410 KIVlSTA POPOLARE complementari e normali e nell' lst'ituto Tecnico , i quali pure sono ad un tempo, come notavo, ~rnuole di coltura· generale e speciale. E che dire della stranezza di far coesistere in quest' ultimo la sezione fisico ·matematica, che avvia all' Università e al Politecnico, con al tre sezioni che .sono fine a sè stesse ? Io non nego che l' Istituto Tecnico possa, non meno bene del Liceo, aprir l'adito a parecchie Facoltà universitarie, non ora m1turalmente, ma quando sia trRsformato come ai conviene (1); ma non cessa per questo d'essere strana quella coesistenza in 11na stessa scuola di sezioni, che si propongono fini tanto diversi. Ohe del resto io non lo neghi è tanto vero, che anzi vagheggio l' introduzione nel Lice > di materie ora insegnate nell' Istituto: ma questa riforma io vagheggio solo a condizione che anche il Liceo si divida, come vedremo, in più sezioni e sia quindi tolta nelle ultime classi quella uniformità per tutt;, che può portare soltanto al sovraccarico intellettuale o alla superficialità degli studi. Nella efficacia di nuovi ordinamenti della scuola media non mostra invece troppa fiducia il Bertana nel recentissimo articolo prima citato. Per lui « diminuire il sovraccarico intellettuale dei giovani, restringere certi programmi, altri allargarne, ritardare l'inizio di certi studi , d' altri anticipare il termine, so,stituire al sistema della contemporaneità quello della successività degl' insegnamenti, rendere meno gretto e sterile che oggi ncn sia lo Htudio delle lingue cla~siche, far posto alle lingue e alle letterature straniere , aggiungere alle altre storie quella chiamata dell' arte, e con essa ( percbè no?) qualcuna delle discipline politiche, sociali, economiche tanto necessarie a integrare la coltura di un uomo moderno, rnoltiplicare le sezioni nelle scuole secondarie di second0 grado , sfrondare i programmi d' ogni superfluità e d' ogni vecchiume , prescriver qualità d'esercizi e di metodi didattici più ragionevoli, ... far tutto ciò, o parte di ciò. non basterf:bbe a riw,llevare e a risarnire radicalmente l' organismo ammalato delle nostre scuole secondarie. • Che fare adnnque? « Trasformare la scuola secondarit1, sostit,11endo alla. grama fonzio11e, che oggi (Owpie, una funzione didattica e pedagogica, intellettua'e e morale mo]to di versa •. Or:1 io non negherò che il principale difetto della nostra istruzione secondHia consista appunto nella ccarsità del profitto e che ::;ianoscarse la «effettiva. estem:iione, profondità e saldezza delle Hozioni, con c11i i giovani escono da quelle scuole ~: non uegherò che siano tali e in cni s·d Herio, con amore, con interPsse spontaneo si studia hen poco , e in c11i effettivamente s' impara {l) O,·a, s~ dobbian o credure a matematici insigni come il Brioschi e il Cremona, che primi lo dfermarouo, ,. alla testimonianza della maggior parte dei professori 1111iversit.ari, esso riesce i1tluiore al Li1;eo perfin0 nella preparazione alla ~'acoltà di matematica, perchè i licenziati dal Liceo h;wno, per ragione dei loro studi, una maturità maggiori:! di rnente, la quali: ad t1ssi permette di poter ben p1·esto ra~gi1mii:er..: e superare i loro collt:·ghi, licenziati dal!' Istituto. benr.bè questi avessero avuta una p1•eparazione ::;pecillle per gli studi scicut1fic1, più diretta e più iPtensa. la metà di q 11anto si dovrebbe • , nè che gli esami non provino n.ulla e tranne - nel più dei casi - la. grande indulgenza semi-obbligatoria degli e!:!aminatori •. Ma da questo mi pare che dovrebbe conseguire soltanto la uecessità di rinvigorire gli studi e, 'l.ppunto per rinvigorirli, di ordinarli più razionaìmente. E invece che propone il Bertana ? Di « dispensare ad ognuno la coltura di cui sente desiderio o bisogno; dispensargliene quante ne domanda>. Libertà completa , insomma , la quale dovrebbe riguardare anche il valore degli esami e delle licenze, ch'egli vorrebbe ormai e svaluta.1·e ufficialmente e ritira,re dalla circolazione >. Io dubito forte però della bontà di questo rimedio , ed anzi credo che l' istruzione riuscirebbe sempre più grama e che gli alunni non diligenti, ossia. La ·maggior parte, .troverebbero in esso un pretesto di più per non lavorare. ♦ Per me non è più posd1bile imporre a tutti di seguire, per I' intero corso de~di studi secondari, la medesima via. Ormai del resto va ogni dì più restringendosi il numero di coloro , i quali domandano che, dopo l'istruzione primaria. tutti i giovanetti,. anche i futuri CC\mmercianti e ragionieri , entrino in un' unica scuola, o classica, come voleva il Masci, o scientifica~ come proponevano l' A.nginlli , il Bertrand , il Frary. E, del pari, oon credo ormai più accettabile l'idea di un i::,tituto classico comune a tutti, che solo più tardi o appena negli ultimi anni si suddivida in iscuole moltepliJi (Fornelli, Bonghi, Bonatelli, Fouillée). Ora abbiamo una scuola duplice, letteraria o scientifica - da un lato Ginnasio e Liceo e dall'altro Scuole tecnicbe e Istituto tecnico , senza contare le Scuole normali-: e di questa scuola duplice, divisa fin dal principio , tra gli altri si mostraron fautori in Italia il D' Ovidio e il Mi raglia, coo1,e in Francia il Poincaré, il Ribot, il Bourgeois. Ma nPppure questa biforcazione degli i,tudi subito dopo le scuvle elementari mi pare ormai più posi,ibile, nè bastano a migliorare la SCll;ola duplico att11ale le rifonnette che molti ancora propugnano. Io crtdo proprio · si dehba vonire a qnella. fusione delle scnole classiche e tecniche ( e complementari) nf-1 grado inferiore; che al Convegno di Firenze i puri classicisti vollero chiamare conf"us'ione: credo proprio si debba venire ad una scuola unica di grado infe1·io1·e,seguita poi da scuole molteplici. Naturalrr,ente, primil. di tutto, come n()tai nell'altro articoio, :-;i dovrà pensare a creare, favorire, moltiplicare le scuole ve1•1rmentetet'-niche, quelle cioè destinate a formare i capi-tecnici, i <',•mmessi, i capi-operai, gli ap;riroltori: alle quali si dovrebbe accedere dopo tm corso elementare più luugo del presente e migliore. E fatto questo, si dovrà tener presente nel riordinamento dell' istruzione secondaria che altro sono le scuole professionali, fine a sè stesse, ed altro le scuole di coltm·a vern e propria , che dànno adito alle Università ed ai Politecnici. Ma, tanto fJer queote, quanto per quelle, ci dovrà essere un periodo comune di st11di, percbè, non meno che ai futuri medici ed avvocati ed ingegneri, un minimum di coltura veramente generale
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