Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 15 - 15 agosto 1906

RIVISTA POPOLARE 411 è pur necessario ai ragionieri, ai contabili, agli insegnanti primari, ai capitani marittimi. Scuole professionali e scuole di coltura dovrebbero dunque esser precedute da un periodo d' istruzione comune ed uguale per tutti. E ciò anche perché ai giovanetti (ora, dopo l' esame di maturità, più immaturi che mai) bisogna dar tempo di spiegare le proprie inclinazioni e perché , come fu ormai· detto e ridetto da tanti a sazietà. , non si può pretendere da alcuno che a dieci anni scelga tra un genere e l'altro di studi. Ora, in fin dei conti, la scelta vien fatta dai genitori, i quali giudicano non dalle attitudini che suppongono nei loro figliuoli . ma secondo le proprie mire, le proprie a~bizioni , i propri interessi, o secondo i pregiudizi della classe cui appartengono. Abbiasi dunque, prima di tutto, ne11'istrnzione secondaria una scuola unica di g1·ado inferiore, e poi si venga a due istituti ben distinti : da una parte, ali' Istituto p1·ofessionale, che corrisponderebbe non solo all' Istituto m1 utico e alle sezioni professionali del tecnico , ma anche alle presenti Scuole normali : dal1' altra, al Liceo, che in un primo ciclo p. e. di tre anni abbia insegnamenti uguali per tutti e suddividasi nell'ultimo biennio in più sezioni (1). ♦ Al concetto di una divisione degli studi secondari nell' ultimo o negli ultimi anni della scuola dassica, o a quello di ritardare la scelta tra gli studi classici e i tecnici, s'ispirarono, in Italia e fuori, decreti, leggi, circolari e proposte molteplici, che citai io stesso piè. di dieci anni or sono. in un lungo studio (2). Alla scuola unica di grado inferiore è avverso invece, al pari dei classicisti puri, anche il Piazzi (p. 307-310), il quale tuttavia ne intesse accuratamente la storia, risalendo al Oondorcet, che primo la volle in Francia al tempo della rivoluzione, e mostrandone poi ripresa l'idea dal Consolb.to, e via via dal Oousin , dal FourtQul, e in Germania dal Nohl (p. 48-51 e 88-89), e citando anche in Italia tra i suoi fautori e il Mamiani e il Matteucci e il Bertini fino ai più recenti, quali l'Allievo e il De Dominicis (p. 37-39). Anzi egli stesso è costretto a confessare che chi segue questa idea e può, a differenza di altri, fare apvello, oltre che a un complesso di 'ragioni serie e in tutto degne di esser discnsse , anche ad esempi pratici , quali sono offerti didla Svizzera, dalla Danimarca , dalla Svezia e Norvegia• (p. 303 e 116-116), e non esita a riconoscere ch'essa risponde ad un bisogno tanto vero ed effettivo, che in Germania continua a godere grandissimo favore il Ginnasio 1·eale , anche contro ;} voto della Conferenza di Berlino del 1900 (p. 331). A questi esempi e a q tlello delle Scuole riformate della Germania si poteva aggiungere , fino a pochi anni or sono, anche quello della Francia. Ora non più, (l) Questo, in fondo, propose anche il Friso in una relazione breve, ma notevolissima, presentata al Congresso di Milano. Essa non il che una esposiziolle sche,natica, ma ciò ne rende anzi l'importanza molto maggiore. (2) Vedi il Dizionario Illustrato di Pedagogia diretto dai professori A. 1vlartinazzoli e L. Credaro.-Milano, Dott. Francesco Vallardi, vol. Il p. 72-86, alla voce " Ginnasio-Liceo ,,. dopo il decreto 31 maggio 1902 ; ma questo decreto viene almeno ad attuare e ad esplicare maggiormente l'altro concetto della suddivisione dell'istituto di coltura generale. Per la rece11te riforma francese , dopo un primo ciclo di quattro anni, in cui si hanno due sole divisioni (1) , si ha un triennio con quattro sezioni: uria sezione greco-làtina, una sezione latina con lingue vive , una sezione di latino e scienze , ed una. di scienze e lingue vive. Se sulla questione della scuola unica io non sono d'accordo col Piazzi (2), convengo in vece con lui non solo quando combatte le idee dei conservatori, che al grave disagio dell' istruzione secondaria vorreb~ero riparare con rimedi blandi (p. 290-292) , ma anche quando crede che i classicisti puri saranno la rovina del clast:1ici:;mo(p. 301 ), e quando sostiene l'inutilità delle lettere clas1:tiche , se gli alunni non siano posti in grado di leggere speditamente almeno gli autori più facili. E così convengo con lui che si debbano accrescere i ti pi delle scuole e quindi anche le vie di accesso all'Università (p. 342-343), e che a nulla giovino le materie facoltative (p. 318). Ohe queste finiscano col non essere studiate a dovere e che la libertà di scelta sia pericolosa, ci è di· mostrato anche dalla prova recentissima, fatta presso di noi , della opzione tra il greco e la matematica ( R. Decreto 11 novembre 1904 ). Qnella facoltà fu concessa soltanto perchè si comprese nece~sario di por qualche riparo alla pletora delle materie e di specializzare gli studi negli ultimi anni della scuola secondaria secondo le professioni. Ma il rimedio fu anche peggiore del male, perché, mentre si volevano alleggerire gli studi, si resero invece più pesanti, SJpra tutto per la matematica, della quale disciplina si accumulò nella prima classe tutto quello che per l'innanzi si insegna va. nel1' intero corso liceale. Gli alunni, poi, nella riforma videro solo il mezzo di studiare una materia. di meno, e scelgono non q nella a cui si sentono meglio inclinati, ma quella in cui crefono di potare µiù facilmente ottenere, con esami o megli,, t:1enzaesami , l'approvazione (3). Appunto prr il pericolo, che la scelta delle materie da parte degli alunni non sia ne pos;a esser mai giu. diziosa e secondo il loro vero interesse, non credo in tutto accettabili neppure le idee àel Kerbaker, del Boutmy e del Ribot. Non essendo possibile alleggerire o semplificare i programmi del Liceo, poichè anzi la scuola secondaria patisce difetto di molti insegnamenti necessari, il Ke1·- baker vorrebbe una scuola molteplice, in cui gli al unni, (1) Nell·una è obbl1gatorio il latino ed è lasciàto facoltativo il greco , mentre nell' altra si dà maggiore importanza allo studio della lrngua nazionale e delle scienze e del disegno. (2) Così pure a me sembra non basti creare, come egli vorrebbe (p. 332), un Liceo classico con caràttere principalmente storico ed un Liceo moderno con più lunga coltura scientifica e un'altra lingua viva. (3) Si possono leggere utilmente su quE>sto proposit,) le re: !azioni di A. A,"" al Convegno fiorentino e di V. Ussani e G. Legrenzi al e, 1 •l'esso di Milano , nonchè gli articoli di G. Ce~ca, nei num.: 2 e 3 e del citato A. Arrò nel num. 13 della B ibl iot ca, delle Scuole Ita,l ia,ne del 1905.

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