Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 15 - 15 agosto 1906

RIVISTA POPOLARE 403 Se gli assassm1, i quali pur hanno compiuto il delitto con tanta sapiente accortezza, avessero gettato a mare il cadavere del Cuocolo, o l'avessero occultato in qualsiasi altro modo, state sicuri che a quest'ora si sarebbe vissuti nella piena ed assolutd convinzione che il marito aveva amrr.azzata la moglie infedele e poi aveva preso il volo per le lontane Americhe. Ma, mentre si esaminava il corpo della donna assassinata, un telegramma del delegato di Torre del Greco informò che il marito, Gennaro Cuocolo, era stato crivellato di pugnalate ed abbandonato cadavere sulla spiaggia di Calastro. I due, che avevano insieme nella viti tramato il male, lo avevano espiato colla morte violenta. La duplicità dell' assassinio indicò che tutto un mondo di malvagi e di corrotti poteva avere avuto interesse a sopprimere il Cuocolo e la Cutinelli, ricordò chi fossero i due assassinati, svegliò l'incertezza e r insufficienza di coloro che per più anni avevan lasciato indisturbati, sotto le ali della loro protezione, i più illustri rappresentanti della vasta e potente associazione, .nelle cui fila il delitto era stato pensato, prepa ·ato, eseguito. ♦ La stessa sera in cui Gennaro Cuocolo cadeva esanime sotto i colpi dei suoi assassini, sulla stessa spiaggia, a mille metri di distanza, una gaia comitiva si abbandonava alla letizia di un abbondante banchetto, nell'osteria di Mimì a mare, un bettoliere cui il delitto Cuocolo ha conferito fama. Chi erano i banchettanti? Enrico Alfano e suo fratello Ciro, Giovanni Rapi, ed un tal Gennaro Ibelli. , Di Enrico Alfano si è detto e ripetuto che era il capo in testa della camorra in tutti e dodici i quartieri di Napoli. Basso, bruno, tarchiato, dagli occhi spavaldi, dalla guancia sinistra sfregiata, egli era molto noto a Napoli. Processato per due mancati omicidi, condannato più volte per violenze e lesioni, arrestato in seguito all' audacissimo furto alla Fougère, menava vita dispendiosa e dava denaro a prestito. Giovanni Rapi, conosciuto più col nomignolo di don Giovanni 'o maestro, perchè aveva insegnato in una scuola elementare municipale a Porta Capuana, aveva passato la sua vita nel mondo dei giuocatori internazionali. Divenuto l'amante di una bella signora, si era recato con ici all'estero. Nel 1902 era stato espulso dalla Francia, come giocatore sospetto. Tornato in Italia con parecchie centinaia di migliaia di lire, aveva fondato un circolo, l' Uunione del MeH_ogiorno, di cui aveva conferito la presidenza ad una persona dell'aristocrazia napoletana, al duca di Noia. Questo circolo era una casa da giuoco: il Rapi avcva finito col rimettere parecchie migliaia di lire, ma aveva guadagnat0 rarnicizia di parecchi giornalisti, cui egli volentieri prestava danaro, e di parecchi uomini politici , di cui aveva la confidenza e la protezione. Aveva continuata a menare vita agiata e corroda ed a frequentare le case da giuoco. Sia Enrico Alfano che Giovanni Rapi furono i più accaniti sostenitori, in Sezione Vicaria,, del1' elezione di Enzo Ravaschieri contro Ettore Ciccotti. Gennaro !bello era un altro noto pregiudicato, condannato nell'86 in Corte di assisie per concorso in omicidio . Anch'egli viveva dando denaro a prestito. Il fratello dell'Alfano, Ciro, aveva uno stato di servizio meno brillante: non aveva preso parte che a qualche dichiaramento. L' essersi proprio queste persone trovate a banchettare nella sera dell'assassinio, a poca distanza dal luogo ove esso avveniva, fu la circostanza la quale determinò l'autorità giudiziaria ai loro arresti, che la autorità di pubblica sicurezza eseguì mobilitando tutti i suoi agenti. Gli arrestati non opposero alcuna resistenza, anzi si affrettarono a proclamare la sicurezza della loro innocenza e la falsità dell'imputazione loro addossata. L'arresto di tali persone, a Napo~i molto note, convertì la sanguinosa istoria in un fosco romanzo, che maggiormente appassionò, commosse, eccitò le fantasie meridionali ; e le appassionò, le commosse, le eccitò, per lungo tempo, in varie forme, in m~lle modi. Per più di un mese, tutti i giornali di Napoli, giorno per giorno, ebbero le più diverse e più strane versioni del fatto e dei moventi del fatto. L'interesse e l'inganno, l'odio e la paura di rivelazioni, la vendetta ed il castigo, divennero volta a volta il germe e il sostrato di nuove narrazioni, di nuove fantasticherie. Proprio quando si credeva di esser riusciti a chiarire, a spiegare, ad esaurire, il mistero tornava a rannuvolarsi, a ricoprirsi, a ringarbugliarsi più di prima; finchè, a furia di indagare, di la varare attorno ad esso, le fantasie si stancarono e finirono col decidersi ad aspettare dal tempo la risposta a tutti i punti interrogativi che racchiudevano tanti nuovi romanzi i quali dovevano essere esplicati e risolti dal giudice istr1:1ttore. ♦ Ma l'istruttoria, che pur da principio aveva mostrato d'indirizzarsi per una via retta e sicura, ad un tratto parve deviare e smarrirsi fra i roveti aspri e pungenti delle indagini. Si disse che gli arresti dei banche:tanti nell'osteria di Mimì a mare erano stati fatti per avere nelle mani come ostaggi i capi più autorevoli della camorra, ed indurre questa alla rivelazione del delitto. O santa ingenuità I Qual interesse poteva avere la camorra a svelare gli autori del delitto, quando nulla era stato accertato sul conto degli arrestati e questi , dopo il fastidio di qualche mese di carcere, avrebbero dovuto finire coll' esser rilasciati in libertà? Un solo interesse la camorra poteva avere ed ebbe: quello di oscurare le ricerche, di, confondere le indagini, di coprire i rei, di creare tale garbuglio d' indizì e di sospetti da rendere vana e risibile l'istruttoria. Poichè le lettere anonime, le ·voci vaghe, le notizie artifìziose non giungevano allo scopo di deviare l'attenzione che il pubblico aveva fissato sugli arrestati, le cui gesta inedite venivano rivangate e pubblicate in tutti i loro particolari, saltò fuori il deus ex-niachina della situazione, l'amico, il confidente, il compare di tutti i camorristi più o meno famigerati di ·sezione Vicaria: un prete. Come mai questo prete, cui gl' intrighi elettorali avevan procurato sotto l'amministrazione dell'on. San Donato una lauta prebenda municipale, mercè la cappellania del camposanto, come mai questo prete, la cui giornata avrel:be dovuto esser dedicata a benedire i defunti ed a tergere le lacrime dei parenti desolati che li accompagnano all'estrema dimora, appariva legato da vincoli indefinibili con tutti i peggiori arnesi di sezione Vicaria? Ad un sacerdote, veramente operoso e fattivo, che non restringa l'opera sua nelle pratiche del culto ma l'allarghi ad una vera e quotidiana azione di bene, sembrerebbe naturale che ricorressero per consiglio, per aiuto, per conforto tutti gl'infelici, i miseri, i disgraziati. Ma è strano che proprio ad un prete facciano appello i facinorosi , i camorristi , gli affiliati alla mala vita, tutta la cattiva gente, che ha avuto

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