Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 16 - 31 agosto 1906

RIVISTA po POLA·RE Poli tic a, Lettere DI e Scienze So e.i.ali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) · Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese rt,alia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - ]~stero ; ~nno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·soVitto1'io Emanu,ele, n.0 115 - NAPOLI Anno Xl[ - Num. 16 ABBONAMENTO POSTALE U,oma, 31 Agosto 1906 Preghiamo vivamente gli abbonati che non ancora sono in regola coi pagamenti, di volerlo fare colla massima sollecitudine. SOMMARIO: Noi: Gli avveu1mentl e gli nomJn1: ( Il papa contro la figlia primogenita della Chiesa - La. grande tragedia russa - L'ultima incarnazioni! della lotta di classe - In tema di scioperi ... [n Germania come in Italia - [ frutti amari della politica coloniale tedesca - Si rende giustizia al protezionismo - A proposito di libèristi e di li • berismo - Nella terra del servilismo ... non mancano gli uomini indipendenti - Com'era composta la Duma - N. C.: Augusto Bosco). - N. Colajanni: La preparazione alla battaglia socialista. - Angelo Crespi: Edoardo VII e la democrazia inglese. - Giuseppe Savagnone Leone: Una riforma pt:r le nostre casse postali di risparmio -- G. Cara110Donvlto: Speri - mentalismo sociale (f Cartelli delle Associazioni operaie tedesche nel r 895 - L. Hearn: Un barlume delle tendenze: economiche giapponesi·-- Mario Pertusio: Immigrazione nel Nord America - Dott. Ribocco Agostino : Fratellanza fra Latini e lllirici - lti vist,a delle 1Uv1!iJte: A proposito del voto politico alle donne ( L' Economista) - La Duma. Perchè doveva essere sciolta (Contemporary Review) - I cittadini di domani e l' ispezione medica nelle scuole ( Indipendent Review) - Contro le spese militari ( Review of Reviews) - Una nuova linea commerciale intorno al mondo (Die Gren 1boten) - Le ferrovie del mondo (Arclwv fiir Eisenbahnwesen) - Recensioni. GLI ftVVENI.MENTI e GLI UOMINI 11 papa contro la figlia primogenita della Chiesa. - Tanto touò che piovve ! Le famose istruzioni che il sommo Pontefice doveva dare sull'applicazione della legge di separazione in Francia sono state attese per circa otto mesi ; finalmente sono venute in risposta ad una lettera dello episcopato francese, che alla sua volta era una risposta alla precedénte enciclica vehementer. Da notare: la lettera.dell'episcopato francese fu concordata nel mistero e fu tenuta segreta per alcuni mesi. Cosa da Madame Angot. L' ultima enciclica che prende nome dal gravissimo uffeci.o che ha compiuto il Pontefice· respinge le associazioni cultuali ; d'onde il pericolo pel clero francese di perdere non solo gli stipendi della repubblica, ma anche i beni della Chiesa, che potranno esgere impiegati utilmente in favore del popolo. Si è discusso se l' enciclica dichiarava la guerra o la pace ; e si è criticata l' oscurità della medesima. Ciò fece imbestialire l' 0sse1·vatore 1·omano, che proclamò il ministro Briand un asino che non conosceva il latino. E che bisogno aveva il ministro dei culti e delf'istruzioae di conoscere il latino se l'enciclica era Htata tradotta in francese con l'approvazione di chi l'aveva formulata? · Il vero è che Pio X pur dichiarando la guerra al governo francese lascia qualche maglia aperta per ve• nire a qualche accomodamento e che ha fatto la voce grossa nella speranza di ottenerlo facilmente e vantaggioso. Ma le previsioni dell'infallibile questa volta come tante altre volte sono fallite miseramente. ;. In. Francia nessuno si è commosso. L'Enciclica prima delle elezioni , prima che la grande maggioranza dei francesi avesse approvato esplicitamente la separazione, poteva raggiungere l'intento; ma non ora. Del risultato negativo del documento papale, che cristianamente mirava a scatenare la guerra civile in Francia, si hanno le prove nella grande serenità di Clemenceau, ~i Sarrien , di Briand , di Barthou ecc. - i ministri attuali e in quella non minore di Combes, di BienvenuMartin, de Pelletan, ecc. - i ministri passati che fecero trionfare la legge. Ancora di più: l'eciclica è stata severamente giudicata dalla stampa moderata: Ternps, Debats, République française e non trova calorosa accoglienza nemmeno tra gli or_g;a.nireazionari come gli Eclair, La Libre pa·role, Le Gaulois. Solo alcune delle tante Oroix, scritte dai fanatici asini che provocarono la legge, esprimono ammirazione incondizionata ed ubbidienza cieca. Invece qualche cattolico eminente com0 il J onnart , governatore dell'Algeria, la biasima risolutamente. Non parliamo poi dei radicali e dei socialisti ; i quali con molta serenità osser_vano: la Francia non conosce che le sue leggi ; non si occupa e si preoccupa di ciò che si manipola a Roma. Conforme a tale pensiero è la circolare di Clemen ceau, il cui contegno è stato lodato anche dagli avversari politici e religiosi. L'enciclica in Francia darà gli stessi risultati delle proteste e delle .scomuniche contro l'occupazione di Roma. Non vogliamo lasciare l'argomento senza notare che i democratici cristiani di Francia che fanno capo al Sillon ed a Mare. Sangnier, mostrano un poco più di fegato degli omonimi italiani ed accennano a ribellarsi. Parim~nti degno di rilievo è l'affermazione, che pecca d'imprudenia, della enciclica sui sentimenti benevoli della Chiesa verso la Repubblica. Ora questa menzogna può passare a Roma ; ma in Francia ha dovuto suscitare disgusto: e in Francia del pari Je polemiche imprudenti dell'Olivier che hanno dimostrato matematicamente essere dovuta la catastrofe del 1870-71 al clericalismo della Corte bonapartesca hanno preparato il terreno alla cattiva accoglienza all'enciclicà. Qllelle polemiche inseguano che non si può essere ad -un tompo buoni cattolici e buoni francesi. ♦ La grande tragedia russa~ - L'attentato contro Stolypine supera tutto ciò che di simile si era visto anche in Rttssia, dove a centinaia sono stati assassinati i generali, i poliziotti, dove da una bomba venne ucciso l'Imperatore Alessandro 2.0 dove gli attentati dol genere superano il migliaio ... Noi non troviamo parole per commentarlo, Dovremmo stigmatizzare i rivoluzionari che seminano dapertutto

