Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 15 - 15 agosto 1906

I 1 ( >. _; RIVISTA Po POLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONECOLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese lt,alia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·soVittorio Emanuele, n. 0 115 - NAPOLI Anno Xli - Nnm. 15 ABBONAMENTO POST AL E Uoma, 15 Agosto 1906 SOMMARIO: Noi: Gli avvenhnentl e gli nom1n1: ( In Russia. Sicut erat .... - Pio X contro la sua bestia nera - Il Congresso Panamericano - Può risorgere l' inchiesta sulla Marina? - Un raggio di luce nella terra del servilismo - Se i giornali politici leggessero la Rivista Popolare - Un'errata-corrige necessaria). - N. Colajanni: Latini ed Anglo sassoni ([ giudizi) - Dr. N. Colajanni: Il feminismo nell'esegesi giuridica - Floriano Del Secolo: L'onnipotenza della camorra. ( A proposito dell' assassinio dei coniugi Cuocolo ) - La situazione legale degli avvocati italiani in Tunisi - Prof. Tullio Tentori: La riforma dell'istruzione secondaria. - Kivista delle H.tvlste: Lo spirito delle Istituzioni militari svizzere (Nuova Antologia)- La barbarie dei civilizzati (Contemporary Review)-Il caso di Brescia (Minerva)- L' attitudine dei riformatori verso l'agricoltura (Westminster Review) - Che cosa rappresenta la Camera dei Lords? (Positivist Review) - Un opificio scientifico cooperativo (Worlds' Work and Play) - La fabbricazione del vetro in Giappone ( Asien) - Gli scioperi e le serrate nel 1905 in Germania (Reichsarbeitsblatt) - L'Istmo di Panama (Deutsche Rundschau fur Geographie tmd Statistik) - La Germanizzazione del Mediterraneo (Revue d' Itali e) -Recensioni. GLl ftVVENIMENTI e GLI UOMINI In Russia. Sicut erat .... - La cronaca del1' anarchia, che non diventa ancora rivoluzione, continua come da circa due anni. Bombe , assassini di generali e di poliziotti , che hanno meritato la· loro sorte, svaligiamenti, incendi, ammutinamenti di soldati ecc. continuano in Russia. Uno di questi ammutinamenti, quello di Sveaborg, ha assunto proporzioni più gravi. Si parla di qualche migliaio di morti e di feriti; ma non sarà male ricordare che sul numero dei morti e dei feriti della Russia ci sono da fare sempre delle riserve .... A Cronstadt pare che si ricominci ; e altre navi sembra che abbiano imitato le gesta della Potemkine. Qualche tentativo d'i sciopero generale si rinnova; e sinora con risultati italici, cioè negativi. Questa cronaca triste dimostra sempre più che la rivoluzione in Russia incontra ostacoli formidabili, organici. Li abbiamo più volte enumerati. In qualunque altro paese di Europa e di America in cui l'esercito desse segni cosl generali d'indisciplina, di ribellione aperta non una, ma dieci rivoluzioni sarebbero scoppiate ed avrebbero trionfato. Ma in nessun altro paese , come in Russia si è vista cosi formidabile la resistenza passiva non dei poteri costituiti, ma di una· parte della popolazione a tutto ciò eh' è innovazione più o meno rivoluzionaria. La reazione dei cittadini ora adotta gli stessi metodi attivi della anarchia; essa che ha organizzato da anni , colla complicità più o meno esplicita della autorità i pog1·omi, cioè i massacri degli ebrei, ora anche ricorre all'assassinio individQalizzato. N'è rimasti) vittima a Terioki (Finlandia) l'ex membro della Douma, Herzenstein. Perchè contro di lui si appuntò il revolver dell'assassino? Gli nocque di più l'essere stato un ricco ebreo; o l'avere appartenuto al gruppo dei democratici costituzionali? Forse l'una e l'altra cosa! Intanto il ministero di Stolypine sempre incompleto, - perché molte autorevoli persone non vogliono farne parte - che prometteva. il mantenimento della Costituzione si appalesa sempre più reazionario. La stampa libera è soppressa - fu soppressa anche La Strana di Kovalewsky ,- la -~nsura sui giornali stranieri è rigorosamente esercitata., gli ex deputati vengono arrestati, si depoda in Siberia in via amministrativa .... Non è un modello di paese costituzionale la Russia? • * * Un socialista francese dei più vecchi e dei più autorevoli, Paul Lafargue, si accorge dell'anormalità della situazione russa che smentisce tutte le previsioni rivoluzionarie occidentali e nell'Humanité (31 luglio) cerca illuminare coloro che conoscendo la storia della rivoluzione borghese di Francia e d'Inghilterra si sorprendono della resistenza che oppone lo czarismo alla rivoluzione. Secondo l'avviso del genero di Carlo Marx le cause principali della resistenza risiedono nel fatto che l'autocrazia in Russia impiega a propria difesa i mezzi del regime borghese: l'esercito armato e disciplinato alla moderna e il debito pubblico alimentato dai capitalisti europei. La spiegazione non regge. Se il capitalismo europeo avesse negato il denaro all'autocrazia si avrebbe avuto il fallimento finanziario dello Stato senza che questo fosse ancora il trionfo della rivoln~ione. Non falli finanziariamente la rivoluzione francese col regime degli assegnati 1 Ciò non ostante essa trionfò. Cosi potrebbe avvenire del regime autocratico. L'esercito, guardando agli episodi innumerevoli, che formano una serie regolare e continua , più eh.e il puntello dello czarismo si può considerare come un elemento fattivo di rivoluzione. Dove e quando le giornate come quelle di giugno 1848, di dicembre 1851, in cui la rivoluzione sia stata domata in Russia in una vera. battaglia? Se mai i veri combattenti sinora in Russia mancarono dalla parte ri volnzionaria. Ma lo stesso Lafargue poco dopo afferma che il vero segreto della resistenza dell'auotcrazia sta nei 200,000 Cosacchi fedeli, che ammazzano soldati ribelli e lavoratori con un entusiasmo, che invano in un simile bisogna può venire dalla disciplina e dall'armamento degli eserciti moderni. I Cosacchi sono la negazione degli eserciti moderni: non sono una riunione di reggimenti , un corpo di esercito regolare, quale possiamo noi immaginarlo; ma rappresentano la leva in µ\assa di tutto un popolo

394 RIVISTA POPOLARE ammaliato da una fedeltà allo Czar eh' è ben diversa dalla disciplina degli eserciti occidentali. E Lafargue giustamente osserva : e I Cosacchi sono i sostegni dello czarismo; il po- « tere regale non ha avuto in Inghilterra e in Francia « nna forza cosi temibile da opporre agli assalti dei « rivoluzionari borghesi. La popolazione cosacca gode « di libertà e di privilegi che non possiedono il popolo « russo; essa è per cosi dire una nazione straniera( « che fornisce allo Czar un esercito di 200,000 mercee nari, che esso utilizza per ingrandire il suo impero « e per opprimere il suo popolo. I Cosacchi conside-1 « rano i Russi, i Polacchi, i Finlandesi, i Caucasiani « come dei popoli stranieri; che devono trattare come Pio X contro la sua bestia nera. - L' In. fallibile che non ha trovato ancora il tempo e il modo di occuparsi della grave quistione -francese e che aspetta la parola dello Spirito Santo .... che non viene, ha improvvisamente lanciato una nuova enciclica-la quarta, la quinta, la decima, ... - contro Don Romolo Murri e la sua democrazia cristiana. I nostri