Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 17 - 15 settembre 1906

45 2 RIVISTA P OP O L ARE l, e l' i sostituite alle due e decideranno forse del futuro indirizzo politico degli Stati Uniti; a meno che gli elettori degli Stati - anche questo s'è visto - lasciando alle prese filologiche i due li tiga.nti , non facciano la sorpresa di mandare alla Casa Bianca un terzo che potrebbe anche essere un po' più avanzato dei repubblicani e dei democratici presi insieme. Non bisogna dimenticare che i trusts - con i loro misfatti -hanno molto giovato all'incremento dell'idea radicale -- che in America è quasi, anzi senza quasi, un minimismo socialista. + Rinascita Asiatica. - L'esempio del Giappone che si è fatto forte modellando una parte dei suoi organamenti civili e politici e specialmente militari, su i Ristemi Europei, non è stato perduto per i popoli Asiatici. E non è male. Il mondo sarà veramente in pace quando i popoli che l'Europa crede oggi di potere opprimere impunemente si saranno fatti abbastanza forti da opporre una seria e valida resistenza agli oppressori. Seguendo il passo al Giappone ì popoli asiatici si preparano a loro volta ad una dottrina di Monroe Asiatica , e bisognerà, tosto o tardi, che gli Europei ci si adattino. Quando si parla di pericolo giallo non è nel senso di una invasione mongola , non è nel senso di una discesa Cinese o Giapponese in Europa che bisogna intendere il pericolo. Tali invasioni, oggi, per le mutate condizioni di abitabilità dei paesi che gli invasori avrebbero da traversare per giungere in Europa, non sono più possibili. Il pericolo giallo è invece di natura economica, e risiede appunto nel risorgimento delle popolazioni Asiatiche. La Cina si desta dal suo millenario sonno; nell'India i soggetti ali' Impero Inglese si agitano: la Persia volge gli sguardi all'occidente ; e ali a testa di tutto questo movimento sta il Giappone: il piccolo Giappone che ha saputo insegnare agli Europei molte cose che essi ignoravano e, prima di tutte , che il loro dominio in Asia non può essere perpetuo. Ora bisogna bene tener conto del fatto che l' Europa per vivere ha bisogno dell'Asia. Assolutamente bisogno di molti prodotti che l' Asia sola dà e può dare. E' una questione economica della massima importanza questa; e per il risolvimento di questo problema l'Europa ha bisogno di non inimicarsi i popoli Asiatici. Kuang-su , l' imperatore Cinese, ha annunziato la Costituzione: intanto ha dichiarato di por mauo con i suoi ministri ad una serie di riforme preparatorie e coopera tori con 1 ui a queste riforme sono J uan shikay, Tuang Fang, Nang-she-kse uomini che sono stati in Europa, la conoscono ed hanno potuto capire qnal è il segreto della· potenza Europea, ed a.nche il mezzo di poterla fiaccare. Guai se domani, invece di amici ed allea ti negli Asiatici l'Europa trovasse dei nemici. Non è l'invasione delle orde - diventate truppe regolari - Cinesi, Giapponesi, Indiane, Persiane che l'Europa ha da temere, è semplicemente la chiusura dei porti asiatici al commercio e alla esportàzione Europea. E' questa che sarebbe la rovina dell'Europa. Nè potrebbe essere rimediata dalle armate Europee di terra e di mare, nè potrebbe essere non tenuta in conto. Naturalmente non è possibile impedire che ciò che è ormai fatto, entrato nel dominio della evoluzione non sia: l'Inghilterra potrà ridere della incoronazione del Re Indiano Banerjee, e non pigfo1.re sul serio l' agitazione Bengalese contro gli Inglesi; la· Francia potrà disinteressarsi, o quasi , delle società segrete che pullulano al Tonkino, e tutta l' Europa sorridere benignamente delle buone intenzioni di Muza:ffer-Eddin, o di Kuang-su ; non potrà ridere però, nè rilllanere indifferente, ne accogliere benignamente gli ambasciatori: quando le verrà dall'Asia il grido: - L'Asia agli Asiatici ! - Dovrà fare, allora, di necessità virtù. Se i governi Europei saranno stati intelligenti da partire in buona armonia , prima di farsi cacciare , l' Asia sarà per l' Europa quelio che oggi è l' America: un buono sbocco pel commercio Europeo, e una leale e pacifica concorrente ; se al contrario l' Enropa si sarà fidata su la forza delle sue armi, e intenderà per la forza delle armi rimanere, dove oggi è già insediata, allora proverà la dolorosa sorpresa di imparare, a sue spese, che il grido-oggi derisodall' agitatore indiano coronato Re, sarà diventato grido di guerra di t 11tt-a l'Asia concorde - ciò che i Giapponesi hrdentemente desiderano - Fuori gli Europei! L'Asia agli Asiatici!- Il che, dopo tutto, non è che g-im~t.iziAe, 0iviltà. a. a. I1 caso Nasi Il Comizio del Politeama di Palermo ha rimesso di nuovo in voga il caso Nasi. Noi non possiamo approvare menomamente la manifestazione; viene dopo le manifestazioni ProPalizzolo, di cui nell' isola stoltamente si tentò di fare una manifestazione Pro Sicilia ed è molto adatta a fuorviare la pubblica opinione italiana sulle condizioni morali della Perla del Mediterraneo. La manifestazione anzitutt~ viene erroneamente giudicata dal lato diremo, c:osì, quantitativo. Molti leggendo che al Politeama convennero circa 2000 persone e che vi erano rappresentati molti corpi locali ùa oltre duecento consiglieri provinciali e comunali, suppongono realmente che si tratti di una vera levata di scudi dell'isola in favore dell'ex ministro della Pubblka Istruzione. Ciò che assolutamente non è. Si lratta di una montntura , di una selezione artifiziosa di persone vanitose e frivole che non avendo altro modo ed altra occasione per mettersi in evidenza , nella speranza di maggiori onori, profittano della loro qualità di Consiglieri comunali e provinciali, - Dio sa come acquistata! - e si arrogano il diritto di rappresentare i rispettivi corpi locali. Noi siamo più che sicuri che se si esaminassero i titoli di siflatti rappresentanti, i municipi rappresentati con regolare delegazione da duecento scenderebbero a due. Non si tratterebbe che di togliere i due zeri , che seguono le due unità. Una ben piccola operazione aritmetica! In una città di circa 350 mila abitanti, poi, è facile raccogliere al Politeama 2000 persone, che vogliono darsi il lusso di applaudire o di fischiare ; tanto più che in quella città è ancora rigoglioso il palizzolisrno. La connessione intima tra palizzolisnw e manifestazione Pro Nasi, risulta evidentissima, innegabile, dalla circostanza che pars magna della medesima fu il Comm. La Manna, una egregia persona come amministratore e come privato, che, diresse il movimento Pro Palizzolo. Comunque, siano due o duecento i municipii rappresentati; siano duecento o duemila gl' intervenuti la manifestazione non !,ara mai abbastanza deplorata. Noi abbiamo scarsa fede nella giustizia italiana; ma francamente ci sembra una detestabile aberrazione quella che pretende sostituire alle ristJltan;e di un regolare processo un ordine del giorno di un Comizio. Se i Comizi, in fatto di reati comuni dovessero elevarsi a giudici della reità o della innocenza di un individuo non si sa davvero dove si potrebbe arrivare. .

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