422 RIVISTA POPOLARE stragi e morte? Non lo potremmo. Come condannarli se altro mezzo contro la tirannide non sanno e non possono adoperare ? Dove le masse sono cieche e servili all'autòcrazia non possono parlare che i martiri e gli eroi col linguaggio del pugnale, del revolver, della bomba ... Ma questi attentati giustificano la dittatura mili tare e I a più scellerata e violenta reazione; questa alla sua volta giustifica gli attentati. Ecco uno spaventevole circolo vizioso dal quale non si vede l'uscita, data la best.iale .ecità dello Czar e dei Granduchi, che non sanno rassegnarsi a dare la libertà. Ed è veramente, terribilmente tragica questa si tua· zione della Russia. in cui la reazione anche feroce non riesce a rimettere l'ordine e la rivoluzione non riesce a scoppiare ed a trionfare. Vi sono due grandi impotenze: quella del popolo e quella dell'autocrazia, che con• dannano la Russia ad una anarchia, che apparisce ora• mai anche più grandiosa delle nostre previsioni , che furono sempre pessimiste. Di fronte allo sp~ttacolo della Russia rifulge la ginstezza della dottrina mazziniana, che condanna il principio egoistico del non intervento. Ma in Russia disgraziatamente non potrebbero e forse vorrebbero intervenire che due soli potenti: l'Imperatore d'Austria e l' Imperatore di Germania, i rappresentanti più puri, i soli rappresentanti del diritto divino e del dispotismo militaresco. Essi vorrebbero intervenire perchè temono che la grande, indomabile anima polacca procuri a loro nella Posnania e nella Gallizia sgraditissime sorprese. Ma i soli che potrebbero e vorrebbero intervenire non farebbero che ribadire il regime che ha generato l' anarchia attuale... Il circolo vizioso'· verrebbe rinforzato. Noi non siamo in condizioni di farci una idea della impressione che avrà suscitato in Russia l'attentato contro Stolypine; conosciamo quella europea. La stampa inglese in generale l' ha biasimato; quella francese è divisa tra l'ammiraziono sconfinata dei socialisti e dei radicali e l'orrore dell'altra che rispecchia le ansie del capitalismo. In Italia, e ce ne compiaciamo, c'è quasi unanimità. di simpatia pei combattenti contro il dispotismo; ma ciò che dà una misura del buon diritto di questi ultimi è il linguaggio severo contro lo Czar e contro Stolypine della Neue Freie Presse di Vienna. Certamente non si pt1ò evitare un senso di raccapriccio e di terrore quando si pensa alle vittime innocenti delle bombe rivoluzionarie e lo strazio di Stolypine di fronte ai figli mutilati strappa le lagrime. Ma come si possono condannare i rivoluzionari se edsi altri mezzi non hanno per attenuare le immani sofferenze di cento milioni di nomini , per vendicare le centinaia di migliaia di martiri, per punire gli sgherri scellerati del. dispotismo? Qui è il caso di r'ievocare la dottrina di MacchiavAlli giustificata da Bovio: il fine giustifica i mezzi; anzi il solo mezzo possibile. In favore dei rivoluzionari sta un grande fatto: essi accordarono la tregua sin tanto che fu a1-,erta la Dumri; ritornarono al fnrto, all'assassinio, alle stragi quando perdettero la Hperauza di liberare il popolo dall'autocrazia coi mezzi legali e vorremmo dire umani. Volevamo riprodurre dalla Tribuna e da altri giornali l'elenco degli attentati e dei grandi reati - che non si sa più se sono comuni o politici - che si sono commessi e dell'azione dei contadini; ma vi rinunziamo perchè ci sembra cosa inutile. Riassumiamo il nostro pensiero osservando : che ciò che avviene in Russia non ha precedenti nella storia; che l'eroismo di alcuni suoi figli è talmente gigantesco che comincia anche in noi ad attecchire la speranza del trionfo della giustizia per mezzo dei pochi che costringeranno lo Ci.arismo a capitolare. ♦ L' ultima inoarnazlone della lotta di classe. - L'Italia è minacciata da un nuovo sciopero, che, se Dio vuole, l' avvicinerà alla Russia: Le Guardie di città, le Guardie carcerarie, i Reali Carabinieri, i bottoufficiali di marina, quelli dell'esercito si agitano, protestano, votano ordini del giorno, mandano lettere ed articoli ai giornali invccand.o a grandi voci dei miglioramenti nelle loro condizione economiche Se no... se no. metteranno in libertà i signori ladri e potranno anche prestar loro mano forte. Hanno torto o ragione? Pa.re che abbiano ragione nella sostanza e nella forma. . Per la sostanza essi dimostrano, che i loro stipendi sono inferiori e di molto a quelli degli impiegati di uguale categoria in altri rami di servizio. Per la forma, visto che il solo modo di farsi asco! tare in Italia è quello di protestare e di minacciare, essi imitano i ferrovieri, i professori secondari ec. ec. e domandano i miglioramenti che credono indispensabili. Lo stomaco e il cervello dei carabinieri ec. hanno · le stesse esigenze di quelli dei ferrovieri, dei tessitori, dei contadini ec. ec., è gim~tissimo quindi che quelli si vogliono mettere a livello degli altri per soddisfarle. La loro fonzione è altrettanto ·1tile? Gli anarchici lo negheranno; ma tra gli ste..:;si sindc:1.calisti rivoluzionari, a quattrocchi, ora come ora, cioè prima che arrivi il millennio, riconoscono cbe un certo bisogno di guardie, di carabinieri c' è... E' logico dunque, che anche questa manifestazione, principio di secolo, della lotta di classe venga difesa ed appoggiata. E la difende a denti strette l' Avanti I mentre i reazionari, pur scanda)izzandosi del fenomeuo , vorrebbero ve::lere contenti e fedeli quelli che sinora considerarono come difensori sicuri delle loro situazioni priv1legiate e perciò a loro favore assai volentieri vorrebbero allentati i· cordoni della borsa dello Stato. Ironia a parte si deve riconoscere cbe queste manifestazioni costituiscono un sintomo grave, di cui il governo è il maggiore responsabile. Il governo è responsabile perchè da gran tempo si riconosce che la condizione di qnei funzionari ha bisogno assoluto di miglioramento : lo ha. riconosciuto pei carabinieri un uomo d' ordine, imparziale e intelligente,. qual' è l'on. genera] e Del Verme. Ma se tali bisogni si conoscono da tempo nelle sfere governative, perchè si indugia a provveierej> Dell'indugio si può tentare una giustificazione: per migliorare la condizione economica di tutto l'immenso esercito burocratico occorrevano i milioni che nel bilancio non c' erano e che nessuno os::1.vadomandare ai contribuenti, la cui grande massa vive in condizioni assai più infelici dei funzionari di minimo ordine. Ciò è tanto vero che in Italia tutti- vorrebbero entrare nello esercito burocratico .... salvo l'indomani di esservi entrati a dichiarare intollerabile la propria situazione. Ora che il bilancio è in avanzo da parecchi anni si capisce che i bisogni si facciano innanzi con più msistenza e con maggiore coraggio. Ma pare altresi che sia massima sacrosanta dei governanti italiani di non prevenire mai le agitazioni soddisfacendo tutte le legìttime esigenze di coloro che potrebbero promuoverle e prendervi parte, ma di farsi strappare le concessioni colle minacce e colla violenza atlinchè nessuno resti loro grato. D' onde il fenomeno con:ita.tato parecchi anni or sono da Bonghi e da Villari: essere l' Itali'\ il solo paese del mondo, in c 1i i maggiori nemici dello Stato sono i s11oi funzionari Di questo stato di cose si ebbe da recente un sin• tomo assai caratteristico. Una commissione di professori universitari si presentò all'on. Fusi nato invocando miglioramenti alla posizione economica della loro classe: la sola. che non ne ha ricevuti dalla legge Casati in poi , cioè dal 1859. Il Ministro della Pubblica Istruzione riconobbe giusta la loro domanda, ma apri loro le mani e disse esplicitamente: Agitatevi I Oosì potrete ottenere soddisfazione.