lettori certamente sanno - noi più volte abbiamo riprodotto il pensiero dell'esiliato di Torretteciò che desidera, quali sono le aspirazioni della Democrazia cristiana ; ma percbè sappiano bene che in esse non c'è niente di satanico, di rivoluzionario e di critico crediamo opportuno di riferire le più recenti dichiarazioni di Don Murri. « nemici , e come se fossero ebrei. La camarilla che " « circonda e governa Nicola è sopratutto preoccupata Premettiamo che in fatto di teologia egli è ortodosso quanto qualunque buon cattolico, anzi q11antoqualunque cattolico fanatico e minchione ad un tempo. « di preservare i Cosacchi dal r.ontagio rivùluzionario; e essa li ha persuasi che la Rivoluzione li priverebbe « delle loro terre e della loro indipendenza. > O' è del vero in questo quadro. Si pensi intanto che un deputato dei Cosacchi commosse la Doun:,,a e il mondo civile coi sentimenti umani e liberali espressi e si veda quanto quei rappresentanti rispecchiavano fedelmente i sentimenti del popolo che rappresentavano .... E se il quadro è vero, si può affermare come fa il Lafargue che i Cosacchi rappresentano un esercito moderno quali sa organ~zzarli la borghesia? D'altra parte si ricordi che 200,000 Cosacchi dovrebbero bastare ad un Impero di oltre 22 milioni di chilometri quadrati e di centoquaranta milioni di abitanti; che essi dovrebbero reprimere tutte le rivolte e le ribellioni militari scoppiate nell' immenso impero da Vladivostock a Cronstadt, da Sveaborg ad Odessa, da pertutto in ogni momento .... Se i 200,000 Cosacchi possedessero ciascuno le cento braccia di Briareo e l'ubiquità di R. Antonio fallirebbero al triste compito. Altre organiche , profonde , immodificabili in breve tempo , sono le cause della resistenza dello Czarismo. Lafargue le intravvide e scivolò su di esse senza saperle valutare , perchè la rettorica rivoluzionaria non consenti di fermarsi su di esse. Egli scrisse: e L' ambiente russo è eccezionale. 1 « borgh€si e i p1·oletari che sono le fm·ze vive della « rivoluzione sono poco numerosi, presso a poco il e decimo della popolazione , essi sono agglomerati in e alcune città che lo Czar può domare con un esercito e relativamente debole in rapporto alla massa enorme e del popolo. I contadini possono aiutare ed anche « precipitare il movimento, ma essi sono incapaci di « lanciarlo. Essi possono come i J'acques del medio « evo, incendia,re i castelli, impadronirsi delle terre e « dei ce1·eali immagazzinati ; ma essi sono facilmente « messi in rotta da un pugno di soldati armati di fu. « cili e di una mitragliatrice. Le rivolte dei contadini, « lontane dai centri militari, sono lasciate a loro stesse e a causa della difficoltà d'inviarvi delle truppe, sino « al momento in cui si potrà occuparsene. > Questa è la verità vera. E questa eccezionalità del1' ambiente russo riconosciuta dal. Lafargue può P?rmettere di prevedere che può darsi che Mosca e Prntroburgo rimangano in mano degli insorti, che l? sciopero generale trionfi , che lo Czar si~ ~ecap1tato o prenda la via dello esilio, che i qosacch1 _s1conve~tano alla libertà..... e con tutto ciò rn Russ1a non c1 sarebbe ancora la rivoluzione come noi la intendiamo. Ci sarebbero soltanto gl'incéndi di Parigi o le scene di Cartagena; ci sarebbero sopratutt~ venti, cento, mille centri di selvagge Jacqueries. Niente altro. L~ rivoluzione fattrice di nn ordine nuovo , elemento d1 progresso sarebbe a1;1coradi là ~a ven~re. . Siamo stati soli smora a predicarlo m Italia e cr~- diamo doveroso d' insistere in queste vedute , che rispondono alle condizioni reali della Russia. ♦ Ciò che urta i nervi di S. Santità, però, non sono le opinioni religiose del sacerdote che ha preso di mira con una insistenza puerile ; ma le sue convinzioni e la sua propaganda politico-sociali, di cui, del resto in Italia &iOnsi sono visti ancora gli effetti pratici. Queste idee politico-sociali della Lega Democ'l'atica nazionale dopo l' ultima enciclica di Pio X cosi sono state formulate dal suo ispiratore Don Murri. e La Lega si è prefisso lo scopo di tenersi distinta da tutti gli altri partiti politici, non escluso quello moderato-clericale; di giovare, nella vita economica e professionale, a tutti i lavoratori, senza guardare ad opinioni religiose od a colori politici ; soprattutto di badare all' educazione del popolo e di prendere posizione, da per tutto, per l'onestà e per la sincerità politica,- qualunque sia il partito che ne violi le norme. « Anche a quanto alla parte della religione nella vita pubblica, noi abbiamo un concetto nostro; quanto più desideriamo che Fispirazione religiosa rientri nelle coscienze, tanto più vorremmo che il cattolicismo cessasse di essere pretesto di di visioni e di fazioni nella vita pubblica. Vorremm·o, in altre parole, che in politica essere cattolici significasse, non già appartenere a questo o quel gruppo contendente, ma agire, in qualunque partito, con correttezza, con alt.ruismo, con vivace spirito di solidarietà e possente desiderio di bene. Se poi da questo programma morale dovesse risultare uno speeiale atteggiamento nella vita pubblica, tanto meglio; purchè si intendesse bene che fra noi c' è posto per tutti gli interessi, purchè smettano quello che hanno di eccessivo, e per tutte le coscienze oneste>. ~ · e Il nostro è oggi un programma. di libertà, nell' in- ;~gnamente, nella vita pubblica, nei rapporti fra Chiesa e Stato; ma questa libertà dobbiamo chiederla e volerla sinceramente ed anche educarci alF esercizio di essa. I nove decimi dei cattolici militanti sono educati in un' aria cosi chiusa. abituati cosi male , cosi indeboliti spiritualmente da rivolgersi sempre, con movimento irrefrenabile, verso qualunque forma di autorità; ed essi diventano oggi il migliore appoggio, in Italia dello Stato accentratore e corruttore. A questa tende~za, anche la Lega ha cercato di opporsi con tutte le sue forze • e L'autonomia, della quale si è tanto parlato a dritto e a rovescio, per noi dovrebbe consistere appunto in questo : coscienze cristiane e pi~na libertà nelle mosse politiche >. O' è da scandalizzarsi e da scagliare fulmini per questo proposito? Cristo certamente li troverebbe molto moderati· e il Leone XIII dei primi tempi nella sua enciclica 'de conditione opificium li sorpassò in radicalismo sociale. Ma Pio X è un altro uomo. Egli odia la libertà, egli odia l' indipendonza, egli disprezza la__cultura: Perciò il Santo Padre è furioso contro questi msolenti sacerdoti che s' interessano delle classi lavoratrici; vuole preti ignoranti, animati dalla fede, fa.natici. Con ,. J

