Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 15 - 15 agosto 1906

RIVISTA POPOLARE 395 ragione qnindi consiglia ai vescovi di essere cauti nel concedere la laurea, .. in messa - e come fabbricanti di Me~se u~ prelat?. come. il_cardinale Manning derideva 1 preti cattohc1 ! -, d1 ednculi nei seminari e d' impedire che frequentino le Università .• La 11ribuna, appena pubblicata l'Enciclica dell' Osservl!'to1·eRoma1?,o, disse che il Papa vuole preti ignoranti. ma bnoni. Se si contentasse di volere semplicemente delle pecore i governanti italiani non farebbero ]' occhio di triglia col clero. La verità è che Pio X li vuole buoni, ignoranti e reazionari. L' Enciclica testualmente dichiara: e Ogni linguaggio che possa inspirare nel popolo l' avversione alle classi superiori è e deve ritenersi affatto contrario al vero spirito di carità cristiana. E' poi da riproyare. nelle . pubbli~azioni cattoliche ogni parlare che rnsp1randos1 a novità malsane derida la pietà dei fedeli e accenni a nuovo orientar:iento della vita cristiana, a nuova direzione della chiesa a nuove aspirazioni deW anima moderna, a nuove ~ocazioni sociali del clero, a nuova civiltà cristiana. e simili. I sacerdoti, specialmente giovani , benchè sia lodevole ~he ~adano al ropolo, devono cionondimeno procedere rn ciò col dovuto ossequio all' autorità ed ai comandi dei superiori ecclesiastici•. .Siamo intesi - e noi lo sapevamo - : la carità crist1a°:a, q ueIJa ad uso e consumo de] paesato , impone che 1 poveri morissero di fame o che i· gaudenti non siano disturbati. Qualcuno ha detto che Pio X è uomo essenzialmente religioso e vnole che i preti e le loro pecore non si occupino di politica· e di cose mondane. Niente affatto. Egli biasima la politica soltanto quando è liberale· ta_nto_che_ha da_to di_ frego al non expedit pur di far~ trionfare i reaz10nar1 a Catania e a Portomaggiore come altravolta a Lendinara ed altrove. ' . Que~ta è la verità che la 1ribuna prudentemente di~~ntica, come la dimenticano altri giornali monarchici, che hanno la faccia tosta di dirsi liberali. Contro Don Murri l' Enciclica è esplicita più che pel passato. Essa dichiara: dopo aver ricordata l' enciclica, dell' 8 dicembre 1892. e Del resto, venerabili fratelli, a porgere argine effi.c~~e a ~1~es~ofuorviare d' idee, a questo dilagare di s~1rito ~ m~i~endenza con la nostra autorità, proibiamo d oggi m avanti assolutamente a tutti i chierici e .sacerdoti di dare il nome a qualsiasi soc.-ietàche n~n dipenda dai vescovi, e in modo speciale e più nom1_na~a.me~t~pr?~bia~o ai medesimi, sotto pena per i chi~nc1 _di rnab1htaz10ne ipso facto a divinis, di inscriversi aJla Lega democratica nazionale, il cui programma fu dato da Roma - Torrette, 20 vttobre 1905, e lo statuto pure senza nome di autore, fu nell' anno stesso. st~mpato a Bologna presso la Commissione provvisoria > • Chiunque conosce la storia del passato nel nostro secolo~ per no!1 rimontare ai tempi più tristi e più remoti, non s1 sorprende menomamente di questa attitudine di Pio X· Lamenna~s! Giober~i, Rosmini, Dollinser, quanti cercarono conciliar-e. 1~ libertà, lo spirito umano, il progresso col cattohcismo, dal Vaticano vennero dannate o sconfessate. Sorte uguale doveva toccare a Don Murri. Noi ce ne rallegriamo. Un cattolicismo umanit~rio, ~ol_to,liberale amico dei lavoratori sarebbe pericolosissimo. Un cattolicismo che vuole un esercito di preti fanatici a noi piace assai di più. Con Pio X ponte~ce, ~e Macola volesse farsi prete si potrebbe essere sicuri che lo vedremmo al posto di Merry del Val. Nota. - D011 Murri nella Rivista di culturx si rivolge al1' on. Colajanni per protestare contro il nostro stelloncino del N.0 1lel _15 luglio, in Cl)i, a suo avviso si poteva scorgere una conne881one tra l'opera dei clericali di Catania ed un articolo ~el~a stessa Rivista di cultura. Non esitiamo a dichiarare prehm1n,:re qualunque equivoco, che non ritenemmo mai la democrazia cristiana di don Murri impeciata di clericalismo e di puttaneggiamento coi moderati e coi reazionari. Ne fanno fede tutti gli scritti in cui ce ne siamo occupati. Ma è innegahile che in molta parte d'Italia l'etichetta dt>lla democrazia cri:stiana serve a coprire ogni merce di coutrahl,ando. ♦ 11 Congresso Panamericano. - A Rio J aneiro si è riunito il 3.