404 l{ l V l S ·r A POPOLA l{ E conti da liquidare con la pubblica sicurezza e con l' autorità giudiziaria. Come mai proprio questo prete, che si compi3ce di grufolare tra le immondizie della vita, mentre s'indaga intorno ad un efferato delitto, si presenta all'autorità ìnquirente ed afferma di conoscere la verità su d'un mistero che quella non riesce a squarciare? Altra volta questo prete, per trarre fuori di responsabilità due suoi amici accusati di un omicidio avvenuto in una rissa in una cantina di Fuorigrotta, si era presentato, per dare luce ed indirizzo, nel gabinetto del giudice istruttore, ma non era stato ascoltato, ed i suoi due amici, com' era naturale, erano stati condannati dalla Corte d'Assisie. Questa volta fu ·più fortunato. Il reggente l'ufficio d'istruzione presso il tribunale di Napoli, vide giunto il giorno della gloria, accolse il prete fra le sue braccia grate, lo ascoltò con animo ansioso, andò a casa di lui per ulteriori schiarimenti, si accompagnò a lui nelle misteriose peregrinazioni per la penisola sorrentina, fìnchè un bel giorno si avvide che era stato a-;tutamente preso in giro. La · gloria di aver scoperto il gran delitto, con le relative conseguenze, rimase un sogno per il disgraziato giudice. Ma la camorra era riuscita nel suo intento: dei due latitanti, sulle cui spalle si rovesciava il peso dell'assassinio, un tal Ciro Maresca, la cui fedina penale rigurgitava di· furti tentati e perpetrati ma non segnava nemmeno una lesione o una rapina, fu arrestato pochi giorni dopo; l'altro, tal De Angelis, soprannominato La Francesca, riuscì a fuggire. Ormai l'attenzione del pubblico aveva distolto gli occhi dai primi arrestati, li aveva dimenticati, quasi li compiangeva. Il prete poteva esser contento: i suoi amici, le cui imprese stavano sfilando nelle colonne dei giornali, erano salvi. ♦ Questo Zola a scartamento ridotto, che aveva gridato: Io accuso .. . ed aveva accusato ùn famigerato ladro, quando, naturalmente, era già giunto in salvo in lontane terre, ed un altro m3riuolo, cui difficile sarebbe stato dimostrare la propria innocenza, data la latitanza che lo costringeva nei giorni del delitto a fuggire per la campagna, questo •prete accusatore poteva dichiararsi soddisfatto. Le sue rivelazioni, che dovevano squarciare le tenebre e mettere l' autorità inquirente sulla via della verità, non portarono una maggiore speditezza nello ivolgimento,clel processo, non una maggiore calma e serenità nella pubblica opinione, non un maggiore impulso per la ricerca della verità e per il trionfo della giustizia. Anzi le indagini, che eran mosse dal punto fisso dell'assassino per vie opposte e lontane, non s'incontrarono più, smarrirono la meta, si confusero, si aggrovigliarono irreparabilmente. Si fecero ricerche intorno a tutti i furti consumati, i cui autori s'erano sottratti alla giustizia, intorno a tutti i delitti più o meno oscuri, intorno a tutti i campioni della delinquenza che eran passati per le camere della Questura e per le aule dei tribunali. Parve quasi che non intorno al particolare mistero dell'assassinio Cuocolo si volesse indagare, ma intorno all'immenso, continuo mistero della vita sociale napoletana , nel cui fondo è il germe generante di tanti delitti. Si riuscì in tal modo dolorosamente solo a constatare ancora una volta tutta una catena di viltà e di immoralità che la società invano, a maglia a maglia, con le sue ipocrisie e le sue leggi, tentava di legare alla colonna del codice penale. Intanto i giorni pass2vano, e la curiosità del pubblico, che si era andata acuendo riscaldando eccitando, si era oramai raffreddata ed assisteva impassibile allo spettacolo d'inettezza che avevan dato le autorità inquirenti, costrette a lasciare in libertà i primi arrestati con tanto frngore. E la complicata istruttoria del processo, oltre i cada ve ·i sa.nguinanti, non giunse a vedere nulla di realmente chiaro e preciso e determinato sia nelle caL1se del delitto che nelle responsabilità. Dare anche una pallida idea di tale istruttori3 non è possibile: fu la vera immagine del caos. Ed il caos ognuno può figurarselo secondo la forza rappresentativa della sua fafltasia e secondo la forza induttiva e deduttiva della sua logica, lasciando poi alla sapiente virtù di coloro che esaminano pacatamente il compito di annullare le visioni di Milton e di distruggere con le loro conclusioni i ragionamenti di Aristotile. Questa la opera dei giurati, se saranno costretti ad esaminare le risultanze dell'istruttoria per il duplice assassinio. Il che noi non crediamo. Cuocolo non ha lasciato tale eredità di affetti nella sua famiglia, da indurla a proseguire per suo contD l'istnnione, mossa dal sentimento della vendetta, che è sempre il più attivo cd il più fattivo dell'anima umana, e~{ il processo finirà negli archivi, finchè l'imprudenza degli assassini non risveglierà gli echi della memoria di qualche diligente funzionario. ♦ Erano gli esecutori materiali dell'assassinio, rimasti nell'oscurità, legati da vincoli di colpa coi banchettanti snlla stessa spiaggia di Torre del Greco? Non è lecito, date le risultanze o meglio le insufficienze dell'istruttoria, affermare nulla ·a tal proposito. Ma si può invece asseverare con sicura coscienza che gl'ignoti autori, se non legati dalla catena del delitto coi banchettanti, dovevano avere molti complici ed aiutatori. . L'assassinio dei coniugi Cuocolo, che non è stato ideato da un grande artista della delinquenza, deve esser stato l'effetto di una combinazione di varie attività criminose, le quali hanno girato intorno alla preda, con pazienza e con costanza, ne hanno seguito i movimenti, ne hanno spiato le abitudini, nè hanno studiato le forze, ed hanno compiuto il colpo maestrevolmente. Gli esecutori materiali del delitto, abituati ad esporre la vita nelle imprese di la1r~)l:eccio e di rapina, hanno dovuto avere la comphc1ta e la protezione di altri, abituati ad esercitare la loro opera malefìca apertamente, in pubblico, magari con la compiacente tolleranza delle autorità. Gli uni e gli altri formano la lega del male, che vigoreggerebbe lo stesso, anche ove se ne sopprimessero i più illustri rappresentanti, sul terreno della miseria napoletana, dell' abiezione incolpevole , dell' ignoranzà e; oltre tutto, dell'organica insufficienza d' istituti politici, che si rivolgono con un fenomeno evidente di reversione incivile ai danni delle infelici popolazioni, pei quali furono creati. Sarebbe ingenuo sperar di debellar la camorra con una sentenza di Corte d' Assisie, mirante a vendicare due orrendi delitti , che trascendono i limiti della organizzazione camorristica. Quest' organizzazione, se mai, si dovrebbe combattere da presso, con la guerra implacabile di tùtti i giorni, mossa ai colpevoli di reati di prepotenza, di corruzione, d'intrigo, di sfruttamento, di strozzinaggio: reati che sono usuali e minori dei due che orn si tenta di vendicare. Ma poichè una tal guerra dovrebbe essere sostenuta dai funzionarii di questura e dai niagistrati, si vede subito come il problema si risolva in un altro problema essenzialmente politico, in un paese, dove i giudici , scelti tra gl' inetti all'avvocatura, mal pagati e lasciati
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