Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 15 - 15 agosto 1906

398 RIVISTA POPOLARE Il f eminisnmeleols'egegsiiuridica In Inghilterra, dove Ja decine di anni la quistione è dibattuta con vivacità e dove essa ebbe l'ausilio potente di Iohn Stuart Mill, le donne da qualche tempo hanno ripresa l'agitazione per ottenere il voto politico. La loro causa pareva che avesse fatto molta strada perchè molti degli uomini politici appartenenti al partito liberale e radicale, eh' ebbe una vittoria strepitosa nelle ultime elezioni, si erano dichìarati favorevoli al riconoscimento del preteso diritto al voto politico alle donne, che forma il clou del movimento femminista. In Inghilterra dove la condizione sociale delle donne è tanto elevata e dove prendono tanta parte alla vita amministrativa pareva che si fosse alla vigilia del trionfo dell' eguaglia~za asso1 uta politica tra i due sessi. Ma le donne stesse, alcune delle quali si mostrarono delle arrabiate megere, si presero la cura di fare regredire la propria causa ricorrendo alla violenza del più intollerabile oliganismo - che corrisponde alla teppa , alla mafia, ecc. e costringendo Campbell Bannerman, Asquitt ed altri ministri a ricorrere all'opera dei policemens per poter vivere un poco tranquillamente. Più volte esse provocarono disordini nei comizi e nella Camera dei Deputati e furono espulse colla forza; finirono col provocare tale reazione nella' pubblica opinione, che senza bisogno della polizia esse furono messe a posto e procurarono fischi ed urli anche a Keir Hardie, il capo dei deputati operai, che ne patrocina la causa. • Il movimento femminista italiano non ebbe mai l'intensità e l'estensione di quello inglese. Pochi solitari nella Camera e fuori levarono la voce perchè venisse accordato il diritto elettorale alle donne. La signora Anna Maria Mozzoni che nel 1881 al Comizio dei Comizi mi onorò di una sua gentile insolenza tace da un pezzo; Olga Ossani provoca qualche referendum ed ottiene un successo ..• di stima, cui colltri buisce l'inattesa adesione del Marchese D1 Rudini; e alla Camera morto il buon Socci, che dopo un lungo intervallo aveva raccolta l'eredità fenuninista di un altro galantuomo, Salvatore Morelli, l'amico Mira belli ne prende il posto riafl:ermando platonicamente il diritto di voto alle dont1e, anche alle ,111,ilfabete,per metterle alla pari cogli uomini, cui dovrebbe essere concesso, se venisse adottato il progetto di sufl:ragio universale con tanto entusiasmo giustamente sostenuto dallo stesso Mirabelli. Le donne intraprendenti e desiderose di concorrere cogli uo111ininelle elezioni dei dt:putati, nella logica speram:a di essere elette esse stesse, visto che la propaganda per indurre il Parlamento a riconoscere il diritto di voto aveva fatto cilecca più volte ricorsero ad un allegro stratagemma : supposero che esse già possedessero quel dirito che sinora invano hanno domandato al legislatore. Così poche di esse profittando della compiacenza o della ignoranza di alcùne Commissioni elettorali a Mantova, nel Veneto, in Toscana, nelle Marche si fecero iscrivere nelle liste elettorali. Il tentativo in verità cade da sè nel grottesco. Infatti a qnelle gentili signore che si fecero iscrivere nelle liste si può domandare : se credete di possedere già un diritto perche agitarvi e chiedere al Parlamento, una legge che ve lo riconosca? Non si domanda ciò che si possiede. Il tentativo, com' era facile prevedere, non ebbe fortuna. I e iscrizioni audacemente indebite avvenute per opera delle Commissioni Comunali furono cancellate dalle commissioni provinciali; se queste le autenticarono il Pubblico Ministero ricorse alla Corte di Appello; vi ricorsero anch~ le donne, cui era stato negato dalle Commissioni provinéiali. Cosi avvenne che parecchie Corti di Appello contemporaneamente o a distanza di pochi giorni si sono pronunziate sulla importante quistione - come quelle di Ancona, di Firenze e di Venezia. + Le Corti- di Appello di Firenze e di Venezia negano che le donne in Italia, allo Stato attuale delle leggi, godano del diritto elettorale politico; quella di Ancona, invece, con sentenza elaborata dal suo Primo Presidente Ludovico Mortara ha riconosciuto esplicicitamente tale diritto alle donne, come glielo aveva riconosciuto la Commissione provinciale di Ancona sopra relazione dell'Avv. Cav. Luigi Capogrossi Colognesi. La decisione della Corte di Appello di Ancona e l'intervista sull' argomento del Presidente e relatore Mortara hanno sollevato un grande rumore; gli hanno procacciato ammirazione sconfinata da parte di poche donne emancipate - notevole tra le quali quello della Contessa Giacinta Martini consorte del Governatore dell'Eritrea e qualche critica. Ma le lodi prevalgono sui biasimi, perchè agli Italiani scettici non pare che la sentenza valga la pena di accalorarvisi più. Mi pare anche che la sentenza avrebbe ottenuto un minore successo giornalistico se non fosse venuta nella stagione morta - quando le notizie sempre uguali eh-! arrivano dalla Russia non hanno la forza di formare l'attenzione dei lettori e non si dibatte nelle Assise alcun processo clamoroso e scandaloso. Chi sia Ludovico Mortara, che di un tratto è divenuto un uomo politico assai discusso , è presto detto. E' un giurista illustre, meritamente stimato nel mondo scientifico. Insegnava procedura civile nell'Università di Napoli ed esercitava la professione nella stessa città con lustro e con profitto, con dignità e con disinteresse raro. Improvvisamente dall'insegnamento e dallo esercizio della professione passò nella magistratura; passaggio che sorprese quanti conoscevano quanto poco egli stimasse il corpo in cui era entrato e che in un articolo famoso pubblicato, se non erro nel 1896 nella 'RJ,formasociale di Torino, egli proclamava essere un pericolo sociale. ln Ludovico Mortara le qualità della mente sono accoppiate armonicamente a quelle del cuore; e l' uomo, l'insegnante, il professore, il cittadino non presentarono mai tra loro il minimo contrasto. Laonde la sua entrata nella magistratura tra coloro · che vogliono vederla elevata venne salutata come un lieto avvenimento, perchè cm ed è in tutti la convinzione che nello esercizio della nuova altissima carica egli avrebbe portato quelle doti, che sono ritenute più indispensabili : la dottrina , la indipendenza, l' acutezza della men te, la rettitudine. Mi onoro della sua preziosa amicizia ed anche

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==