446 RIVISTA POPOLARE la grande simpatia e l'ammirazione con cui parla di Giuliano l'apostata, di Federico 2° e di Manfredi. A proposito di Federico 2° trova modo d'innestare un brano di una lettera delle Senili di Petrarca, che anche noi crediamo opportuno di riprodurrn. << Quel Federico. scriveva il cantore di Laura, che in età dalla nostra non molto remota ultimo di questo nome resst: l'impero Romano, principe prudentissimo, germano d'ori~int:, italiano Ji nascita e per consorzio , e come tale dalla natura e dalla pratica dell' indolt: e dei costumi di quelli e di questo fatto espertissimo, soleva dire : essere i Tedeschi e gli Italiani le due più grandi nazioni del mondo , molto però differire gli uni dagli altri, e trarre entrambi profitto dal premio, ma non entrambi dalla pena. E questi o quelli dal premio ricevere ec- · citamento alla virtù: ma gli ftaliani mercè dell'indulgenza farsi migliori , ed essere riconoscenti alla clemenza del Principe ; laddove nei Tedeschi l'impunità ingenera orgogli, la misericordia si accagiona a paura, quanto più gli perdoni tanto più si fanno audaci >>. « Perchè concesso agli Italiani il perdono è senza pericolo, anzi partorisce utilità, mentre coi Tedeschi anche il solo differire i supplizi è sommamente pericoloso. Del resto doversi gl'Italiani trattare con reverenza, i Tedeschi con famigliarità; chè quelli di onori, questi si compiacciono di affettuosa fiducia. Le amicizie cogli itali rni doversi fuggire, perchè curiosi troppo e troppo severi censori dei_vizi altrui, di tutto si fanno a giudicare , e comunque vero o falso sia il concetto che si formano delle cose, sol che si faccia diversamente di quel che loro ne pare, motteggiano e deridono; e questo perchè si tengono tutti da tanto, che stimano poter ciascuno farla da giudice dei fatti altrui. Per lo contrario potersi abbandonare ciecamente, al consorzio dei Tedeschi ; i quali, alieni sempre dal giudicare gli am ci , nulla cercano dal!' amore in fuori e stimando quella esser sicuro argomento il famigliare consorzio. Tutto questo io volli dirti, perchè si sappia qual fosse il giudizio di sì grande uomo intorno alla nostra amicizia, o alla mala abitudine del giudicare ». La chiusa della bellissima pubblicazione del De Lorenzo è da moralista : inneggia ai progressi che si sono compiuti nella regione del Vulture ed alla sicurezza, di cui vi si gode, ma finisce con un 'apostrofe contro il piacere, contro la ricerca del godimento materiale. Ma non contrastano le parole finali colla ammirazione professata calorosamente in principio verso Orazio? E' una nostra impressione. Una dimenticanza vogliamo notare: gli Italiani non conosceranno interamente la regione del Vulture col silenzio su i briganti che per tanto tempo la percorsero. Ne tacque il De Lorenzo per malinteso patriottismo? Forse. a. d. r. ALFONSO DE PtETEI-TONEL1.1 - La teoria malthusiana della popola:r.ione criticata dal punto di vista storico-realisticoCarpi, 1906. L. 1 ,50. li titolo è pretenzioso. 11 realismo dell'autore è questo: critica Malthus dal punto di vista socialista, anzi del pregiudizio socialista. Se c'è nel mondo una teoria realistica per . eccellenza è quella di Malthus. Ma la prevenzione, il freno maltusiano è doloroso. Verissimo. Ma la morte non è una triste e dolorosa cosa ? Su ! Romanzieri socialisti : combattetela perchè è dolorosa ... Là prefazione sobria e pi~na di riserve di Enrico Leone avrebbe dovuto servirgli di ammonimento; Leone fa capire ali' a. che la sua è critica campata in aria. Altro che realistica! Hanno torto coloro che nel malthusismo vedono !a soluzione del problema sociale; ma hanno torto del pari coloro che credono che la società può abbandonarsi alla procreazione illimitata. Se lt: due famose progressioni non si verificano, cioè st: la teoria malthusiana pare che fallisca ogni giorno di più ... egli è che appena gli uo mini incominciano ad elevarsi al di sopra dell' animalilà adottano i freni preventivi consigliati da Malthus ..• Perciò dovunque coltura e benessere sono diffusi ed intensi diminuisce rapidamente la natalità. Prima alcuni antropo-sociologi, cioè i romanzieri della specie peggiore , più ridicola perchè osano parlare in nome della scienza, dichiararono degenerata la Francia perchè vi diminuiva la natalità. Ma in Australia , Nuova Inghilterra , Gran Brettagna , Svezia , diminuisce rapidamente la natalità e gli antropo sociologi non osando dire che gli anglo-sassoni degenerano , rimminchioniti ammutoliscono. E la natalità diminuisce rapidamente in Piemonte , e in Liguria, perchè sono le regionì o più ricche o meno analfabete, mentre nel mezzogiorno si continua a procreare allegramente perchè miserìa e analfabetismo vi regnano sovrani. Si dirà che fallisce la teoria maltusiana perchè in Inghilterra, in Francia, in Australia, la ricchezza