RIVISTA POPOLARE 445 Le ferrovie enropee aumentarono appena di 5000 km., in gran parte nella Russia Europea e in Germania. In Asia vi furono aumenti soltanto in india, in Giappone e in. Cina, mentre nei possessi russi la guerra interruppe ogni lavoro. In Africa fecero progressi le ferrovie in Egitto e nelle colonie tedesche , ma non nelle colonie inglesi : lo stesso accadde in Australia, a causa della situazione agricola e politica. Il sistema ferroviario americano ha un' estensione di 450 mila kilometri , dei quali 345 mila apparttngouo ai soli Stati Uniti, i quali hanno così d.a soli, in cifre tonde, ben 40 mila chilometri di più che tutta l'Europa messa. insieme. In Asia ci sono 77 mila chilometri, in Austrialia 27 mila e in Africa 26 mila. Gli Stati disposti per ordine a seconda della estensione chilometrica della loro rete ferroviaria, sono: Stati Uniti 344,672; Germania 55,564; Russia Europea 54,708; Francia 45,773; India 44,352; Austria-Ungheria 39,168; Gran Brettagna e Irlanda 36,297; Canadà 31,454· Tutti gli altri paesi hanno meno di 20 mila km. In Inghilterra nel r904 furono costruiti .appena 149 km, e diviene evidente ogni anno di più che l' Inghilterra ha oramai tutte le ferrovie di cui abbisogna , tanto più che le maglie della rete femwiaria sono pien~ di piccole linee secondarie, non computate nella statistica. Quanto allo sviluppo chilometrico in rapporto alla superficie il Belgio è in testa con 22,9 hm. per km.; seguono la Sassonia con 19,8, il Baden con 13,9, l'Alsazia Lorena con 13,6, l'Inghilterra con 11 ,7, la Svizzera e il Wurtemberg con I0,2, la Baviera con 9,8, la Prussia con 9,6. Gli Stati Uniti hanno appena 4,4 km. Lo studio dello sviluppo chilometrico in rapporto colla popolazione è di poca importanza se non si considera anche la superficie del paese poichè più rada è la popolazione e mi gliori risultano le condizioni, çome si vede dai dati riguardanti gli Stati più importanti. È quindi facile arrivare a conclnsionj errate. Cosi in questa statistica risulterebbero primi gli Stati dell'Australia, il Queesland con 97, 1 km. per 10 mila abitanti, l'Australia Occidentale con 84,7 r l'Australia meridionale con 84,3; seguono poi il Canadà con 59, 1 e gli Stati Uniti con 43. in Europa invece la Svezia ne ha 24,5, la Danimarca 13,4, la Svizzera 12,7, la Baviera 12, la Francia 11,7, l'AlsaziaLorena 11 ,5, il Baden 11 ,3. la Norvegia 10,9, il Belgio 10,2, la Germania 9,9, le Prussia 9,7, l'Inghilterra 8,8. Per avere un'idea esatta del prezzo di costruzione, le ferrovie europee debbono essere separate dal resto, perchè l'alto prezzo dei terreni e il migliore equipaggiamento generalmente ne elevano molto il costo. Nel 1904 il prezzo medio chilometrico di costruzione fu di 294,461 marchi per chilometro in Europa e di 151,409 negli altri paesi. Il prezzo chilometrico di costrUZ!One moltiplicato per il numero dei chilometri da un capitale investito di circa 90 miliardi di marchi per l'Europa e di 88 miliardi per il resto del mondo , e in totale un capitale in cifre tonde di 178 miliardi di marchi (Archiw fur Eisenbahnwesen, Luglio 1906). RECENSIONI G. ScHERM.- La Teoria Economica della Cooperazione - Voi. I - I fatti della Coopera 1 ione nei principali StatzPalermo A. Reber - 1905 - pag. XIV, 250, L. 4. Copiosa e ricca letteratura si è venuta formando - da mezzo secolo in qua - sull' argomento della (l Cooperazione n ; pur non per tanto non può dirsi che il libro del Prof. Scherma non porti un notevole contributo allo studio di questo fra i più interessanti fon.omeni sociali. Come in tante altre quistioni, anche in questa delfa Cooperazione, si va dalle esagerazioni cieche del fanatismo idolatra al riso beffardo dello scetticismo ; ora ricercare ed affermare con la serenità vera dello scienziato quella· che è la Coopera. zione, senza passione , senza preconcetti , senza esagerazioni , attingendo solo alla evidenza di una indagine strettamente obbiettiva dei fatti, ecco la méta che l' A. si prefigge. Ricercare, cioè , tra il vario modo d' intendei·e il fenomeno cooperativo , se, pur essendovi un concetto fondamentale cui tutti gli altri si riducono, o cedono, vi sia qualche-criterio che caratterizzi l'impresa cooperativa, e per il quale l'importanza, l'efficacia e la funzione che la Cooperazione adempie in vantaggio delle classi lavoratrici, non restino attenuate dalle più acute e sottili disquisizioni, che