RIVISTA POPOLARE 427 ad una violenza di linguaggio straordinaria, e spesso di una volgarità ributtante in bocca di taluni, contro i falsificatori del socialismo, in questo manifesto non inveiscono contro i rifvnnisti; molto meno contro gl' integralisti. Ma quello eh' è più non vogliono distaccarsi nè dagli uni, nè dagli altri. Più recisamente ancora nella citata rivista francese Labriola sconsiglia le scissioni e le espulsioni, giustificando il proprio pensiero assai sofisticamente. Dei loro ultrapacifici e inattesi sentimenti unitari si ebbe un anticipo sint:omatico nella proposta esplicita di fusione coi riformisti che venne approvata dalla Federazione socialista di Milano, che a grande maggioranza votò l'ordine del giorno Suizani; proposta che venne respinta e derisa da Turati e dai rfformisti. Perchè i lupi di ieri si sono oggi mutati in mansueti e pacifici agnelli ? Si direbbe che i sindacalisti temano di essere espulsi dal partito socialista e perciò mettono le mani innanzi proclamandosi partigiani dell' unione. Certo è che sul loro attuale stato di animo ha dovuto influire il ricordo delle legnate elettorali di Milano e la coscienza della loro pochezza numerica. Il Labriola in una intervista esplicitarne nte dichiara che il tentativo dei rivoluzionari di Milano deve spiegarsi oltrechè con motivi personali irrilevabili, con la stanchezz:i entrata nell'animo degli operai rivoluzionari per le continue, imprevedute sconfitte ed un poco pel carattere utilitario - riconosciutogli da Melchiorre Gioia e da Ugo Foscolo - della popolazione di Milano, dov'è impossibile (!!) una politica di principi. Egli biasima con buoni argomenti il tentativo della Federàzione. Lo stesso Labriola nel Mouvement socialiste su per giù ripete le stesse cose e constata la pochezza numerica del sindacalismo in Italia; la quale esplicitamente ed onestamente viene confessata dal Manifesto. + E Ferri? cosa vuole Ferri? Il suo pensiero non ci è noto sinora che attraverso ai commenti dei diversi manifesti. Egli, come disse, vuole tutto conciliare, dichiarandosi di ac_cordocoi riformisti e cogli integralisti, sebbene l'accordo sia lardellato di molti se e di molti ma. Egli si compiace pel fatto che c'è identità sostanziale sul programma tra i riformisti e gli integralisti, sul metodo consente di più coi secondi, se pur si possa dire che egli abbia prescelto un metodo pensando alle variazioni sapienti sul tema dello sciopero generale quale venne votato dal Congresso di Amsterdam come rilevai nel numero del 3 1 Maggio della Rivista. I suoi dissensi maggiori sono coi sindacalisti. << Infatti, egli dice, se ci sono dei compagni i quali intendano: escludere l'azione politica e parlamentare del proletariato e quindi non partecipare alle lotte elettorali ( come si disse nel rect!nte convegno sindacalista di Bologna) ; sostenere soltanto << l'azione diretta 1) come metodo di at - tività proletaria e '-luindi ammettere lo sciopero generale come mezzo normale Ji conq u;s• a e ,ii trasformazione sociale e non come protesta politica in casi ec..:ezionalissimi ; escludere gli intellettuali, ossia quelli che non sono operai manuali dell'oflicina o della rerra, dalla organizzazione politiea del proletariato ; sopprimere il partito socialista per sostituirvi fin d' ora << i sindacati )> , cioè le corporazioni di mestiere , senza tener cont_o delle opinioni p<ilitiche dc:1 .loro componenti (sì che vi entrino lavoratori anarchici come socialisti, repubblicani come cattolici o indifferenti). · Certo non si può negare che questa dottrina è fuori del programma socialist.:i n. Ciò risponde ai desideri di Bonomi; ma non se la sente di porsi di accordo cogli integralisti, che vogliono eliminati riformisti e sindacalisti, nè coi primi che vorrebbero soltanto esclusi gli ultimi. Su questo