408 R I \' 1S T .\ P O P O L A l{ E cesi che non approvano le tendenze del riuovo regime, con una petizione redatta in modo urbanissimo, in data del 2 5 ottobre 1905, firmata da Trent' uno Avvocato - alla quale cioè hanno aderito la maggioranza degli inscritti - hanno esposto al sig. Procuratore della Repubblica ed al Presidente dell' Ordine, i seguenti desiderata: r. 0 Abrogazione integrale del regime instituito dal decreto presidenziale del 16 maggio 1901 e del regolamento 24 luglio seguente. 2. 0 Applicazione al foro tunisino delle leggi, decreti e ordinan~e che regolano in Francia la profe~sione d'avvocato. 3. 0 Attribuzione agli avvocati stranieri e tunisini d'un numero di seggi da determinarsi al consiglio di disciplina, il presidente dell'ordine dovendo essere in og ,i caso di nazionalità francese. Tutta la stampa tunisina , all'eccezione della Tunisie frança~se, il ben noto organo italofobo, ha sostenuto energicamente le rivendicazioni della pro• testa, riconoscendone la perfetta legittimità. Co~tro la v~lontà formalmente espressa dalla magg10ranza dei membri tunisini come pure contro l' ?Pinione pubblica a Tunisi, il Consiglio del1' Ordme geloso delle sue prerogative esorbitanti, ha profittato di questa domanda di riforme liberali per far un contro-progetto di riforme il cui scopo evidente è di esdudere dall'Ordine tutti gli avvocati non francesi. Questo consiglio dell'Ordine di altri tempi, i cui atti sono in contradizione flagrao.te colle tendenze della politica generale d'Europa, ha domandato per l'avvenire, che sia tolto il diritto di voto a tutti gli avvocati non francesi e ha fatto molti passi in questo senso. Col regime attuale, gli avvocati hanno ancora, ~lmeno,_ i~ diritto, di scegliere i loro giudici, la loro mcapacita non e dunque incompleta; si domanda ora per essi una diminutio capitis maxima togliendo loro qu~sto diritto del loro statuto. Ciò significa, che la nforrna proposta dal Consiglio dell' Ordine n_on fa che nascondere una più profonda innovaz10ne_: che consiste nel volere togliere il diritto di esercitare la professione a tutti gli avvocati it.1liani attualmente inscritti, a que\li almeno che non volessero colla naturalizzazione rinunciare alla loro na.zionalità italiana. ~ og_liam_osperare che il Governo della · Repubblica i cui legami d'amicizia col nostro paese non fanno che aumentare e rafforzarsi di u-iorno in . o g_10rno, non esiterà a respingere le riforme restritt1:1e ch_e gli sono proposte dal Consiglio dell' Ordrne_ d1 Tunisi e che egli invece avrà a cuore di studiare in un senso più equo e più liberale le rivendicazioni della maggioranza del foro tu'nisino. Ad. ogni modo spetta alla nostra diplomazia sosten~re g[' i~1teressi dei nostri nazionali e di op- . porsi ad ogm nuova manomissione dei nostri diritti, vantaggi e prerogative che ci sono garentiti dai trattati in vigore. Ai nostri abbonati c~e non fanno la collezione della Rivista e che vogliono mandarci il N. 0 7 dell'anno IX, il N. 0 I 5 dell'anno X ed i N. 2 e 3 dell'anno corrente, daremo in cambio un libro del valore di cent. 50 da scegliersi nell' elenco dei libri di premio di edizione della Rivista. Lariformdaelils' truziosneecondaria IL Nei li:ni ti necessaria men te rititretti di 1m articolo destinato ad una rivista sarebbe vana pretesa ti·attare di tutto il vasto problema delle riforme da introdurre nell'istruzione secondaria, perchè questioni gravi e molteplici si connettono coli' ordinamento di questi studi. Alle varie opinioni io non potrò quindi che accennar.e rapidamente, nessun argomento a'lducendo o ben pochi a difesa deìle idee da me propugnate e limitandomi ad una rassegna dei principi di versi che si contendono il camp<•. Eppure non credo del tutto inutile il mostrare ·1a. vastità del problema e l' urgenza di risolverlo a chi, per non avervi rivolta forse mai l'attenzione. è anche scevro dei pregiudizi, dei qua.li speBso noi insegnanti siamo imbevuti, o per l'amore alla disciplina che profes:;iarno o per la forza della tradizione s~ola~tica. ♦ Il libro più rec1--nte e più core pleto 811 Il' istruz one secondaria è qnello pubblicato tre anni or sono dal Piazzi (1), ed io spesso dovrò citarlo e valermene. Fin dal princirio egli lamenta. che alle q nestioni morali, religiose e pedagoglChe si conceda da noi < il meno del notitro tempo e dei nostri sforzi ,. , che « raro se ne discuta e, più raro ancora, se ne discuta. mostrando di avervi consacrato nno stndio amoroso e una coscienziosa meditazione ,. . Da un lato il pubblico ben poco s'interessa. alla scuola , tanto che davanti ad esso « sussiste , sì , un problema militit.rer agricolo, industriale, coloniale, ma non un problema. scolastico > ; e, da.Il' altro, il Governo stesso non se ne c11ra. Non è co:sì in altri paesi. " Sia principalmente per opera del Governo. come in Fran<:ia, :-.ia per l' opera associata del Gov.-rno e dell' O[Jinione pubblica, collle in Germania 1 sia per l'opera. principal111ente dell' opinione pubblica, come in Inghilterra , la scuola può pretiso q 1e::;te tre grandi nazioni confidare in 111v> svi - luppo ::ialutare e fecondo". E invece in Italia il Governo , che pur potrebbe e dovrebbe e far uascere le qnestioni e tenerle. ,·ive dinanzi al paese e creare ..... un' npi ni')11,, p,1bblica ». non mostr.-t curar:;ene. Anche delle varie clr,ssi di cittadini soltanto il clero ha sempre rivolte le sne cure verso l'istruzione media, o più propriamente verso i Ginna::1i e i Licei; ma lo fa al solo scopo che le cla::;::;idirigenti creseano • con idee, prin.;ipii, c,Jlt 1ra, insomma, in perfetta armonia c\m gl' intere.:isi della Chiesa ». E, d' al tra. parte, coloro stessi che mirano ad una « elevazione spirituale delle 11mili classi del popolo>, si sentono « quasi tratti a disintere::1sarsi delle scuole 9 di coltura generale, quasi fossero « di puro lu~so ed ornamento » . Tutti gli idtri, poi I restano inerti o indifferenti, e non compre11dono il pericolo che deriva (lo notammo ( l) Alfredo Piazz , Li Si;uola Afrclia e le clas:si <li,-igP,nli. (Mernoria premiata dal R. Istituto Lomb;1rdo di Scienze e Lettere) - Milano, Hoepli, 1903.
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