Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 14 - 31 luglio 1906

RIVISTA POPOLARE 373 strano non così fedele come Nicola vorrebbe. Gli operai preparano lo sciopero generale, procrastinato non abbandonato; i rivoluzionari riannodano le fila della cospirazione, i terroristi ricostituiscono i gruppi dei giustizieri; i liberali si preparano a mandare alla nuova Duma elementi più energici e più fieri degli uomini che ora non son più deputati e pur sono ancora, la prima, timida, rappresentanza e voce della Russia. La situazione è più che gravissima, disperata: disperata per l'autocrate e per i suoi satelliti ben inteso. Essi hanno giocato d'audacia, e con la violenza sperano far tacere la voce terribile del popolo che sa-le, sale e ammutolisce ogni altra voce, anche quella dell'autocrate, e grida: libertà. E libertà sarà. Ben potrà lo Tsar mandare i suoi Cosacchi a traverso la Russia a trucidare i rappresentanti del popolo Russo; ben potrà un' altra volta, altre dieci volte raffermare col massacro il suo potere, quello che deve fatalmente essere sarà; e quello che deve essere è il popolo Russo libero dal giogo dell'auto~ crazia ; è il popolo Russo salvo dalle grinfie ladre ed omicide dei suoi burocrati, dei suoi preti , dei suoi granduchi; e quest'opera sarà compiuta dal popolo, ·malgrado -lo Tsar~ dal popolo che spezzerà la volontJ, sovrana dell'autocrate; dalla Duma, questa o un· altra o dieci altre dopo poco importa, dalla Duma che chiamerà i rei a render conto del violento potere. E sarà l' ultimo atto della grande tragedia. Oggi su la cacciata della Duma, e terribile silenzio popolare a Mosca ed a Pietroburgo, s'è chiuso il primo. Il secondo s'è aperto a Vyborg dinanzi alla Russia che tace, freme e si prepara, con l'assemblea del popolo Russo ormai persuaso, anche negli elementi suoi più moderati, che altra strada non c'è che la violenza poichè lo Tsar ed i suoi consiglieri 16 vogliono. A. AGRESTI Il dazio sul grano e i saltimortaldii unliberista Il signor Edoardo Giretti, afferma di avere riElpoAtoai fatti concreti che io ebbi ]' onore di sotto• porre nmilmente alla sua magnanima attenzione. Ma ]a. ri~pcAta non I' ho trovata. E pure ho preso l' ilJustre mio uomo - l' ho preso s' intende nei dovuti rig-1rnrdi trattaudosi di materia rara e facilmente alter~ hile - l'ho rivoltato, l'ho messo co1le gambe insù e colla testa in giù, sempre colla speranza di trovare in lui una risp0Rta ... che non c'era. Dopo sì lunga faticR, mi sono accorto che la risposta non potea esserci, pnchè il più forte rampollo della terza Italia, quando si tro,·ò di fronte ad alcuni fatti concreti, che rarpresenfavano ]o stato reale delle cose, si affidò alle u]time, rare risorse del suo sbrigliato talento. Si diede cioè ad una serie di salti mortali, in cui_- come del resto in tutte Je geniali manifestazioni della sua forte personalità - dimostra una perizia rara ed una elasticità di volteggiamenti che sorpassa l'inverosimile. Il primo salto mortale , il liberista di Bricherasio lo regala alla moltitudine dei suoi spettatori qnando - dopo essere disceso dagl'imponderabili ideali in cui vive - s'imbatte nelle poche cifre da me raccolte a tutta glorificazione di lui. Era quello l'ostacolo; che egli, in vece di abbattere con poco sforzo per la sua. atletica logica, preferì saltare a piè pari , accompagnando Ja mossa ardita con alcuni capitomboli della più agile prudenza. E quel primo salto mortale lo giustificò affermando che Je inconfutabili cifre riguardavano qualche solitario agricoltore di mia conoscenza, non la più gran parte dei cerealicoltori italiani. Ora Edoardo Giretti , che come il buon Dio della nostra giovinezza, si trova in cielo, in terra e in ogni luogo, non può conoscere che quella è la condiziona di quasi tutti coloro che in Italia praticano la cerealicoltura. Egli, che dall'omero in Sll sorpassa tutti gli economisti passati e pre·senti - Smith compreso - ci deve dire ciò cpe sa, non ciò che gli fa comodo. Noi tntti, devoti e genuflessi, da lui attendiamo il vero, il vero che conquide, l'idea animatrice che solo lui può darci non gli espedienti miseri di un qualsiasi mortale ♦ Proseguendo il liberista di Bricherasio nel suo terreno cammino, inciampa in una modesta domanda, alla quale avrebbe potuto rispondere con un motto sintetico, che la storia avrebbe poi registrato ·tra le maggiori conquiste del pensiero moderno. Quella domanda gli chiedeva le produzioni che gli agricoltori italiani avrebbero dovuto sostituire alla cerealicoltura, dopo l'abolizione del dazio sul grano. Per tlll uomo di quel calibro, nulla di più facile. Invece, anche qui Edoardo Giretti risparmia le cellule del suo meraviglioso cervello e tutto si affida all'elasticità grande dei poderosi suoi arti. Spicca un secondo salto mortale - interessante a11che questo per altre aeree rotazioni - e tra l' ansia del suo estatico pubblico dicendo che egli, il liberista sterminatore, non ha l' abito di ficcare il naso nelle faccende degli altri. Come forza di ragio- .namento e come rigore di coerenza nessuno t,roverà. a ridire. Anche questa risposta è degna di lui, della sua serietà, della sua grandezza. I riformatori della terza Italia non si curano di ciò che seguirà quando il paese avrà accolti i loro dogmi. L'essenziale è di praticare certi principii indispensabili alla nostra salute materiale e spirituale: il resto importa poco, anzi importa nulla. Gla.dstone, riformando, ebbe di mira l'avvenire più che il presente. Ma che cosa è mai Gladstone di fronte al Giretti? Questi e non quegli è il vero riformatore; perchè da par suo, capovolge i criterii del più elementare buonsenso e di ogni pensiero diritto e fattivo. Inchiniamoci riverenti e taciturni : è il genio che passa l ♦ Ma ciò che dinota una elasticità di nervi che mai si vide l'uguale ed una specializzazione di attitudini veramente rara, è la serie di salti mortali a cui Edoard'.'.> Giretti si abbandona dinanzi a certi rapporti tra emigrazione e liberismo. L'illustre uomo. che è tanto forte in economia quanto dotto in statistica, raggruppa in periodi decennali la popolazione irlandese e risponde vittoriosamente che l'esodo dell'isola infelice fu più notevole lungo il pe•- riodo protezionista che lungo quello liberista. Mentre

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