RIVISTA POPOLARE 395 ragione qnindi consiglia ai vescovi di essere cauti nel concedere la laurea, .. in messa - e come fabbricanti di Me~se u~ prelat?. come. il_cardinale Manning derideva 1 preti cattohc1 ! -, d1 ednculi nei seminari e d' impedire che frequentino le Università .• La 11ribuna, appena pubblicata l'Enciclica dell' Osservl!'to1·eRoma1?,o, disse che il Papa vuole preti ignoranti. ma bnoni. Se si contentasse di volere semplicemente delle pecore i governanti italiani non farebbero ]' occhio di triglia col clero. La verità è che Pio X li vuole buoni, ignoranti e reazionari. L' Enciclica testualmente dichiara: e Ogni linguaggio che possa inspirare nel popolo l' avversione alle classi superiori è e deve ritenersi affatto contrario al vero spirito di carità cristiana. E' poi da riproyare. nelle . pubbli~azioni cattoliche ogni parlare che rnsp1randos1 a novità malsane derida la pietà dei fedeli e accenni a nuovo orientar:iento della vita cristiana, a nuova direzione della chiesa a nuove aspirazioni deW anima moderna, a nuove ~ocazioni sociali del clero, a nuova civiltà cristiana. e simili. I sacerdoti, specialmente giovani , benchè sia lodevole ~he ~adano al ropolo, devono cionondimeno procedere rn ciò col dovuto ossequio all' autorità ed ai comandi dei superiori ecclesiastici•. .Siamo intesi - e noi lo sapevamo - : la carità crist1a°:a, q ueIJa ad uso e consumo de] paesato , impone che 1 poveri morissero di fame o che i· gaudenti non siano disturbati. Qualcuno ha detto che Pio X è uomo essenzialmente religioso e vnole che i preti e le loro pecore non si occupino di politica· e di cose mondane. Niente affatto. Egli biasima la politica soltanto quando è liberale· ta_nto_che_ha da_to di_ frego al non expedit pur di far~ trionfare i reaz10nar1 a Catania e a Portomaggiore come altravolta a Lendinara ed altrove. ' . Que~ta è la verità che la 1ribuna prudentemente di~~ntica, come la dimenticano altri giornali monarchici, che hanno la faccia tosta di dirsi liberali. Contro Don Murri l' Enciclica è esplicita più che pel passato. Essa dichiara: dopo aver ricordata l' enciclica, dell' 8 dicembre 1892. e Del resto, venerabili fratelli, a porgere argine effi.c~~e a ~1~es~ofuorviare d' idee, a questo dilagare di s~1rito ~ m~i~endenza con la nostra autorità, proibiamo d oggi m avanti assolutamente a tutti i chierici e .sacerdoti di dare il nome a qualsiasi soc.-ietàche n~n dipenda dai vescovi, e in modo speciale e più nom1_na~a.me~t~pr?~bia~o ai medesimi, sotto pena per i chi~nc1 _di rnab1htaz10ne ipso facto a divinis, di inscriversi aJla Lega democratica nazionale, il cui programma fu dato da Roma - Torrette, 20 vttobre 1905, e lo statuto pure senza nome di autore, fu nell' anno stesso. st~mpato a Bologna presso la Commissione provvisoria > • Chiunque conosce la storia del passato nel nostro secolo~ per no!1 rimontare ai tempi più tristi e più remoti, non s1 sorprende menomamente di questa attitudine di Pio X· Lamenna~s! Giober~i, Rosmini, Dollinser, quanti cercarono conciliar-e. 1~ libertà, lo spirito umano, il progresso col cattohcismo, dal Vaticano vennero dannate o sconfessate. Sorte uguale doveva toccare a Don Murri. Noi ce ne rallegriamo. Un cattolicismo umanit~rio, ~ol_to,liberale amico dei lavoratori sarebbe pericolosissimo. Un cattolicismo che vuole un esercito di preti fanatici a noi piace assai di più. Con Pio X ponte~ce, ~e Macola volesse farsi prete si potrebbe essere sicuri che lo vedremmo al posto di Merry del Val. Nota. - D011 Murri nella Rivista di culturx si rivolge al1' on. Colajanni per protestare contro il nostro stelloncino del N.0 1lel _15 luglio, in Cl)i, a suo avviso si poteva scorgere una conne881one tra l'opera dei clericali di Catania ed un articolo ~el~a stessa Rivista di cultura. Non esitiamo a dichiarare prehm1n,:re qualunque equivoco, che non ritenemmo mai la democrazia cristiana di don Murri impeciata di clericalismo e di puttaneggiamento coi moderati e coi reazionari. Ne fanno fede tutti gli scritti in cui ce ne siamo occupati. Ma è innegahile che in molta parte d'Italia l'etichetta dt>lla democrazia cri:stiana serve a coprire ogni merce di coutrahl,ando. ♦ 11 Congresso Panamericano. - A Rio J aneiro si è riunito il 3.° Congre:3so Panamericano. Gli ~tati. Uniti di ~11e~to,.come dei precedenti sono stati J veri ~rornotor1. Rr~nita nel Sud, nella Capitale della repu_bbli~a ~el Bras!le questa t,erza riunione pare che vogha rrn~c1re a strrngere maggiormente i legami, per ora semplicemente morali, tra la grande repubblica del Nord America e le altre del Centro e del Sud. Gli scopi di questi Congressi sono quelli contenuti nella dott1'ina di Monroe, al cui trionfo completo tiene tanto Roosevelt. _S?no stati _esposti_e commentati eloquentemente dal mmistro degh esteri della Repubblica delle Stelle. e Noi non vogliamo, ha detto Root, altra vittoria che quella della pace, non vogliamo altro territorio che il no~tro, n?n v~gliam? al~ra sovranità che quella sopra noi stessi. Noi cons1der1amo che la indipendenza e la eguaglianza dei diritti del più piccolo e del più debole membro della famiglia delle nazioni devono essere rispet~ate, tanto quanto quelle del più vasto impero, e cred~amo ~he_la os~ervanza di questo rispetto è la ga - ran~ia P;10c1pale del. debole contro l'oppressione dei forti. No~ non recla1mamo e non vogliamo altri diritti che quelh cha francamente concediamo a ciascuna Repubblica americana. Desideriamo accrescere la nostra prosperità, estendere i nostri commerci ed aumentare la nostra coltura; ma la nostra concezione della vera vi~ per_ rag~iungere questo scopo, non è di abbattere gli altri e di profittare della loro rovina ma di aiutare tutti per uno scopo di prosperità ge~erale •. R?Ot. sp_er~che fra 9ualche mese i possessori riconosornt1 di ciascun _Pollicedi suolo am~ricano. potranno essere rappresentati per la prima volta coi diritti incon~es~abili di ~tato sovrano ed eguale al Congresse dell Aia? Sa~à _l accettaz_ione finale e formale da parte del mon~o civile dell~ dichiarazione che nessuna parte del contrnente americano può esser considerata come sottoposta alla colonizzazione. E' c~iaro che gli Stati Uniti vogliono esercitare una ege_~oma sul resto_ dell'America. Per la loro potenza politica ed economica, per la loro maggiore civiltà essi certamente hanno il diritto di esercitarla. L'egemon_ia americana nuocerà agli Stati di Europa? Non lo crediamo; ~3:n~o_piùeh~ il governo di Washingto.u, smentendo gl rn1z1 propri nelle Antille ha lealmente restituita a se stessa l'isola di Cuba el ha dato prova delle sue rette intenzioni nel promuovere la guer~a colla Spag~a. La solidarietà delle repubbliche americ_an~potrà agtre n~l senso di accrescerne lo spirito proteziornsta ? Ma quasi tutte le repubbliche del Sud rn _q_uan~oa protezionismo non la cedono agli Stati Umti. L Europa potrebbe sentire danno se quelle adottas~e. un regime preferenziale a benefizio degli Stati Umt1. In questo caso le industrie europee ne riceverebbero un grave colpo. Dal male, però, potrebbe derivarne un bene relativo: al grande mercato Unificato dell'America si dovrebbe c~ntrapporre il g:ande m~rc~to Unificato dell'Europa. S1 att_enuerebbe Il_protez1omsmo tra gli Stati continentah del vecchio mondo e si costituirebbe quello Zollverein europeo, ch'è nei voti di molti economisti e che farebbe fare un grande passo alla causa della p_ace- pa~si m~lto ~iù rapidi e più sicuri che non siano stati quelli fattile fare dalle Conferenze interparlamentari dell'Aia e da quelli degli amici della pace e dell'arbitrato.

