Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 16 - 31 agosto 1906

RIVISTA POPOLARE '429 rati. Con tutto ciò il socialismo non muore, ma ascende. Perchè le divisioni e le polemiche solo in Italia dovrebbero condurre alla liquidazione? Forse per fare comodo ai conservatori, che nulla fanno per merita re tanta fortuna ? Chi spera nella liquidazione del partito socialista in Italia o altrove sogna ad occhi aperti; o meglio ha occhi per non vedere, ha orecchie per non udire, ha cervello per non comprendere. 11 movimento socialista ha radici profonde nelle condizioni economiche dei lavoratori, soppresso per un momento colla violenza reazionaria o per le colpe e gli errori dei suoi dirigenti, risorgerebbe quasi per generazione spontanea dalla permanenza di quelle condizioni. Pensate alla repressione del movimento babouvista nel 1795; delle giornate di Lione nel 1831, delle giornate di Giugno nel 1848 e della Comune di Parigi nel 187 r e rispondete: il socialismo parve morto in ciascuna di quelle date e risorse sempre più r,igoglioso di prima. Perchè fosse possibile la scomparsa del socialismo due condizioni dovrebbero verificarsi: tutte le pubbliche libertà dovrebbero essere soppresse e l'analfabetismo assoluto dovrebbe riprendere: il dominio. Ma se fosse probabile la liquidazione del socialismo italiano, l'avvenimento dal punto di vista schiettamente ed altamente italiano sarebbe esso desiderabile? Non lo credo. La vita pubblica italiana è troppo fiacca, troppo artificiosa, troppo bugiarda; l'intervento, quindi, di un partito sincero, forte, se non per numero almeno per la convinzione dei suoi membri, certamente eserciterebbe un'azione purificatrice e vivificatrice. Penso che l'intervento nella lotta politica da un lato del partito socialista e dall'altro del partito clericale - non quello del cardinale Francica Nava o dell'onorevole deputato per Milano, eh' è impeciato del più laido opportunismo - farebbe da reagente risanatore, che farebbe prendere a molti uomini politici nostri che vivono nell'indeterminato e nell'ambiguo, un posto di combattimento rispondente alle proprie convinzioni ed agli interessi reali, che rappresentano. L'esistenza di un partito socialista, forte e bene organizzato, in Italia e dovunque è penetrata la civiltà, poi, in sè e per sè stesso è un fattore importantissimo ·della evoluzione politico-sociale, che bisogna studiare, seguire per combatterne gli errori, per assimilarsene gradatamente ciò che di buono contiene. Altra cosa è da augurarsi. Nello interesse del paese e in quello dello stesso socialismo si deve sperare che esso si svolga normalmente e in proporzioni delle condizioni reali dell'Italia quali sono state riconosciute dai tre manifesti e non se ne acceleri la evoluzione artificiosamente e morbosamente sicchè non si scambiino le convulsioni epilettoidi coi sintomi di energia di un organismo sano. Per la retta sua funzione, per la sua azione educativa e stimolatrice di bene è necessario quindi, che nel suo seno prevalga la sincerità e che nel prossimo congresso non trionfi la menzogna e la ipocrisia dei compromessi, che non danno forza all'idea e la oscurano. E infine, se, come pare assai probabile da molti segni, Filippo Turati e molti tra i riformisti vogliono imitare Millerand e Briand diventando ministri della monarchia, si decidano apertamente, lealmente; non aspettino la tarda età per passare; non aspettino che le loro energie siano infiacchite, che il loro carattere si sia inacidito per le voglie stimolate sempre e mai soddisfatte, pei peccati di pensiero ripetuti, per l'abito dell'infingimento divenuto natura. Passino presto e diano il contributo della loro intelligenza, della loro retti~ tudine, della loro fattività, della loro· sincerità ai partiti imbastarditi e imputriditi di Montecitorio, al radicalismo vaneggiante che non trova l'ubi consistani, al paese che sente jl bisogno di uomini nuovi e che vede ascendere al potere gl'i netti, gli impotenti, gl'imbroglioni- tali sperimentati in tante incarnazioni ministerlali. Io resterò dalr altra sponda a guardare senza rammarico e senza invidia in accordo colla mia coscienz::i, che mi consiglia a tener fede al la pregi udiziale repubblicana. Batterò le mani élll' atto di sincerità e all'inizio di un'azione di volenterosi ·che può ritardare l'avvento del mio ideale, ma lo renderà più sicuro e più ricco di beneGzi pel popolo italiano. DR. N. COLAJANNl L'argomento della portata delle istituzioni rnonarchic½.e in Inghilterra è stato rimesso in attualìtà non solo dalla evidente, cresciuta importanza dell'opera di Edoardo VII specie nella politica estera, ma ancora dalla probabilità che , in un possibile conflitto tra Camera dei Comuni e Camera dei Lords, a proposito, ad es., della nuova legge sugli scioperi , molto abbia a dipendere dal contegno personale del ro. E cbe il problema sia stato rimesso d'attualità è fuori di dubbio attestato dal fatto che J. H. B. Mastermann, professore alla Università di Cambridge, svolgendo in un teatro di 1uesta città un corso sul funzionamento attuale. delle istituzioni inglesi, ba tenuto la prima sua conferenza sul]' opera e sulla posizione costitw:ionale del l'attuale sovrano. È questa collferenza, che io intendo qni riassumere , pensando che essa valga a chiarire le relazioni mutevoli e sempre u~ po' indefinitamente misteriose che intercedono tra la monarchia e le correnti ed istituzioni democratiche. J. H. B. Mastermann tracciò anzitutto molto rnpidamente l' evoluzione del potere reale in Inghilterra. In teoria almeno, egli disse, il re non fo mai iu Inghilterra al di soprù della legge e della nazione, e il Witangernot, o assemblea nazionale primitiva, il Concilium magnum del periodo normanno ed angioino, ed indi il Parlamento, esercitarono a più riprese il potere di elezione e deposizione dei sovrani impedendo così il predominio esclnsivo della successione ereditaria. Pure al giorno d'oggi vi sono 6023 persnne rhe, staudo al rigido diritto ereditario, hanno più titoli a sedere sul trono .britannico, che non ne abbia Edoardo -VII vale a dire i parenti o discendenti di Giacomo. Se pertanto Edoardo VII siede sul trono gli .è che la monarchia inglese è una combinazione .di diritto ereditario e di metodi eletti vi, ed infatti un re succede ali' altro , dal 1688 in poi , di fatto , può darsi, secondo i concetti ereditari , ma di di.ritto in virtù d'un Atto del parlamento approvato con procedura. eguale a quella di tutti gli altri Acts. Onde, in diritto rigido si potrebbe dire che l' Inghilterra è una repubblica con presidente scelto eventualmente dalla rappresentanza nazionale tra i membri d' una data

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==