Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 16 - 31 agosto 1906

RIVISTA POPOLARE 437 II. Per molto tempo, i commercianti delle concessioni usarono il loro proprio sistema in ogni cosa , forzati dai costanti metodi d' affari indigeni, ai quali nessun commerciante occidentale volle sottomettersi, - metodi che pienamente esprimevano la convinzione occidentale che ogni giapponese è furbo. Nessun forestiero comprava allora qualche cosa senza averla nelle sue proprie mani esaminata, riesaminata ed esaurientemente esaminata; nè accettava ordini d'importazioni non ac compagnati dal pagamento immediato in moneta contante. Compratori e venditori giapponesi protestavano invano: essi furono obbligati a sottomettersi. Ma nell'attesa del loro tempo, cedevano nella determinazione di vincere. Il rapido ingrandimento della città estera e l'immenso capitale investitovi, provavano ad essi quanto avrebbero dovuto apprendere ancora, prima di esser capaci di far da soli. Essi guardavano senza ammirazione, commerciavano con i forestieri o lavoravano per essi, mentre segretamente li detestavano. Nell'antico Giappone il commerciante era classificato inferiore ti! contadino; ma quegli invasori esteri assumevano il tono dei principi e l' insolenza dei conq uistatori. Come impiegati essi erano ordinariamente rozzi e talvolta brutali, ma erano maravigliosamente destri nell' arte di far danaro , vi vevan come principi e pagavano alti salari. Era dunque giusto che i giovani soffrissero al loro servizio a fin d' apprendere delle cose necessarie a salvare il paese dal dominio straniero. Un giorno il Giappone avrehbe avuto, così, una marina mercantile a sè , delle agenzie bancarie e dei crediti esteri, e sarebbe stato liberato da quei superbi stranieri che nel frattempo doveva sopportare come maestri. Così l' importazione e l' esportazione rimasero interamente nelle mani straniere, dal nulla crebbero ad un valore di migliaia di mili~ni: e il Giappone fu ben sfruttato. Ma esso sapeva di pagare solamente per apprendere, e la sua pazienza era quella che dora tanto tempo, tanto da essere scambiata per il perdono delle ingiurie. Il tempo opportuno giunse :..ielnaturale ordine delle cose: l' afH.usso sempre crescente degli stranieri in cerca di fortuna diede il primo vantaggio, la. concorrenza per il mercato giapponese distrusse i vecchi metodi, e nuove ditte contentandosi di prender ordinazioni e rischi senza. il pagamento in contante resero impossibile l'esigenza di grandi anticipi. Le relazioni tra forestieri e giapponesi simultaneamente migliorarono, - perchè questi mostravano una terribile capacità per le rapide combinazioni contro il mal trattamento, non potevano essere intimoriti dalle rivoltelle, non subivano abusi di nessuna sorte, e sapevano· disporre, in cinque minuti, della più pericolosa violenza. Già il più rozzo giapponese dei porti , la feccia della plebaglia, era pronto ad aggredire alla mm1ma provocazione. Dopo vent' anni dalla fondazione de1le concessioni, quei forestieri che una volta imaginavano un!l- mera questione di tempo il possesso del!' intero paese, cominciarono a comprendere quanto avevan mal giudicata la razza: il giapponese aveva appreso maravigliosamente bene « quasi come il cinese. > Essi soppiantarono i piccoli negozi stranieri e vari stabilimenti furon costretti a chiudersi per la concorrrenza giap• ponese. Anche per le grandi ditte l'era de!Je facili fortune fini: il periodo dell'arduo lavoro s'iniziava. Nei primi tempi tutto ciò che occorreva al forestiero era fornito dal forestiero, così un esteso commercio al minuto s'accresceva sotto il padronato del grande. Il piccolo commercio delle concessioni fu condannato, qualche ramo sparì, il resto visibilmente diminuiva. Oggi il modesto impiegato estero in una casa di commercio non si permette d'abitare negli alberghi locali. Egli può prendere un cuoco giapponese con un piccolo mensile , oppure avere i suoi pasti da un restaurant da cinque a sette sen per pietanza. Vive in una casa costruita in uno stile semi-straniero di proprietà giapponese; i tappeti o le stuoie sono di manifattura indigena come il mobilio; abiti, camicie, scarpe, bastoni, ombrelli sono « J apanese make > : fin il sa pone è impresso con ra1:atteri giapponesi. Se è fumatore, compra i suoi « manilla > in un magazzino di tabacchi giapponese, pagando per scatola, mezzo dollaro di meno di un'altra della medesima qualità, comprata in magazzino straniero. I libri li compra a prezzi minori presso i librai giapponesi , che ne sono meglio forniti. Se desidera fotografarsi , va dal giap• ponese , perchè nessun fotografo estero potrebbe fotografare chi che sia in Giappone. Se cerca oggetti d'arte, visita il negozio giapponese , perchè l' altro estero prende in più il cento per cento. D'altra parte se ha famiglia, le sue compere giornaliere son fornite da· macellai , pescivendoli , lattai, fruttivendoli ed erbaiuoli giapponesi. Egli continua per un certo tempo a comprare prosciutti , conserve inglesi ed americane da qualche negoziante forestiero; ma dopo scopre che il magazzino giapponese offre la medesima roba a prezzo inferiore. Se desidera buona birra, probabilmente va alla birraria giapponese; e se ha bisogno di buon vino o_di liquori , il fornitore indigeno può venderceli a minor prezzo dell'importatore estero. Le sole cose ch'egli non può comprare nei negozi giapponesi, sono proprio quelle di cui egli non può provvedersi, cioè, d' oggetti d'alto prezzo che solamente i ricchi possono acquistare. E finalmente , in caso di malattia, egli può consultare un medico giapponese r.he si farà pagare un decimo di meno di quello che avrebbe dovuto pagare ad un medico estero nei primi tempi delle concessioni. Oggi, la vita dei medici esteri s'è resa difficilissima: essi hanno da considerare ancora un'altra cosa nella pratica della loro µrofessione. Perchè anche dimin11endo ad un dollaro il pagamento d'una visita , il dottore primario giapponese può elevarla a due e sostenere la concorrenza , fornendo anche le medicine ad un prezzo da mandare in ruina ogni farmacia estera. Naturalmente , come in ogni paese , vi sono medici e medici ; rna il dottore giapponese , che parla anche tedesco , capace di dirigere un ospedale civile o militare, non è facilmente superato nella sua professione; e la media dei medici esteri non può assolutamente vincerlo. Egli non pre-

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