Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 17 - 15 settembre 1906

RIVISTA POPOLARE 451 sihilità, la forza e la volontà di applicare la legge; dal!' altro la enciclica « G1·avissimo officii » la quale dice chiaramente: - Questa legge non può essere accettata - il che significa, per ogni persona di buon senso - dunque non deve essere obbedita. Ma, ed è quì dove i vescovi di Francia si trovano fra l' incudine e il martello, ma la medesima enciclica lascia intendere che i vescovi ed il clero devono trovare il mezzo di non porgere al governo l'occasione d' intervenire perchè la legge si.a rispettata. E allora? Sembra che il papa abbia proposto ai vescovi francesi l'arduo problema della quadratura del circolo. Si dice che Pio X non vnole la guerra religiosa. Lo crediamo. Per fare la g-uerra ci vogliono dei soldati, e le recenti elezioni francesi hanno dimostrato che i soldati mancherebbero alla religione. Quindi e' è da credere che nella loro recente Assemblea, della quale nulla è trapelato al pubblico, i vescovi avranno messo da parte l' enciclica . che in fondo non è che il pio desiderio d'una rispettabilissima persona, ed avranno tenuto nel debito conto il fatto che il Governo pnò, sempre restando nella legge - mantenendo quindi tutta la ragione dalla parte sua - organizzare egli le associazioni cultuali, o passare alle municipalità l'amministrazione dei beni per il culto; o anche semplicemente avocare alla amministrazione delle Belle Arti le chiese i monumenti e gli arredi che hanno valore, e lasciare che al reste provvedono i cattolici come a loro sembra meglio. E si vedrebbero in breve tempo i nove decimi delle chiese di Francia cadere in rovina, perchè i cattolici toccati al portafoglio sono, essi come tutti gli altri uomini , gente venale prima e cattolica poi. Questo sanno bene i vescovi Francesi, è dunque probabile che essi abbiano trovato il mezzo di mettere - decentemente- in tacere l'enciclica e di obbe• dire alla legge. · D'altra parte la e supplica dei Cattolici Francesi al Papa • è un documento significativo dello stato d'animo della grande maggioranza dei cattolici, e non può non avere influito su la decisione e le deliberazioni che sono state prese dai vescovi. Questa supplica è un docurnento importante non solo perchè dimostra che i cattolici sono , molto più di ciò che pensino Pio X e i suoi consiglieri , ossequenti alla legge ; ma anche perchè offre al pontefice tm monito politico di non piccolo valore. ·un passaggio di questa supplica - che è intonata al più grande rispetto ma anche alla più nobile fermezza. - dopo avere accennato allo errore commesso dal Papa di consigliarsi con prelati e dignitari estranei alla chiesa di Francia, dice: e Quando Leone XIII dopo quindici anni di persecuzione brutale firmava la pace con la Germania e ratifica va una decisione, certamente più aggressiva di quella dei nostri legislatori, noi cattolici francesi non ci siamo lamentati che il gesto di oblio fosse troppo bello o troppo brutto. Ma noi non arriveremo mai a comprendere come Pio X possa essere meno tollerante per la Francia di quello che fu Leone XIII per la Germania. Nei giorni cattivi, terribili, quando la Francia agonizzava, ricordatevi, o Santo Padre, che se noi eravamo soli, se i nostri allea ti non erano nel convegno, è stato unicamente perchè il capo del Governo francese aveva rifì.11tato fino all' 11ltimodi abbandonare la Roma dei Papi a quelli che ne erano desiderosi da lungo tempo. • Queste parole sono chiare assai , e al Vaticano dovreobero essere meditate profondamente, se l' intransigenza e l' orgoglio di Pio X non lo rendessero inca pace di sereno giudizio. Intanto i vescovi hanno tenuto la loro Assemblea e prese le loro decisioni. Quali? per ora , ·malgrado le indiscrezioni della sta~pa s'ignorano; a Novembre