RIVISTA POPOLARE 423 Non è strano . non è paradossale , ,·orremmo dire non è russo o cosacco questo consiglio di un su peri ore l . . .r . . ? ag 1 m1enon .... Ma tale fu e resta. E i professori si agitano e si riuniranno a Congresso in Milano a fine settern bre. Ma eon 'l 11al pro? Essi non hanno buone armi. ill mano: sono di carta sci11pata.. Minacce~anno lo sciopt=>ro? Lo metteranno in pratiéa? Figurarsi che bazza per gli studenti: saràla prima volta che essi forse acclameranno con entu siasmo vero ai loro maestri .... Il pubblico italiano sorriderà e farà coro agli s tudenti. Il pubblico italiano si allarmerebbe dello sciopero dei carabinieri e delle guardie carcerarie ; 1i;a guarda con occhio malevolo alle unive·rsità, cbe ritiene trasformate in fabbriche di sovver;:;ivi. Si agitano pure i magistrati e volevano tenere un Congresso che venne scongiurato dal quos ego del1' on." Gallo, che del resto p,._,mi-;e loro i chiesti miglioramenti. E se facessero sciopero · i magistrati ? Forse comincerebbe il regno della giustizia ... 4 In tema di scioperi ... In Ger.mania come in Italia. - Da 1rn pezzo 0011 si parlava in Itali!t, di scioperi che terminano colla :-:a:;saiuola e colla repressione sangninosa. Nel Vercellese se n'è svolto uno grandioso tra i risaiuoli; ma gli scioperanti non hanno guastato la loro buona causa e si sono comportati civilmente e dopo nnmerosi episodi e lunghe trattative pare che si sia vicini ad un a11iiehcvole componimento senza che ci siano stati da deplorare incidenti dolorosi Lo sciopero dei risaiuoli del Vercellese ha provocato un ordine del giorno del Consiglio superiore del lavoro, che suona biasiiuo pel governo. Questo abolì l' antico regolamento del la\'oro nelle ri~aie del 1866 senza sostituirvene alcun altro. Non così a Bari dove appena le indus.trie accennano ad affermarsi, tanto per incorl'lggiarle, cominciauo gli l:lCioperi. I sassi volarono, le truppe intervennero e ci furono dei feriti. I sassi volarono prima contro lo stabilimento De Blasio per intimorire i Kl'umiri: è il ·corrispondente del!' Avanti I che lo confessa nel C01·- 1·iere delle Puglie; e volarono dopo contro le truppe quando la polizia intervenne i II difesa del primo. Ma fortunatamente uon ci furono 1uorti. . Intanto a sbugiardare i socialisti italiani, che con leggerezza fenomenale dello intervento delle truppe negli scioperi hanno fatto il carattere patognomonico della inciviltà, del governo italiano sono veuuti i fatti di Norimberga. Sembra la cronaca di uno sciopero italiano. Gli scioperanti della fabbrica di lltotori Union aggrediscono i Krumiri; la polizia. interviene ed ha la peggio ; allora interviene la truppa che carica la folla colle baionette. Risultato : una ragazza uccisa dagli scioperanti, di.eci agenti di polizia feriti, cinquanta arresti, un grandissimo numero di operai feriti .... Ed ecco la Baviera che fa parte dell' llnpero Germanico squalificata e tolt,t dal numero degli Stati civili! · La verità è diversa: dovun 1ue si afferma l'inciviltd degli scioperanti si ha la reazione incivi~ della polizia e delle truppe. ♦ I frutti amari della politica coloniale tedesca. - lJt1.~a ·Ja spartizione antica del mondo aperto ai ladroni, agli Stati ultimi venuti non restarono che le ossa spolpate: roba da cani. Cosl all'Italia toccò l' Eritrea, alla Germania che raggiunse l' unità insieme al nostro . paese toccarono alcune zone del1'Africa orientale ed occidentale. Quali frutti abbia raccolto l'Italia sappiamo tutti per amara esperienza. Li ha raccolti peggiori la Germania. E dire che è abitata da una razza superiore, cui si attribuiscono caratteri speciali per la coloniz zazione ! La Germania come l'Italia non ha potuto riversare nelle proprie colonie l' eccesso della sua popolazione; la Germania come l'Italia-ma meno dell'Italia perchè non si trovò di fronte un impero come quello di Menelick- ha visto s~onfitte le sue truppe dagli Herero; la Germania come l'Italia-e un poco più dell'Italiaha speso un miliardo e trecento mili0ni in Africa per raccoglierne appena quattrocento ; la Germania. ha avuto i suoi Livraghi nel principe Arenberg, nel signor Horn, nel barone Jesko von Puttkammer e in altri volgari aSSJSSini, che in patria si guadagnerebbero la. galera e la ghigliottina e nelle colonie possono pas• sa.re per eroi. L' Italia ebbe gli scandali dei muletti nei qnali una collaressa dell'Annunziata si assicura che ebbe parte non piccola ; e la Germania forse ha di peggio. La Germania puritana che si scandalizza della. corruzione latina., ha il suo piccolo Panama. L'affare dei muletti in Italia restò nell'ombra; ma le ruberie dell' impresa. Ti ppelskirck as,.,11mono forma. solenne. Un depnt.&.to clericale, l'Erzberg< r, le ha de- ~ n11nziate da tempo al Reichstag. Lo scan.Jalo non sta nella quantità dei milioni - e non sono •pochi - rubati allo Stato nelle forniture; ma nel fatto che il prodotto di quei furti va in parte nelle tasche del ministro Podbielski, che ·prima di divenire ministro era direttore della Casa incriminata, ma che assunta l'alta carica senti il dovere di sbarazzarsi di tutte le azioni che possedeva cedendole.... a sua moglie!! Oh ! la ign~bi!e ipocrisia; oh la schifosa moralità, delle razze su per1on .... Di fronte alla partecipazione della moglie del mi• nistro negli affari della Casa Tippelskirch, impdlidisce la notizia del Lokal Anzeige1· - giornnle ufficioso di Berlino - sui prestiti fatti dalla stessa casa ad un qualsiasi maggiore Fischer. Si è parlato con insistenza delle dimi:;sioni del ministro Podbielski ; ma sinora. non sono un fatto. E sapete perchè? Perchè egli è amico dell'Imperato.re Tartarin, che lo protegge .... Come uomini ci addoloriamo di qneste vergogne; come Italiani proviamo piacere che i moralissimi Tedeschi ci lascino indietro nelle cose turpi. Hanno preteso darci tao te lezioni I Anche i Tedeschi oggi provano che il brigantaggio collettivo , cioè la politica coloniale serve , come ha provato il nostro direttore nel libro dal titolo identico, alla coltura intensiva della violenza e della corruzione. ♦ Sl rende giustizia al protezionis.mo. - A proposito di un articolo di Marcel Plessix, che in fondo contro la concorrenza americana consiglia un limitato Zollverein europeo, nella 