egli va all'unisono proprio ... coi sindacalisti che sono fuori del programma socialista. Perciò non vuole scissioni ed esclusioni e in fondo non desidera che il caotico statu quo anche con un organo del partito, come l'Avanti! dove ognuno fraternamente e socialisticamente tira l'acqua al proprio mulino. Questa l' esposizione per quanto più ho potuto esatta e sintetica delle tre tendenze col_lettive, e di quella personale del Ferri. Ma nei tre manifesti, nei commenti del direttore dell'Avanti! e nell'articolo di Labriola sulle condizioni intrinseche del partito socialista o su quella del paese in generale in quanto rispecchiano o generano le prime ci sono constatazioni e confessioni istruttive, e che ribadiscono la diagnosi dell'ammalato che vado facendo da oltre quattordici anni, nell'Isola prima e in questa Rivista dopo, rendend0mi inviso a molti amici e procurandomi calunnie e insolenze di altri molti, che non mi conoscono. Con vero compiacimento, dunque, seguirò queste confessioni nell'ordine in cui furono esposte. Gl' integralisti o i socialisti senza aggettivi come amano chiamarsi dichiarano: « Da quattro anni , per rivalità esasperata di dottrine, di persone, di metodi, il nostro partito soffre di paralisi progressiva. « Avvelenati i rapporti interni, derisa o abbandonata la propaganda, inceppata la conquista dei poteri, screditata ogni opera, dove scompigliate o scisse le organizzazioni proletarie, dove arrestate sul loro sviluppo , seminato a piene mani ìl dubbio nelle menti e l'incertezza nell'azione, gl'irrequieti manipolatori del socialismo hanno wndotto il partito a 1 miserevole stato presente , a traverso una dura vigilia di sconfitte inconsideratamente provocate n. Le osservazioni degli integralisti sono vere, ma non profonde; non vanno alla radice del male. La paralisi del partito socialista, secondo i riformisti deriva dalla costituzione eccletica della Direzione, colla quale non è possibile che si progredisca quando gli sforzi degli uni in un senso sono neutralizzati da quelli degli altri in senso diverso. Al partito si sono date due anime differenti e si è riusciti a queste mostruosità, ai danni di colui che è il maggiore responsabile di questo dualismo: « mentre il Ferri combatteva in Parlamento e nel giornale contro l'affarismo parassitario e contro la soggezione dello Stato alle ingordigie capitalistiche, con il confessato proposito di liberare la borghesia dalle sue degenerazioni morbose , alcuni suoi alleati sindacalisti si ingegna vano a togliere ogni scopo alla sua campagna, persuaJendo le masse che non bisogna distinguere fra borghesia sana e borghesia parassitaria, ma lasciare invee<! che l'organismo .:apitalistico si infetti quanto più t! meglio è possibile n. I rivoluzionari, infatti, si sono levati contro Ferri che ha covato le uova dei sindacalisti, che sono responsabili della infiltrazione nel partito socialista non delle sole divergenze tattiche, ma anche delle nuove concezioni individualistiche caldeggiate da Labriola che ritiene l' azione dello Stato tanto perniciosa quanto lo sono i dazi protettori. Iniìne, pei riformisti nella estrinsecazione pratica dei principii pratici si sono manifestate molte deficienze non solo per gl'interni dissidi, ma anche per la stessa immaturità del movimento socialista. Vera in tutto anche questa diagnosi del riformismo, chiarita meglio da Ferri; pel quale: « l'azione politica del partito socialista in Italia è quella che può essere date le condizioni generali del nostro paese ; e cioè dato lo scarso sviluppo capitalistico , lo enorme analfabetismo e quiridi il feudalismo politico-amministr;,itivo, che ancora esistono, in tante provincie ». Più acutamente e più sinceramente rincalzano i sindacalisti rivoluzionari :
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