l t RIVISTA POPOLARE 417 1.0 degli operai e soci; 2. 0 dell'Università di Jena, 3.0 del Municipio di J.ena. · Lo schema della Società venne formulato nel 1896. Un Comitato è incaricato dallo Stato pèr vedere se gli Statuti vengono rispettati. Tutti gl 'impiegati scientifici, tecnici e commerciali hanno salari fissi; ·la maggior parte degli impiegati sono pagati col lavoro a cottimo, ma con un salario minimo a tempo. Nessun alto impiegato può ricevere un salario superiore a dieci volte di ciò che annualmente guadagna ogni operaio di 24 anni e con almeno tre anni di servizio. In questa guisa lo stipendio più alto è di L. 22,500. E ciò si pratica per rimuovere le cause di malcontento per i forti contrasti tra coloro che guadagnano molto e quelli che guadagnano poco. C' è la compartecipazione di tutti ai profitti ad eccezione dei membri della Commissione amministrativa. Si dà uno speciale onorario agli impiegati di ogni rango, che possono dimostrare che l' azienda ha tratto benefizio pecuniario della loro attività speciale tecnica,, scientifica o amministrativa. Nel 1891 col mutuo consenso la giornata di lavoro fu ridotta ad otto ore, dopo un esperimento di un anno che provò che essa riusciva tanto produttiva quanto quella di nove ore. Non sono ammesse ore straordinarie di lavoro salvo in circostanze straordinarie; la riduzione delle ore non produce riduzione di salario. C' è un fondo per la malattia formato col contribmto del 3 e 1/2 °fo dei salari degli impiegati e con una somma eguale da parte dell' azienda. Per sei mesi si danno soccorsi di malattia in base ai tre quarti di salario e per altri tre mesi in base ad un quarto del salario. Sono accordate pensioni in base alla durata del servizio. Un impiegato così, invalido dopo cinque anni di servizio, può ottenere una pensione equivalente al 50 °/ 0 del salario; dopo 40 anni di servizio o a 65 anni di età si ottiene una pensione equivalente al 75 °lo del salario. Il fondo per l' Università è destinato al mantenimento d' istituzioni tecniche e scientifiche annesse alla stessa. Ciò ha posto l' Università di Jena al primo posto tra le Università di Germania per quanto riguarda i gabinetti scientifici e tecnici. Non meno di L. 2,500,000 sono state consacrate alla fondazione di una associazione industriale nel!' Università. Vi è un Istituto del popolo per tutti gli abitanti di Jena, organizzato a scopi intellettuali e sociali nel modo più completo. Comprende un esteso Museo di apparecchi fisici, una biblioteca eh' è stata descritta come la migliore, la più mo derna e la più confortable ddl' Impero , una sala per lettura ed un hall capace di 1400 persone, una galleria artistica, una sala per musica, ateliers per artisti e dilettanti fotografi ec. L'amministrazione della Società è quasi repubblicana. I lavori industriali sono separatamente controllati colla scorta degli Statuti da amministratori scelti dai lavoratori e che non ricevono alcun salario speciale per tale opera. (World' s Work and Play. Luglio). ♦ La fabbricazione del vetro in Giappone. -· Da molto tempo si fabbrica in G:appone una specie di vetro, ma la fabbricazione secondo i metqdi europei è di data recente. Il primo passo fu fatto dal governo che fondò una manifattura nel 1876 in Tokio: questa fabbrica passò in possesso di priv~ti e altri poi ne sorsero. L' industria non ha però mai raggiunto tale grado di importanza che il governo ritenga necessario di pubblicare dati statitisti relativi e non è quindi possibile ottenere dati recenti assolutamente degni di fedè. Nel 1904 tuttavia il governo assodò che l' industria è praticata in 26 fabbriche con una produzione annua valutata a 340 mila yen (1 yen= L. 2,60), a Osaka 170 fabbriche e a Ragoya 10 con una produzione di 80 mila yen. Altrove