° Congre:3so Panamericano. Gli ~tati. Uniti di ~11e~to,.come dei precedenti sono stati J veri ~rornotor1. Rr~nita nel Sud, nella Capitale della repu_bbli~a ~el Bras!le questa t,erza riunione pare che vogha rrn~c1re a strrngere maggiormente i legami, per ora semplicemente morali, tra la grande repubblica del Nord America e le altre del Centro e del Sud. Gli scopi di questi Congressi sono quelli contenuti nella dott1'ina di Monroe, al cui trionfo completo tiene tanto Roosevelt. _S?no stati _esposti_e commentati eloquentemente dal mmistro degh esteri della Repubblica delle Stelle. e Noi non vogliamo, ha detto Root, altra vittoria che quella della pace, non vogliamo altro territorio che il no~tro, n?n v~gliam? al~ra sovranità che quella sopra noi stessi. Noi cons1der1amo che la indipendenza e la eguaglianza dei diritti del più piccolo e del più debole membro della famiglia delle nazioni devono essere rispet~ate, tanto quanto quelle del più vasto impero, e cred~amo ~he_la os~ervanza di questo rispetto è la ga - ran~ia P;10c1pale del. debole contro l'oppressione dei forti. No~ non recla1mamo e non vogliamo altri diritti che quelh cha francamente concediamo a ciascuna Repubblica americana. Desideriamo accrescere la nostra prosperità, estendere i nostri commerci ed aumentare la nostra coltura; ma la nostra concezione della vera vi~ per_ rag~iungere questo scopo, non è di abbattere gli altri e di profittare della loro rovina ma di aiutare tutti per uno scopo di prosperità ge~erale •. R?Ot. sp_er~che fra 9ualche mese i possessori riconosornt1 di ciascun _Pollicedi suolo am~ricano. potranno essere rappresentati per la prima volta coi diritti incon~es~abili di ~tato sovrano ed eguale al Congresse dell Aia? Sa~à _l accettaz_ione finale e formale da parte del mon~o civile dell~ dichiarazione che nessuna parte del contrnente americano può esser considerata come sottoposta alla colonizzazione. E' c~iaro che gli Stati Uniti vogliono esercitare una ege_~oma sul resto_ dell'America. Per la loro potenza politica ed economica, per la loro maggiore civiltà essi certamente hanno il diritto di esercitarla. L'egemon_ia americana nuocerà agli Stati di Europa? Non lo crediamo; ~3:n~o_piùeh~ il governo di Washingto.u, smentendo gl rn1z1 propri nelle Antille ha lealmente restituita a se stessa l'isola di Cuba el ha dato prova delle sue rette intenzioni nel promuovere la guer~a colla Spag~a. La solidarietà delle repubbliche americ_an~potrà agtre n~l senso di accrescerne lo spirito proteziornsta ? Ma quasi tutte le repubbliche del Sud rn _q_uan~oa protezionismo non la cedono agli Stati Umti. L Europa potrebbe sentire danno se quelle adottas~e. un regime preferenziale a benefizio degli Stati Umt1. In questo caso le industrie europee ne riceverebbero un grave colpo. Dal male, però, potrebbe derivarne un bene relativo: al grande mercato Unificato dell'America si dovrebbe c~ntrapporre il g:ande m~rc~to Unificato dell'Europa. S1 att_enuerebbe Il_protez1omsmo tra gli Stati continentah del vecchio mondo e si costituirebbe quello Zollverein europeo, ch'è nei voti di molti economisti e che farebbe fare un grande passo alla causa della p_ace- pa~si m~lto ~iù rapidi e più sicuri che non siano stati quelli fattile fare dalle Conferenze interparlamentari dell'Aia e da quelli degli amici della pace e dell'arbitrato.

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