tendono infine a mutarsi in un bizantinismo accademico; - studiare i difetti, i modi, le condizioni, le difficoltà ed i limiti di applicabilità delle cooperative nella società economica moderna n. Risponde l' A. alle sue promesse, al suo assunto scientifico? Co:1 questo primo volume , che si occupa delle t< origini , della ragione e dei fatti del movimento cooperativo nei prin ci pali Stati n, l' A., pur lontano dalla meta è certo saldamente sulla buona via. Egli infatti che alle sintesi teoriche vuol la• sciarsi guidare solo obbiettivamente dallo studio dei fatti, comincia molto opportunamente con l'occuparsi della Cooperazione in Inghilterra , Germania , Francia , Austria Ungheria , Belgio , Danimarca , Olanda , Svizzera , Russia e [talia , alla quale dedica , naturalmente , più larghe ricerche. Raccoglie così, nella lunga anal 1si, ampia me~se di dati e fatti sullo svolgimento della Cooperazione in Europa, rilevando altresì la natura, la genesi , le tendenze , gli scopi, i difetti , le diffi,:oltà, le differenze di ogni singola forma di società cooperativa e rurale. E' su questa ampia messe di fatti che l' A. fonderà , con metodo positivo, la sintesi del fenomeno, studiato sin qui analiticamente , determinando i caratteri e le leggi delle Cooperative: sono altre due Parti dell'importante lavoro che l' A. ci promette in un secondo Volume che ci auguriamo di veder pubblicato al più presto. Non è a nascondersi che sarà questa la parte più ardua dell'opera impresa dallo Scherma, e non è il caso di anticipar giudizi. Noi, tra l'altro, attentiiamo ansiosi dall' A. la critica alle teorie demolitrici del Pantaleoni sulla Cooperazic;>ne, e siamo sicuri che, anche a questo proposito, l' A. saprà sempre tenersi equanimemente lontano da ogni esagerazione. Avremmo dovuto dar prima notizia di questo volume, pub· blicato sin dallo scorso anno; ma il lettore non ce ne farà un rimprovero se la nostra recensione ritardata gli gioverà a mantenere , in attesa del prossimo secondo Volume , più vivo e recente il ricordo del primo. G. CARA NO.DONVITO La ditta editrice Zanichelli ripubblica questo volume, che vide la luce anni or sono << festeggiandosi d~ 1 gli studenti del- )' Università di Bologna il 40° anno d'insegnamento di G. Carducci n. Lo stesso Chiarini ha notato i difetti del suo libro : esso, risultando di studii pubblicati a lunghi intervalli in varie parti, ci trasporta in un'epoca troppo lontana dalla nostra, quando cioè la poesia carducciana era acerbamente contrastata. Andava,quindi, il libro tutto rifatto; mapur così com'è-vivace, brillante, polemico, apologetico - il volume del Chiarini riesce soprattutto interessante per noi giovani, che - cresciuti con la più rispettosa ammirazione per la musa carducciana - ignoriamo gli ostacoli che essa dovette superare per affermarsi. E. G. GIUSEPPEDE LoRENzo- Venosa e la Regione del Volture - Con 120 illustrazioni e I tavola. Bergamo. Istituto italiano d' Arti Grafiche. 1906. L. 3,50. Rilegato L. 5. E' questo il 24° volume della Serie: Italia Artistica diretta da Corrado Ricci. Per dire di questa interessante regione del Mezzogiorno , qual' è quella del Vulture , non poteva trovarsi scrittore più adatto del De Lorenzo che nella medesima ebbe i natali. Nel De Lorenzo, infatti, sul fondo dello scienziatoun geologo già illustre benchè giovane -s'innestano il filosoto, il letterato, l'artista ed un poco anche il ·moralista. Perciò egli nel descrivere la regione attraverso i secoli, tra una citazione di Nietzsche e di Shakspeare, parlando di Monticchio, di Rapolla , di Acerenza dalla Cattedrale sormontata - strana ironia! - dalla testa di Giuliano l'apostata, di Melfi, di Rapolla, dì Atella , di Lagopesole , trova modo di dire con eleganza e con competenza di vulcani estinti, di armi archeolitiche , di zanne d'ippopotamo o di vertebre di elefante, di ceramiche appule o di ponti ed acquedotti romani, di sarcofagi romani, di chiese e di castelli più o meno andati a malè, del poeta guerriero Tanzillo e della L ttera di Byron al governo rivoluzionario di Napoli nel 1820, dei bovi della magnifica razza Fortunato, ecc., passando da un argomento all'altro senza che il lettore si accorga che tra gli svariatissimi argomenti non c'è connessione diretta per così dire logica o cronologica. Tutto lo spirito che informa lo scritto è anticlericale; d'ond
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