1ribuna del 19 agosto è apparso un notevole commento col titolo : guerra economica che ci ha procurato grande soddisfazione. Ne riproduciamo integralmente questo brano in cui si occupa della quistione dal suo punto di vista più generale: " Ma la cosa essenziale è questa ; che anche per pure ragioni economiche, LlU=.i. politica liberista o protezionista non ai fa con piena libertà di scelta, nè sempre conviene l'una politica, nè sempre convitine l'altra. ,, " Un paese che sotto la spinta ,teli' accrescimento della popol<1.zionesi trasforma da agricolo in industriale,- deve necessariamente circondarsi di dazi protettori. Questo dice il raziocinio, questo dicono i fatti : la storia delle nazioni che prima di noi si tra.sformarono in industriali, parla chiaramente: è una fase che, senza eccezione, rlnghilterra prima, poi la Fran- «:ia, poi la Germania, hanno attraversato. E' soltanto quando questa trasformazio11e sia interamente compiuta e si sia acqui• stata una deci3a prevaleuu sul mer-:a.to interuazionale , che

424 RIVISTA POPOLARE il prote~ionismo diventa dannoso ; ed allora l' abolizione dei dazi i•rotettori diventa imprescindibile. Ma allora e solo allora.,, " Ecco percbè nd!!:t storia economica del XIX secolo il primo mercato che si apre al libero scambio è quello che i;ta all'avanguardia dello sviluppo industriale: è l'Inghilterra. ,, " Ecco perchè il liherismo britannico, imitato da altri paesi, che non ancora aveano compiuto la loro trasformazione indu- · striale, non ebbe che breve vita. ,, · " Ecco perchè liberi scambisti oggi non possono rimanere che i paesi situati ai due estremi dell'evoluzione economica, quelli cioè che himno compiuto la loro trasformazione industriale, non solo, ma banno anche acquistato un'assoluta preminenza sul mercato internazionale, e quelli - i paesi nuovi, di scarsa popolazione, esclusivamente agricoli-che dall'ioiz10 della trasformazione in industriali sono ancora lontani. ,, " Ecco perchè tutti gli altri sono e rimangono protezionisti, o se pure t.i aprono per un momento al libHo scambio, sono condannati poi a rientrare nel loro guscio dalla necessità ferrea delle cose. ,, " E!l ecco infine-ritornando alla tesi del signor Plessix - la vera ragione che ostacola ed ostacolerebbe una unione doganale latina, e che dimostra quanto sia niente più che una vaua illusione la speranza di riunire in un solo grande mercato economico d'Inghilterra con la Francia, l'Italia e la Spagna! ,, '' Volete creare dei fasci economici di questa specie, tra nazioni così disparate nella evoluzione loro, mentre i fatti ivi di mostrano chiaramente che p~rfino la compagine politica è minacciata nell'impero degli Absburgo da ciò, che l'Ungheria., per trasformarsi in industriale, sente vivo il bisogno di una politica doganale autonoma , che non ha, e che aspira ardentemente ad avere Y ,, •· " Materialismo storico! E percbè no, quando e11so ci spiega CJrti fatti in modo 1emplice e chiaro Y ,, Se di già lo stelloncino non fosse riuscito troppo lungo daremmo le osservazioni del De J ohannis (Eco· 11omista 26 agosto) sullo stesso articolo del Plessix. Vedrebbero i lettori quanta acqua egli ha messo nella sua antica intransigenza liberista e con quanta prudenza egli raccomanda di attenuare il protezionismo I Il commento della Tribuni, è firmato: II. Freiherr, M-a chi si nasconde sotto questo pseudonimo? forse il colonnello Barone , che si assicura essersi lealm('nte convertito dal liberismo al protezionismo? ♦ A proposito di liberisti e di liberismo. - L'ottimo 8Ìgnor Edoardo Giretti, - che riteniamo sinceramente un galantuomo, ma che ha perduto la testa per la s11a fissazione contro il dazio sul grano - ha aspettato due mesi e mezzo per accorgersi che lo zotico gli aveva assestate aLune legnate nel nnmero del 31 maggio, e eh' erano state meritate e che furono forse insufficienti per farlo rinsavire. Il signor Giretti, che non ha potuto digerire il pane di Baunei,-egli voleva farlo mangiare a Colajanni, ma questi lo costrinse ad ingoiarlo sino all' nltima bricciola : ed era pane nero e con molta terra ! - si atteggia a vittima della violenza di linguaggio dello zotico e dice che potrebbe sfidarlo , ma che egli non lo può , perchè fa parte dell' associazione contro il duello ..... Ecco qua. N ell' articolo dello zotico c' e1·a una frase che ha dovuto far perdere la calma al signor Giretti: quella che lo considerava come un Cobden da st,rapazzo. Ma Santo Iddio ! Ha egli smarrito siffattamente la tramontana di pretendere di essere considerato come Cobden suf serio? E non riflette che chi per tale lo prendesse si coprirebbe di ridicolo?. Del resto il signor Giretti sa che quando egli ha polemizzato cortesamente è stato trattato con cortesia; ma quando, a costo di buone ragioni, ricorse alle insinuazioni ed allo spirito più sciocco e più volgare, in queste colonue nelle quali si chiama pane il pane e asini gli asini, gli si dette quello che gli spettava. Colpa sua se la lezione fu dura; un' altra volta non farà il provocatore. Del resto noi siamo sicuri che lo zotico-Colajanniè pronto a chiedergli tante scuse della datagli lezione purchè il signor Giretti risponda con fatti e ragioni a ciò che lo zotico scris-ie e senza accennare ad i potetiche sfide, che non sarebbero accettate. I nostri amici potranno leggere gli sfoghi fànciulleschi del Cobden di Bricherasio nella Libertà economica del 24 agosto. ♦ Nella terra del servilismo ... non mancano gli uo:m.ini indipendenti. - Una lettera agro-dolce da Caiwrta ci avverte che siamo stati ingiusti non ricordando che nella medesima provincia ci sono stati esempi d'indipendenza politica nella lotta che venne sostenuta dal collegio di Caserta, nell'altro di Gaeta e più recentemente in quello di Nola nel sostenere e fare trionfare l'uno Agostino Santamaria,- figlio del magistrato ilh1stre, che seppe da Ministro di grazia e giustizia pronunziare una frase rimasta ce• lebre e che rimaoe ad indicare la sua fierezza e la sua rettitudine; - l'altro il professore Canterano il terzo l'avv. Della Pietra. L'indipendenza politica dei tre collegi, si aggiunge nella lettera, venne ribadita dal contegno lodevole tenuto dai due primi in Parlamento. A noi non erano ignoti questi casi; anzi diremo che conosciamo