396 RIVISTA POPOLARE Può risorgere l'Inchiesta sulla Marina?- scritti e per le opere, che rappresenta un princ>ipio, Quirino Nofri da alcuni giorni pubblica una serie di un'idea, un programma; -- ripetiamo: se la. importa.- articoli sulle colonne dell'Avanti I nei quali si occupa zione· in nn collegio di un candidato nato altrove dell'Inchiesta sulla Marina. rappresenta nn' anomalia., - e rappresenta una enorAnche coloro che hanno letto la relazione generale mità. , un'aberrazione morale , quando quel candidato e i documenti della Commissione rimangono impressio- oscuro, ignoto , si sceglie soltanto perchè il ministro nati del modo in cui l'ex deputato socialista. aggruppato dello interno lo indica - la imoortiu:ione nel Consiglio 'i fatti - niente altro che i fatti - per metterli nella provinciale, che non pnò discutere problemi nazionali loro vera luce. Le ladrerie colossali, le responsabilità e non può occuparsi d'interessi genera.li, di uno che dei ministri, la turpe faccenda. della Terni, sviluppa.taf 'nel luogo non ha parentele. interessi loca.li rappresenta a spese dello Stato per servire a b_enefi_ziodegli azionist! addirittura l'incredibile. l' inverosimile: Eppure mercè e contro lo Stato, la condotta d1 Brrn che regalava 1 la sfrenata ambizione dello Schanzer. l'rntrig;o del Premilioni - legga quegli articoli l'on. Gian Carlo Da.neo •fetto, l'incoscienza degli elettori l'incredibile e l' inche lo ha difeso! - dei contribuenti come se fossero ·verosimile sono un fatto: Carlo Schanzer eletto a Trenpresi dalla propria tasca, la confutazione esauriente tola, benchè per ciò solo reso ineleggibile, è state, rieletto del discor!30Bettolo e delle barzellette Morin, sono tanti Consigliere a Caserta!. .. punti brillanti della requisitoria Nofri, che dovrebbero In tanta aboiezione della Terra di Lavoro noi abfare arrossire quanti votarono l' inqualificabile ordine biamo scorto nn raggio di luce. Infatti a Caserta si è del giorno Arlotta. visto no risveglio che mai si aveva avuto pel passato. Alcuni giornali, e non sovversivi, sono rimasti cosi Il Prefetto e i suoi con tutte le pressioni, con qualche convinti della doc,1mentazione e delle considerazioni del vergognoAa defezione, col fare vf>nireelettori impiegati Nofri c~e hanno ~spr~sso ]a speranza c~e la_In~hiesta da tutte ]e parti d'Italia, ed anche_escludendo la cor possa risorgere; 11 titolo stesso degh articoli dello ruzione che si afferma essersi esercitata. larga.mente e Avanti I - L'Inchiesta sulla Mmina a nuova vita - sfaccciatamentc, non è riuscito a racimolare che 1300 farebbe supporre che una tale speranza alberga nello voti sul nome del ministro Schanzer, mentre un pngno aniruo del loro autore. di giovani valorosi combattenrlo in nome della moralità Ma qu~a non è che una illusione. L'Inchiesta è politica , resistendo alle minacce ed alle sednzioni di morta e sepolta senza nemmeno i funerali di prima ogni genere, sul suo avversario sono riusciti a raccoclasse. Se ne riparlerà solo nel caso in cui qualche gliere oltre 1000 voti. Dell'opera di q11esti giovani nnova Lissa venisse a gettare la costernazione in Italia. siamo più che soddisfatti perchè vediamo nella mede- ~on se ~e p~rler~ più;_ e 9u_el ~h'.è l?eg~io_i ris?ltati, sima il primo segno della prossima ri~cossa. d1sastros1 pe1 Jadn e pe1 mm1str1 1taham, 1mped1ranno E chiudiamo riassumendo ciò che scrivemmo nel 1903. che si faccia quella Inchiesta sul Ministero della guerra, Giudichiamo vili staffieri e non liberi elettori quei miche rivelerebbe uno sfacelo amministrativo ed una cor- sera.bili che vanno a cercare un candidato a Palazzo ruzione ancora maggiori di quelli della Marina. Braschi; ma riteniamo degnissimo di biasimo quel miEd è tutto dire I nistro che invece di educare il mezzogiorno, gl'inietta ♦ Un raggio di luce nella terra del servlllsm.o. - Altra volta c; levammo sdegnosi contro la elezione di Schanzer a deputato del Collegio di Aversa. Non avevamo alcun rancore personale contro l'uomo, eh' è colto ed operoso; non ci moveva alcnn risentimento politico perchè nel collegio non e' era la più lontana probabilità di vedere attecchire una candidatnra repubblicana o altra affine. Ma l' ira nostra moveva dall' amore che portiamo al mezzogiorno, dalla brama ardente di vederlo elevato moralmente e politicamente, perchè la elezione di Schanzer rappresentava un atto di servilismo abbietto che aveva ricevuto battesi mo e cresima dal ministro dell' interno nel 1903. Questo servilismo abbietto - la maggiore piaga del nostro mezzogiorno - lo bollammo a sangue nel N. 0 del 31 dicembre 1903 rispondendo a quel disgraziato sindaco di Aversa, che con un manifesto , modello di ignoranza bestiale, chiamava lo Schanzer , di origine galliziana, un figlio del latin sangue gentile. Gli elettori di Aversa si mostrarono ignobilmente servili nel 1003 prostituendo la funzione elettorale coll'andare a chiedere un candidato al ministro dell'interno , che indirò per lo appunto il Comm. Schanzer. Ma questi messo il piede in questa terra di conquista eh' è il mezzogiorno non si contentò della rappresentanza politica, - che attraverso al Manicomio ed ai favori dispensati pare che debba diventare un feudo - e volle anche la rappresentanza amministrati va. Perciò il Prefetto di Caserta si mise all' opera per provargli che in Terra di lavoro tutto è possibile gli trovò due Mandamenti che si contesero l'onore di mandare lo Schanzer in Consiglio provinciale: quello di Trentola prima e poscia quello di Caserta. Se la importazione di un estraneo in un Collegio politico, - quando l'estraneo non si chiama Mazzini, Garibaldi, Crispi, Spaventa, Mario, Saffi, ecc.; quando cioè quell' estraneo non è un uomo eminente per gli nelle vene un'altra dose di servilismo e di multiforme depravazione politica e morale. . ♦ Se I giornali polltlol leggessero la Rivista Popolare. - Nel N° del 30 giugno nella Rivista delle riviste venne da noi riassunto un magnifico articolo della North Ame'rican Rewiew a firma X e dal titolo : Un appello ai milionari. L'articolo passò inosservato. Ma dopo una quindicina di giorni lo stesso articolo venne ririotto da un giornale politico di Roma ; e allora molti giornali lo riprodussero con un titolo che ne svisava interamente lo scopo àltissimo e la importanza dello svolgimento. Cosi nel Giornale di Sicilia di Palermo prima e nel Pungolo di Napoli del 2 agosto e in altri giornali di provincia lo abbiamo visto male ra.ffazzor1ato, deformatJ Aotto il titolo ridicolo : V odio contro i milionari suscitato dall'automobile ... Molte volte ci capita di vedere rubacchiata: indecentemente la nostra Rivista, cui abbiamo consacrato il meglio della nostra attività e tutto il nostro affetto senza vederla citata - anche da giornali che dovremmo considerare come a.miei nostri. Ma preferiamo quella mala azione al deturpamento e all'alterazione di articoli, che hanno on significato ben altrimenti elevato che non sia, ad es. quello succennato: L'odio cont,·o i milionari suscitato dall'automobile . . . Se questi giornalisti, che pur ricevono La Rivista la leggessero potrebbero rubacchiarla e citarne gli articoli più utilmente e senza commettere degli svarioni o ridicoli o indecenti. ♦ Un'errata-corrige necessaria. -Gli errori di stampa nella nostra Rivista sono sempre assai n,1merosi per ragioni molteplici che i lettori intelligenti possono facilmente indovinare. Sono tanto numerosi che raremente ci curiamo di farne la correzione nei numeri successivi. ..

