. 5.° Concessione dei bacini di carenaggio: deliberazioni consigliari 20 febbraio, 31 marzo r 901..i. 6.0 Statuto per le scuole industriali: deliberazioni consigliari 1+, 23 novembre 1905. >> « S'è gettato poi il dubbio sulla bontà o meno di alcuni atti compiuti dalla precedente amministrazione e si dimenticò che ogni discussione al riguardo non è più consentita perchè tutti gli atti di quel/" Amministrazione portarono alla piena approvarione della competente autorità tutoria del paese che mostrò la sua fiducia nell' Amministrazione stessa con lt vo~azioni pkbiscitarie del 1904 e r90G >>. « E s'è inl-ìne iamcntato il ritardo della costituzione dell'attuale Amministrazione e della mancata nomina del sindaco, mentre il ritardo rimaneva giusti{ìcato dalle avvenute dimissioni di alcuni ·consiglieri, e se non si procedeva alla nomina del sindaco fu unicamente per aspettare la completa integrazione del Consiglio mcrcè le elezioni suppletorie. Ogni altra considerazione va trascurata e sdegnosamente respinta>,. <e E ora che è stato in tal modo lacerato il mandato che ci venne da voi liberi cittadini conferito e confermato in due elezioni, lasciateci pronunziare una franca e sincera parol:J >>. « Per adempiere al dovere che ci veniva imposto <lai mandato così solennemente conferito, accettarnmo l' ufficio al quale fummo designati dalla ma9gioranza di ben 42 consiglieri sopra 50 in canea >>. <e E fummo confcrrnati altresi ad assumere l' uflìcio al quale venimmo elctr-i da considerazioni e circostanze di somma import·anza e principalmente: c. Dal voto della legge che stabilisce clic si fa luogo alle elezioni suppletorie quando il Consiglio abbia per qualsiasi cagione perduto oltre la metù dei suoi membri ; 2. Dai consigli e suggaimenti riel rappresè1ztante del Goperno in Napoli che plaudipa alla iniriatiJ1a di detta 111.aggioranza consiliare tracciandole la via da seguire e che fu effettivamente seguita ; 3. Dalla auf'orevole opinione di consiglieri che pur appartenendo all' altro partito non credettero per coerenza di carattere e per il bene di Napoli di associarsi a quella minoranza che insistendo nelle proprie dimissioni, volle a qualunque costo vedere affidata a un'Amministrazione straordinaria questa città >>. Il manifest') si chiude coll'annunzio che si è ricorso alla quarra Sezione del Consiglio di Stato per lo annullamento del Decreto reale di scioglimcn to. In questo punto e' è occasione di constatare la ingenuità dei protestanti. Essi non banno tenuto co~1to del velenoso inciso in cui la relazione accampava il pretesto dell'ordine pubblico. Questo pretesto per quanto indecente e non rispondente alla verità è bastevole per far dichiarare incompetente la quarta sezione del Consiglio di Stato ad interloquire. La ingenuità o la inavvertenza dei protestanti, però, si spiega colla enormità del pretesto accampato: a chi vive in Napoli, dove dimostrazioni di decine di migliaia di uomini e di donne non valsero ad impressionare le a-utorità, non riesce in modo alcuno a trovare anche guardando con potenti lenti d'ingrandimento i pericoli denunziati dal ministro dell'interno. Abbandoniamo ora il campo della legalità stretta cd entriamo in quello della moralità e della politica largamente intesa, che qualche volta colla prima si trovano in antinomia e nell'urto la infrangono con grande soddisfazione della opinione pubblica e con grande utilità del corpo soci_ale. Questi urti sono i grandi colpi di remo, che tanno avanzare, sulla via del progresso. Vero è che ad infrangere la legalità c!.i ordinario non sono gli or_gani dello Stato, che dovrebbero averne la custodia; ma tra le tanti anomalie della vita italiana non sarebbe la prima volta che il governo si sostituisse alla iniziativa dei cittadini a fin di bene. Nel caso presente se l' on. Giolitti ha dafo. il frego alla legalità e l'h ·1 calpestata coraggiosamente, può egli almeno viver sicuro di avere con lui la pubblica opinione e di aver compiuto un atto. altamente politico, che serve a conseguire una hnalità più eievata che non sia la rigida osservanza della legge ? Lasciamo da parte il bili d' indennità che si potrebbe scorgere nel consenso della pubblica opinione. Se in Napoli ci sia una p11bblica opinione nel senso moJerno e s~ essa possa trovar modo di far manifesti i propri verdetti è cosa assai coritestabile e contestata. Il dubbio, del resto, si estende a tutto il mezzogiorno. Che la qualsiasi espressione della pubblica opinione si possa e si voglia rintraccia :-e nella indecente gazzarra avvenuta nella sala del Consiglio Comunale e nel giorno della SLla prima riunione - gazzarra organizzata da qualcuno dei consiglieri comunali, cui cuoceva troppo trovarsi in minoranza e che aveva la nobile fretta di arrivare comunque; o nella dimostrazione che si credette nel diritto, in rappresentanza del popol? di Napoli, di ::i ndare a portare i suoi voti al Prefetto della provincia - via! è cosa semplicemente indecente. Una città di circa Goo,ooo abitanti non può essere rappresentata da un centinaio -- ed io che li vidi coi miei occhi giurerei che non arrivavano a quella cifra -- dico da un centinaio di gentiluomini inguantati, tra i quali prevalevano i consiglieri semi-dimissionai i e i candidati bocciati nelle elezioni comunali del. t 5 luglio. Secondo L cronaca quella dimostrazione pro'locò il btton umore del l.)refelto, che a ·agione dt:11::t avanzati1
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