426 RIVISTA POPOLARE serve, oltre che ddl' azione economica esercitata dal proletariato nelle sue organizzazioni, delL:ip'one politica che gli è specialmente affidata. Quest' azione politica non ha quindi un valore puramente negativo, al contrario essa è diretta a conquistar maggiore libertà per il movimento operaio, maggiori aiuti dallo Stato e dai Comuni per lo sviluppo delle forze e dell' intelligenza proletaria, maggiori protezioni deU' operaio contro l'eccessivo sfruttamento capitalistico, e finalmente maggiori riforme (antifiscali, antimilitari, laiche, ecc.) dirette a elevare le condizioni generali di ambiente. Ma per l' estrinsecazione di questa opera, il Partito socialista non può avere avversioni aprioristiche. Per il partito socialista lo Stato è un organismo di origine borghese, a cui le verie forze politiche imprimono la direzione che loro conviene, perciò la forza politica del proletariato ha anche essa interesse a servirsi dello Stato, dirigendolo , per quel tanto che le sut: ancora scarse energie lo consentono, verso i propri scopi. In conseguenza il Partito socialista non è nè antistatale in tutti i momenti e in tutti i casi, nè intransigente in tutte le evenienze. Esso, al contrario si serve dello Stato e delle alleanze con partiti affini, quante volte creda, dopo matura discussione, di gio,·are alla causa proletaria. Infine il partito dt:nuncia nel cosidetto antistatismo del sindacalismo rivoluzionario una resurrezione dello spirito individualista, borghese, secondo il quale tanto il passaggio dei servizi pubblici allo Stato o al Comune , quanto la legislazione operaia che limita lo sfruttamento capitalistico, costituisconocome ripetono oggi i sindacalis_ti rivoluzionari - un ostacolo al pieno sviluppo della produzione. + È chiaro: l'azione dei rif.onnisti è rivolta a preferenza, anzi esclusivament'e, contro il sindacalismo rivoluzionario. Vengono gl' integralisti e per cominciare una buona integrazione ... propo.1.gono l'esclusione dal partito tanto dei sindacalisti rivoluzionari quanto dei r!formisti, che si sono trasformati in un vero partito radicale di governo sotto e con la borghesia, rimandando ad un remotissimo avvenire, anzi alle calende_ greche e come valore d'ipotesi il programma massimo. Ma è notevole l'accordo degli integralisti coi riformisti nella critica del concetto fondamentale del sindacalismo rivoluzionario. I primi respingono recisamente il metodo di quegli altri - Lazzari, Labriola, Leone - << o perchè dominati dalla promessa dottrinaria di sostituire alla socializzazione la con quista corporativista dei mezzi di lavoro, al socialismo il liberismo di classe eh' è .filiar_ione di un ritorno alla concer_ione indiv1duali:;tica; o perchè preoccupati di affrettare la redenzione definitiva del proletariato, discreditando la conquista dei poteri, ed ogni azione legislativa, abituando il proletariato a considerare inefficace ogni mezzo di lotta che non sia lo sciopero o il conato violento .... distolgono la classe lavoratrice dalla positiva azione quotidiana organizzatrice, conquistatrice eJ autodidattica con la illusione di una forza rivoluzionaria che si irregimenta per attender I' ora d'infrangere d' un colpo le catene n. Perciò gl'integralisti consigliano le masse a buttare in mare i condottieri ed a fraternizzare ... buttando in mare tanto i riformisti quanto i sindacalisti rivoluzionari. Intanto essi affermano questi tre punti carè.inali, oltre il noto programma massimo del socialismo marxista, ché in parte contengono qualche cosa di dottrina e in parte riguardano il metodo. Eccoli: r. Il partito socialista è repubblicano per definizione. 2. 11 partito socialista conl>idera lo sciopero generale politico un me.lzo formidabile di lotta, cui si può fare estremo ricorso di cir..:ostanze eccezionalmente gravi. 