ed apprezziamo molto tanto il Santamaria quanto il Cantarano. Non conosciamo il terzo. Del primo avevamo anche letto le parole sdegnose rivolte ai suoi amici del collegio proprio in occasione della candidatura a consigliere provinciale del!' onore• vole Schanzer. Ma non sentivamo il dovere di atte nuare il nostro severo giudizio perchè del contegno dei due deputati. non credevamo che il merito potesse risalire ai loro elettori, almeno alla grande loro maggioranza, che, scegliendoli, più che dai criterii politici furono mossi da quelli personali rinforzati dagli antagonismi mnnicipali. Saremmo più che soddisfatti se ci si mostrasse che siamo caduti in errore. Intanto a darci ragione è venu_toil consiglio provinciale di 'rerra di Lavoro; il quale con quarantafre voti sopra qum·antasei votanti no: minò suo Presidente l' on. Schanzer. Il quale non s1 dette nemmeno la pena di assistere alle sedute del Consiglio, che faceva suo, tutto suo, l' atto di servilismo dei mandamenti di Trentola e di Caserta. ♦ Com'era composta la Dum.a. - Il deputato Borodjn ha dato queste interessanti notizie sui 448 deputati presenti alla Duma il 14 l11glio. Solo 66 membri erano in età superiore a 50 anni ; 3! erano sotte 30. L'età media dei democratici costituzionali era di 41 anni; di 35 dei deputati del partito del lavoro. Due deputati erano analfabeti ; 84 autodidatti; e 111 avevano soltanto l'istruzione primaria. Per la religione 339 erano Greci-ortodossi, 4 vecchi credenti, 63 cattolici, 14: luterani, 14 maomettani, 11 ebrei. Come razza gli Ebrei erano 13, ma 2 erano di religione cristiana. Per la nazionalità: 263 Grandi Russi, 62 Piccoli Russi e 12 Russi Bianchi ; 5 L Polac0hi, 6 Lituani e solo 4 Tedeschi. Per la condizione sociale: quasi metà o 264 erano contadini, 164 membri delle nobiltà, 14 preti, 11 negozianti; 162 contadini proprietari, 114 proprietari di terra, 38 avvocati, 23 insegnanti, 19 medici, 14 professori, 5 ingegneri e 5 editori. Vi erano 25 lavoratori. NOI ♦ Augusto Bosco.- E' morto ali' improvviso in Roma Augusto Bosco. Insegnava statistica nell'Università di Roma ed era il prediletto dell'illustre Luigi Bodio.

RIVISTA POPOLARÈ 425 Di Lui rimangono vari lavori importantissimi di statistica applicata e principalmente di statistica nominale. Negli ultimi tempi facendo parte del Commissariato dell'Emigrazione si era occupato di questo fonomeno tanto interessante per l'Italia e crediamo che l'ultimo suo lavoro tratti per lo appunto della Emigrazione dei lavo'ratori della ter1·a. L' elenco delle sue pubblicazioni riuscirebbe molto lungo; mi limito, perciò, a ricordare: L'omicidio in Europa; L'omicidio negli Stati Uniti; La delinquenza in vari Stati di Europa e I divorzi e Le separazioni pe1·sonali dei coniugi (Roma 1903) Gli ultimi due sono due grossi volumi , nei quali con rigorosa metodologia i due importantissimi argomenti erano t.rattati esaurientemente. Erano in corso di stampa le i-iue Lezioni di Statistica dettate nell'anno scolastico 1905-~06. Da molti anni ero legato a lui da amicizia fraterna rafforzata dalla comunanza delle vedute scientifiche e sempre Io sperimentai buono . cortese, desideroso di aiutarmi in tutte le mie ricerche. Ed ora egli non è più! Lascia desolata la famiglia che lo idolatrava. inconsolabili gli amici ; e la::icia un vuoto che difficilmente potrà essere colmato nel campo scientifico. N. C. La~re~arazione alla~atta~soliacialista Alla vigilia del Congresso socialista, che si terrà in Roma nel mese di ottobre, i gruppi e le tend~nze, - che si erano manifestate a Bologna, che meglio si sono delineate dopo le batoste del:e elezioni del 1904 e dopo gli ultimi ridicoli e dannosi tentativi di sciopero generale con relative dimissioni del gruppo parlamentare - si sono affermati con una solennità eccezionale. Ciascun gruppo e ciascuna tendenza ha lanciato il suo manifesto come preparazione alla battaglia prossima, che sarà incruenta e che potrà finire con un embrassons-nous, che si legge tra le linee degli attacchi e delle rettifiche. Dicono apertamente i manifesti che le tendenze principali sono tre: dei riformisti, degli integralisti e dei sindacalisti rivoluzionari. C'è poi Ferri eh' è in disaccordo o in accordo un pò con tutti. Nel seno di ciascuno dei gruppi che le rappresentano, come in tutte le associazioni umane, che non sono sottoposte a sillabi, cì sono delle sfumature e delle divergenze, specialmente su punti secondari e sulle quistioni del momento. Così mentre l'accordo sindacalista non è completo tra Leone e Labriola; mentre Cabrini, che firmò il manifesto integralista ha dovuto fare parecchie rettifiche ed obbiezioni al manifesto, cui ha risposto sollecito il Paoloni; nello stesso tempo qualche divergenza si è fatta strada tra i riformìsti sull'attitudine da tenere verso gli amici-nemici, o nemici che non sanno trovar modo di divenire amici. Tu rati, ad esempio, se la prende cogli integralisti, il cui manifesto dich~ara un logogrifo lanciato per darsi il gusto di spiegare la propria ragione di essere foggiando due tendenze estreme fra le quali vogliono assidersi papeggiando. Bonomi invece ritiene non difficile un~ intesa tra rijonnisti, integralisti e ferriani purche Ferri abbandoni, sen,ta alcuna resistenza l'illusione s"'!a d'una unità in cui tutti i metodi abbiano piena cittadinanza e pieno diritto di tirare contemporaneamente verso i quattro punti del/' orizzonte l' attività del partito, e purchè l'ala riformista consenta non già a sentir condannato il suo metodo, ma a veder b~n separate da lei quelle vere e proprie degenera- :poni, contro le quali è bene mettere in guardia, fino da ora, il movimento socialista; mentre l'Andriulli altro riformista, è feroce più di Turati contro i sindacalisti, dei quali rileva la contraddizione massima in quanto propugnano ad un tempo, suffragio universale e azione diretta e coi quali non vuole nè unione, nè federazione. Non occorre ripetere ciò che spesse volte rilevai: nelle tendenze hanno larga parte le sirnpatie e le antipatie personali; ma prima di esporre ciò che ciascuno dei tre gruppi domanda nel momento presente e spera fare prevalere nel prossimo Congresso giova gettare uno sguardo sui firmata rii dei tre manifesti. Al manifesto dei riformisti che partì