la produzione serviva solo ai bisogni immediati e non superava i 2000 yen. Le fabbriche private più grosse sono dirette da persone che impararono nella primitiva fabbrica privata. Il governo ha cercato di incoraggiare l' industria, sollecitando l' acquisto di macchine, e il miglioramento della produzione : ma questi sforzi caddero nel vuoto a causa sia della materia prima e della mano d' opera, che del fatto che gli insucc·essi seguiti numerosi ai tentativi in questo' secolo han fatto l' impressione che si tratti di cattive imprese finanziarie. La fabbrica di Tokio usa delle sabbie della provincia di Awa per bottiglie ordinarie, e sabbie della provincia di Mikawa per merce più fina. In Osaka usano sabbie delle provincie di Mikawa ·e Settsu: tutto materiale molto inferiore a quello europeo, malgrado l' accuratezza scientifica dei metodi di pre · parazione. In Giappone si trova pochissima Soda, che viene importata quasi tutta dalla Germania. La mano d'opera è abbondante e poco costosa, ma cattiva : ragazzi di otto anni delle classi più povere lavorano già nelle officine. Le cinque compagnie maggiori di Tokio hanno un capitale variante da 10 a 300 mila yen: in Osaka ci sono tre com pagnie con 12-27,500 yen di capitale, oltre a un certo numero di imprese private, tra le quali è notevole quella di Skinada, che dopo aver appreso l'arte nell'officina dello Stato, si associò a un ingegnere Masuda, che aveva frequentato delle vetrerie nel Belgio e cominciò per il primo a fare dei vetri da finestre. Gli oggetti fatti nelle fabbriche giapponesi sono sopratutto, bottiglie, tubi da lampade, paralumi, bicchieri , vasi ecc. Le bottiglie da birra con chiusura a molla, che prima venivano esportati in China, bastano ora appena a soddisfare la do· manda interna: il loro prezzo è di 5,80 yen al cento per le grosse, e 4,80 yen per cento per le piccole. Bottigliette da medicine e prodotti chimici, colorate e non colorate costano da 3 a 11 yen al cento. Paralumi, bicchieri e piatti vengono fatti in gran quantità ed esportati; il prezzo è bassissimo: a Osaka si possono avere 12 piatti per 25 yen. L' esportazione è alquanto diminuita nel 1904 a causa dell' impianto di fab briche in China. L' officina Skinada di Osaka, che impiega adesso 350 operai. metà dei quali non fabbricano che vetro di finestra, ebbe se - condo dati pubblicati da giornali una produzione di lastre di vetro che varia da 243, 208 piedi quadrati con un valore di un milione e un· quarto di yen nel 1899, a 227 mila piedi quadrati del valore di un milione e 100 yen nel 1903: attualmente la produzione è di circa 10 casse di 100 piedi quadrati ciascuna, al giorno. Fino a 3 anni fa tutto il vetro da finestre usato in Giap - pone veniva dall' Europa, Belgio, Inghilterra e Germania: ora il Giappone ne esporta perfino, in piccole quantità in China, in India e a Gurma. Per ora solo negli edifici governativi, nelle botteghe e nelle case eleganti trovansi finestre di vetro : · la massa usa ancora carta. Il vetro Shinada malgrado tutti gli sforzi fatti per migliorarlo e la sua grande diffusione, è ancora molto inferiore a quello europeo: è poco chiaro e così disuguale che le rotture sono tre o quattro volte più abbondanti che nella merce importata. Questo vetro ,leve quindi essere venduto il più vicino possibile : il prezzo aumenta considerevolmente colla di~ stanza, ciò malgrado rimane sempre inferiore al prezzo medio della merce straniera. Vetro da specchi al Giappone non se ne fa: Shinada ha provato senza riuscirci: un' altra ditta pure ha tentato , la Jwaki Glass Manufacturing C.0 , ma ci ha rimesso i suoi capitali e ha sospeso i lavori. Asien, giugno, (Rapporto del Console Generale tedesco in Yokohama). ♦
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