si sviluppa più rapidamente che la popolazione? Gli antimaltusiani, specie se socialisti , sono capaci anche di vedere il fallimento di Malthus, proprio quando egli trionfa. I socialisti poi dovrebbero essere i più maltusiani di tutti... Do vendo elevare il tenore di vita di tutti a livello delle persone più agiate di oggi e dovendo ridurre la mortalità almeno quanto nella Nuova Zelanda - al 1 o o al I 2 per· mi Ile -- la terra vedrt:bbe pullulare gli uomini più rapidamente dei conigli se tutti in nome delle leggi della natura e per non imporsi il dolore dell' astinenza procreassero come in Russia o nell' isola di Giava. E allora altro che progressione geometrica ! Due osservazioni finali. Enrico Leone per parare qualche legnata al suo prefazionato dice cht: questi non intese che :;piegare la genesi mesologica del libro di Malthus; ma questa dimostrazione già· l'aveva fatto bene Nitti, che ha avuto il torto di combttere Malthus , pur dichiarandolo degnissimo di statua e del'a gratitudine dell'umanità A pag. 95 l'a. poi assicura_ che Colajanni nel Socialismo non prende un partito netto fra i contendenti malthusiani ed antimalthusiani. Rilegga meglio il suo libro o si accorgerà che Colajnni è fra i più decisi malthusiani. ScrPro S1GHELE- Letteratura tragica - Milano, Fratelli Tre ves. L. 3,50. 01 non sappiamo lodare il chiarissimo autore pel titolo dato a questo libro : il titolo non lascia assolutamente comprendere ·il suo contenuto ch'è assai più ampio ed anche più interessante. Meglio avrebbe fatto a denominare la prima parte: La delinquen:r.a nel!' arte mentre alla seconda si attagliava questo: Arte e morale. Il Sighele , forse, non Ii prescelse perchè già adoperati da altri. La divisione in due parti non c' è nel libro ; ce l' abbiamo posta noi. Infatti nei primi tre capitoli il Sighele si occupa della delinquenr_a nell'arte. (Cap. 1°: L'opera di Gabriele d' Annun:r.io dava,zti a.Ila psichiatri:i; Cap. 2°: Eugenio Sue e la psicologia criminale; Cap. 3 1 : I delinquenti nei roman,i di Emilio Zola). Negli altri due (Cap. 4°: La suggestione letteraria ; Cap. 5° : La letteratura dei processi) tratta dei rapporti tra la letteratura e la morale e l' influenza che la prima esercita nella genesi della criminalità mercè la suggestione e l'imitazione. I cinque capitoli, anche da coloro che .sono alla conoscenza di questi studi, si leggono con vero diletto e non si sa se più ammirarvi la copia delle conoscenze , la giustezza delle osservazioni critiche . la facilità ed eleganza della esposizione. Sostiene che il rnmanzo come fa della psicologia cos} deve fare e fa della psicopatologia, alleandosi colla scienza. Nel!' opera di d' Anuunzio dal lato arttstico ammira i tip: di Giovanni Episcopo di Tullio Hermeì e di Isabella. Critica gli altri romanzi e sopratutto la teoria del Superuomo, che fu in qu-·sta rivista aspramente criticata quando comparve il romanzo: Le vergini delle 1·occe. Gli rimpn,vera nella tragedia in versi la mancanza di originalità e la predilezione a trarre ed a porre i suoi attori in tempi ed in ambienti antichi. Fa bent: a rivendicare a Sue il merito di avere per il primo esposto nei suoi romanzi la psicologia dei delinquenti , specialmente nei Misteri di Parigi. E perchè non estendere lo studio interessante all'Ebreo Errante ed ai Misteri del po polo, che tanta azione benefica esercitarono sui loro lettori ? Ad Eugenio Sue assegna l • qualità precipua di non essersi limitato ad esporre il male, ma di averne anche additato i rimedii. E' interessante lo studio consacrato a Zola, di cui ammira sopratutto - e non a torto - Germina!, in cui viene magnificamente tratteggiato il delitto della folla. Noi avremmo desiderato che la figura morale del grande romanziere fosse -stata completata con quale he pagina consacrata al: J' accuse I Nel capitolo quarto il Sighele domanda : esiste la suggestione letteraria ? · Risponde affermativamente e stabilisce, perciò, la responsabilità degli scrittori. Si capisce quindi .che egli debba levarsi nel quinto ed ultimo capitolo su quella letteratura dei processi in cui il prestigio del male deve esercitare tutta la sua nefasta influenza e che deve riuscire all'apoteosi del delitto. Il sociologo in questo capitolo è aiutato meravigliosamente dallo psicologo, e dal criminologo ; e tutti e tre dànno ragione al moralista , che vuole infrenate e la lunghezza e la teatralità morbose,· deleterie d1 certi processi. Si capisce subito che una certa azione sullo scrittore hanno dovuto esercitare tre grandi processi italiani, che si denominano da Palizzolo, dai Murri e da Modugno. Ma il Sighele si astiene scrupolosamente datraccennarvi. Di che non lo lodiamo. C1associamo però, toto corde, entusiasticamente a tutce le considerazioni che il Sighele espone
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