dalla Federazione socialista di Reggio Emilia, hanno aderito: Turati , Bissolati, Treves , Zerboglio, Badaloni , Prampolini, Canepa, Chiesa, Vergnanini, Benesi, Masini, Babini, Pignatari, Salvemini, Bonomi, Bocconi, Montemarti ni, Varazzani ec. ec.; una magnifica accolta d' intellettuali, di deputati, ex deputati e futuri deputati. Quello degli indecralisti tra i più noti porta le firme di Morgari, Rondani, Rigola, Cabrini, Francesco Ciccotti ec. cui fanno corona gran numero di direttori di giornaletti _locali, di associazioni e di lavoratori ·autentici. Evidentemente la forza del numero sta con loro; e le previsioni sull'esiro di un Congresso, dove le rappresentanze vengono selezionate artificiosamente e dove molto può l' imprevisto - cioè l'azione immediata su masse incolte, impulsive e sentimentali dei discorsi di uomini come Ferri, Turati , Treves , Labriola ec. - fossero possibili anticipatamente si potrebbe affermare che a loro dovrebbe arridere la vittoria. Tra i sindacalisti e · rivoluzionari dovrebbero trovarsi prevalenti i lavoratori; ma ~ono di gran lunga più numerosi gl'intelletruali; e vi prevalgono, i meridionali cioè i rappresentanti delle regioni d'Italia dove più fiacco, più falso e più ammalato è il socialismo. Tutto sommato i sindacalisti danno l'idea di essere un associazione di caporali emeriti - Leone, La brio la, Guarino, Walter Mocchi, Monicelli, Lazzari, Orano ec. - alla ricerca di soldati. Ferri sta da sè, pur tentando di stare con tutti; e come nella scienza cercò di mettere di accordo Marx, Spencer e Darwin, così ù.ell'azione politico-sociale vorrebbe, entro certi limiti, mettere di accordo riformisti, integralisti e sindacalisti rivoluzionari, ma non trova seguito, tra i capeggianti; egli commenta, consiglia e quasi si direbbe che vorrebbe comandare, ma non riesce ad essere ascoltato neppure tra i suoi collaboratori dell'Avanti l Con ciò non è detto, che al Congresso le parti non si spostino e le sue eminente qualità fisiche e intellettuali non gli diano come altra volta, il trionfo formale del momento. + Che cosa dicono e cosa vogliono i tre manifesti? Cominciamo dai riformisti. Vogliòno anzitutto salvare il partito, separandolo dalle concezioni inconciliabili coi suoi principi; vogliono l'unità vera fondata sull'unicità della concezione fondamentale. La quale non va ricercata nel pro.gram ma, nella sostanza; ma nel nietodo da seguire per realizzarlo. Il quale è noto; ma si riafferma in questi termini: Il Partito deve procedere accanto al moto operaio, illuminarlo intorno ai suoi destini, consigliarlo nelle sue lotte economiche e sopratutto rappresentarlo nelle assemblee p.,litiche, è convinto che la rivoluzione socialista si compia meJ1ante conquiste successive, e per questo dà opera ad accrescere la forza fisica e intellettuale del proletariato, sia volgt:ndo a questo scopo l' opera dello Stato e dei Comuni, sia mediante:: tutte le forme che, come la resistenza·, la cooperazione ecc., possono accrescae, non solo il benessere economico, ma la ca pacità della classe operaia a dirigere la produzione. li partito si

426 RIVISTA POPOLARE serve, oltre che ddl' azione economica esercitata dal proletariato nelle sue organizzazioni, delL:ip'one politica che gli è specialmente affidata. Quest' azione politica non ha quindi un valore puramente negativo, al contrario essa è diretta a conquistar maggiore libertà per il movimento operaio, maggiori aiuti dallo Stato e dai Comuni per lo sviluppo delle forze e dell' intelligenza proletaria, maggiori protezioni deU' operaio contro l'eccessivo sfruttamento capitalistico, e finalmente maggiori riforme (antifiscali, antimilitari, laiche, ecc.) dirette a elevare le condizioni generali di ambiente. Ma per l' estrinsecazione di questa opera, il Partito socialista non può avere avversioni aprioristiche. Per il partito socialista lo Stato è un organismo di origine borghese, a cui le verie forze politiche imprimono la direzione che loro conviene, perciò la forza politica del proletariato ha anche essa interesse a servirsi dello Stato, dirigendolo , per quel tanto che le sut: ancora scarse energie lo consentono, verso i propri scopi. In conseguenza il Partito socialista non è nè antistatale in tutti i momenti e in tutti i casi, nè intransigente in tutte le evenienze. Esso, al contrario si serve dello Stato e delle alleanze con partiti affini, quante volte creda, dopo matura discussione, di gio,·are alla causa proletaria. Infine il partito dt:nuncia nel cosidetto antistatismo del sindacalismo rivoluzionario una resurrezione dello spirito individualista, borghese, secondo il quale tanto il passaggio dei servizi pubblici allo Stato o al Comune , quanto la legislazione operaia che limita lo sfruttamento capitalistico, costituisconocome ripetono oggi i sindacalis_ti rivoluzionari - un ostacolo al pieno sviluppo della produzione. + È chiaro: l'azione dei rif.onnisti è rivolta a preferenza, anzi esclusivament'e, contro il sindacalismo rivoluzionario. Vengono gl' integralisti e per cominciare una buona integrazione ... propo.1.gono l'esclusione dal partito tanto dei sindacalisti rivoluzionari quanto dei r!formisti, che si sono trasformati in un vero partito radicale di governo sotto e con la borghesia, rimandando ad un remotissimo avvenire, anzi alle calende_ greche e come valore d'ipotesi il programma massimo. Ma è notevole l'accordo degli integralisti coi riformisti nella critica del concetto fondamentale del sindacalismo rivoluzionario. I primi respingono recisamente il metodo di quegli altri - Lazzari, Labriola, Leone - << o perchè dominati dalla promessa dottrinaria di sostituire alla socializzazione la con quista corporativista dei mezzi di lavoro, al socialismo il liberismo di classe eh' è .filiar_ione di un ritorno alla concer_ione indiv1duali:;tica; o perchè preoccupati di affrettare la redenzione definitiva del proletariato, discreditando la conquista dei poteri, ed ogni azione legislativa, abituando il proletariato a considerare inefficace ogni mezzo di lotta che non sia lo sciopero o il conato violento .... distolgono la classe lavoratrice dalla positiva azione quotidiana organizzatrice, conquistatrice eJ autodidattica con la illusione di una forza rivoluzionaria che si irregimenta per attender I' ora d'infrangere d' un colpo le catene n. Perciò gl'integralisti consigliano le masse a buttare in mare i condottieri ed a fraternizzare ... buttando in mare tanto i riformisti quanto i sindacalisti rivoluzionari. Intanto essi affermano questi tre punti carè.inali, oltre il noto programma massimo del socialismo marxista, ché in parte contengono qualche cosa di dottrina e in parte riguardano il metodo. Eccoli: r. Il partito socialista è repubblicano per definizione. 