lo sapremo certamente ; ma si può star certi che, fossero anche decisioni di battaglia, di qui làdinanzi all'atteggiamento del governo francese che nè si spaventa nè cede, e del popolo che si mantiene indifferente - i vescovi avranno trovato mezzo di metterle d'accordo con la mansuetudine che il Vangelo raccomanda ai Cristiani; tanto più che chi realmente ci guadagna sono i cattolici. E di fatti già si comincia a parlare di tentativi e di possibilità di accordo. Si capisce. Pio X ha voluto fare, ed ba fatto tt_n bel gesto, senza però obbligare i Vescovi Francesi a farne essi pure ·nno, che avrebbe potuto costare un po' caro. + Ortografia e politica. - Chi non poteva aspettarsi una accoglienza tanto rebarbativa. ad una proposta in fondo ragionevole , è Teodoro Roosevelt. Il presidente della grande Repubblica ·Nord-Americana s'era detto : mettiamo la grafia della lingua in rapporto diretto con la sua pronuncia : e propose la riforma dell'ortografia. Non l'avesse mai fatto ! Le università cominciando da quella di Harward, e tutti i difensori della letteratura anglo-americana gli si son ribellati contro. Alla polemica hanno pre:;o parte giornalisti, artisti, gente che se ne i°:te~de ~ g_ent~ che finge d'intendersene. Una delle ragiom prmcipah addotte a difesa delle riforma Roosvel tiana è questa: l' Inglese è enormemente differe1;1tenella pron~ncia dalla scrittura; semplificarlo vuol dire re1:1derela hngna più maneggevole. Se questa f~sse la rag1on_e vera no1;1 sarebbe la migliore, o non c1 sarebbe rag10ne perche anche gli Inglesi non l'adottassero; e Teddy avrebbe torto. Ma la ragione intima, vera e I ogica .della pro• posta riforma non stà tanto nella qnesti one della pronunzia quan~o nel f~tto che l' ,Americano _t~nde a diventare una lmgua diversa dall Inglese. Prn bella o più brutta, più agevole o no; questo poco imp~rta. E' un fatto che fra un cinque secoh, forse anche prima, sia adottata o no la riforma ortografica Roosveltiana; Skakespeare Shelley, Swinbourne dovranno essere tradotti dall'Inglese in Americano. Basta avere anche una lieve conoscenza del Whitmann - il più grande poeta americano - pe~ pers_uadersi A_11bitoeh~ nell' americano entrano oggi tanti elementi es~rane1 , t3:nte parole spagn?le ! tede~ch~ , perfino p;ae!~che am~nc~: nizzate, che di etimologia mglese non e pm, proprio pm il caso di parlare. Accade in America per l'Inglese, quello che accadde in F_rancia, _in Spag':'-a ed in Italia per il latino. Non è qm però 11 caso d1 fare una que• stione di lingua; la riforma di Roosevelt ci porge però occasione di mostrare come in America tutto serva alla lotta politica. Già ferve il lavorio per le prossime elezioni presidenziali. Il candidato serio - rappresentante dei democratici - di fronte a Roosevelt_ è Bryan. A Bryan, mancata la piattaforma del ?imetallismo e Roosvelt diventato avversario dei frusts, mancava un programma essenzialmente suo; una sua nota speciale da portare nella lotta politica. Ròosevelt gliel ha data lui stesso: La riforma ortografica. Bryan si atteggia a difensore determinato e accanito delle antiche forme di scrittura. A dir vero E>glinon s'era mai occupato di questioni di lettera tura e di filologia, e la riforma ortografica di Roosevelt se fosse stata accettata senza · proteste dalla maggioranza del popolo e d~lle Un_vi ersità , sarebbe stata una fiera tegola per 11 candidato democratico; ma dacchè le Università - per malinteso spirito conservatore - la respingono Bryan se ~e fa campione ed eccolo con un programma ed una piattaforma elettorale tutta diversa da quella di Roosevelt; e tutta sua. Volete centomila nuove cose nella politica degli Stati Uniti? - Votate contro la riforma ortografica: Volete lo Statu (j_tto? Votate in favore: e le doppie

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