' RIVISTA POPOLARE 397 :E'aooiamo una eccezione per un orrore, più che un errore comme~so nel!o _stelloncino: Incivili a. T1·apani... come a Brescia. I v1 11 pt·oto nella lettera diretta. al Direttore dove si diceva.: pancia stampò: Francia ... ! NOI Latini ed ftnglo-sassoni di N. COLAJANNI (1) I giudizi Gl'individui e le collettività, sempre e comunque si chiamino , talora soffrono di una certa depressione ; essi perdono la iniziativa , la fiducia nella propria forza e nd proprio avvenire - e come conseguenza logica - buona parte della propria forza di espansione e della attrattiva del lavoro. Non altrimenti è avvenuto ali' Italia dopo le prime i,lusioni della sua giovane unità, particolarmente dopo il colpo fallito della politica di espansione in Africa e delle speranze eccessive che da parte dei patrioti e degli ottimisti erano state riposte nello sviluppo del commercio e delle industrie, persone illuminate della stessa Italia non si stancarono di rappresentare sotto luce sinistra tutti i lati della vita nazionale messi al confronto dello sviluppo della prosperità e della forza vi. tale dei paesi stranieri e di battere sempre sul tallone di Achil!e del popolo italiano. Da migliaia di gole scientificht: - antropologi, economisti, cultori di scienza sociale, medici - partì il grido: Noi siamo decadenti! Uno dei più energici nel gridare fu Guglielmo Ferraro, il collaboratore e il genero di Cesare Lombroso; il quale viaggiò per alcuni anni nel Nord di Eur0pa e le sue notevoli ed esatte impressioni di viaggio pubblicò in un piccolo libro: L'Europa giovane (Milano 1897) che parve avere attinta la propria scienza dalle sorgenti p,ù fresèhe meno fallaci e diffuse la credenza nella decadenza. li successo consistette - accanto ad una esagerata ven~razione per tutto ciò eh' era straniero - in un rapido aumento dello spirito deU'autodenigrazione degli Italiani ( 2 ). Contro questo spirito e contro i suoi parziali fattori si volse coll'opera presente Napoleone Colajanni. Fondandosi sopra una esatta conoscenza della vita politica del proprio paese - Colajanni dal 1880 in poi sta in prima fila nella falange della democrazia italiana - ed armato di un ricw materiale scientifico - Colai anni originariam~nte era un naturalista, è oggi tra i più noti sociologi italiani, e da qualche tempo professore ordinario di Statistica nell' Università di Napoli - intraprese la demolizione pezzo per pezzo dell'edifizio della decadenza e cercò dimostrare l'Italia come un paese del più riecco avvenire. La decise tendenza del lavoro come: anche il carattere polemico fortemente subiettivo del suo autore impediscono che noi potessimo considerare questo tentativo come un'opera strettamente scientifica. Per potere fare ciò si dovrebbe rimuo - vere tutto l'apriorismo. Ma il libro presenta delle parti non soltanto straordinariamente interessanti, ma anche di un grandissimo valore scien tifico. Io potrei qui sopra tutto segnalare la prima parte del lavoro, come formante un complesso notevole, in cui egli scopre la completa insussistenza delle teorie e tutte le contraddizioni degli avversari ; in tale prima parte stanno gli studi (I) Presso la Rivista Popolare. Prezzo L. 6; legato in tela e oro L._ 8. Pe; gli abbonati L. 2,76. Per l'estero L. 1 in più. ~2) ,Pe_i lettori eh~ non lo sapessero Guglielmo Ferrara di. c~1a:o l· Europa giovane una sua opera giovanile. Promise d1 rispondere ai auoi critici; ma dopo circa dieci anni non trovò il tempo per farlo. rv. d. R. etnologici, la posizione del problema fondamentale dell' antroposociologia, le sottili ricerche sull' idea di razza e di nazione - quest' ultima l' autort: la deriva esclusivamente dagli elementi intellettuali - , k considerazioni sui rapporti tra i fat tori fisici e psichici della vita umana, in cui combatte le esagerazioni di \Voltmann e le straordinariamente sottili osserva7ioni sui caratteri nazionali. Gli altri capitoli in cui egli sostic:..e l'uguaglianza degli Italiani in tutti i rami dell' attività umana colle razze superiori della Europa del Nord e particolarmente dell'Inghilterra contengono ugualmente una serie interessante d' osservazioni e di constatazioni ; e tra le altre una esatta e riuscita polemica sulla opinione di Ferrero che deriva la superiorità delle nazioni germaniche dalla tardiva sessualità , la constatazione che le più moderne anomalie sul terreno sessuale, l'omosessualità, a preferenza sono sviluppate in Germania e in Inghilterra , mentre in Italia al contrario , esse sono importate da omosessuali inglesi e tedeschi che posseggono ville e Stdzioni estive nel Golfo di Sorrento. Ci6 per L.t valutazione del momento erotico nel paese delta decadenra. Che l'autore colla sua difesa della italianita possa cadere nelle esagerazioni nonostante il sarcasmo suo contro quello degli altri, nessuno se ne sorprenderà. Ecco un esempio: Colajanni non sa trovare parole abbast"anza roventi sull' inchiesta del dott. Hirschfeld tra gli studenti di Berlino intorno alla diffusione dell'omosessualità. Ma Colajanni dimentica che per combattere una anomalia si <leve conoscerne esattamente l' esten. sione e l'intensità. La profilassi ha bisogno della diagnosi e l' a vere facilitato la diagnosi del fenomeno dell' omosessualità ' costituisce il merito principale del noto medico di Berlino , a cui il professore di Napoli attribuisce intenzioni, che sono sicuramente ben lontane e t1ivcrse dagli atti suoi. · Alla fine della lettura del libro si potrebbero attribuire a Colajanni delle ter~denze chauviniste che , se non fosse ben noto, che egli come deputato nel tempo del maggior pericolo di conflitto colla Francia come più tardi nei giorni della spe dizione in Cina ha rappresentato innanzi a tutta la Camera il partito della giustizia, che allora non coincideva con y_uelche in ltalia come altrove vien chiamato patriottismo, e se il capi•.olo conclusivo di quest'opera , il quale difende nel modo più magnifico la necessità di una cooperazione di tutti i popoli nell'alta opera della civiltà e del progresso sociale, proclama l' eguaglianza di tutte le razze, non desse ali' insieme una chiusa pacificatrice. Concludendo ci pare che sia riuscito all'autore di dimostrare la sua tesi, almeno nella forma, che certo non v'è affatto motivo di ritenere che il popolo italiano - e non solo dalle proprie fila risuona lo scettico grido I - µorti in fronte i segni della decadenza. Piuttosto si potrebbe difendere la tesi , che gli Itc1liani siano una progred1ente nazione d1 grand~ avvenire. Infatti le cifre delle nascite da un lato e le forme del movimento dei lavoratori dall' altro mostranQ I' alto grado di freschezza risiologica, che ancora hanno gli Italiani. La mancanza economica di carbone e ferro, di cui soilre la regione , viene in più di un riguardo bilanciata dall' in\;sauribile ricchezza di forza idraulica e della conseguente produzione elettrica (Dai Kritische Bldtters fur di!' gesainmten Socialwisse11scilaftenDresden. N. del r 5 luglio 1906). Rimandiamo al prossimo numero ,ma corrispowie,1ra da New- York del signo,- Mario Pertusio, sulla Immigrazione 11el Nord-America che per ragione di spa{ÌO 11011 /ia potuto trovare spa,rio in questo nume,·o. Anche nel prossimo numero inizieremo· la pubblicazione di un interessantissimo studio del Prof. Angelo Celli dal titolo: (( Antagonismi igienici economici >>.