2. 11 partito socialista conl>idera lo sciopero generale politico un me.lzo formidabile di lotta, cui si può fare estremo ricorso di cir..:ostanze eccezionalmente gravi. 3. Il partito socialista disapprova l' azione convulsionaria basata sulla violen 1 a sistematica ; ma non oppone pregiudiziali ali' eventualità storica della crisi violenta, che può af· facciarsi inevitabile per ristabilire il corso della evoluzione normale quando venga arrestato. Il primo punto differenzia sostanzialmente gl'integralisti dai rijòrmisti. I quali su di esso hanno serbato un silenzio davvero eloquente, eh' è reso tanto più significativo pel fàtto ehe il loro manifesto è venuto dopo di quello degli integralisti. Non verrebbe giustiGcato pienamente il sospetto che Labriola ha formulato nettamente nell' ultimo numero del MouJJeinent Socialiste sulla intenzione dei riformisti di pervenire al governo sotto la monarchia? , è è più esplicito in proposito Enrico Ferri, che si è dichiarato anlimonarchico, ma che ha paura di affermarsi repubblicano, tanto per non farsi intendere. Però nessuno crede che egli voglia essere ministro della monarchia sabauda e molti lo reputano più adatto ad essere qualche cosa di più: re senza corona tra le turbe socialiste. Sul secondo e terzo punto il dissenso tra integralisti e riformisti, e' è ma attenuato: è di grado, non qualitativo. Si comprende, perciò, che i riformisti i quali sono tali perchè giustamente preferiscono il metodo evolutivo, come metodo di elezione, simpatizzino vivamente cogli integralisti. Tra i quali potrebbe trovare posto comodissimo il Bissolati. Se miJitassi tra i socialisti per parte mia accetterei senza riserva questi tre punti degli integralisti, d_ando però il valore d' ipotesi al programma massimo. + Eccoci ai sindacalisti rivoluzionari. Il loro manifesto, assai temperato nella forma e n~lla sostanza, - di una moderazione insolita, che ha sorpreso anche Ferri - brilla anzitutto per l'assenza di vera polemica. Agli integralisti ed ai riformisti che esplicitamente li hanno accusati di non essere dei veri socialisti, ma degli individualisti travestiti alla moderna essi rispondono sdegnosamente di essere i soli rimasti fedeli alla dottrina enunciata nel manffesto dei Comunisti. Come si vede non è la modestia il loro forte. Ma se mancano di questa virtù, che spesso non è che della ipocrisia laidissima, essi fanno mostra di molto coraggio e di non poca sincerità. I sindacalisti, infatti, dopo avere dichiarato che sono insorti con una propaganda nemica di dogmi e di principi immutabili(?!) ma tutta animata di spirito combattivo, battagliera , ardente, suscitatrice (? !) contro I a dègenerazione italiana del_marxismo, rivendicano a loro titolo di onore che sotto l'influenza di tale propaganda si sia compito il mirabile sciopero generale del 1904, l'unica pagina di bella elor.Juenza scritta nell'arida storia del recentissimo socialismo ita:iano , ricco soltanto di farse elettoraii e di gare oratorie parlamentari, scolate gloriosamente in voti ministeriali >l. Non riesco a comprendere la inimicizia coi dogmi e coi principii; non so vedere perchè s' inorgogliscano della propaganda suscitatrice , non avendo sinora che suscitati dei fiaschi. Ma francamente lodo il coraggio nell'assumere tutta intera la responsabilità dello sciopero del 1904. Tale franchezza è assai più ammirevole della viltà e della equivoca condotta di molti integralisti e riformisti, che non seppero a tempo debito combattere lo sciopero generale e che ne declinarono la responsabilità solo quando lo videro fallito miseramente. Dichiaratisi nemici dei dogmi e dei principii, i rivoluzionarii non si danno alcuna premura di Jefìnirsi e di far sapere in che consista rigorosamente il sindacalismo e si limitano a riaffermare energicamente la intransigenza nel metodo della lotta di classe e la fiducia illimitata nello sciopero generale, come sinonimo della finale espropriazione capitalistica, come simbolo della guerra sociale e nòn come misero espediente di piccola politica occasionale. L'inimicizia coi dogmi e coi principii viene illustrata meglio colla dichiarazione che essi riconoscono lo sciopero generale come tratto distintivo della loro azione generale. Troppo piccolo questo tratto per potere distinguere un partito così superbo e così reciso nella critica degli altri partiti! l sindacalisti che da due anni ci avevano s bi tua ti

RIVISTA POPOLARE 427 ad una violenza di linguaggio straordinaria, e spesso di una volgarità ributtante in bocca di taluni, contro i falsificatori del socialismo, in questo manifesto non inveiscono contro i rifvnnisti; molto meno contro gl' integralisti. Ma quello eh' è più non vogliono distaccarsi nè dagli uni, nè dagli altri. Più recisamente ancora nella citata rivista francese Labriola sconsiglia le scissioni e le espulsioni, giustificando il proprio pensiero assai sofisticamente. Dei loro ultrapacifici e inattesi sentimenti unitari si ebbe un anticipo sint:omatico nella proposta esplicita di fusione coi riformisti che venne approvata dalla Federazione socialista di Milano, che a grande maggioranza votò l'ordine del giorno Suizani; proposta che venne respinta e derisa da Turati e dai rfformisti. Perchè i lupi di ieri si sono oggi mutati in mansueti e pacifici agnelli ? Si direbbe che i sindacalisti temano di essere espulsi dal partito socialista e perciò mettono le mani innanzi proclamandosi partigiani dell' unione. Certo è che sul loro attuale stato di animo ha dovuto influire il ricordo delle legnate elettorali di Milano e la coscienza della loro pochezza numerica. Il Labriola in una intervista esplicitarne nte dichiara che il tentativo dei rivoluzionari di Milano deve spiegarsi oltrechè con motivi personali irrilevabili, con la