3. Il partito socialista disapprova l' azione convulsionaria basata sulla violen 1 a sistematica ; ma non oppone pregiudiziali ali' eventualità storica della crisi violenta, che può af· facciarsi inevitabile per ristabilire il corso della evoluzione normale quando venga arrestato. Il primo punto differenzia sostanzialmente gl'integralisti dai rijòrmisti. I quali su di esso hanno serbato un silenzio davvero eloquente, eh' è reso tanto più significativo pel fàtto ehe il loro manifesto è venuto dopo di quello degli integralisti. Non verrebbe giustiGcato pienamente il sospetto che Labriola ha formulato nettamente nell' ultimo numero del MouJJeinent Socialiste sulla intenzione dei riformisti di pervenire al governo sotto la monarchia? , è è più esplicito in proposito Enrico Ferri, che si è dichiarato anlimonarchico, ma che ha paura di affermarsi repubblicano, tanto per non farsi intendere. Però nessuno crede che egli voglia essere ministro della monarchia sabauda e molti lo reputano più adatto ad essere qualche cosa di più: re senza corona tra le turbe socialiste. Sul secondo e terzo punto il dissenso tra integralisti e riformisti, e' è ma attenuato: è di grado, non qualitativo. Si comprende, perciò, che i riformisti i quali sono tali perchè giustamente preferiscono il metodo evolutivo, come metodo di elezione, simpatizzino vivamente cogli integralisti. Tra i quali potrebbe trovare posto comodissimo il Bissolati. Se miJitassi tra i socialisti per parte mia accetterei senza riserva questi tre punti degli integralisti, d_ando però il valore d' ipotesi al programma massimo. + Eccoci ai sindacalisti rivoluzionari. Il loro manifesto, assai temperato nella forma e n~lla sostanza, - di una moderazione insolita, che ha sorpreso anche Ferri - brilla anzitutto per l'assenza di vera polemica. Agli integralisti ed ai riformisti che esplicitamente li hanno accusati di non essere dei veri socialisti, ma degli individualisti travestiti alla moderna essi rispondono sdegnosamente di essere i soli rimasti fedeli alla dottrina enunciata nel manffesto dei Comunisti. Come si vede non è la modestia il loro forte. Ma se mancano di questa virtù, che spesso non è che della ipocrisia laidissima, essi fanno mostra di molto coraggio e di non poca sincerità. I sindacalisti, infatti, dopo avere dichiarato che sono insorti con una propaganda nemica di dogmi e di principi immutabili(?!) ma tutta animata di spirito combattivo, battagliera , ardente, suscitatrice (? !) contro I a dègenerazione italiana del_marxismo, rivendicano a loro titolo di onore che sotto l'influenza di tale propaganda si sia compito il mirabile sciopero generale del 1904, l'unica pagina di bella elor.Juenza scritta nell'arida storia del recentissimo socialismo ita:iano , ricco soltanto di farse elettoraii e di gare oratorie parlamentari, scolate gloriosamente in voti ministeriali >l. Non riesco a comprendere la inimicizia coi dogmi e coi principii; non so vedere perchè s' inorgogliscano della propaganda suscitatrice , non avendo sinora che suscitati dei fiaschi. Ma francamente lodo il coraggio nell'assumere tutta intera la responsabilità dello sciopero del 1904. Tale franchezza è assai più ammirevole della viltà e della equivoca condotta di molti integralisti e riformisti, che non seppero a tempo debito combattere lo sciopero generale e che ne declinarono la responsabilità solo quando lo videro fallito miseramente. Dichiaratisi nemici dei dogmi e dei principii, i rivoluzionarii non si danno alcuna premura di Jefìnirsi e di far sapere in che consista rigorosamente il sindacalismo e si limitano a riaffermare energicamente la intransigenza nel metodo della lotta di classe e la fiducia illimitata nello sciopero generale, come sinonimo della finale espropriazione capitalistica, come simbolo della guerra sociale e nòn come misero espediente di piccola politica occasionale. L'inimicizia coi dogmi e coi principii viene illustrata meglio colla dichiarazione che essi riconoscono lo sciopero generale come tratto distintivo della loro azione generale. Troppo piccolo questo tratto per potere distinguere un partito così superbo e così reciso nella critica degli altri partiti! l sindacalisti che da due anni ci avevano s bi tua ti
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