398 RIVISTA POPOLARE Il f eminisnmeleols'egegsiiuridica In Inghilterra, dove Ja decine di anni la quistione è dibattuta con vivacità e dove essa ebbe l'ausilio potente di Iohn Stuart Mill, le donne da qualche tempo hanno ripresa l'agitazione per ottenere il voto politico. La loro causa pareva che avesse fatto molta strada perchè molti degli uomini politici appartenenti al partito liberale e radicale, eh' ebbe una vittoria strepitosa nelle ultime elezioni, si erano dichìarati favorevoli al riconoscimento del preteso diritto al voto politico alle donne, che forma il clou del movimento femminista. In Inghilterra dove la condizione sociale delle donne è tanto elevata e dove prendono tanta parte alla vita amministrativa pareva che si fosse alla vigilia del trionfo dell' eguaglia~za asso1 uta politica tra i due sessi. Ma le donne stesse, alcune delle quali si mostrarono delle arrabiate megere, si presero la cura di fare regredire la propria causa ricorrendo alla violenza del più intollerabile oliganismo - che corrisponde alla teppa , alla mafia, ecc. e costringendo Campbell Bannerman, Asquitt ed altri ministri a ricorrere all'opera dei policemens per poter vivere un poco tranquillamente. Più volte esse provocarono disordini nei comizi e nella Camera dei Deputati e furono espulse colla forza; finirono col provocare tale reazione nella' pubblica opinione, che senza bisogno della polizia esse furono messe a posto e procurarono fischi ed urli anche a Keir Hardie, il capo dei deputati operai, che ne patrocina la causa. • Il movimento femminista italiano non ebbe mai l'intensità e l'estensione di quello inglese. Pochi solitari nella Camera e fuori levarono la voce perchè venisse accordato il diritto elettorale alle donne. La signora Anna Maria Mozzoni che nel 1881 al Comizio dei Comizi mi onorò di una sua gentile insolenza tace da un pezzo; Olga Ossani provoca qualche referendum ed ottiene un successo ..• di stima, cui colltri buisce l'inattesa adesione del Marchese D1 Rudini; e alla Camera morto il buon Socci, che dopo un lungo intervallo aveva raccolta l'eredità fenuninista di un altro galantuomo, Salvatore Morelli, l'amico Mira belli ne prende il posto riafl:ermando platonicamente il diritto di voto alle dont1e, anche alle ,111,ilfabete,per metterle alla pari cogli uomini, cui dovrebbe essere concesso, se venisse adottato il progetto di sufl:ragio universale con tanto entusiasmo giustamente sostenuto dallo stesso Mirabelli. Le donne intraprendenti e desiderose di concorrere cogli uo111ininelle elezioni dei dt:putati, nella logica speram:a di essere elette esse stesse, visto che la propaganda per indurre il Parlamento a riconoscere il diritto di voto aveva fatto cilecca più volte ricorsero ad un allegro stratagemma : supposero che esse già possedessero quel dirito che sinora invano hanno domandato al legislatore. Così poche di esse profittando della compiacenza o della ignoranza di alcùne Commissioni elettorali a Mantova, nel Veneto, in Toscana, nelle Marche si fecero iscrivere nelle liste elettorali. Il tentativo in verità cade da sè nel grottesco. Infatti a qnelle gentili signore che si fecero iscrivere nelle liste si può domandare : se credete di possedere già un diritto perche agitarvi e chiedere al Parlamento, una legge che ve lo riconosca? Non si domanda ciò che si possiede. Il tentativo, com' era facile prevedere, non ebbe fortuna. I e iscrizioni audacemente indebite avvenute per opera delle Commissioni Comunali furono cancellate dalle commissioni provinciali; se queste le autenticarono il Pubblico Ministero ricorse alla Corte di Appello; vi ricorsero anch~ le donne, cui era stato negato dalle Commissioni provinéiali. Cosi avvenne che parecchie Corti di Appello contemporaneamente o a distanza di pochi giorni si sono pronunziate sulla importante quistione - come quelle di Ancona, di Firenze e di Venezia. + Le Corti- di Appello di Firenze e di Venezia negano che le donne in Italia, allo Stato attuale delle leggi, godano del diritto elettorale politico; quella di Ancona, invece, con sentenza elaborata dal suo Primo Presidente Ludovico Mortara ha riconosciuto esplicicitamente tale diritto alle donne, come glielo aveva riconosciuto la Commissione provinciale di Ancona sopra relazione dell'Avv. Cav. Luigi Capogrossi Colognesi. La decisione della Corte di Appello di Ancona e l'intervista sull' argomento del Presidente e relatore Mortara hanno sollevato un grande rumore; gli hanno procacciato ammirazione sconfinata da parte di poche donne emancipate - notevole tra le quali quello della Contessa Giacinta Martini consorte del Governatore dell'Eritrea e qualche critica. Ma le lodi prevalgono sui biasimi, perchè agli Italiani scettici non pare che la sentenza valga la pena di accalorarvisi più. Mi pare anche che la sentenza avrebbe ottenuto un minore successo giornalistico se non fosse venuta nella stagione morta - quando le notizie sempre uguali eh-! arrivano dalla Russia non hanno la forza di formare l'attenzione dei lettori e non si dibatte nelle Assise alcun processo clamoroso e scandaloso. Chi sia Ludovico Mortara, che di un tratto è divenuto un uomo politico assai discusso , è presto detto. E' un giurista illustre, meritamente stimato nel mondo scientifico. Insegnava procedura civile nell'Università di Napoli ed esercitava la professione nella stessa città con lustro e con profitto, con dignità e con disinteresse raro. Improvvisamente dall'insegnamento e dallo esercizio della professione passò nella magistratura; passaggio che sorprese quanti conoscevano quanto poco egli stimasse il corpo in cui era entrato e che in un articolo famoso pubblicato, se non erro nel 1896 nella 'RJ,formasociale di Torino, egli proclamava essere un pericolo sociale. ln Ludovico Mortara le qualità della mente sono accoppiate armonicamente a quelle del cuore; e l' uomo, l'insegnante, il professore, il cittadino non presentarono mai tra loro il minimo contrasto. Laonde la sua entrata nella magistratura tra coloro · che vogliono vederla elevata venne salutata come un lieto avvenimento, perchè cm ed è in tutti la convinzione che nello esercizio della nuova altissima carica egli avrebbe portato quelle doti, che sono ritenute più indispensabili : la dottrina , la indipendenza, l' acutezza della men te, la rettitudine. Mi onoro della sua preziosa amicizia ed anche