stanchezz:i entrata nell'animo degli operai rivoluzionari per le continue, imprevedute sconfitte ed un poco pel carattere utilitario - riconosciutogli da Melchiorre Gioia e da Ugo Foscolo - della popolazione di Milano, dov'è impossibile (!!) una politica di principi. Egli biasima con buoni argomenti il tentativo della Federàzione. Lo stesso Labriola nel Mouvement socialiste su per giù ripete le stesse cose e constata la pochezza numerica del sindacalismo in Italia; la quale esplicitamente ed onestamente viene confessata dal Manifesto. + E Ferri? cosa vuole Ferri? Il suo pensiero non ci è noto sinora che attraverso ai commenti dei diversi manifesti. Egli, come disse, vuole tutto conciliare, dichiarandosi di ac_cordocoi riformisti e cogli integralisti, sebbene l'accordo sia lardellato di molti se e di molti ma. Egli si compiace pel fatto che c'è identità sostanziale sul programma tra i riformisti e gli integralisti, sul metodo consente di più coi secondi, se pur si possa dire che egli abbia prescelto un metodo pensando alle variazioni sapienti sul tema dello sciopero generale quale venne votato dal Congresso di Amsterdam come rilevai nel numero del 3 1 Maggio della Rivista. I suoi dissensi maggiori sono coi sindacalisti. << Infatti, egli dice, se ci sono dei compagni i quali intendano: escludere l'azione politica e parlamentare del proletariato e quindi non partecipare alle lotte elettorali ( come si disse nel rect!nte convegno sindacalista di Bologna) ; sostenere soltanto << l'azione diretta 1) come metodo di at - tività proletaria e '-luindi ammettere lo sciopero generale come mezzo normale Ji conq u;s• a e ,ii trasformazione sociale e non come protesta politica in casi ec..:ezionalissimi ; escludere gli intellettuali, ossia quelli che non sono operai manuali dell'oflicina o della rerra, dalla organizzazione politiea del proletariato ; sopprimere il partito socialista per sostituirvi fin d' ora << i sindacati )> , cioè le corporazioni di mestiere , senza tener cont_o delle opinioni p<ilitiche dc:1 .loro componenti (sì che vi entrino lavoratori anarchici come socialisti, repubblicani come cattolici o indifferenti). · Certo non si può negare che questa dottrina è fuori del programma socialist.:i n. Ciò risponde ai desideri di Bonomi; ma non se la sente di porsi di accordo cogli integralisti, che vogliono eliminati riformisti e sindacalisti, nè coi primi che vorrebbero soltanto esclusi gli ultimi. Su questo egli va all'unisono proprio ... coi sindacalisti che sono fuori del programma socialista. Perciò non vuole scissioni ed esclusioni e in fondo non desidera che il caotico statu quo anche con un organo del partito, come l'Avanti! dove ognuno fraternamente e socialisticamente tira l'acqua al proprio mulino. Questa l' esposizione per quanto più ho potuto esatta e sintetica delle tre tendenze col_lettive, e di quella personale del Ferri. Ma nei tre manifesti, nei commenti del direttore dell'Avanti! e nell'articolo di Labriola sulle condizioni intrinseche del partito socialista o su quella del paese in generale in quanto rispecchiano o generano le prime ci sono constatazioni e confessioni istruttive, e che ribadiscono la diagnosi dell'ammalato che vado facendo da oltre quattordici anni, nell'Isola prima e in questa Rivista dopo, rendend0mi inviso a molti amici e procurandomi calunnie e insolenze di altri molti, che non mi conoscono. Con vero compiacimento, dunque, seguirò queste confessioni nell'ordine in cui furono esposte. Gl' integralisti o i socialisti senza aggettivi come amano chiamarsi dichiarano: « Da quattro anni , per rivalità esasperata di dottrine, di persone, di metodi, il nostro partito soffre di paralisi progressiva. « Avvelenati i rapporti interni, derisa o abbandonata la propaganda, inceppata la conquista dei poteri, screditata ogni opera, dove scompigliate o scisse le organizzazioni proletarie, dove arrestate sul loro sviluppo , seminato a piene mani ìl dubbio nelle menti e l'incertezza nell'azione, gl'irrequieti manipolatori del socialismo hanno wndotto il partito a 1 miserevole stato presente , a traverso una dura vigilia di sconfitte inconsideratamente provocate n. Le osservazioni degli integralisti sono vere, ma non profonde; non vanno alla radice del male. La paralisi del partito socialista, secondo i riformisti deriva dalla costituzione eccletica della Direzione, colla quale non è possibile che si progredisca quando gli sforzi degli uni in un senso sono neutralizzati da quelli degli altri in senso diverso. Al partito si sono date due anime differenti e si è riusciti a queste mostruosità, ai danni di colui che è il maggiore responsabile di questo dualismo: « mentre il Ferri combatteva in Parlamento e nel giornale contro l'affarismo parassitario e contro la soggezione dello Stato alle ingordigie capitalistiche, con il confessato proposito di liberare la borghesia dalle sue degenerazioni morbose , alcuni suoi alleati sindacalisti si ingegna vano a togliere ogni scopo alla sua campagna, persuaJendo le masse che non bisogna distinguere fra borghesia sana e borghesia parassitaria, ma lasciare invee<! che l'organismo .:apitalistico si infetti quanto più t! meglio è possibile n. I rivoluzionari, infatti, si sono levati contro Ferri che ha covato le uova dei sindacalisti, che sono responsabili della infiltrazione nel partito socialista non delle sole divergenze tattiche, ma anche delle nuove concezioni individualistiche caldeggiate da Labriola che ritiene l' azione dello Stato tanto perniciosa quanto lo sono i dazi protettori. Iniìne, pei riformisti nella estrinsecazione pratica dei principii pratici si sono manifestate molte deficienze non solo per gl'interni dissidi, ma anche per la stessa immaturità del movimento socialista. Vera in tutto anche questa diagnosi del riformismo, chiarita meglio da Ferri; pel quale: « l'azione politica del partito socialista in Italia è quella che può essere date le condizioni generali del nostro paese ; e cioè dato lo scarso sviluppo capitalistico , lo enorme analfabetismo e quiridi il feudalismo politico-amministr;,itivo, che ancora esistono, in tante provincie ». Più acutamente e più sinceramente rincalzano i sindacalisti rivoluzionari :

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