Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 17 - 15 settembre 1906

460 RIVISTA POPOLARE zioni, troviamo che il personale della Manutenzione è pure s preca.to in ragione del 44 per cento, qnello del Traffico del 41 e quello della Trazione del 29 per cento. E come si spiega, mi si os8erverà, il gravissimo disservizio dell' nltimo ventennio , con tutta questa proporzionale esuberanza di personale? La spiegazione sta tutta nella più assoluta mancanza di Direzione , nel senso che : se la Direzione esiste in alto, manca assolutamente in basso, e precisamente laddove il bisogno è più sentito e più necessario e urgente , e nella distribuzione del personale fatta a casaccio e senza criterio Tale mancanza dipende dal fatto specifico: che l'organizzazione del nostro servizio ferroviario è ancora medioevale, nel senso, ad esempio, che il Capo Stazione non è il funzionai·io superi01·e al resto del personale posto sotto la sua direzione e sorveglianza, per il buon andamento del servizio; ma è il padrone, nel senso molto stupido: che, essendo lui SJIO tenuto direttamente responsabile di tutto il servizio, lui solo è libero di disporre di tutto il personale della stazione, venendo così a trovarsi in permanenza giudice e parte in causa, di fronte alla Direzione , rispetto al buon andamento del servizio; e quindi obbligato ad ingannare eternamente la Direzione per salvare sè stesso. Ora, che simile sistema fosse buono 50 anni addietro, e lo sia ancora per le stazioni della linea, ove il Capo Stazione è, ad un tempo, l'unico impiegato della stazione, sta bene ; ma per le grandi stazioni , e per le stazioni di smistamento, è tale un assurdo ed una stupidaggine fuori del senso comune, che per concepirla occorreva proprio tutta l' asinità, o la malafede di coloro che hanno presieduto all' esercizio specialmente della Mediterranea ; la quale è riuscita a peggiorare in un modo terribile la precedente organizzazione dell'ex Alta Italia. Per modo che , della dirigenza del servi~io nelle stazioni, che è il più importante, siccc,me quello che deve dare sfogo al traffico nella misura che si presenta, ne ha fatto tale una babilonia che i primi a non capirne niente sono quegli stessi Capi Stazione che sono incaricati di dirigerlo. Donde l'aggravamento del lavoro degli uffici , e quell'anarchia generale che conduce direttamente all'ingor:;nbro delle stazioni e quindi al ripetersi eternamente del tanto deplorato disservizio generale. Ciò che non succederebbe se l' onorevole Direzione si occupasse direttamente della competenza dei Capi dei singoli uffici e funzioni e li destinasse direttamente tenendoli anche direttamente responsabili , lasciando ai Capi Stazione la semplice sorveglianza , e curasse direttam~nte, come d' altronde sarebbe prescritto, la distribuzione del lavoro sugli orari di servizio ai singoli agenti degli uffici, facendone curare il rispettivo disimpegno non soltanto dai Capi Stazione, ma anche dai rispettivi Ispettori di Sezione, per impedire gl'inveterati abusi d'imporre ai non p1'0ietti il lavoro dei raccomandati, e specialmente agl' inf'e1·io1'i quello di spettanza dei superiori. Tale abuso deleterio fu ed è causa non 11 ltima della passata e presente an~rcbia, per gli odii che 1,e1i1ina negli agenti che senton0- le punture velenose delle ingiustizie cui si trovano sottoposti per colpa di superiori im?ecilli od indegni per natura , o perchè invecchiati in un ambiente sporadico fino al midollo, nel quale tutto era lecito foorchè di essere giusti ed onesti; e che per necessità hanno dovuto subirne l'influenza morbosa e deleteria; e per la disistima spinta fino al disprezzo contro la superiorità in massa, che tutto vede e non provvede, o per pigrizia, o per paura di andare contro corrente e doversi fermare a mezza via, malgrado la legge seri tta , per l' intervento di qualche onorevole protettore. Questo lavoro di dirigenza del resto affatto elementare, già si faceva 'dalle Divisioni dell'ex Alta Italia, e si fa pe1· tutto il mondo; ma che i direttori del1' esercizio italiano hanno trascurato, importando loro sopratntto lo sperpero dei rotabili e degli impianti fissi , d'accordo coi fornitori dei primi e cogl'imprenditori dei secondi, come già dissi ed ho dimo:,trato nei miei precedenti articoli. Si aggiunga , che i Capi Stazione e Gestori, in generale , sono d' intelligenza e coltura molto al disotto dello strettamente necessario pe1· coprire discretamente l' ufficio di dirigenza di cui si ti-ovano rivest ti; fra i quali , io , ne conosco parecchi : che non sanno leggere che come il pappagallo e walamente copiare; e che quindi sono competenti a rappresentare il diritto commerciale sui trasporti , come io lo potrei essere a rappresentare il diritto canonico. E si aggiunga il lusso , tutto italiano , dell' ese1·ciziopieno, di una grande quan t: tà di linee senza traft-ico, leggermente imposto dagli Onorevoli, e stupidamente tiubito dal Governo, ruobigliate del personale per tutti i di versi servizi ; compreso quello . dell' incrocio dei treni ; mentre ali' estero per tutte codeste linee non vi Hi tiene che uu solo agente per stazione; e si avrà la spiegazione contemporanea dello sperpero del per.:ionale e del depL01·atodisse1·vizio. E questo per il 'rraffic0. Per la Manutenzione non Lo che a riportare il segueu te inciso dal 'l'·reuo del 4 marzo 1899 firmato : F1·ondista. - e Anni sono mi trovavo 8opra nna linea sulla quale c si stava facendo· il .riattamento generale. « Il materiale arrivava con lettere di porto in Ser- « vizio, e la dititribuziono t>ulla linea la facevano i « Cantonieri della fc-rrovia a squadre riunite con i « loro carrelli, come pure lo sterramento del materiale e V6cchio e la posa del nuovo. e Ed io ingenu&meute credevo che quel lavoro ve- ' nisse fatto ad economia. « Un giorno però vedo tra quei lavoratori. una specie " d'intruso. " Domando ad uno dei Cantonieri: « - Chi è quell'individuo? e - È l'appaltatore. e - Ma di che cosa appaltatore? e - Del riattamento. q - Ma non lo fate voialtri ad economia'? « -- Sì, che lo facciamo noi, con1e fvsse <1deconomia; « ma quello lì è l'appaltatore. > Capito il f!ergo, ebbi poi parecchie occasioni di ve-

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