• RIVISTA POPOLARE 399 La Rivista popolare fu onorata da qualche suo articolo. + I motivi che indussero il Mortara e la Corte di Appello di Ancona a respingere il ricorso del Pubblico Ministero contro la decisione della Commissione provinciale che aveva riconosciuta leoittima la iscrizione di alcune donne nella lista ele~torale di Sinigallia si trovano nella relazione e nella intervista sopracitata del_Primo Presidente ~ella Corte di App_ello col corrispondente del Giornale d'Italia. Li nassumo. Il Mortara non si preoccupa di discussioni teoriche e di considerazioni politiche e sociali che sono di pertinenza del legislatore e pone a b;se dei suoi ragionamenti i criteri puramente giuridici ed esegetici. A suo avviso sorge il diritto al voto delle donne dall' art. 24 dello Statuto che accorda uauaalianza completa innanzi. al!a legge a tutti i reg:icoli. Ora nella parola regmcolt sono compresi gli uomini e le donne e con la medesima sono designati coloro che hanno l'obbligo di pagare le imposte. Le donne come gl~ uo?-1in_igodono dei diritti politici; infatti tutti g~i_ar!1coh dell_o St~~u~o che definiscono i principali d1ntt1 e doveri pol1t1c1 sono comuni ai due sessi. E' quindi fuori discussione che il diritto elettorale s~ d~bba intendere comune ai due sessi, quando non c1 sia altra legge , che appositamente ed esplicitamen te lo tolga alle donne. Nel silenzio del legislatore la legge non può e non deve i?terpretarsi ristrett~v.amente e quindi non può negarsi alle donne quel d1ntto che il legislatore del 1882 non ha loro esplicitamente tolto· e l' intenzione del legislatore deve ricercarsi nel te~to della legge e non ~u?ri di esso. Il legislatore quando volre negare un d1ntto alle donne lo fece esplicitamente come colla legge elettorale amministrativa. Nè si dica c~e t_acque sull' elettorato politico perche non c' era 1l bisogno di dichiarazione nell'assenza di alcun precedente diritto elettorale politico mentre dovev~ ~spres~amen !e negare quello amministrativo per ehnunare 1 dubbi che sarebbero nati altrimenti in alcune provincie, dove le leggi anteriori ammet: tevano le doune al voto ammicistrativo. Il ragionamento non règge, perchè le donne erano ammesse ~l. vo_to con forme specialissime - ad esempio col1 rnv10 della scheda in busta chiusa - e pel solo censo. Unde non è dubbio , che il silenzio della nuova_ legge sarebb~ bastato per significare la loro esclus10ne, tanto più se fosse vera la premessa che le _do_n__n_neel. ~i~itto pubblico italiano non godono dei d1ntt1 pohuc1, se non per eccezionale concessione espressa della legge. - La· vecchia dottrina ermeneutica, continua il ~o~tar~ , parlando della intenzione del legislatore, s1 _nf~r.iva al .con~etto dell'antica formola: cc quod principi placutt legis habetvigorem », vale a dire dalla volontà di quel potere supremo ed assoluto dal quale era ~tata concepita ed emanata la legge. La trasformazione degli istituti politici nello ~tato libero rende impossibile, ad avviso di molti autorevolissimi giureconsulti moderni, il contim:are in questo ordine di idee. Il legislatore non è più il padrone_ dello_ Stato , la cui volontà si imponga al consorz10 sociale, ma il primo è più alto <leali organi destinati al servizio della vita sociale. Perciò è sua funzione , e quindi suo obbligo, adattare la norma giuridica ai bisogni della vita civile. Non è la Società che chini il capo davanti al supremo imperante di cui le s' impone il volere, ma è un' organizzazione uscita dal seno della Società che presiede allo svolgimento dell' attività sua, in modo parallelo ;-1Jlaevoluzione della vita civile. L' ufficio del magistrato assume, come interprete della lebo·oe ' . i I 0 un aspetto e un importanza te tutto nuovi. Il magistrato non si deve soltanto proporre la ricerca storica del pensiero del legislatore in un tempo più o meno remoto; ma molto più utilmente, deve domandarsi con quale intenzione l'organo legislativo oggi mantenga in vigore un testo o una formula di legge che può prestarsi ad una interpretazione molto diversa da quella che i suoi compilatori originari s' eran proposti di darle. Se il magistrato può convincersi che l' intenzione del legislatore d' oggi non sia conforme a quella dei compilatori, egli deve risolvere la indagine sulla intenzione in favore del legislatore di ogg_i e non già del legislatore passato. Così il diritto pubblico moderno viene ad affidare al magistrato una funzione non rnenonobile ed alta di quella che , prima della codificazione , gli spettava come creatoredel diritto mediante la giurisprudenza. Oggi però il magistrato non crea il diritto : ne ricava la parola viva e conforme ai bisogni della vita civile dal testo della legge. Se egli s'inganna nel1' interpretare il pensiero del legislatore', questi ha tosto il mezzo di eliminare la interpretaziona errata, con l'esercizio diretto della sua funzione. E davanti alla espressione chiara di un pensiero diverso , il magistrato avrebbe il dovere di uniformarvisi. Queste idee non sono nuove nella dottrina, ma sono piuttosto recenti, e specialmente nuove si possono considerare nella giurisprudenza. + Sin qui il Mortara. La lettura della sentenza e della intervista avevano prodotto in me un senso di pena e di sbalordimento poichè era evidente a chiunque conosce Statuto, leggi elettorali politica e amministrativa ed un poco le norme interpretative e i termini della quistione dell'agitazione femminile che tutto l' insìeme delle argomentazioni deU' illustre magistrnto era un tessuto di sofismi , che da un giurista del suo stampo non si doveva attendere. L' impressione ricevuta di primo acchito mi lasciava dubbioso sempre, perchè ben sapevo che io non sono un giurista , mentre l' amico Presidente della Corte di Appello di Ancona fu ed è uno dei più eminenti maestri nel diritto. Tutti i dubbi del1' animo mio, però si dileguarono quando v-=nnero le sentenze delle Corti di Appello di Venezia e di Firenze e<l il sereno e magistrale articolo dell' onorevole Orlando nella Tribuna. Kiassumo, perchè ne vale la pena gli argomenti di ermeneutica politica e giuridica ed aggiungo in ultimo una osservazione psico-morale, che mi sembra trascurata dall'amico Orlando e che vale a togliere I' aureola che alla sentenza dd Mortara viene dalla interpretazione delle leggi esistenti in senso liberale e colla intenzione di armonizzarle colle nuove esigenze dei tempi e colla evoluzione della coscienza pubblica. + 1. 0 L' interpretazione dell' art. 24 dello Statuto. E' il punto basilare della motivazione del Mortara e

400 RIVISTA POPOLARE l'ha demolito l' Orlando. Riproduco integralmente le sue parole: << L'art. 24 dello Statuto proclama la regola assoluta del l'eguaglianza di tutti i cittadini, eguaglianza nei doveri e nei diritti civili e politici. L'art. 2 della legge elettorale politica richiede per l'elettorato il godimento dei diritti politici. Ora la donna ha, in generale, il godimento dei diritti politici? La sentenza risponde affermativamente, dimostrando che tutti i diritti di libertà individuale, garentiti dallo Statuto negli art. 25 e seguenti, sono certamente goduti dalla donna. Ed allora, il confronto degii articoli 24 dello Statuto e 2 della legge elettorale politica poqa aIla conseguenza che la donna abbia, insieme col godimento di tutti gli altri diritti politici, anche quello del voto elettorale. >) « Esposto così brevemente il sistema della sentenza, si potrebbe osservare, anzitutto, com 'esso dia ali' art. 24 dello Statuto una portata, che, dal"attuale punto di vista, non può non sembrare eccessiva. Queste dichiarazioni generalissime, che si leggono nelle carte statutarie, hanno un valore storico altissimo e solenne, ma un valore esegetico quasi nullo. E la ragione non la diremo all'eminente giurista, che scrisse quella sentenza. Dal lato esegetico, uqa disposizione legislativa ha valore, non in quanto è pura astrazione, ma in quanto è norma concreta, capace d'immediate e reali applicazioni. L'art. 24 ha potuto ben dire che tutti godono egualmente dei diritti politici; ma certo è che, a prescindere dalla questione femminile, dei maschi stessi quelli ammessi al voto politico rappresentano pur sempre una searsissima minoranza. Se al principio dell'eguaglianza nei diritti e nei doveri si dà la portata esegetica, che la sentenza di Ancona, gli attribuisce, potrebbe darsi il caso che, ove la legge sul reclutamento militare, nel definire gli obbligati al servizio, omettesse l' esplicita dichia - razione del sesso, come tale dichiarazione omette l'articolo 2 della legge elettorale politica. il