Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 17 - 15 settembre 1906

462 KlVISTA POPOLARE oscena alle opere che loro si fanno rappresentare. Noi intendiamo in ciò il grido che viene dal cuore della borghesia urbana, che protesta contro tutti i tentativi che avrebbero per effetto di ridurre l'importanza dei luoghi di piacere, e di scemare la funzione della prostituzione. E' deplorevole che troppo sovente i socialisti seguano supinamente i rappresentanti della democrazia (1). Ma non bisogna dissimularsi che il lusso urbano, qualunque sia la sua causa, ha avuto una funzione molto importante nella storia dello sviluppo umano. Non bisogna difatti, giudicare il valore storico d'un gruppo di fenomeni, dal valore morale dei sentimenti che si possono scoprire facilmente presso coloro che dirigono la società. Engels dice (2) che la società mercantile ha compiuto moltissime cose « mettendo in movimento le mclinazioni e le passioni più vili degli uomini e a spese delle loro migliori disposizioni. La più bassa cupidigia è stata l'anima della civiltà. Se lo sviluppo grandioso della coscienza e , in più periodi, la più magniGca fioritura dell'arte son cadute in retaggio alla civiltà, ciò è accuduto solo perchè senza di esse, la piena conquista della riccchezza non sarebbe stata possibile )>. La scienza è stata molto utile ai capitalisti moderni; ma l'arte? Come ha potuto produrre la ricchezza? Non ha potuto che arricchire le città che vivevano di lusso. e le sorgenti della sua prosperità sono state sovente le pìù impure; qui non è più solamente la cupidigia che interviene, ma sopratutto l' incontinenza. La politica democratica si preoccupa molto di proteggere le arti delle quali vivono le metropoli; essa fonda delle scuole professionali per i teatri e le industrie di lusso; essa dà agli artisti degli incoraggiamenti, che_ possono arrivare fino a co~tituire per essi un vero diritto al lavoro; cerca di attirare il più possibile degli stranieri con delle feste, in modo da provocare un afflusso costante di denaro. Gli Stati Uniti moderni hanno abbandonato la politica mercantilista e, mentre portano la loro attenzione sopra il progresso della grande industria, non si preoccupano più molto delle importazioni d'oro; nonostante ciò accade ancora sovvente che _si consideri lo sfruttamento dei vidggiatori stranieri come una delle più feconde sorgenti di rendita. Non credo che l'ultima Esposizione Universale di Parigi sia stata fatta con uno scopo differente da quello di attirare i ricchi forestieri. Se tutti gli abitanti della città sono d'accordo per attirare l'oro, dispute molto violente scoppiano quando bisogna dividerlo; tutta l'economia urbana è dominata dalla considerazione del talento, essa sfugge alle determinazioni generali che s'applicano nella grande industria. Tutti vogliono avere degli alti salari da prelevare sopra i benefici talvolta enormi che fanno i mercanti. Dopo che il prezzo dipende da capricci, perchè non far approfittare di questo felice caso gli operai abili che mantengono la buona fama dell'arte locale? (1) Jaurés ha detto al congresso internazionale del 1900 , Per la legge Hein 1 e in Germania, i socialisti non hanno ricusato di difendere la libertà dell'arte, della scienza, del pensiero ». Chi avrebbe mai dubitato che la pernografia avesse dei rapporti colla scienza e col pensiero! Troppo sovante pernografia e socialismo camminano d' accordo ; lessi nella Petite République, del 1:2 Novembre 1902: u L'amor greco, fu inoffensivo, ingenuo; e questa ingenuità stessa pare il vi,tio contro natura d'una gra,tia naturale ..... Il cristia, nesimo inventò il peccato. Esso immagina i voti di castità, la nrgogna d'esser nudo .... Nella società che noi sogniamo tutti avranno la loro parte di pane, di rose e di amplessi ». Sarà veramente strano I Un vero bordello! (:2) ENGELS, op. cit. pag. 287. Riassumendo, la cit~à si oppone al resto del paese come un luogo di consumo e di piacere che si oppone àgli stabilimenti di produzione e dì severa disciplina; - essa è ancora l'aggruppamento degli uomini di talento che vivono a spese d'una maosa di produttori che fanno tutto ciò che fanno per mantenere la vita della società. Più l'esodo industriale, di cui parla Vandervelde, s'accràscerà, più questi caratteri diverranno apparenti e, per conseguenza, più la democrazia si separerà dal socialismo, col quale delle circostanze acddentali l'hanno fatta confondere. · Ma bisogna altresì tener conto della funzione intellettuale della città, che è stata enorme nella storia. <e Che sarebbe l'antichità, dice Vandervelde ( 1) senza Gerusalemme, senza Atene, senza Roma? Che sarebbe il mondo moderno senza Londra, Parigi, Berlino? Che sarebbe la vita contemporanea se non ci fosse, in ciascuno dei grandi centri tutto ciò che la nazione conta di migliore, tutto ciò che è avido di Yerità e di giustizia, tutto ciò che, nel momento della crisi, ogni volta che è occorso combattere la iniquità o la menzogna si è sollevato? E' un grande problema quello di sapere come si genera questa vita spirituale e rivoluzionaria delle città; Vandervelde non l'ha cercato e sarebbe veramente curioso di determinare se l'arte non ha qui una certa funzione ancora mal scorta. La democrazia si presenta dunque a noi come avente anche una funzione spirituale e precisamente quella che Vandervelde segnala nelle grandi città; essa apporta nel mondo le idee astratte d' emancipazione, la libertà, l'uguaglianza. Noi possiamo anche osservare che queste idee si presentano con altrettanto maggior energia quanto più la popolazione ove esse fermentano è indipendente dalla grande industria: l'operaio parigino, per esempio, è sempre pronto a prendere partito per la causa che gli si segnala come giusta, ed è, per eccellenza, l'operaio del piccolo stabilimento. G. SOREL (1) Mouvement s.?ciali.~te, 15 febbraio 1899, pp. 143-144. UN BARLUME ~ellte n~~enczoenomic~e ~ a ~ones (contin. e fine v. num. precedJ IV. Veramente il più stupido forestiero non avrebbe ma.i creduto che un popolo di quaranta milioni di uomini, tutti uniti nell' energia per raggiungere l'assoluta indipendenza. nazionale, si sarebbe accontentato a lasciare il traffico dell' importazione e dell' esportazione in mano agli stranieri, specialmente in vista dei sentimenti manifestati nei porti aperti. La esistenza di colonie estere nel Giappone sotto giurisdizione consola.re era, in sè stessa, una costante esasperazione al1' orgoglio nazionale, era un indizio della debolezza del paese. Cosi era stata proclamata nei giornali, in discorsi dai membri della lega contro gli stranieri, nel parlamento. Ma la conoscenza del desiderio nazionale di governare il proprio commercio e le; periodiche manifestazioni ostili ai forestieri come coloni, eccita.vano solamente temporanee preoccupazioni; si assicurava confidenzialmente, che i giapponesi danneggerebbero

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