sistema della sentenza var - rebbe egualmente a giustificar la conclusione che le donne siano soggette agli obblighi di leva! >) « Neghiamo inoltre esplicitamente che la donna in Italia, come principio politico abbia il godimento dei diritti politici. La donna in Italia , non è schiava , come affermano alcuni difensori del feminismo e lodiamo la sentenza di Ancona proclamante che, meno qualche anomalia che potrebbesi facilmente correggere, il diritto nostro ha interamente parificato la donna all'uomo nel riconoscimento dei diritti essenziali della personalità umana. Ma quando da questa giusta osservazione trae la conseguenza che la donna italiana, avendo la libertà individuale, la inviolabilità del domicilio, il diritto di proprietà di associazione, di stampa, abbia per ciò anche il godimento di diritti politici, la sentenza incorre, secondo me, in un errore tecnico, che può trovare riscontro, ma non fondamento di verità, in qualche inesatta terminologia usuale o in qualche teoria tradizionale già sorpassata. Si deve, invece, più veramente ritenere che i cosiddetti diritti di libertà appartengano ad una categoria affatto diversa da quegli altri, che tendono ad assicurare al cittadino una partecipazione effettiva al governo dello Stato. Ed invero, quei -diritti derivano dalla personalità umana ed affermano il rispetto ad essa dovuto, entro quei limiti 1 che sono imposti Jalla coesistenza armonica fra essi e fra essi e lo Stato. Nella loro spirituale essenza, stanno al di fuori e al di sopra della politica, nel senso stretto di quest'espressione. Il loro riconoscimento non dipende dalle forme di gove1·no, ma dagli stadi i di civiltà. Con una forma audacemente popolare di governo, Atene poteva negare o diminuire quei diritti essenziali ai nove decimi dei suoi abitanti; l'Inghilterra potè raggiungere la pienezza di svolgimento delle forme rappresentati ve, negando ai cattolici diritti elementari di libertà e di eguaglianza. E, ad ogni modo, pur volendo consentire che, in generale, nei governi democratici sia maggiore la tendenza di garentire codesta categoria di diritti, ciò non toglie che il rispetto della personalità umana, nelle forme particolari, eh' essa assume (poichè la libertà di domicilio, di coscienza, di parola, di associazione. di professione ecc. non sono diritti per sè stanti, ma aspetti vari i q.i unico diritto) appartenga logicamente e tecnicamente ad una categoria, la cui natura è affatto diversa da quella, cui appartiene il diritto elettorale. Affini a questo sono, invece, tutti quegli altri diritti, pei quali si concorre attivamente alla rappresentanza dello Stato, come imperante o sovrano, e quindi la capacità di essere deputato, senatore, giurato, e di rivestire quelle cariche pubbliche, in cui appunto la rappresentanza si manifesta (magistratura, ufficiali delle prefetture, di pubblica sicurezza e simili). >) , Queste distinzioni sul valore dei diritti politici garentiti dallo Statuto, che si potrebbero illustrare ed allargare con tutte le nebulose osservazioni dei giuristi tedeschi, da Gerber a Iellinek, vengono ancora meglio chiarite proprio ... dal nostro Statuto. Il quale appunto nel titolo dei diritti e doveri del cittadino, in cui parla dei varii diritti di libertà non accenna punto al diritto elettorale: omissione inesplicabile, ove in quel capitolo si fosse trattato dei diritti politici. Ma, per venire al caso più affine per questo riguardo alla condizione giuridica della donna, e cioè ai minorenni, vi è alcuno che dubiti che essi siano esclusi dall'elettorato, dal!' eleggibilità e da tutti i diritli veramente politici? Eppure, chi ha mai sognato che il minorenne non goda (salvo il limite par.•:colarissimo della patria potestà) di tutti i diritti di libert' /· · --~11!? Ma anche più eloquente dimostrazione della incon. _ -~forenza delle due categorie di diritti può desumèrsi,r! _~ne giuridica dello straniero. E' un luogo comun~, ·· ,. _ . . iiif straniero, in Italia, gode dei diritti civili, non g')d!'--C . lttmi politici. Eb - bene, secondo la teoria della Corte di Ancona, si dovrebbe, in contrario, concludere che, in Italia, lo straniero non goda dei diritti di libertà personale, che egli possa « essere arrestato o tradotto in giudizio >l fuori dei << casi previsti dalla legge n; che il suo domicilio non sia inviolabile; che una pubblicazione dà lui fatta sia soggetta alla censura preventiva, e così via I n Chiuderò queste considerazioni critiche sulla tesi fondamentale del Mortara ricordando che circa dieci anni or sono un antico collega suo e non meno illustre giurista, Carlo Fadda, nelle note al Windscheid esaminò l'interpretazione della legge positiva del voto alle donne e la dette negativa , perchè egli saviamente esaminò la grave quistione non isolatamente, ma in relazione a tutta la posizione che la legge italiana fa alla donna. 2.0 L'interpretazione delle leggi elettoralipolitica e amministrativa. Il ragionamento dell'Orlando mi pare che smantelli completamente tutto l'edifizio malamente costruito dal Mortara sull'ari. 24 dello Statuto, in cui non si fa alcooa distinzione tra uomini e donne in quanto al godimento dei diritti politici. Le motivazioni della Corte di Appello di Venezia, la cui sentenza nega il diritto elettorale politico alle donne, richiesto in sede di Appello da alcune donne di Pratolongo, cui pure l' aveva negato la Commissione provinciale di Padova, sulla sconcordanza tra il silenzio della legge elettorale politica e quella amministrativa danno l'ultimo colpo al feminismo della Corte di Appello di Ancona. Il giudice Tombolan-Fava relatore della sentenza di Venezia osserva : · « Vero è che nel campo ammm1strativo l'articolo 22 della legge comunale e provinciale 4 marzo r898 (come l'art. 26 della precedente 20 marzo 1865) esclude esrressamente le donne dall'elettorato e dalla elegibilità, mentre invece, pel suffragio politico, una disposizione corrispondente non si riscontra nelle diverse leggi elettorali politiche che si sono susseguite nel regno ( r 7 dicembre r 860, 24 settembre r882, 28 marzo 1905). Non è lecito però, di fronte a cotale diversità, di appigliarsi senz'altro al ditterio comune dell' ubi voluit, e trarre così la illazione che il legislatore non abbia voluto fare differenza di ses,;o nel campo del diritto politico. La norma di ermeneutica che ubi voluit dixit, ubi noluit tacuit perde ogni suo valore e viene meno quando sia fatto palese il motivo per il quale il legislatore ha trovato opportuno di parlare in un caso determinato, mentre invece non lo ha creduto necessario in un altro. E il criterio di discrezione si impone - tanto più allora che si tratti non di unico corpo di disposizioni legislative, ma di leggi distinte. n <( Ora, basta ricordare che, prima dell' unificazione naziozionale, le donne (salve alcune modalità d'esercizio) partecipavano col loro voto alla vita pubblica amministrativa nella toscana e nel lombardo-veneto; che tuttora in parecchi Stati e nella stessa Russia si riconosce alla donna, in misura più o meno estesa, il diritto di suffragio amministrativo, e che, fra gli stessi progetti che hanno preludiato alla riforma del 30 dicembre r888, più di uno, e tra essi specialmente quello presentato il 25 novembre 1882 dal ministro Depretis, proponevano, di estendere alle donne il suffrugio amministrativo: basta ricordare tutto questo, perchè sia reso quanto mai ma-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==